1. I paradigmi della ricerca sociale 1.1 IL PARADIGMA POSITIVISTA La sociologia nasce nel clima illuminista  e positivista e fa suo il che nutre una fede  modello delle scienze naturali assoluta nel e nella possibilità di rintracciare nella  metodo sperimentale società le stesse che la fisica o la chimica scoprono  relazioni di causa-effetto nella natura e nella materia , p. 54 . | ▶  UNITÀ 2 | Di conseguenza, il metodo sperimentale del positivista si costruisce  ⇒  paradigma attorno ad alcuni cardini quali: l’esistenza di una realtà indipendente dagli individui che presuppone una  netta separazione tra studioso e oggetto studiato; la possibilità di “scoprire” le leggi che naturalmente governano la realtà  senza per questo influenzarla; l’espressione di tali leggi in termini matematici e di relazioni di causa-effetto  tra variabili, così da rendere possibili la   replicabilità dell’esperimento e la . generalizzabilità dei risultati radici delle parole dal greco , a sua volta derivato dal verbo (“confrontare”, “mostrare”), indica il complesso di regole metodologiche, modelli esplicativi, criteri di soluzione di problemi che caratterizza una comunità di scienziati in una fase determinata dell’evoluzione storica della loro disciplina. Il paradigma è, dunque, quale di più generale e ampio di una teoria: una rappresentazione e una visione del mondo, un modo di inquadrare la realtà che è capace anche di orientare la ricerca. Per esempio, Galileo, sostenendo che fosse la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa, come sosteneva la Chiesa, metteva in discussione l’intero paradigma che orientava la scienza della sua epoca. paradigma: paradéigma paradéiknumi Secondo il paradigma positivista i fatti sociali sono elementi immodificabili della realtà esterna, regolati da leggi naturali di causa-effetto. La crisi del paradigma positivista L’affermazione del metodo sperimentale  pose non pochi problemi ai sociologi positivisti. Infatti, se tali presupposti si  applicano facilmente allo studio della fisica e della chimica, molto più difficile  è affermare la netta separazione tra gli scienziati sociali e la società che essi  studiano. Gli scienziati sociali, così come qualsiasi altro individuo che viene  a crescere e formarsi all’interno di una determinata cultura e società, sono  necessariamente portatori di una serie di , che li inducono a gli aspetti della realtà sociale  valori e credenze interpretare che studiano. Inoltre, l’idea che il sociologo “scopra” le leggi che governano la realtà sociale implica una visione dei fenomeni sociali come . Infine, la riduzione degli eventi  elementi esterni e immodificabili sociali a una serie di variabili e meccanismi  di causa-effetto dovrebbe assicurare un e quindi di previsione  livello di replicabilità che di fatto i fenomeni sociali non hanno.  >> pagina 235  1.2 LA RISPOSTA DEL NEOPOSITIVISMO O POSITIVISMO LOGICO L’idea che sia possibile conoscere la vera essenza della realtà entra in crisi  all’inizio del Novecento da un punto di vista filosofico, sia per l’affacciarsi  di nuove scuole di pensiero, sia per gli sviluppi interni al positivismo stesso. In particolare, verso la fine degli anni Venti, studiosi di diverse discipline  dettero vita al o , alla cui base sta l’idea  ▶  neopositivismo positivismo logico che la filosofia debba aspirare al rigore metodologico proprio della  scienza . Ogni conoscenza deve essere non solo empiricamente fondata, ma  obbedire ai criteri logici propri dell’analisi del linguaggio, che assicurano alle  proposizioni un preciso significato. La filosofia dovrebbe smettere di occuparsi  di questioni di natura etica (che cosa sia il bene), estetica (che cosa sia il  bello) o metafisica (l’esistenza di Dio, per esempio), in quanto indimostrabili  e quindi prive di significato. Il tratto distintivo del positivismo logico è infatti  l’idea che una ha significato solo nella misura in cui essa  ▶  proposizione è (principio di verificabilità). Come da una famosa massima neopositivista:  verificabile “il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica”. A questa crescente formalizzazione del linguaggio e delle tecniche di ricerca  si accompagna però la consapevolezza che una concezione meccanica della  realtà è forse troppo riduttiva, così come l’idea che la conoscenza scientifica  possa portare alla verità assoluta è forse un po’ troppo ambiziosa. Tutto ciò fa  emergere una , che implica la possibilità di  visione della scienza più modesta . Al determinismo si sostituisce così la inesattezze e distorsioni