3. Cultura, valori e simboli 3.1 CHE COS’È LA CULTURA Al pari di “società”, anche la parola “ ”  ⇒  cultura ha tanti significati e può essere declinata in modi diversi. Con una definizione  sintetica possiamo dire che la cultura è l’ insieme di simboli, significati,  . credenze e valori, condivisi all’interno di una determinata società Esistono oggi almeno del termine “cultura”: due utilizzi principali una definizione di senso comune , che mira a distinguere ciò che è di valore  e ciò che non lo è; una definizione di tipo sociologico e antropologico , che ci permette di  comprendere come simboli, artefatti e credenze prodotte all’interno di una  società assumano una rilevanza collettiva. Nel linguaggio comune, si utilizza la parola “cultura” come sinonimo di  “attività artistica, letteraria e scientifica”. In tal senso, “attività culturali” possono  essere visitare un museo, seguire una conferenza o andare a teatro. In  questo senso, la parola “cultura” viene usata in modo generico per distinguere ciò che una società ritiene importante, come i libri, la conoscenza scientifica,  i musei o alcune forme d’arte, da ciò che è invece considerato come poco  significativo dal punto di vista intellettuale, come i programmi televisivi di  intrattenimento, i rotocalchi settimanali di gossip o i videogiochi. Questa accezione del termine “cultura” contiene quindi un   giudizio di valore e l’affermazione di una . Per  gerarchia tra differenti oggetti culturali questa ragione, si è soliti distinguere tra una “ ” (o “ cultura alta cultura di  ”), che comprende prodotti culturali come la musica classica, la letteratura d’autore o i grandi capolavori della pittura, e una “ ”  élite cultura popolare (o “ ”), con cui si intendono invece le espressioni artistiche  cultura di massa meno significative, come la musica leggera, le soap opera o la pubblicità. Da un punto di vista sociologico, invece, il concetto di cultura non implica  una gerarchia di importanza. Infatti, possiamo definire la cultura come quell’ che un gruppo sociale attribuisce agli e l’ . insieme dei significati avvenimenti della vita insieme dei valori collettivi che orientano l’azione umana Le (come nel caso della teoria di Parsons ,  teorie funzionaliste | ▶  UNITÀ 4 p. 126 ) vedono la cultura soprattutto e sottolineano  | in termini normativi quindi come essa possa fare da all’interno di una società, spingendo  collante alla condivisione di valori e norme. Le (come nel caso  teorie interazioniste di Goffman , p. 153 ) sottolineano invece come la cultura venga prodotta  | ▶  UNITÀ 4 | e riprodotta attraverso una serie di nel corso  comportamenti rituali della vita e delle relazioni quotidiane. Sappiamo, per esempio, che il concetto di “bellezza” varia da cultura a cultura,  poiché i criteri di bellezza cambiano da paese a paese, nonché attraverso  le differenti epoche storiche. Una cultura giudica qualcosa come bello non  perché esiste una dimensione “naturale” o assoluta della bellezza, ma perché  . questo qualcosa è condiviso da una determinata società Al tempo stesso, i nostri gusti, le nostre preferenze, il nostro modo di vestire  e di apparire ribadiscono continuamente i canoni della cultura cui  , che abbiamo assorbito nel corso della nostra vita attraverso  apparteniamo il processo di socializzazione e che esprimiamo nei nostri comportamenti,  giudizi e interazioni di tutti i giorni. radici delle parole il termine deriva dal verbo latino , che significa “coltivare” (e da cui proviene anche il termine “agricoltura”). Con l’abbandono della vita nomade, il verbo colere ha assunto anche il significato di “abitare”, cioè vivere stabilmente in un determinato luogo. Nel tempo, il sostantivo , tratto dal participio passato del verbo, è stato usato nel senso più generale di “avere cura di qualcosa”, da cui i termini “culto”, in riferimento alla venerazione degli dei, e “coltivazione”, in riferimento all’educazione degli esseri umani. cultura: colere cultus  >> pagina 201  per immagini Canoni di bellezza Il concetto di bellezza, e quindi il giudizio su che cosa sia da valutare come “bello”, non è assoluto, ma dipende dalla cultura di una