3. Nuovi modelli di : dal tramonto della classica all’età alessandrina paidéia pólis 3.1 IL MODELLO EDUCATIVO DI SENOFONTE L’opera di Senofonte  di maggiore interesse pedagogico è la , ovvero “L’educazione  | ▶  L’AUTORE | Ciropedia di Ciro”, una sorta di romanzo storico-pedagogico sulla vita del re  persiano , che regnò dal 559 al 529 a.C. Ciro il Grande All’inizio di questa opera Senofonte, conservatore e filo-spartano, appassionato  di caccia e strategia militare, si chiede come si possa esercitare il  comando mantenendo l’ordine e il potere: questo interrogativo dà avvio al  racconto e alla . riflessione sul principe ideale Il despota orientale Ciro eccelle tra gli altri sovrani e conquista le simpatie  di Senofonte perché fu capace, pur con un modesto contingente, di diventare  signore di un vasto impero multietnico. Senofonte ripercorre l’infanzia  , il cui profilo viene largamente mitizzato per la sua  e l’educazione di Ciro capacità di conquistarsi l’obbedienza dei popoli non con la forza militare, ma  con il rispetto che incuteva il suo nome. Il , descritto e tanto apprezzato da Senofonte,  sistema educativo persiano si basava su una formazione severa, diretta dallo Stato e incentrata sull’ in : «I fanciulli che frequentano la scuola imparano  segnamento della giustizia i principi della giustizia e dichiarano essi stessi che vi si recano a questo scopo,  proprio come da noi lo scolaro dice di andare a scuola per imparare a leggere  e scrivere», spiega Senofonte nella Ciropedia. Si tratta di un’educazione  nominalmente democratica – chiunque ha il diritto di mandare i propri figli  alle scuole pubbliche per apprendere i principi della giustizia – ma di fatto  , perché frequentavano la scuola solo i ragazzi che non erano costretti  elitaria dalla necessità a lavorare. Soltanto i fanciulli allevati nelle scuole pubbliche  potevano accedere alla “ ” e, in seguito, alle   classe dei giovani magistrature e agli onori. Per dieci anni, a partire dalla fine dell’adolescenza, i giovani si  tenevano a disposizione dei magistrati per faccende di pubblico interesse; la  notte dormivano nei pressi degli edifici governativi, per fare la guardia alla  città e per esercitare la virtù della . temperanza Una parte rilevante della consisteva nell’accompagnare  formazione militare il re nelle : questo addestramento era praticato con  battute di caccia una disciplina ferrea e considerato il migliore esercizio propedeutico alla  guerra, così come l’ . allenamento con l’arco o il giavellotto Dopo aver servito per venticinque anni la vita collettiva, alla soglia dei cinquant’anni  i persiani entravano nella classe degli , con il compito di  anziani giudicare le cause pubbliche e private e di nominare i magistrati. Se nella Senofonte propone una riflessione politica sulla crisi  Ciropedia contemporanea delle , individuando negli istituti persiani e nell’organizzazione  póleis imperiale un punto di riferimento ideale per la gestione della  vita pubblica, nel dialogo intitolato l’ , attraverso il personaggio  Economico di Socrate, parla invece dell’ , proponendo una  amministrazione domestica gestione efficace e pratica delle attività quotidiane e dell’ , considerata  agricoltura l’unica attività degna di un uomo libero. Nel testo viene affrontato il tema della   divisione del lavoro e dei ruoli nell’economia domestica. Rilevanti sono i passaggi dello scritto che trattano  del e della relazione educativa tra i coniugi,  rapporto tra moglie e marito definita sia dalla divisione dei ruoli sia dalla grande differenza d’età al  momento del matrimonio: circa trent’anni per gli uomini e quindici per le  donne. Quando Socrate chiede al ricco proprietario terriero Iscomaco se sua  moglie fosse già istruita nell’amministrazione della casa al momento del matrimonio,  questi si dilunga nel racconto di come ha educato la sua consorte,  la quale «prima viveva sotto un’assidua sorveglianza perché vedesse il meno  possibile, chiedesse il meno possibile, ascoltasse il meno possibile». L’   óikos (“la casa”), viene descritto come una vera e propria azienda