probabilità  e al principio di verificabilità quello di . Esso postula  statistica falsificabilità che nessuna teoria può mai definitivamente considerarsi “vera”, ma soltanto  “ ” e, dunque, sempre potenzialmente falsificabile. non smentita dai dati In breve, per quanto nel neopositivismo permanga l’idea di una realtà  , , si cerca di tenere conto che gli scienziati  esterna oggettiva e indipendente sociali sono a loro volta immersi in un contesto culturale e quindi portatori  di particolari idee, valori e interessi. L’oggettività della conoscenza rimane  l’ideale di riferimento, ma nella consapevolezza che le leggi che si arriveranno  a formulare saranno di . natura probabilistica e provvisoria : movimento filosofico nato nel 1928, allorché un gruppo di studiosi di varie discipline si raccolse nel cosiddetto Circolo di Vienna con lo scopo di diffondere una "visione scientifica del mondo" l’intera conoscenza sotto il mantello delle scienze empiriche. neopositivismo : in generale, ciò che si afferma e che si enuncia; in logica, l’espressione di un giudizio con valore e significato non ambigui, quindi vera oppure falsa. proposizione  >> pagina 236  1.3 IL PARADIGMA FENOMENOLOGICO Parallelamente al positivismo  logico, ma in opposizione a esso, la filosofia di inizio Novecento ha sviluppato  un’altra importante corrente di pensiero: la . fenomenologia Come già sappiamo , p. 160 , la fenomenologia fu fondata dal filosofo  | ▶  UNITÀ 4 | Edmund Husserl e si occupa dello studio di questioni solitamente pensate  come soggettive e individuali, quali i giudizi, le percezioni, le emozioni, la  memoria. Ciò perché – spiega Husserl – l’unico modo per conoscere la realtà  non è oggettivarla, ma capire le forme attraverso cui noi, quali esseri umani, la  percepiamo, la descriviamo e la rappresentiamo. In altre parole, ciò che interessa  capire alla fenomenologia è come le persone facciano esperienza della realtà. 1.4 IL PARADIGMA FENOMENOLOGICO IN SOCIOLOGIA: ALFRED SCHÜTZ Come abbiamo già visto , p. 160 , il sociologo tedesco Alfred  | ▶  UNITÀ 4 | Schütz introduce la fenomenologia in ambito sociologico e si chiede: se  le azioni possono avere significati differenti e seguire logiche diverse tanto dal  punto di vista di chi agisce quanto da quello di chi osserva l’azione, come fanno  persone diverse a trarne un significato condiviso? In altre parole, come facciamo  a essere sicuri che gli altri comprenderanno il senso di un’azione nostra o altrui? Per Schütz, il mondo sociale è sorretto da una serie di : se vediamo  tipificazioni un cane, un albero o un libro, siamo in grado di riconoscerli come tali perché  l’esperienza di quel singolo cane, albero o libro è riconducibile a un   tipo generale di cane, albero o libro. Queste tipificazioni sono di origine sociale e ci sono  state tramandate. Tra esse, quella fondamentale, che rende possibile le altre, è il  linguaggio. Attraverso il linguaggio possiamo mettere a confronto quanto da  noi percepito e tipificato con quanto percepito e tipificato da altri. Il linguaggio  rende quindi possibile il . confronto inter-soggettivo dell’esperienza Nel corso della vita quotidiana tendiamo a dare per scontato che le nostre  percezioni e tipificazioni coincidano con quelle altrui. Ciò è possibile perché ci  affidiamo al “ ”, cioè quello che ciascuno crede che tutti gli altri  senso comune credano. Il senso comune è il sistema di credenze radicate e condivise che caratterizza  specifici contesti socio-culturali, facendo sì che la maggior parte delle  azioni e delle cose che popolano la nostra quotidianità ci appaia ovvia o normale. A fronte di queste considerazioni, il compito dello scienziato sociale e della  sociologia diviene, secondo Schütz, quello di risalire al significato soggettivo  che l’attore attribuisce alla sua azione per costruirne modelli tipici di significato  . e di senso comune  >> pagina 237  1.5 METODOLOGIE DI RICERCA: LA METODOLOGIA QUANTITATIVA I due paradigmi di ricerca appena presentati, neopositivista e fenomenologico,  si traducono in sociologia in :  due diversi modi di fare ricerca sociale quantitativo e qualitativo. La , che si ispira al paradigma neopositivista,  metodologia quantitativa pone al suo centro la dei fenomeni e della realtà sociale. Fare  misurabilità ricerca sociale implica, così, l’uso di per definire gli attributi e le  variabili proprietà di uno specifico oggetto d’indagine. Per esempio, ciascun individuo  può essere descritto attraverso sesso, età, nazionalità, occupazione o classe sociale  di appartenenza. Tali