società, mutando attraverso le diverse epoche storiche e i diversi luoghi. Le opere d’arte  ci aiutano a osservare più direttamente  come sono cambiati i canoni di bellezza nel  corso del tempo. è un  La nascita di Venere dipinto dell’artista italiano   Sandro Botticelli (1445-1510), probabilmente realizzato intorno  alla metà del 1480. È una delle più  note e conosciute opere del tardo Rinascimento  ed è conservato nella Galleria degli  Uffizi a Firenze. Raffigura la dea Venere sulla riva del mare, subito dopo la sua nascita, all’interno  di una conchiglia, rappresentando così il più alto ideale di bellezza della propria epoca, giacché  Venere è proprio la dea della bellezza. La sua corporatura morbida e sinuosa è in contrapposizione,  per esempio, con quella esile e spigolosa delle modelle che sfilano sulle nostre passarelle, guardate  oggi come la massima rappresentazione dell’ideale di bellezza femminile. Sandro Botticelli, , 1482-1485, Galleria degli Uffizi, Firenze. La nascita di Venere 3.2 I VALORI Una delle componenti di base di una cultura sono i valori, ovvero l’ insieme delle idee e delle opinioni condivise da una collettività riguardo a ciò che è giusto o sbagliato, desiderabile o deprecabile . In tal  senso, i valori esprimono sempre un qualche tipo di giudizio o valutazione.  I valori sono orientamenti dai quali discendono i fini delle azioni umane e  indicano una tensione verso uno stato di cose ritenuto ideale e desiderabile  ma che non è, o non è ancora, realizzato, come nel caso dei valori dell’uguaglianza  o della pace. Potremmo dire che i valori costituiscono gli ideali entro cui le norme  . Infatti, mentre le norme orientano l’azione in  sociali acquistano senso situazioni specifiche, per esempio quando ci suggeriscono di salutare una  persona anziana con rispetto, i valori indicano il che  senso più profondo sostiene queste indicazioni pratiche: in questo caso, l’idea che le persone  anziane possiedano una grande esperienza e siano portatrici di saggezza. O  ancora: il rispetto della natura e l’ambientalismo sono il piano di valori più  generale che supporta una norma sociale molto più concreta, che considera  sbagliato buttare carte o altro a terra. In sostanza, i valori indicano i criteri in  base ai quali compiamo delle valutazioni nel corso delle nostre azioni sociali,  ovvero i principi generali in base ai quali approviamo o disapproviamo  . una certa azione Max Weber è stato uno dei primi sociologi a interrogarsi sul ruolo dei  valori all’interno dell’organizzazione della società, considerandoli una e soffermandosi in particolare sulle   guida dell’agire individuale motivazioni che spingono gli individui a perseguire determinate azioni. Secondo Weber,  infatti, la razionalità e l’azione umana possono essere orientate non solo da  un calcolo strumentale sui mezzi a disposizione e i fini da raggiungere, ma  anche da idee e credenze più astratte. È questa per Weber l’ azione orientata  , p. 95 . Riprendendo l’esempio precedente riferito all’ambiente,  ai valori | ▶  UNITÀ 3 | è chiaro che le azioni che compiamo a casa per riciclare la plastica e la  carta, differenziandole e gettandole negli appositi contenitori, sono comportamenti  strumentali orientati a un valore più alto e importante, che è quello  del rispetto dell’ambiente; se non esistesse questo valore che guida il nostro  comportamento quotidiano, non potremmo essere così attenti e diligenti  nel compiere azioni semplici  ma impegnative come differenziare  la spazzatura nelle  nostre case. Tra i classici della sociologia,  anche Durkheim ha dato  un contributo fondamentale  allo studio dei valori, distinguendo  il piano degli ideali e  (costituiti da “rappresentazioni  dei valori collettive”), dal  e  piano dell’azione pratica sostenendo così l’ irriducibilità  (astratti) dei valori al  (pratico). Ad esempio, per quanto  comportamento possa apparire una contraddizione, molte guerre  sono e sono state condotte quale mezzo per raggiungere  la pace. A partire da Weber e Durkheim, sono state diverse le riflessioni che hanno  approfondito il ruolo dei valori all’interno della società. Per Parsons | ▶  UNITÀ  , p. 