domestica; al suo  interno il capo è la moglie, che se ne assume l’organizzazione gestendo il  lavoro degli schiavi e mantenendone l’ubbidienza. ⇒ |  T3 p. 154 Amministrare la casa: la donna ape   Senofonte l’AUTORE Storico e scrittore assai profilico di origini aristocratiche,  Senofonte nasce ad Atene intorno  al 430 a.C. Durante l’adolescenza frequenta  Socrate. Nel 404 milita con i Trenta tiranni  e, una volta ristabilita la democrazia (403), è  costretto ad allontanarsi dalla pólis, forse condannato  all’esilio. Nel 401 partecipa con un contingente di diecimila  mercenari greci alla spedizione indetta da  Ciro il Giovane, figlio del re persiano Dario II,  contro il fratello Artaserse II e, dopo la sconfitta e la morte di Ciro, assume il comando del le  truppe greche allo sbando guidandone con  successo la ritirata. Della lunga marcia in territorio ostile, egli racconta  nella sua opera più celebre, l’ ,  Anabasi uno dei più antichi esempi di scrittura autobiografica e diaristica. La partecipazione diretta alle vicende narrata  fa di Senofonte uno storico  molto peculiare. Gli anni successivi lo vedono  combattere al servizio degli spartani prima  in Asia Minore contro i persiani, poi, nel 394, a  Coronea (città della Beozia, in Grecia), contro  i suoi stessi concittadini. In cambio dell’appoggio  ricevuto, gli spartani gli assegnano una  proprietà a Scillunte, vicino a Olimpia, dove  rimane dal 390 circa al 370, anno in cui si trasferisce  a Corinto. Muore intorno al 354. :  430 a.C. ca. nasce ad Atene : milita con  404 i Trenta tiranni : forse condannato all’esilio, si allontana da Atene 403 : partecipa alla spedizione di Ciro il Giovane contro Artaserse II e guida la ritirata dei diecimila mercenari greci 401 : combatte a Coronea al fianco degli spartani, contro i suoi concittadini 394 : si stabilisce a Scillunte in una proprietà assegnatagli dagli spartani 390 ca. : si trasferisce a Corinto 370 :  354 ca. muore Statua di Senofonte al di fuori del palazzo del Parlamento a Vienna. per immagini Greci e persiani al tempo di Senofonte Il temporaneo predominio spartano in Grecia, impostosi con la definitiva sconfitta di Atene nella guerra  del Peloponneso (404 a.C.), nascondeva un importante fattore di debolezza. Per vincere la guerra  Sparta era ricorsa all’aiuto finanziario dei persiani, ma ora si trovava nella difficile condizione di dover  fare i conti con la vittoria, perché il suo nuovo ruolo di “protettrice” del mondo greco le imponeva  di liberare le città greche dell’Asia Minore da quel dominio persiano che essa stessa aveva negoziato  in cambio dell’alleanza contro Atene. Nel 404, alla morte del re persiano Dario II, si aprì nell’Impero  persiano una contesa dinastica tra i due discendenti: Ciro il Giovane e il legittimo successore al trono  Artaserse II. Nel 401 a.C., favorendo la partenza di un contingente di mercenari, al quale partecipò  anche Senofonte, gli spartani sostennero Ciro, che però rimase ucciso in battaglia. In questa spedizione  Senofonte svolse un ruolo di primo piano: pur non essendo un generale, assunse con successo il  comando dei diecimila mercenari greci sopravvissuti e rimasti senza guida e riuscì a portare in salvo  la spedizione guidandoli attraverso le montagne dell’Armenia fino al Mar Nero. Dopo la sconfitta di  Ciro, i rapporti tra Sparta e la Persia  si lacerarono e lo scontro divenne inevitabile. Tutte le missioni spartane in  Asia fallirono e nel 386 a.C. Artaserse  II impose un accordo di pace che  ribadiva il controllo persiano sulle  città greche dell’Asia Minore e vincolava  l’intera Grecia, Sparta inclusa,  alla volontà della Persia. L’Impero persiano alla fine del V secolo e il percorso dei diecimila nell’Anabasi di Senofonte.  >> pagina 137  3.2 L’EDUCAZIONE GRECA VERSO UN IDEALE PANELLENICO L’instabilità  politica del mondo greco, flagellato da continue guerre intestine, e la  minaccia dell’Impero persiano favorirono l’entrata in scena del regno di Macedonia,  che sotto il governo di , salito al potere nel 360/359 a.C.,  Filippo II diede inizio a una campagna di conquista della Grecia. Ad Atene la politica  di Filippo innescò un acceso dibattito politico: il , che  partito filomacedone aveva tra i suoi sostenitori l’oratore , identificava nei persiani il principale  Isocrate nemico da combattere e sosteneva che solo un solido potere monarchico  esterno avrebbe posto fine alle guerre tra le e creato le condizioni  póleis per una grande coalizione in grado di sconfiggerli; il ,  partito antimacedone capeggiato da , vedeva al contrario nell’avanzata dei macedoni  Demostene un rischio per la libertà dei greci. Combinando forza militare e abilità diplomatiche, Filippo II riuscì a creare  una di cui assunse l’egemonia: con la fondazione  confederazione ▶  panellenica della Lega di Corinto (337 a.C.), le si impegnarono a non dichiararsi guerra  póleis l’un l’altra e a rispettare l’autorità del sovrano macedone, in vista dell’obiettivo  comune di liberare le città greche dell’Asia Minore dal dominio persiano. Anche se con Filippo II le continuavano ad esistere, a livello culturale  póleis il loro orizzonte si allargava,  orientandosi verso un ideale di   ▶  cosmopolitismo che caratterizzerà la  storia dell’ , il cui inizio  ⇒  età ellenistica è convenzionalmente fatto coincidere  con la morte di Alessandro  Magno, avvenuta nel 323 a.C. La produzione intellettuale, prima  incentrata sul ruolo del cittadino e  sulla vita collettiva della , ora si  pólis focalizza gradualmente sulla persona  , sul suo umana comportamento  , sulle sue possibilità di vivere  morale virtuosamente e di conquistare la  . La non è più solo un  felicità paidéia metodo per accompagnare i giovani  all’età adulta, ma diventa una forma  per il di perfezionamento pieno  del singolo. È in nome di questo ideale di educazione  sviluppo della personalità che è possibile costruire l’unità dei greci. :  panellenico che  comprende tutti  (da , “tutto”)  pan i greci, detti  anche elleni. : dal greco , “mondo”, e , “cittadino”, indirizzo di pensiero che considera tutti gli esseri umani come cittadini di una stessa patria universale. cosmopolitismo kósmos polítes radici delle parole la parola “ellenismo” indica propriamente il periodo della storia antica compreso tra la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e la conquista del Regno tolemaico d’Egitto da parte di Roma (31 a.C.). Letteralmente significa “grecizzazione”, in riferimento al fenomeno di ampia diffusione della lingua e della cultura greche. età ellenistica: In senso più ampio, assumendo come parametro non la sfera politica ma quella culturale, la datazione del periodo ellenistico può essere estesa fino al 529 d.C. (anno in cui viene chiusa l’Accademia platonica) ed esso può essere suddiviso in due fasi: età ellenistico-alessandrina (323-31 a.C.); età ellenistico-romana (30 a.C.-529 d.C.). L’ascesa della Macedonia sotto Filippo II (359-336 a.C.)  >> pagina 138  3.3 LA PANELLENICA DI ISOCRATE PAIDÉIA Prima logografo, cioè redattore  a pagamento di discorsi giudiziari, poi professore di eloquenza, il  longevo Isocrate (visse quasi un secolo, dal 436 al 338 a.C.) è considerato il  più celebre del mondo greco. maestro di oratoria e di educazione letteraria Ispirandosi a Gorgia, di cui fu discepolo, Isocrate diede continuità all’attività  aprendo ad Atene, intorno al 390 a.C., una   dei sofisti scuola di eloquenza fondata sulla retorica. Essa godette di grande fama e prestigio ed  entrò presto in concorrenza con l’Accademia di Platone, fondata sull’insegnamento  della filosofia. Era una scuola a pagamento aperta a tutti, della  durata di quattro anni. Frequentata da un numero ridotto di alunni (non più  di nove alla volta), aveva come finalità la formazione di che  professionisti con saggezza ed esperienza sapessero affrontare l’ e condurre  attività politica . affari pubblici e privati In linea con la sofistica e contro Platone, Isocrate nega la possibilità per  l’uomo di una conoscenza assoluta, di valicare i confini della , “l’opinione”;  dóxa screditando l’impostazione filosofica astratta del mondo delle idee di  Platone, identifica la sapienza nel saper stare