PAROLA D’ AUTORE ⇒ T1  Richard Sennett | How the work is changing In the following text the American sociologist Richard Sennett describes some of the major trends in contemporary work and organizations. In particular, he sketches some of the consequences of temporary work on workers’ wellbeing. The Culture of New Capitalism, Yale University Press , New Haven & London 2006, pp. 50-53 Socially, short-term task labor alters how workers work together. In the chain-of-command pyramid, you do your duty and fulfill your function, and eventually you are rewarded, as the holder of an office, for performance or seniority; or passed over or demoted. Either way, the infrastructure of the firm is clear enough. In shifting, short-term task-labor, it isn’t. The structure of the firm is not a solid object to study, its future cannot be predicted. In interviewing temps, I’ve found that those who prosper in this milieu have a high tolerance for ambiguity. One administrative assistant told me, “Each time you start a new job, you need to fake it. The boss expects you know how things should be done and what he wants.  But of course you don’t. It’s a challenge.” It’s no accident that flexible organizations emphasize “human relations skills” and offer “interpersonal” training. Strip away the psychological fluff and a solid need remains; in these environments people need to be proactive when faced with ill-defined circumstances. […] In order to deliver quick, flexible results, work groups have to be given a certain measure of autonomy. Indeed, the firm will try to motivate autonomy through internal markets; the center sets the terms of competition between teams in writing a piece of computer code, raising money, or designing a product, then five or six teams compete against each other to do it. In Taylor’s way of thinking, based on pyramid form, this would be highly inefficient, since you have duplication of effort, but in the new, flexible way of thinking, what matters is producing the best result as quickly as possible. That’s a more modern measure of efficiency. This kind of internal competition leads to what the economist Robert Frank calls “winner-takes-all” rewards: the big prizes come only to the winning team, and there are few or no consolation prizes. The system produces high levels of stress and anxiety among workers, as I and many other researchers have found. All competition, of course, breeds stress; the stakes are raised in winner-takes-all markets. Internal markets raise the anxiety stakes again higher, since the line between competitor and colleague becomes unclear. In contrast to the administrative assistant quoted above, one of my subjects at a West Coast high-tech firm complained that the winning team in an internal competition “took advantage” of her need to go home early to attend to her young children; they knew they could “win” because of her small family. They were false colleagues. Answer 1. What does the expression “winner-takes-all” refer  to? 2. What are the consequences for workers of a highly  competitive work environment? 3. Why temporary workers haves to “have a high  tolerance for ambiguity”?  >> pagina 427  ⇒ T2  Zygmunt Bauman | Consumo dunque sono In questo brano, il polacco Zygmunt Bauman (1925-2017), uno dei più noti sociologi contemporanei, delinea le caratteristiche principali della società dei consumi e del significato sociale e identitario del consumare. , Città Aperta, 2007, p. 43 Lavoro, consumismo e nuove povertà La nostra è una società dei consumi. Nel senso  più ovvio del termine, consumare significa usare  degli oggetti: mangiarli, indossarli, giocarci  e soddisfare in tal mondo i nostri bisogni o i  nostri desideri. Ma poiché nel mondo in cui  viviamo è il denaro che “media”, nella maggior  parte dei casi, il rapporto fra il desiderio e il suo  appagamento, essere dei consumatori significa  anche – normalmente – appropriarsi di tali oggetti:  acquistarli, pagarli e renderli così un nostro  esclusivo possesso, impedendo a chiunque  altro di usarli senza il nostro permesso. Consumare significa inoltre distruggere, ovvero  compiere un atto attraverso il quale gli  oggetti consumati cessano di esistere, materialmente  o spiritualmente. Nel senso che, o  vengono sfruttati fisicamente fino al completo  annientamento, come per esempio quando  vengono mangiati o si logorano divenendo inservibili,  oppure perdono ogni fascino, non suscitano  più attrazione o desiderio e non sono  più capaci di appagare i nostri bisogni e i nostri  desideri – come nel caso di un giocattolo  troppo usato o di un disco troppo ascoltato – e  non sono quindi più consumabili. Detto questo, resta tuttavia da spiegare cosa si  intende per società dei consumi. […] Ovviamente,  i potenziali oggetti d’uso e i modi di  consumarli possono variare nel tempo e da  un luogo all’altro, ma nessun essere umano, in  qualsiasi epoca e in qualunque parte del mondo,  ha potuto sopravvivere senza consumare. Quando parliamo di “società dei consumi”  attribuiamo a questa definizione un significato  altrettanto profondo e basilare di quello di  “società dei produttori” (riferito all’epoca industriale)  sebbene anche in questo caso si può dire  che gli uomini hanno sempre svolto un’attività  produttiva da che mondo è mondo e continueranno  a svolgerla fino all’estinzione della specie.  Se ieri questa era la funzione “principale” loro  assegnata, oggi invece essi sono chiamati ad  assolvere “soprattutto” il ruolo di consumatori. Ma pur trattandosi soltanto di una differenza  di accento – giacché, ieri come oggi, qualcuno  deve pur produrre e tutti consumano – ciò ha  un’enorme incidenza su quasi ogni aspetto della  vita sociale, culturale e individuale, a tal segno da  giustificare pienamente questa netta distinzione. Il passaggio dall’uno all’altro tipo di società ha  comportato molti cambiamenti di non poco  conto. A cominciare soprattutto dal modo in  cui tendiamo a sviluppare la nostra identità  (ovvero a trovare la nostra collocazione all’interno  dell’ordine esistente). Rispondi Quali dinamiche per Zygmunt Bauman caratterizzano  1. la società dei consumi? Come cambia il processo di costruzione dell’identità  2. nella società dei consumi? Elenca i principali consumi attraverso cui, a tuo  3. avviso, i tuoi amici e le tue amiche costruiscono la  loro identità.