126 , in particolare, i valori sono un elemento essenziale di 4 | regolazione  , in quanto capaci di orientare il comportamento dei singoli  del sistema sociale e di mantenere la società unita. Alla visione struttural-funzionalista di Parsons, che associa ai valori soprattutto  una , ossia mantenere dei comportamenti e  funzione normativa delle idee generali comuni, se ne sono nel tempo affiancate altre. Per esempio,  è stato riconosciuto che i valori diffusi in una società possono essere  di tipo diverso. Esistono i , costituiti da idee condivise da  valori universali buona parte dell’umanità, e i , diffusi solamente in alcuni  valori particolaristi contesti o comunità territoriali, politiche e statali. Inoltre, esistono tipi di  valori che si caratterizzano per appartenere a campi specifici: i valori religiosi , connessi a una credenza religiosa; i valori politici , che animano le attività di partiti o di movimenti sociali; i valori morali , che ci guidano nello scegliere tra cosa e bene e cosa è male; i valori estetici , che ci fanno distinguere ciò che è bello da ciò che non lo è. La società contemporanea, data la sua complessità e differenziazione interna,  appare caratterizzata da un : la e i , p. 301 e p. 311 fanno sì che culture, religioni, simboli e tradizioni molto diverse tra loro si trovino a convivere e a confrontarsi quotidianamente. Gli stessi cittadini europei esprimono molto spesso orientamenti differenti, se non opposti, circa la rilevanza di valori legati all’ambiente,  pluralismo di valori globalizzazione flussi migratori | ▶  UNITÀ 7 | alla famiglia, alla religione, all’istruzione e alla cultura. Si pone così,  in maniera sempre più forte, il problema dell’ , onde  integrazione dei valori evitare che i gruppi che ne sono portatori entrino in conflitto. Non gettare rifiuti a terra e prestare attenzione alla raccolta differenziata e al riciclo sono atteggiamenti particolari che mirano al raggiungimento di un obiettivo più alto e generale: il rispetto per l’ambiente, inteso come valore sociale auspicabile. – Scienze umane: Sociologia & Antropologia FINESTRE INTERDISCIPLINARI CHE COS’È L’ANTROPOLOGIA CULTURALE? L’antropologia culturale è lo studio scientifico  degli esseri umani e dei loro aspetti  biologici, culturali e sociali, nel passato e nel  presente, ed è una delle principali aree di studio  nel campo più ampio dell’antropologia.  Gli antropologi culturali sono specializzati  nell’analisi della cultura, delle credenze, delle  pratiche e dell’organizzazione cognitiva e sociale  dei gruppi umani non occidentali. Essi  studiano come coloro che condividono un sistema  culturale organizzano il mondo che li  circonda. L’antropologia culturale è dunque caratterizzata  dal porre al centro della propria indagine  il tema della cultura di un gruppo sociale.  Per fare ciò impiega vari metodi di ricerca. Il  principale è “l’osservazione partecipante”, che  consiste nel vivere in una comunità e acquisire  una profonda comprensione del sistema  culturale attraverso l’esperienza diretta e la  partecipazione alla vita quotidiana. Uno degli autori di riferimento dell’antropologia  culturale è Franz Boas (1858-1942),  un antropologo americano di origine tedesca,  il quale è stato uno dei primi a mettere  in discussione gli approcci evoluzionisti,  che sostenevano l’esistenza di una gerarchia  tra le culture di differenti società. Boas ispirò  numerosi studenti, tra cui Ruth Benedict  (1887-1948) e Margaret Mead (1901-1978),  ad abbandonare lo studio unicamente teorico  della cultura e ad andare a ricercare “sul  campo” esempi di espressioni culturali delle  differenti società, anche attraverso la raccolta  di oggetti e la registrazione di fatti osservabili.  