nell’esperienza, nell’efficacia  pratica e nell’agire in modo giusto nel quotidiano. D’altra parte, egli prende anche le distanze dal relativismo etico dei sofisti:  la padronanza della parola e dell’argomentazione non si traduce in un mero  strumento di persuasione e affermazione di sé. L’eloquenza, per Isocrate, non  si limita all’efficacia e al successo nelle assemblee o nei tribunali, ma si nutre  di un sistema di . «Nulla di ciò che è fatto con  valori civici e patriottici saggezza viene fatto senza l’aiuto della parola», scrive nell’orazione . A Nicocle Egli , specialmente nell’educazione  attribuisce alla retorica un ruolo etico dei giovani: solo chi è correttamente educato a parlare bene sa assumere un  comportamento giusto nella vita quotidiana e politica. Il bravo oratore, secondo Isocrate, doveva godere, tra i cittadini, di fama,  prestigio e buona reputazione e possedere competenze letterarie e filosofiche.  Isocrate rivendica pertanto la   superiorità della cultura umanistica rispetto a quella scientifica. Come avveniva l’insegnamento della retorica nella sua scuola? Fondamentali  erano la e lo , come la voce, la buona  pratica sviluppo delle qualità innate memoria, la creatività, la disinvoltura, la dedizione al lavoro. L’insegnamento  della disciplina prendeva il via con un’esposizione dei principi generali di  composizione ed eloquenza. Dopodiché ogni alunno metteva in pratica le  teorie studiate, attraverso lo studio e il commento dei modelli proposti, che  erano le orazioni composte da Isocrate stesso. Il tirocinio si basava essenzialmente  sull’ e sull’ , di modo che ogni allievo potesse  esempio imitazione partecipare al processo creativo. Dal punto di vista politico il progetto pedagogico di Isocrate si fonda su  un . Essere greci non significa appartenere  forte sentimento di unità tra i greci alla medesima etnia, ma partecipare della medesima cultura e avere una  concezione condivisa dell’uomo. Superando l’orizzonte limitato della ,  pólis questo sentimento comune doveva portare alla formazione di una coalizione  antipersiana all’insegna di una . «Chiamiamo greci coloro  paidéia panellenica che hanno in comune con noi la cultura, piuttosto che coloro che hanno  lo stesso sangue», scrive Isocrate nell’orazione intitolata (380 a.C.  Panegirico circa), dove auspica che l’unione dei greci avvenga sotto l’ egemonia culturale  , «la scuola della Grecia». La cultura era ciò che univa la storia  di Atene delle greche, il fondamento della loro comune identità e lo strumento  póleis per impedire i conflitti interni. ⇒ |  T4 p. 155 I principi della scuola di Isocrate Busto di Isocrate, Roma, Villa Albani.  >> pagina 139  3.4 LA PEDAGOGIA DI ARISTOTELE Allievo di Platone, attivo ad Atene  ma legato alla corte dei macedoni, Aristotele , p. 140 elabora una  | ▶  L’AUTORE | visione pedagogica che riflette la tensione del momento storico in cui vive. In bilico tra la dimensione collettiva che caratterizza la , ormai in pieno  pólis declino, e quella più personale del cittadino-suddito, che egli sperimenta  vivendo per alcuni anni alla corte dei sovrani macedoni, il filosofo immagina  un progetto educativo che sviluppi le qualità del buon cittadino inserendolo  che sono però strettamente congiunte  in un ampio contesto di relazioni a una pratica virtuosa a livello individuale, con uno sguardo sempre  ben ancorato alla realtà dei fatti. Il filosofo che fonda il liceo Quando, nel 335 a.C., Aristotele si trasferisce  ad Atene con l’intenzione di fondarvi una scuola, essendo egli straniero e  non potendo perciò possedere terreni, utilizza un pubblico dedica ⇒  ginnasio to ad Apollo Licio, il Liceo, dove si trovavano un fabbricato e un giardino. La scuola prese anch’essa il nome di . All’interno del giardino vi era il  Liceo (dal greco , “passeggiata”, cioè “luogo di passeggio”), dove  Peripato perípatos il filosofo teneva le sue lezioni e dove lui e i suoi allievi pare fossero soliti meditare  e discutere camminando (da cui il nome di “peripatetici” attribuito ai  membri della scuola). Aristotele teneva corsi propri, ma