variabili, essendo empiriche e traducibili in termini  , divengono le protagoniste della ricerca sociale. matematici e statistici Nelle ricerche quantitative si applica il : è la teoria  ▶  ragionamento deduttivo a guidare l’indagine, poiché è sulla base della teoria che vengono definite le ipotesi da testare. La validità e generalizzabilità dei risultati sono garantite dalla costruzione di un ,  campione rappresentativo della popolazione dall’uso di (primo fra tutti  tecniche e strumenti di ricerca standardizzati il questionario) e dall’ che caratterizza il  approccio neutrale e distaccato rapporto fra lo studioso e le persone che vengono intervistate. L’analisi procede, quindi, con l’obiettivo di misurare le diverse variabili e  (ciò che in statistica si definisce “varianza”), così  spiegare le loro variazioni da trovare una serie di e formulare .  correlazioni relazioni di causa-effetto Una correlazione statistica esprime, infatti, il legame fra due variabili, ovvero  come al variare di una, vari anche l’altra. Una classica correlazione statistica è quella fra salute e reddito: solitamente,  più le persone sono povere, più si ammalano, e più sono ricche,  più sono sane. C’è però un dettaglio importante da ricordare: il fatto che  tra due variabili possa esserci una correlazione non è sufficiente perché ci  sia anche un rapporto di causa-effetto. Chi è povero non ha in sé il gene  della malattia, così come chi è ricco  non ha quello della salute. Sono una  di serie di a far sì che i poveri si ammalino di più dei ricchi. Infatti, chi è povero spesso non ha un’alimentazione sana e regolare, talvolta non possiede neppure i vestiti per ripararsi adeguatamente dal freddo, difficilmente pratica attività sportiva e di sicuro non si sottopone a regolari controlli medici. In altre parole,  variabili intervenienti sono una serie di variabili legate allo stile di vita che fanno sì che chi è povero si ammali di più e più gravemente di chi è ricco. La relazione fra la (il reddito) e quella (la salute) non è quindi diretta, ma è influenzata da una serie di altre variabili, che intervengono nel definire il rapporto di causa-effetto che si instaura tra salute e reddito. variabile indipendente dipendente La metodologia quantitativa ha permesso alla sociologia di elaborare una  parte importante del suo armamentario di ricerca, rendendo possibili i ,  sondaggi le e le , che seguono l’evolversi  inchieste campionarie analisi longitudinali nel tempo di una data popolazione, nonché la manipolazione delle  variabili a livello sperimentale e la simulazione di modelli. : che si basa sulla deduzione, cioè sul procedimento per il quale da determinate premesse si ricavano conclusioni con il solo uso della logica. ragionamento deduttivo La ricerca quantitativa in sociologia si basa essenzialmente su variabili statistiche e matematiche dalle quali trarre dati di tipo oggettivo.  >> pagina 238  1.6 METODOLOGIE DI RICERCA: LA METODOLOGIA QUALITATIVA La si ispira alla fenomenologia. Schütz non ha mai  metodologia qualitativa fatto ricerca empirica ma, a partire dagli anni Quaranta, altre scuole sociologiche  come l’interazionismo simbolico e l’etnometodologia si impegnarono  a tradurre le idee della fenomenologia in ricerca empirica. L’unità di analisi privilegiata diviene la dei soggetti studiati  vita quotidiana e la principale tecnica di riferimento l’ , già impiegata  osservazione etnografica dalla Scuola di Chicago per lo studio dei fenomeni urbani ,  | ▶  UNITÀ 4 p. 146 . Infatti, così come chi condivide un approccio neopositivista trova nelle  | variabili, nei numeri e nella statistica gli strumenti con cui indagare la società,  chi condivide un approccio fenomenologico trova nell’ ,  osservazione nell’ e nell’ gli strumenti di ricerca più adatti  intervista analisi dei documenti a rispondere ai propri interrogativi. A differenza della ricerca quantitativa, la ricerca qualitativa preferisce il  ▶  e cerca di fare affiorare “dal basso” concetti e categorie:  ragionamento induttivo la teoria non precede la ricerca, ma emerge proprio da essa. L’attività  di ricerca si focalizza sulle e sulle , ovvero su come fanno  azioni interazioni le persone a fare ciò che fanno all’interno di specifici contesti. La ricerca qualitativa punta a produrre, così, classificazioni e tipologie  la cui validità è data dalla capacità di ricostruire il senso di una situazione  e offrire interpretazioni più complete possibili della realtà studiata. Il ricercatore  ha quindi un , tanto nella raccolta dei dati quanto nella  ruolo attivo loro