4. La sociologia come scienza e come disciplina 4.1 LA SOCIOLOGIA COME SCIENZA Abbiamo visto che nello studio  della società la sociologia non si presenta come una generica attitudine a riflettere  sui problemi sociali, ma si caratterizza come una particolare scienza  , contraddistinta da , oltre che  autonoma proprie teorie e metodi di ricerca da un’ distinta dalle altre scienze. identità disciplinare Una delle caratteristiche fondamentali della sociologia è quella di coniugare  ,  l’uso di teorie e concetti con l’adozione di metodi di indagine empirici ovvero con l’utilizzo sistematico di tecniche di raccolta di dati relativi a  quello che succede nella società. Per questa ragione la sociologia rappresenta  una , ovvero una scienza che, partendo da ipotesi e teorie  scienza empirica su come funziona la società, è poi portata a ricercare dati e fatti in grado di  confermare o smentire tali ipotesi e teorie, sottoponendo così le tesi iniziali  a una verifica empirica. Tale verifica è al giorno d’oggi particolarmente utile, perché sempre più  spesso nel dibattito pubblico si costruiscono   percezioni fuorvianti ed erronee su vari fenomeni sociali, per ragioni che riguardano la presenza di  ▶  e di comportamenti emotivi, o per le logiche di funzionamento  stereotipi dei mezzi di informazione. Uno dei compiti della sociologia, dunque, è proprio  quello di produrre interpretazioni della realtà più affidabili di quelle che  circolano, a volte, nei giornali, alla radio o in televisione, che sono veicolate  dai leader politici, o di quelle che vengono dibattute quotidianamente al bar  o per le strade. : idee semplificate associate, il più delle volte erroneamente, a gruppi di persone e ai loro comportamenti. Per esempio l’idea che gli italiani mangino sempre gli spaghetti o che gli inglesi bevano sempre il tè a metà pomeriggio. stereotipi 4.2 LA NASCITA DELLA SOCIOLOGIA COME DISCIPLINA Un aspetto  importante nella definizione della sociologia come   disciplina scientifica autonoma ha riguardato la necessità di ,  differenziarsi da altre forme di sapere soprattutto attraverso lo sviluppo di .  nuovi concetti e metodi di ricerca Infatti, mentre già all’epoca dei filosofi dell’antica Grecia, come Platone e  Socrate, si discuteva in modo approfondito del funzionamento della società  (pensiamo all’idea di “democrazia” ad Atene), fu solo molto più tardi, nel  corso del , che si iniziò a immaginare una disciplina scientifica  XIX secolo appositamente dedicata a comprendere le trasformazioni della vita sociale  . Fino ad allora, le discussioni sul funzionamento della società erano  collettiva state sviluppate prevalentemente dalla attraverso un lavoro concettuale  filosofia di riflessione, senza però utilizzare la ricerca sul campo, la raccolta  di dati e le osservazioni dirette sul mondo sociale. Dunque, se per un verso la sociologia può essere considerata una discendente  , per un altro la sua nascita  della filosofia del XVIII e del XIX secolo può invece essere interpretata proprio come una reazione contro l’attitudine  . prevalentemente speculativa e astratta della filosofia La nascita della sociologia non fu immediata e repentina. Anche dopo che  la parola “sociologia” venne introdotta nel da (1798- 1838 Auguste Comte 1857), per descrivere una scienza dedicata espressamente allo studio della  società, gli studi sociologici rimasero per vari decenni mescolati con altri  ambiti del sapere. Fu per questo che gli studiosi che fondarono la sociologia  come scienza autonoma prestarono attenzione a distinguere questa nuova  disciplina da altri campi di studio all’epoca già affermati, come la ,  biologia la e l’ , tre discipline che avevano iniziato a offrire delle  psicologia economia spiegazioni del comportamento dei gruppi sociali su base scientifica.  >> pagina 25  4.3 LA SOCIOLOGIA SI DISTINGUE DA BIOLOGIA, PSICOLOGIA ED ECONOMIA Innanzitutto, lo studio della società era influenzato dalla  e in particolare dalle (1809-1882) sulle  biologia teorie di Charles Darwin origini delle specie animali e sulla discendenza diretta dell’uomo dal mondo  animale; in secondo luogo, nel corso dell’Ottocento la aveva  psicologia iniziato a spiegare i comportamenti umani attraverso lo studio del funzionamento  della mente degli individui; infine, le già dal  scienze economiche XVII secolo, grazie alle teorie dell’economista Adam Smith (1723-1790),  avevano proposto spiegazioni del funzionamento della società a partire dai  comportamenti economici. La nascita della sociologia alla fine del XIX secolo coincise, dunque, con  l’affermazione di una disciplina scientifica autonoma, che non riducesse la  spiegazione delle vicende umane né a un ,  meccanismo unicamente biologico né al , né, infine, ai funzionamento delle menti dei singoli individui soli  . comportamenti economici La definizione della sociologia come disciplina autonoma richiese il lavoro  di alcuni tra i primi sociologi, come Durkheim, Weber e Simmel ,  | ▶  UNITÀ 3 pp. 82-105 , i quali si impegnarono a | identificare le peculiarità di questa nuova  e cercarono di favorire la diffusione della sociologia  scienza della società come disciplina all’interno delle università e delle istituzioni. Una delle caratteristiche che distinsero la sociologia come disciplina autonoma  fu lo sviluppo di metodi di ricerca che fossero differenti sia dalla riflessione  teorica della filosofia, sia dallo studio della psicologia individuale. Fu  in particolare il sociologo francese Émile Durkheim (1858-1917) a mostrare  che alcuni importanti fenomeni sociali collettivi non dipendono dalla somma  del comportamento dei singoli individui e che, quando le persone interagiscono  tra loro in ambienti complessi come quelli di una grande città, emergono  nuovi fenomeni sociali del tutto peculiari. Del resto, fu proprio Durkheim  a costituire la   prima cattedra universitaria di sociologia in Francia nel 1887 nonché a fondare nel 1898 “L’Année sociologique”, una delle prime riviste  scientifiche espressamente dedicate a questa disciplina. per immagini La spinta associativa dell’uomo per i filosofi dell’antica Grecia In questo famoso dipinto di sono rappresentati in posizione centrale i due maggiori filosofi dell’antica Grecia: Platone e Aristotele. Secondo il pensiero greco dell’epoca, l’essere umano tende inevitabilmente, per sua natura o per necessità, ad associarsi ai suoi simili. Per Platone (428-347 a.C.),  Raffaello la società nasce perché l’individuo non basta a se  stesso e ha bisogno degli altri per arrivare a quei  beni di sussistenza che da solo non riuscirebbe a ottenere:  la società, infatti, deve basarsi sulla divisione  del lavoro, secondo cui ognuno svolge l’attività  che gli è più congeniale per il bene del tutto, cioè  della collettività. Anche Aristotele (384-322 a.C.)  vede nella società l’unica possibile destinazione  dell’uomo, che definisce un “animale sociale”, arrivando  ad affermare che colui che non ha bisogno di  vivere in comunità o è una bestia o è un dio. Raffaello, , 1509-1511, Palazzi Apostolici, Città del Vaticano. La Scuola di Atene  >> pagina 26  – Sociologia & Biologia FINESTRE INTERDISCIPLINARI LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE DI DARWIN A metà del XIX secolo il naturalista inglese  Charles Darwin propose una nuova e influente  teoria sull’evoluzione biologica del  mondo, che verrà chiamata darwinismo. Egli  affermò che tutti gli organismi viventi (piante  o animali che siano) si sono sviluppati nel  corso dei millenni attraverso il meccanismo  della selezione naturale di piccole variazioni  ereditarie, in grado di aumentare la capacità  di sopravvivere e riprodursi. Questa teoria  venne espressa nel libro ,  Sull’origine delle specie pubblicato nel 1859, in cui lo studioso inglese  descrisse quanto osservato durante una spedizione  navale attorno al globo durata cinque  anni. In particolare, Darwin ebbe modo di  notare come la quantità di specie animali nelle  diverse zone visitate fosse enorme e come,  tuttavia, tutte le specie si fossero adattate al  loro ambiente naturale. Ciò lo portò a concludere  che gli organismi di una stessa specie  si evolvono gradualmente nel tempo attraverso  un processo di adattamento e selezione  naturale. Ovvero, è l’ambiente a favorire la  sopravvivenza degli animali più adatti ad esso  e, dunque, ha maggiori probabilità di sopravvivenza  chi possiede i caratteri vantaggiosi a  vivere in un determinato ecosistema. Parte di questa teoria venne suggerita a Darwin  dalla lettura del Saggio sul principio di popolazione (1798), scritto dal celebre filosofo ed economista inglese Thomas Robert Malthus,  il quale sosteneva che la popolazione  umana stesse aumentando troppo rispetto  alle risorse di cibo disponibili. Ciò avrebbe  comportato un aumento della fame e gli uomini  avrebbero iniziato a contendersi il cibo,  soprattutto con le guerre. Darwin osservò una situazione simile all’interno  del mondo vegetale e di quello animale. All’interno del mondo animale, i differenti organismi  danno vita a un numero di discendenti  troppo elevato rispetto alle risorse naturali disponibili.  