Per queste ragioni, Boas è considerato il  maggiore punto di riferimento per lo studio  antropologico della cultura nel Novecento. L’antropologia culturale è una disciplina  molto vicina alla sociologia: potremmo anzi  dire che l’antropologia e la sociologia sono in  qualche modo discipline sorelle, occupandosi  spesso delle stesse questioni con punti di vista  molto simili. Sempre più spesso, infatti, l’antropologia  culturale non si rivolge solo alle  società non occidentali, ma interviene nello  studio dei contesti urbani, industriali e legati  alla modernità, classicamente oggetto della  sociologia. E altrettanto, sempre più spesso,  la sociologia deve confrontarsi con lo studio  di fenomeni che hanno al proprio centro proprio  l’intreccio tra diverse culture. Non a caso,  il fenomeno delle migrazioni è oggi un tema  condiviso e conteso dalle due discipline. La  sociologia ha la tendenza a trattare il problema  più da un punto di vista quantitativo, l’antropologia  più qualitativo, ma per molti versi  le due discipline si sovrappongono. Ritratto di Franz Boas; foto del 1906 circa.  >> pagina 204  3.3 I RITUALI Quando sentiamo parlare di “rituali” la prima cosa che ci  viene in mente sono i riti delle tribù o dei clan, oppure le pratiche religiose  che si svolgono in chiesa o in altri luoghi sacri. Eppure, il rituale non è un’usanza  diffusa solo nelle società premoderne o presente solamente in occasione  di celebrazioni religiose. Da un punto di vista sociologico, i momenti  rituali di una società sono occasioni in cui i membri di una comunità, di un  gruppo o di una nazione prendono parte ad alcune al fine  azioni collettive di rinsaldare la o ribadire il propria identità collettiva significato di alcuni  della cultura a cui appartengono. valori fondamentali Il tema della religione è stato importante fin dall’inizio per la sociologia e,  Sebbene Durkheim si riferisse al ruolo dei rituali fra le tribù primitive, l’idea di rituale è stata estesa nel corso del tempo anche a molteplici attività tipiche delle società moderne e contemporanee. tra i sociologi classici, è stato in particolare Émile Durkheim a concentrarsi  su questo aspetto, sottolineando come i rituali siano dei momenti in cui i  gruppi sociali cementano i , p. 88 . propri legami come collettività | ▶  UNITÀ 3 | Nelle società attuali, il rituale è  quel tipo di esperienza collettiva  che permette la trasmissione dei  valori e del senso di appartenenza  a un gruppo . Partecipando ai riti  collettivi, i membri di una società,  di un gruppo o di un’organizzazione  apprendono i valori, conoscono  le storie che definiscono un’identità  collettiva, rinforzano il legame  simbolico che li tiene uniti. La funzione dei rituali è così importante  che, quando in molte società è venuta meno la  centralità dei riti propriamente religiosi come strumento  di coesione sociale, questi sono stati sostituiti con altri tipi di forme rituali  civili. Per esempio, la aveva portato in Francia una  Rivoluzione francese nuova idea di società, non più basata sul potere sacrale riconosciuto al re e  svincolata da una cornice di pensiero religiosa. Tuttavia, la rifondazione di  una società laica richiese di istituire nuovi simboli e momenti rituali, non  più basati su un principio religioso, ma nella forma di . Così,  rituali civili dopo la Rivoluzione e l’istituzione della Repubblica, fu creato un   nuovo rito che consisteva nel piantare nelle piazze di tutti i principali comuni francesi  un albero come simbolo di libertà. Ugualmente, venne istituita una nuova  giornata di festa di tipo laico, che si tiene ogni anno il 14 luglio per commemorare  il giorno della presa della Bastiglia a Parigi da parte dei rivoluzionari  repubblicani. Insomma, la costruzione di un nuovo assetto della società  francese richiese la creazione di nuovi simboli e rituali collettivi, in grado di  stimolare nei cittadini un nei confronti  rinnovato senso di appartenenza del nuovo Stato francese repubblicano. Nel mondo del rugby, la squadra degli All Blacks si esibisce prima di ogni partita nel rituale della danza Haka.  >> pagina 205  Le caratteristiche dei rituali Il sociologo statunitense Randall Collins (n.  1941) ha descritto le quattro caratteristiche principali del rituale nella società  contemporanea. Il rituale: che condividono un medesimo spazio fisico; aggrega le persone con la tendenza a escludere  si rivolge a un gruppo ben definito di individui gli estranei; che si basa sulla consapevolezza reciproca di  crea una coscienza collettiva essere co-spettatori o co-autori di un’esperienza; . suscita delle emozioni condivise A partire da queste caratteristiche delineate da Collins, possiamo riconoscere  che la società contemporanea è piena di rituali collettivi finalizzati a  rinsaldare l’identità della società nel suo complesso o di specifici gruppi  . di individui : pensiamo al rituale politico rappresentato dal discorso che i Presidenti  ESEMPIO della Repubblica italiana tengono ogni anno la sera del 31 dicembre  e che viene trasmesso dalla televisione a reti unificate. Tale discorso rappresenta  un rituale collettivo ed è un momento in cui il più alto rappresentante  dell’unità nazionale espone ai cittadini i principali problemi e i successi del  paese. : un rituale diffuso che coinvolge specifici gruppi sociali è quello della  ESEMPIO . Andare  partecipazione alle partite di calcio allo stadio da parte dei tifosi allo stadio, infatti, non è solo un’occasione per vedere un match sportivo, che  potrebbe essere seguito anche in televisione, ma è un momento in cui tutti i  sostenitori di una squadra hanno l’occasione di ritrovarsi insieme, cantando,  saltando e incitando all’unisono la propria squadra del cuore, rafforzando cioè  la propria identità di tifosi. Soprattutto in occasione dei campionati mondiali  il calcio dimostra ancora di più la sua funzione rituale, riuscendo a coinvolgere  anche persone non particolarmente appassionate allo sport, ma desiderose  di affermare la propria identità nazionale e di sentirsi parte di una collettività. Esistono molteplici tipi di rituali all’interno della nostra esperienza sociale.  Un tipo particolare è costituito dai riti di passaggio , ovvero dalle circostanze  sociali, cariche di contenuti simbolici, che segnalano alcuni cambiamenti  e marcano il passaggio da  significativi nel corso della vita delle persone uno status sociale a un altro. Esistono dei riti di passaggio che ,  non sono formalizzati ma che sono comunque condivisi e comuni, come per esempio la  festa che si organizza per il compimento dei 18 anni, che nella nostra società  segna l’inizio dell’età adulta. Altri riti di passaggio sono invece più ufficiali e legati a precise norme  , come nel caso del . Il matrimonio, civile o religioso, è  statali matrimonio un rito che afferma in forma pubblica l’unione tra due persone e sancisce il  passaggio dallo stato di celibato o nubilato alla condizione di coppia. Tuttavia,  il rito del matrimonio non si esaurisce con la cerimonia in Comune o in chiesa, ma possiede un’ che  importante dimensione sociale e simbolica viene espressa attraverso la scelta di particolari vestiti e l’organizzazione di  una grande festa, spesso seguita da un viaggio di nozze. Questi sono tutti  elementi simbolici che servono a sottolineare la dimensione sociale e culturale  del passaggio della coppia a una nuova e differente vita. Un approccio particolare al ruolo dei rituali nella società contemporanea è  quello proposto da Erving Goffman. Il sociologo ha applicato l’idea di rituale nello studio delle interazioni  tra gli individui, osservando come gli incontri tra le persone  faccia-a-faccia siano pieni di piccoli rituali che vengono messi in pratica, spesso senza accorgersene.  Pensiamo per esempio all’importanza di salutare qualcuno quando  lo incontriamo per strada, di lasciare la porta aperta a chi sopraggiunge o di  aspettare, seduti al ristorante, che tutti i commensali abbiamo il proprio piatto  prima di iniziare a mangiare. Si tratta di tutti quei gesti apparentemente  poco significativi che vengono appresi nel corso della socializzazione e che  esprimono invece aspetti importanti delle nostre relazioni con gli altri e delle  nostre competenze sociali. Secondo Goffman, in questi casi ci troviamo di  fronte a : un insieme di azioni, reazioni  piccoli rituali della vita quotidiana e segnali non verbali con cui sottolineiamo costantemente l’importanza che  le altre persone, e la società più in generale, hanno per noi. ⇒ |  T3 I riti di passaggio p. 225  >> pagina 207  3.4 I SIMBOLI Abbiamo già incontrato più volte il termine “simbolo” nel  corso di questa unità e abbiamo considerato vari tipi di simboli. Ma come  possiamo definire più nello specifico che cosa è un simbolo? Con “simbolo” intendiamo un oggetto, un’azione o un avvenimento che  .  