interpretazione, e la comprensione del fenomeno d’indagine è profondamente  legata al che il ricercatore instaura con il  rapporto di prossimità campo di studio. : che si basa sull’induzione, cioè su quel procedimento logico che permette, a partire da determinate considerazioni su casi particolari, di arrivare a conclusioni generali. ragionamento induttivo ⇒ |  T1 La dimensione empirica dell’approcci interazionista p. 277 1.7 VERSO UNA METODOLOGIA MISTA Come è possibile immaginare,  generazioni di sociologi si sono confrontati e, in alcuni casi, divisi proprio a  partire dal tipo di metodologia adottato per la ricerca. Dal punto di vista di  un sociologo quantitativo, la ricerca qualitativa non è scientifica; così come  dal punto di vista di un sociologo qualitativo, l’interazione umana non è  riducibile a variabili. Storicamente parlando, l’approccio quantitativo ha dominato  la sociologia fino agli anni Sessanta del secolo scorso, per poi cedere il  passo a quello qualitativo. Dagli anni Ottanta in poi, l’approccio quantitativo  ha ulteriormente affinato le sue tecniche d’analisi grazie all’uso di avanzati  strumenti e software di elaborazione statistica. In parallelo, la metodologia  qualitativa si è diffusa come mai era accaduto prima. Per quanto permangano delle differenze, oggi sempre più ricerche fanno  uso di dati sia quantitativi sia qualitativi, in favore di un   approccio misto (la cosiddetta metodologia qualiquantitativa o ) che cerca di  mixed methods analizzare le in cui si manifestano i fenomeni sociali. diverse dimensioni DIFFERENZE TRA RICERCA QUANTITATIVA E QUALITATIVA RICERCA QUANTITATIVA   RICERCA QUALITATIVA Neopositivismo Paradigmi di riferimento Fenomenologia Strutture sociali, relazioni fra variabili Oggetto di studio Vita quotidiana, costruzione dei significati Deduttivo Procedere del ragionamento Induttivo Campionamento, questionario, linguaggio delle variabili Tecniche di indagine Osservazione etnografica, intervista, linguaggio naturale Distaccato e neutrale Ruolo del ricercatore Attivo e partecipante Statistica Analisi dei dati Interpretazione Testare un’ipotesi o una teoria, quantificare e misurare i fenomeni Obiettivo generale Comprendere la realtà sociale, produrre tipologie e classificazioni  >> pagina 239  1.8 LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA E COME INCHIESTA Oltre ai  metodi e alle tecniche di ricerca, c’è anche un altro asse lungo il quale è possibile  distinguere i diversi modi di fare ricerca in sociologia, ovvero quello  riguardante . il significato e lo scopo della ricerca sociale La sociologia contemporanea è concorde circa l’importanza dell’ ,  avalutatività nel senso che una ricerca i cui dati e risultati vengono manipolati sulla base  delle convinzioni etiche o politiche dei ricercatori è per definizione scorretta,  sia che si tratti di disuguaglianze sociali, sia che si parli di riscaldamento globale.  I ricercatori sociali devono evitare di ignorare le evidenze empiriche che mettono in crisi le loro convinzioni, o di esaltare solo quelle che le confermano. La questione lascia comunque aperto il dibattito circa l’uso dei risultati  della ricerca e, quindi, circa lo scopo della sociologia. In altre parole, a chi e  a che cosa servono, o dovrebbero servire, i risultati della ricerca sociologica?  A produrre teorie o a fornire indicazioni operative in materia politica, economica  e sociale? A contribuire al progresso della conoscenza sociologica o  a denunciare i problemi e le ingiustizie sociali? Evidentemente, la risposta auspicabile a queste ultime due domande è: a  entrambe le cose. Nel senso che da una teoria dovrebbe sempre essere possibile  ricavare una qualche indicazione operativa, così come il “progresso della  conoscenza” dovrebbe in qualche modo portare anche al diminuire delle disuguaglianze  sociali. La questione del significato e dell’utilità della ricerca sociologica ha dato  luogo a due . diverse visioni La prima pensa che la sociologia dovrebbe innanzitutto aspirare a essere  , quindi in grado di spiegare i fenomeni sociali mettendone in  una scienza luce i meccanismi e le regolarità. In quest’ottica, l’obiettivo della sociologia  è la , che si può conseguire solo  conoscenza oggettiva della realtà sociale applicando il , inteso come insieme coerente di procedure  metodo scientifico di indagine codificate, pubbliche, controllabili e verificabili. I destinatari  naturali dei risultati della ricerca sociologica sono quindi i   sociologi stessi che, proprio perché interni alla disciplina, possono valutare