nella scuola prestavano  servizio di insegnamento anche , che egli aveva chiamato  altri studiosi a collaborare al proprio fianco. Mentre nell’Accademia il metodo di insegnamento si fondava prevalentemente  sul dialogo tra maestro e allievo, nel Liceo lo strumento di trasmissione  del sapere era il . Nella scuola aristotelica fu perciò creata una  libro che raccoglieva diverse centinaia di manoscritti e che divenne  biblioteca probabilmente modello per la futura biblioteca di Alessandria. La vita si svolgeva in comune e la reggenza era affidata, a turno, a un membro  della scuola. Gli ambiti del sapere presi in esame erano diversi e numerosi,  tutti improntati però alla ricerca, all’osservazione, allo studio generale  e dei singoli casi, secondo metodologie differenti e adatte a ogni disciplina. Dell’intensa attività del Liceo possediamo oggi solamente gli ,  scritti esoterici quelli cioè destinati alla circolazione interna alla scuola, mentre nulla  abbiamo delle , destinate invece alla circolazione esterna e  opere essoteriche a un pubblico più ampio.   Video – Metodo induttivo e metodo deduttivo radici delle parole ginnasio:  questa parola deriva dal verbo greco , letteralmente  gymnázein “fare esercizi a corpo nudo”, che a sua volta deriva dall’aggettivo , “nudo”. Nell’antica  gymnós Grecia, infatti, il ginnasio era la scuola di ginnastica, la palestra dove i giovani si allenavano  nudi. Con il tempo i ginnasi divennero anche sedi di istruzione letteraria e musicale e luoghi di educazione spirituale, spazi di ritrovo consacrati a una divinità o intitolati a figure  di rilievo.  >> pagina 140    Aristotele L'AUTORE Aristotele nasce nel 384 a.C. a Stagira, una  piccola città della penisola calcidica, nella  Grecia nordorientale. Il padre Nicomaco,  che era il medico personale del re macedone  Aminta II, lo avvia fin da giovane all'interesse  per la medicina e la biologia, che lo accompagneranno  nelle sue ricerche per tutta la vita. Rimasto presto orfano, all’età di diciassette  anni si trasferisce ad Atene per diventare allievo  di Platone all’Accademia e vi rimane  per vent’anni, godendo di grande stima da  parte del maestro. Nel 343/342 è chiamato  dal re Filippo II in persona come precettore  del figlio Alessandro. Non sappiamo molto  dell’educazione che, per due o tre anni, impartì  al giovane Alessandro, se non che essa era centrata  sui poemi omerici, patrimonio pedagogico della grecità tutta, e sulle riflessioni politi che  connesse ai suoi doveri di futuro monarca. Nel 335, a un anno dalla morte di Filippo II  e dall’ascesa al trono del giovane Alessandro,  Aristotele, che aveva già lasciato da alcuni  anni la corte macedone, ritorna ad Atene per  fondarvi una propria scuola, il Liceo. Alla morte di Alessandro Magno, nel 323, ad  Atene si scatena una violenta reazione antimacedone.  Aristotele, che viveva lì da dodici anni  e aveva dato vita a una scuola la cui vastità di  indagine e il cui sforzo intellettuale rappresentano  qualcosa di unico per la storia dell’umanità,  è costretto ad abbandonare la città. Ritiratosi  a Calcide, nell’isola di Eubea, muore  l’anno successivo, a causa di una malattia di  cui soffriva da tempo. : nasce a Stagira, nella penisola Calcidica 384 a.C. : si trasferisce ad Atene per studiare all’Accademia 367 : si trasferisce a Pella, alla corte  343/342 macedone, come precettore di Alessandro : ritorna ad Atene e vi fonda il Liceo 335 : si trasferisce a Caldice, in Eubea 323 : muore 322  >> pagina 141  Una visione in bilico tra comunità e individuo Nel pensiero di Aristotele  la riflessione pedagogica è strettamente collegata al tema della e alla  virtù . dimensione etico-politica Il periodo storico in cui Aristotele vive è quello del tramonto della   pólis , in cui le città-Stato della Grecia vengono inglobate nel regno macedone,  classica diventando parte di un mondo dai confini più vasti e, di conseguenza,  più insicuro. Nel pensiero di Aristotele è possibile leggere le tracce di  questa delicata transizione. Le sue riflessioni teoriche sul tema dell’educazione  si collocano