veicola un concetto significativo per la società o la comunità di riferimento Il segno del dollaro, per esempio, è un simbolo che nel nostro mondo sta  a indicare non soltanto il dollaro, ma il denaro in generale. Quindi il simbolo  del dollaro trasmette implicitamente un significato più ampio, che riguarda  appunto l’idea di denaro e di ricchezza: un’associazione che tutti siamo in  grado di fare. Ogni società è ricca di simboli. Alcuni sono condivisi da più culture (per  esempio il simbolo del dollaro è riconosciuto un po’ ovunque), mentre altri  rappresentano le di un particolare contesto: il simbolo  specificità culturali di una catena di supermercati è comprensibile solo nel luogo in cui essa è  diffusa. Un esempio particolarmente forte di simboli sono le   bandiere degli Stati che, sebbene costituite da un pezzo di stoffa colorato, diventano invece oggetti  incredibilmente importanti perché rappresentano un paese o una co munità nazionale. Non a caso, bruciare o sfregiare in pubblico la bandiera di  una nazione è considerato un reato, a dimostrazione di come la legge tuteli  anche i simboli considerati di valore collettivo. L’esempio delle bandiere nazionali ci aiuta a comprendere una delle principali  caratteristiche dei simboli, ovvero che, sebbene essi siano spesso costituiti  da , l’alto valore che viene riconosciuto loro dipende dai  oggetti materiali attribuiti dai membri della comunità di riferimento.  significati immateriali Possiamo dire, in altre parole, che un simbolo ha tanto più valore quanto più  viene riconosciuto come importante da una società. In tal senso, è significativo notare, come già faceva Simmel un secolo fa  , p. 102 , come forse il simbolo per eccellenza della società contemporanea  | ▶  UNITÀ 3 | sia costituito dai : il valore delle banconote, non risiede nella  soldi carta di cui sono fatte, ma nel significato che tutti noi attribuiamo e riconosciamo  loro. per immagini La bandiera a New York dopo l’11 settembre A seguito dell’attacco terroristico del 2001 a New York, in cui vennero distrutti due grattaceli, le Torri Gemelle, e morirono diverse migliaia di persone, la società statunitense venne attraversata da un sentimento di unità nazionale. Nella fase immediatamente successiva al disastro, la bandiera americana assunse un  valore sacrale, tanto da prevedere delle procedure di esposizione  molto accurate. In particolare, fu molto sentito dalla popolazione  il momento in cui la bandiera venne issata al centro dell’area  del crollo. La foto di questo momento della storia americana  venne pubblicata da tutti i giornali e contribuì a rinsaldare il  sentimento di identità e appartenenza di una nazione che era  stata profondamente scossa dal tragico evento. La bandiera americana issata davanti alle macerie del World Trade Center a New York dopo l’11 settembre 2001.  >> pagina 208  – Sociologia & Semiotica FINESTRE INTERDISCIPLINARI LO STUDIO DEI SIMBOLI La principale disciplina che studia i simboli è  la branca della linguistica chiamata semiotica. La semiotica si occupa infatti dello studio  di segni, simboli e significati come forme di  comunicazione. Per questo gli studi di semiotica  si concentrano in particolare sulla relazione  tra significante e significati, ovvero sul  rapporto tra i contenuti di un messaggio (i  significati) e la forma che questo messaggio  assume (il significante). Per la semiotica, un  simbolo è un segno visivo o una parola che  significa o rappresenta un’idea o un oggetto. I simboli assumono la forma di parole, suoni,  gesti, idee o immagini visive e vengono utilizzati  per trasmettere altre idee e credenze. I  simboli sono importanti perché consentono  alle persone di esprimere idee senza dovere  usare la lingua scritta o parlata, ma attraverso  segni che permettono di creare collegamenti  tra concetti ed esperienze altrimenti difficili  da esprimere. La possibilità di sviluppare una disciplina  che si occupasse dei segni e dei simboli era  emersa già nel XVII secolo, con il lavoro del  filosofo inglese John Locke (1632-1704),  mentre le basi della semiotica presero forma  tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo,  con i lavori, tra loro indipendenti, del linguista  svizzero Ferdinand de Saussure (1857- 1913) e del filosofo americano Charles Peirce  (1839-1914). La semiotica come disciplina autonoma fu  definita da Ferdinand de Saussure come lo  studio della vita dei segni all’interno della società.  