Di conseguenza, egli teorizzò che la  limitatezza delle risorse disponibili innescasse  una “lotta per la sopravvivenza”, i cui vincitori erano gli organismi biologicamente più adatti ad appropriarsi delle risorse necessarie. Sebbene la teoria darwinista si riferisca strettamente  all’evoluzione biologica degli organismi  viventi, l’idea che le specie animali contemporanee,  compreso l’uomo, siano il risultato  di una selezione dei tratti fisici o caratteriali  più adatti al contesto fu ben presto utilizzata  come spiegazione per descrivere il funzionamento  della società. Infatti, il darwinismo fu  utilizzato per sostenere le teorie evoluzioniste, come quella proposta nel 1864 da Herbert  Spencer (1820-1903), riassunta nell’idea che  “sopravvive solo il più adatto” e definita come  “darwinismo sociale” , p. 65 . Le idee  | ▶  UNITÀ 2 | di Spencer divennero così emblematiche di  come una teoria inizialmente creata per descrivere  l’evoluzione biologica degli animali  ispirò visioni della società che giustificavano la  diseguaglianza tra persone ricche e di successo  e persone povere e svantaggiate. Charles Darwin; foto del 1875 circa.  >> pagina 27  4.4 LA SOCIOLOGIA NEL NOVECENTO Fino alla Seconda guerra mondiale,  a metà del Novecento, la sociologia si sviluppò soprattutto in alcuni  grandi paesi europei, come Francia e Germania, e negli Stati Uniti, ma rimase  una nella maggior parte del mondo. Il benessere  disciplina marginale e lo sviluppo tecnologico seguiti a quella guerra portarono, invece, una vera  e propria esplosione della disciplina, che in breve tempo venne integrata sia  nei corsi universitari, sia nelle istituzioni statali che erano alla ricerca di nuovi  approcci per gestire il rapido sviluppo delle società di massa. La sociologia  ebbe un nuovo impulso soprattutto negli Stati Uniti, anche grazie a ingenti  finanziamenti pubblici per la ricerca. Sebbene nella prima metà del Novecento alcuni importanti studiosi come  Pareto, Mosca e Michels , pp. 106-112 avessero contribuito allo sviluppo  | ▶  UNITÀ 3 | iniziale della sociologia, questa ebbe una storia accidentata in Italia.  Nel 1950, Benedetto Croce (uno dei più importanti filosofi, politici e intellettuali  italiani dell’intero Novecento) definì la sociologia come «un’inferma  scienza, arbitraria e sconclusionata», esortando a diffidare delle «pretese  ricerche scientifiche che vorrebbero stabilire le leggi degli eventi sociali».  Sarà quindi necessario attendere gli anni Sessanta perché in Italia la sociologia  si affermi come disciplina autonoma, con l’istituzione, nel 1961, della  e, l’anno  prima cattedra universitaria di sociologia all’università di Roma successivo, della . Questa divenne nel 1968 uno dei principali epicentri del movimento di contestazione studentesco italiano, a dimostrazione del ruolo che la sociologia occupava nell’immaginario collettivo di quegli anni: uno strumento utile al cambiamento della società stessa, prima ancora che una scienza. Per questo, seppure ormai diffusa a livello universitario grazie all’impegno di importanti sociologi tra cui Alessandro Cavalli, Franco Ferrarotti, Luciano Gallino e Massimo Paci, negli anni Settanta la sociologia continuò a essere guardata con sospetto e divenne una disciplina pienamente affermata solo negli anni Ottanta, quando si moltiplicarono i corsi di laurea e quando iniziò a essere utilizzata da istituzioni e aziende come strumento per pianificare le attività e gestire i problemi collettivi. prima Facoltà di Sociologia all’università di Trento  >> pagina 28  4.5 LA FRAMMENTAZIONE DELLA DISCIPLINA E L’INTERDISCIPLINARITÀ All’apice della