infatti in una tra la posizione intermedia valorizzazione  e il ridimensionamento della stessa a vantaggio della della comunità sfera  . individuale Secondo Aristotele , vale  ogni uomo è prima di tutto un  animale politico ▶ a dire è portato naturalmente a vivere in comunità e in relazione con gli altri,  a differenza degli dèi o degli esseri mostruosi, che non mostrano nessun  bisogno della vita associativa. L’uomo è anche un , dotato  animale razionale cioè di ragione, facoltà che lo distingue da tutti gli altri esseri viventi. In campo morale, agire secondo ragione significa stabilire un dialogo tra  questa e i sensi, in modo che la razionalità prevalga. Non si tratta di reprimere  i propri istinti naturali, ma di che educhino  farsi guidare da principi razionali a raggiungere un equilibrio tra estremi opposti. Così facendo, ognuno  potrà trovare il proprio posto all’interno della comunità e vivere bene in  relazione con gli altri, e potrà anche realizzare appieno se stesso. L’opera di Aristotele più ricca di spunti pedagogici  è la , dedicata alle diverse forme di governo  Politica esistenti. Altrettanto importante è l’ ,  Etica nicomachea dove l’educazione alla virtù, individuale e politica,  viene indicata come la vera strada da seguire in  ogni insegnamento. Affinché la goda di buona salute bisogna che  pólis i suoi cittadini siano educati al bene fin da giovanissimi.  Aristotele ritiene, infatti, che la bontà di una  comunità derivi dalla somma della bontà dei suoi  componenti. Educando e migliorando se stessi, ci  si prende cura dell’individuo e della comunità al  . La virtù è una disposizione attraverso  tempo stesso cui l’uomo diventa buono e compie bene la propria  , che si esplicita anche nella relazione  funzione razionale con gli altri. Non si tratta, però, di una facoltà  naturale, bensì di un’acquisizione che prevede un  lungo esercizio ai buoni comportamenti fin dalla più  tenera età. : in questa locuzione il termine “animale” significa propriamente “essere vivente” e l’aggettivo “politico” fa riferimento alla , cioè alla comunità civile, alla quale l’uomo appartiene per natura. animale politico pólis Pagina miniata dall’ di Aristotele, manoscritto del X secolo, Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. L’ è, assieme alla , l’opera di Aristotele che meglio sintetizza le sue riflessioni pedagogiche. Etica nicomachea Etica nicomachea Politica per immagini L’autorità di Aristotele Il dipinto fa parte di una serie comprendente  28 ritratti di uomini illustri del passato e del  presente che decoravano lo studiolo di Federico  da Montefeltro nel palazzo Ducale di Urbino. Questo e altri dipinti della serie furono realizzati  dal pittore fiammingo Giusto di Gand  (1430 ca.-1480 ca.) in collaborazione con il  pittore spagnolo Pedro Berruguete (1450 ca.- 1504 ca.). La filosofia di Aristotele ha avuto  una notevole influenza sul pensiero occidentale  dall’antichità all’età moderna. Sul piano pedagogico,  a lui risale l’idea dell’educazione come  azione rivolta al singolo, inteso come individuo  con le sue specificità ma inserito in un più ampio  contesto di relazioni. Giusto di Gand, , 1475 ca., Musée du Louvre, Parigi. Ritratto di Aristotele  >> pagina 142  L’educazione è compito dello Stato Aristotele afferma  che il programma pedagogico deve svolgersi  all’insegna di : il , il e il . I  tre principi giusto mezzo possibile conveniente capisaldi dell’educazione quindi sono: la ; moderazione l’ ; attinenza con il reale per se stesso e per gli altri. la , che non agisce mai in modo sconveniente  formazione dell’uomo virtuoso Se l’educazione è un addestramento individuale alla virtù in vista del buon  funzionamento della comunità, sarà   compito non del singolo ma dello Stato farsene garante, in maniera adeguata e previdente e in modo conforme ai  principi su cui lo Stato si fonda. Anche se il fine comune dell’educazione è la virtù, non esiste un tipo di  educazione ideale che sia valida per ogni situazione, ma ci saranno differenti  . A ogni  percorsi educativi, quante sono le forme costituzionali esistenti forma di governo, secondo Aristotele, deve dunque corrispondere una specifica  ; ogni Stato, a seconda della propria costituzione,  visione pedagogica dovrà avviare un percorso educativo che abbia come scopo il buon funzionamento  dei propri ordinamenti. Non può essere la stessa, infatti, l’educazione  necessaria al mantenimento di una comunità di stampo aristocratico e  quella funzionale alla democrazia: per quanto entrambe le forme di governo  perseguano lo stesso scopo, e cioè la creazione del buon cittadino e del buon  individuo, ciascuna dovrà farlo in modo differente.  >> pagina 143  Le tappe del processo educativo: la prima infanzia L’educazione dei giovani,  interamente diretta al corretto esercizio della ragione, deve essere scandita  per , legati alle differenti età. Nei primi anni di vita,  tappe e ambiti diversi quando ancora l’impulso, la volontà e il desiderio sovrastano il ragionamento  e il corretto utilizzo dell’intelletto, sarà per lo più la a farsi carico  famiglia di educare i fanciulli. In questa fase, secondo Aristotele, la cura del corpo  , la quale, per i primi tempi, deve  è prioritaria rispetto a quella dell’anima essere ammaestrata più con le buone abitudini che con il ragionamento. In primo luogo, il corpo dei bambini ha bisogno di essere sottoposto a un  , in modo che essi acquisiscano una certa resistenza  moderato allenamento fisica e siano in grado di combattere la naturale tendenza all’inerzia. Oltre  all’esercizio fisico, e in concomitanza con esso, sarà fondamentale il . gioco Ogni attività ludica deve necessariamente svolgersi secondo modalità appropriate  alla condizione sociale dell’uomo libero e sono da bandire tutte le attività  eccessivamente stancanti e sfrenate. In questa fase, accanto ai familiari,  il progetto aristotelico include la  presenza dei , magistrati  pedonomi preposti alla sorveglianza  del corretto svolgersi dei giochi  infantili. Il loro compito, in particolare,  è quello di vigilare sui racconti  e i discorsi uditi dai bambini,  sulle persone con cui vengono  a contatto e su ciò che essi osservano  in casa. Ognuno di questi  aspetti deve essere improntato al  decoro e scevro da scurrilità o atteggiamenti  servili. L’ educazione  viene praticata,  alla temperanza dunque, fin dalla tenera età. Charles Laplante, , incisione, 1866 ca. Nel 343/342 a.C. Aristotele si trasferisce a Pella, alla corte del re macedone Filippo II, come precettore del figlio di questi Alessandro. Aristotele fa lezione ad Alessandro Magno  >> pagina 144  Dalla fanciullezza all’età adulta Il programma aristotelico prevede che dai  sette anni fino alla pubertà, e dalla pubertà fino ai ventuno anni, lo Stato si  prenda cura dell’educazione dei futuri cittadini. Il percorso formativo verterà  sull’insegnamento delle seguenti discipline: , , e  scrittura ginnastica musica , ciascuna con un’importanza particolare e con scopi specifici. disegno La serve per apprendere e amministrare; il per poter  scrittura disegno meglio giudicare le opere degli artisti e per rappresentare le figure geometriche  e i confini; la per esercitare il corpo e forgiare il coraggio  ginnastica dell’anima, purché sia praticata con moderazione: infatti l’attività fisica, se  supera un certo limite, corre il rischio di “imbestialire” i corpi e le menti. Tutte  e tre le discipline hanno una motivazione pratica; lo scopo della ,  musica invece, è quello di formare gli animi. L’insegnamento della musica penetra  nella mente dei ragazzi in modo più efficace di ogni altro mezzo, contribuisce  a rendere, secondo Aristotele, «gli animi entusiastici, e l’entusiasmo è  un’affezione dell’anima di rilevanza morale». I giovani devono ricevere un’educazione  musicale e anche strumentale, quindi acquisire l’abilità di suonare  degli strumenti. Si avrà cura però di scegliere solamente gli strumenti che  contribuiscano a renderli , mentre saranno messi al  ascoltatori intelligenti bando quelli utilizzati dai professionisti, come la cetra e il flauto, che richiedono  virtuosismi e fatiche eccessive e quindi non si addicono all’uomo  