Il suo lavoro fornì i concetti e i metodi  di base per studiare differenti sistemi di segni,  come il linguaggio. A lui si deve infatti la distinzione  tra le due componenti inseparabili  di un segno: il significante, ovvero i suoni o  i segni del parlato o della lingua scritta; e il  significato, ovvero il concetto o l’idea che sta  dietro il segno. Il lavoro di Peirce era invece ancorato alla  filosofia pragmatista. Egli definì un segno  come «qualcosa che sta per qualcos’altro» e  uno dei suoi principali contributi alla semiotica  fu la categorizzazione dei segni in tre tipi  principali: l’icona, l’indice e il simbolo. Uno dei più importanti semiotici contemporanei  è stato l’italiano Umberto Eco  (1932-2016), noto non solo per i suoi studi  di linguistica, ma anche per alcuni romanzi  divenuti famosi in tutto il mondo, tra cui in  particolare (1980). Il nome della rosa I segnali stradali sono simboli particolari che indicano quali comportamenti seguire. Gli artefatti Sebbene i simboli siano importanti più per il loro significato  che per la loro consistenza materiale, non dobbiamo tuttavia dimenticare  che anche la loro diventa socialmente molto significativa. Possiamo parlare allora dell’importanza di alcuni . presenza fisica oggetti o artefatti Gli artefatti sono appunto oggetti che, grazie all’ che  alto valore simbolico possiedono, ricevono molta attenzione anche per la loro dimensione materiale  . e concreta : nella nostra società, le scarpe possiedono sia una valenza simbolica,  ESEMPIO perché spesso portano la firma di particolari marche che richiamano specifici  immaginari, come nel caso delle scarpe usate da famosi tennisti o giocatori di  pallacanestro, sia una , che riguarda l’uso che se ne farà.  funzione materiale Le scarpe che un atleta utilizza per correre o saltare meglio diventano così un  simbolo per chi, pur non essendo uno sportivo né utilizzandole a fini agonistici,  vuole dimostrare la propria vicinanza o appartenenza a quel tipo di mondo. Possiamo fare un ulteriore esempio, recuperando un artefatto cui abbiamo  già accennato: la bandiera di uno Stato. Sebbene la bandiera sia importante  più per il significato che ha per una comunità che quale oggetto in sé, è anche  vero che la sua esposizione materiale svolge una importante   funzione , come nel caso dei confini nazionali o delle navi, la cui bandiera  definitoria indica il paese di provenienza.  >> pagina 210  3.5 CULTURA E SOCIETÀ Quello tra cultura e società è un nesso importante  per comprendere come funziona una collettività. Se pensiamo, infatti,  alla cultura come l’insieme degli strumenti, valori, simboli, credenze con cui  i membri di una società osservano, comprendono e rappresentano il mondo  in cui vivono, è facile capire come le influenze reciproche tra cultura e società  siano determinanti per il modo di comportarsi degli individui. Poiché la cultura condivisa da una collettività varia in base al momento  storico, ogni cultura va contestualizzata all’interno di un determinato periodo  sociale, politico ed economico. Anche per questo il rapporto tra cultura  e società deve essere compreso come una : da un  relazione bidirezionale lato, la cultura viene prodotta dal contesto sociale in cui essa stessa prende  forma e può dunque essere considerata come un’ espressione della struttura  dove nasce; dall’altro, poiché i riferimenti culturali, come i valori e le  sociale norme sociali, indirizzano l’agire degli individui, la cultura influisce in modo  significativo nel . Insomma, le forme culturali,  dare forma al mondo sociale ossia le nostre idee, e le strutture sociali, che riguardano la nostra collocazione  all’interno della società, si condizionano vicendevolmente. Se pensiamo ad alcune norme sociali di comportamento diffuse all’interno  di una società, sarà facile comprendere il senso di quanto appena descritto.  