propria diffusione come disciplina per studiare i  fenomeni collettivi tipici delle società moderne, a partire dagli anni Settanta  del Novecento la sociologia iniziò a trasformarsi e a mettere in discussione  alcuni dei propri presupposti e confini disciplinari. Possiamo riassumere queste trasformazioni in : due particolari tendenze la in sotto-aree tematiche e in differenti  frammentazione della disciplina approcci metodologici; la pressione a con le altre scienze e  sviluppare relazioni interdisciplinari discipline. Per quanto riguarda il primo punto, la diffusione della sociologia in differenti ambiti ha, infatti, prodotto un aumento del numero degli studiosi delle università e dei centri di ricerca che si sono specializzati in . Così, per esempio, si è andata distinguendo la sociologia del , i cui studiosi si sono specializzati nello studio dei contesti lavorativi; la , che, invece, si è concentrata sul funzionamento dei partiti politici e delle elezioni; la , che si è focalizzata sul ruolo che i mass media, come la televisione, la radio e oggi Internet, hanno nella vita sociale. Questa frammentazione ha riguardato anche i , che sono diventati sempre più specialistici. Per esempio, alcuni sociologi si sono specializzati nella realizzazione di ricerche quantitative e statistiche,  differenti sotto-aree tematiche lavoro sociologia politica sociologia della comunicazione differenti metodi di ricerca utilizzati basate sull’uso di questionari e su complessi calcoli matematici e finalizzate  a descrivere le ( ). Altri sociologi, invece, si sono concentrati sull’uso di tecniche qualitative, come l’osservazione diretta della realtà e le interviste, per comprendere i ( ). relazioni macroscopiche tra i fenomeni sociali approcci macro processi più dettagliati delle interazioni tra gli individui approcci micro Questa eccessiva specializzazione è stata però criticata, perché spesso i sociologi specializzati in certi temi e nell’uso di alcuni metodi  hanno iniziato a non comprendere appieno i temi e i metodi utilizzati in  altri sotto-settori della sociologia, producendo così una frammentazione  all’interno della disciplina. delle conoscenze Relativamente al secondo aspetto, la sociologia ha iniziato anche a porsi il  problema di come , da cui, un  dialogare più direttamente con altre discipline tempo si era invece voluta distinguere. Si è così sviluppata una tendenza all’ ,  interdisciplinarità ovvero l’esigenza di per riuscire  mescolare differenti saperi a studiare fenomeni ed eventi collettivi divenuti nel corso del tempo sempre  più complessi. Ciò è avvenuto, per esempio, integrando l’analisi sociologica  con la geografia per studiare le nuove forme di migrazione a livello globale;  oppure, mescolando la sociologia con le prospettive della letteratura e dell’estetica  per analizzare il ruolo dei mass media nella società; o, ancora, integrando la  sociologia e la filosofia con l’ingegneria robotica per analizzare i problemi etici  posti oggigiorno dalla diffusione di macchine autonome guidate dai computer. Sebbene vi sia un largo consenso sull’utilità di mescolare discipline differenti  in base alla complessità dei problemi da analizzare, le singole discipline  sono restie a combinare le proprie conoscenze, spesso per timore di non essere  più riconosciute come discipline autonome: il medesimo problema che  ha mosso i primi sociologi ad affermare l’autonomia della sociologia come  disciplina alla fine del XIX secolo. I mass media come oggetto di studio della sociologia della comunicazione: una sotto-area tematica della disciplina sociologica. per lo studio Attraverso quali caratteristiche fondamentali la sociologia si è distinta da altre discipline sociali? 1. In che periodo la sociologia come disciplina ha iniziato a diffondersi in Italia? 2. Che cosa si intende per interdisciplinarità della sociologia? 3.     Per discutere INSIEME Individuate insieme all’insegnante un problema che riguarda la società e che pensate sia particolarmente importante. Discutendone in classe, provate a riconoscere quali possano essere i dati empirici più rilevanti da ricercare per studiare il tema scelto, evidenziando in questo modo la specificità della prospettiva sociologica su un particolare problema sociale.