la bontà della  ricerca condotta e la rilevanza dei risultati prodotti. Ciò non toglie che si  possa fare ricerca anche per , o su tematiche di  enti o committenti privati grande rilevanza sociale (consumi, lavoro, movimenti sociali), l’importante è  che i dati siano stati raccolti e analizzati con e che la  rigore metodologico validazione dei risultati sia passata innanzitutto attraverso i   criteri condivisi dalla comunità scientifica. In questa prospettiva, il sociologo è visto come un  , ovvero come colui che possiede le competenze  professionista della ricerca teoriche e tecniche per progettare e condurre correttamente una ricerca sociale,  come i sondaggi d’opinione, gli elettorali o le rilevazioni Istat. exit poll La seconda, invece, è una Ciò non significa truccare i risultati di ricerca, ma privilegiare alcuni temi  visione meno distaccata e neutrale , che pensa  che la sociologia debba generare conoscenza a proposito dei fenomeni sociali  nell’ottica di contribuire a . La ricerca  criticare e cambiare lo status quo sociologica si trasforma dunque in “ ”: è la visione che più  inchiesta sociale direttamente si richiama alla teoria critica di Adorno e Horkheimer | ▶  UNITÀ  , p. 137 e che parte dal presupposto che qualunque scienza, sapere o disciplina  4 | è inserita in un preciso ordine politico, economico e sociale e, quindi, non  può mai dirsi “neutrale” o “oggettiva”. Secondo questo approccio, affermatosi  in particolare negli anni Sessanta e Settanta, sulla scia dei movimenti di protesta  studenteschi, i sociologi devono rispetto ai fenomeni  prendere posizione che studiano e puntare, con le loro ricerche, a .  intervenire nella società invece di altri per via della loro attualità politica; oppure valutare la bontà di  una ricerca sulla base del dibattito che essa riesce a innescare a livello pubblico;  oppure prediligere le sedi di dibattito pubbliche a quelle accademiche.   VERSO LA PROFESSIONE     Il giornalismo d’inchiesta Come notato dal grande giornalista inglese David  Randall, per quanto Internet e i social network  permettano oggi di diffondere e accedere alle informazioni  in modo immediato e diretto, il bombardamento  quotidiano di dati, news, commenti,  comunicati, slogan, tabelle, faziosità e distorsioni  rendono ancora più urgente la presenza di un giornalismo  di qualità. Ovvero, di un giornalismo capace  di trattare in maniera lucida e indipendente  le principali criticità sociali, culturali, economiche,  ambientali e storiche. I sociologi, grazie al loro bagaglio di conoscenze  riguardo le metodologie e le tecniche di raccolta  e analisi dati, sono particolarmente ben equipaggiati  per affrontare tale professione, che tuttavia,  è importante dirlo, espone anche a numerosi rischi  e pericoli, vista la rilevanza dei temi che si  vanno a toccare. Cerca informazioni su come si diventa giornalista, quali studi ed esami è necessario affrontare, e quali problemi presenta questa professione. per immagini L’inchiesta per ricostruire la verità , nato a Trieste nel 1988, era un  Giulio Regeni giovane ricercatore appassionato di temi politici  e sociali che si recò in Egitto per studiare  le condizioni dei lavoratori e i movimenti sindacali. Venne ritrovato senza vita il 3 febbraio  2016 nelle vicinanze di una prigione dei servizi  segreti egiziani, con chiari segni di tortura sul  corpo. Malgrado le numerose manifestazioni  per chiedere di fare chiarezza sull’accaduto, la  verità non è stata ancora accertata. Una manifestazione per Giulio Regeni, raffigurato in un cartello dell’organizzazione per i diritti umani Amnesty International. per lo studio Quali sono le principali differenze tra paradigma neopositivista e fenomenologico? 1. Quali sono le principali differenze tra ricerca quantitativa e qualitativa? 2. Quali sono le due visioni circa il significato e l'utilità della ricerca sociologica? 3.     Per discutere INSIEME Abbiamo visto come uno dei dibattiti che da sempre anima la sociologia riguarda il significato e lo scopo della ricerca sociale. Discutete in classe sui seguenti  aspetti: dal vostro punto di vista, quale dovrebbe essere lo scopo della ricerca sociale? Contribuire  alla conoscenza scientifica della realtà sociale o alla critica della società? Più in generale, secondo voi chi fa  ricerca sociale dovrebbe mantenere un atteggiamento il più possibile neutrale rispetto ai fenomeni che studia  o sarebbe meglio se dichiarasse apertamente la sua opinione in merito? Ancora più in generale, pensate  che sia possibile per la scienza mantenersi neutrale?