Le indicazioni culturali relative all’educazione prevalenti all’interno di una  società, le cosiddette “buone maniere”, variano al variare della struttura sociale  e dei rapporti di potere. : il baciamano è stato una pratica di buona educazione che, a partire  ESEMPIO dagli strati sociali più alti, aristocratici, si è diffusa in buona parte della  società. Con il mutare della struttura sociale, che ha comportato il graduale  declino dell’aristocrazia, intesa come classe dominante, e l’affermazione di  una maggiore uguaglianza tra uomini e donne, oggi nelle società occidentali  l’usanza del baciamano è andata estinguendosi. Teorie sociologiche sul rapporto fra cultura e società Alcune teorie sociologiche  hanno privilegiato l’ importanza della struttura sociale nel dare  condivisi dagli individui. Si tratta in particolare  forma ai riferimenti culturali delle teorie ispirate al . Come  materialismo storico di Karl Marx sappiamo già, Marx riteneva che l’organizzazione della società dipendesse  soprattutto dalle relazioni economiche e lavorative che si instauravano tra  proletari e capitalisti, ovvero che fosse la struttura delle classi sociali e le loro  condizioni materiali a influenzare il senso di appartenenza e, in generale, la  cultura degli individui. Questa lettura della realtà è esemplificata nella concezione  di Marx dal ruolo delle idee religiose, una delle forme culturali più  importanti, che egli interpretava come “oppio dei popoli”, ovvero come una  finzione utile solo a offuscare gli aspetti veramente importanti della società,  ossia il conflitto tra la classe dei proletari e quella dei capitalisti. proponeva una visione del rapporto tra cultura e società opposta  Max Weber a quella di Marx. Uno dei suoi contributi fondamentali è stato quello di  ricostruire il modo in cui la religione protestante era stata determinante per  la nascita della società e dell’economia capitalistica , p. 93 . Ciò voleva  | ▶  UNITÀ 3 | dire che una particolare cultura, quella rappresentata dalla religione protestante,  era divenuta una nella formazione delle condizioni materiali  causa attiva ed economiche della società: il sistema capitalistico. Per Weber, insomma,  il rapporto tra società e cultura appare invertito: la cultura non è, come per  Marx, una forma per abbellire o giustificare a posteriori un sistema sociale che  dipende dai processi economici, ma una , che alimenta  dimensione autonoma i valori degli individui e che diventa un motore attivo nella storia. Se le prospettive di Marx e Weber ci offrono due modi alternativi di pensare  al rapporto tra società e cultura, possiamo tuttavia concludere affermando  che il modo più utile per comprendere tale relazione è quello di mescolare  , guardando alle queste due prospettive costanti e mutue influenze tra  cultura e società . Da un lato, la cultura condivisa da una comunità sociale  contribuisce sempre a influenzare la struttura sociale in cui tale comunità  vive. Dall’altro, la struttura sociale è una base di partenza importante da cui  prendono forma i riferimenti culturali di quella stessa comunità. esperienze   attive Intervista ai familiari  Intervista un membro della tua famiglia di  almeno quarant’anni e chiedigli quali sono i valori in cui si riconosce  maggiormente e quali invece quelli in cui non si sente rappresentato in  quanto membro della società. Prendi nota e, una volta tornato in classe,  confrontati con quanto raccolto dai tuoi compagni. Alla fine della discussione sintetizzate insieme le risposte in uno schema alla lavagna e,  successivamente, mettetele a confronto con le vostre risposte personali,  ricavate dall’attività “Per discutere insieme” proposta in fondo alla pagina.  Trovate delle differenze? per lo studio Qual è il ruolo della cultura nelle società? 1. In che cosa i valori si distinguono dalle norme? 2. A che cosa servono i rituali? 3.     Per discutere INSIEME Quali sono i valori della tua cultura in cui ti riconosci e quali sono quelli che cambieresti e perché? Discutine in classe con i tuoi compagni.