libero. Il flauto, in particolare, va evitato perché impedisce l’uso della parola. Ogni materia appresa, anche quelle “utili” (scrittura, ginnastica, disegno),  ha come fine ultimo la libertà del pensiero da ogni vincolo pratico, un  . A questo deve tendere,  sapere perseguito per puro amore di conoscenza in ultima istanza, l’educazione dei giovani, e in ciò è possibile cogliere l’altro  aspetto fondamentale della filosofia di Aristotele, quello legato cioè alla   felicità dell’individuo, che coincide con la . pura contemplazione intellettuale Uomini e donne: differenti virtù, differenti percorsi educativi A differenza  degli uomini, secondo Aristotele, le donne non possiedono appieno  , ossia la capacità di compiere scelte in modo  la facoltà della deliberazione autonomo, pertanto non sono in grado di partecipare alla vita politica e associativa  al pari dei loro padri e mariti. La riflessione aristotelica sembra del tutto rivolta alla comunità maschile:  etica le virtù discusse da Aristotele, il modo di perseguire il bene e la felicità  sono tutte questioni che riguardano la vita degli uomini. Se tuttavia le  donne costituiscono la metà dei soggetti liberi all’interno della città, affinché  la goda di ottima salute occorre che anch’esse siano pólis virtuose, ma in un  . modo differente Inadatte per natura a effettuare delle scelte, secondo Aristotele le donne  sono altrettanto naturalmente portate all’ , così come, al contrario,  obbedienza gli uomini sono nati per comandare. Non sarà la stessa, allora, la  temperanza della donna e dell’uomo, e neppure il coraggio: in un caso si  tratta del coraggio di chi comanda e nell’altro di quello di chi obbedisce,  e altrettanto vale per le altre virtù. Il contributo femminile alla comunità,  allora, non riguarda la vita pubblica, ma è interamente rivolto alla dimensione  , ed è in questa direzione che deve procedere  domestica e familiare l’educazione delle donne. Fin dai primi anni di vita, il percorso pedagogico di ogni giovane fanciulla  deve essere orientato alla pratica della e alla temperanza preparazione alle  . Un matrimonio in giovane età la consegna alla custodia di un marito  nozze tutore, sotto l’auspicio di una prole numerosa e maschile. Per prepararsi al  che la società assegna loro, le fanciulle devono imparare a  ruolo riproduttivo esercitare una , diversa da quella degli atleti e degna  moderata attività fisica del loro status sociale. Un esercizio fisico troppo intenso risulterebbe sconveniente,  mentre un esercizio moderato è ritenuto necessario per giungere al  parto con fianchi sufficientemente forti e il respiro allenato, per affrontare un  «travaglio meno laborioso». Una volta che le donne sono affidate alla custodia del marito, il percorso  pedagogico sulla strada della temperanza non cessa, ma continua anche attraverso  i numerosi parti che, secondo Aristotele, contribuiscono a insegnare  la moderazione alle giovani donne dalla natura troppo esuberante. La maternità,  che infonde equilibrio, contribuisce infatti a esercitarle a una corretta  temperanza amorosa. Mentre i giovani maschi diventeranno un giorno adulti e autonomi, le  femmine, al contrario, non cessano mai di e, quindi, di  vivere sotto tutela dover essere educate. Soltanto in un ambito, quello dell’ amministrazione  , la donna esercita interamente la propria autorità e qualunque  domestica intervento maschile risulta come una prevaricazione. ⇒ |  T5 p. 156 Per il bene della comunità per immagini La difficile educazione del corpo femminile Questa opera inaugura la stagione cubista di Picasso. Le cinque figure femminili sono raffigurate ignorando qualsiasi legge anatomica: si tratta di corpi che appaiono, allo sguardo maschile, giunonici, nudi e plastici, quasi in movimento. Il corpo femminile è al centro del programma educativo riservato alle donne da Aristotele: prive della capacità di deliberare, dotate di un’anatomia destinata alla riproduzione, esse seguiranno un percorso pedagogico che le indirizzi alla vita domestica e ne addomestichi le passioni. Pablo Picasso, , 1907, Museum of Modern Arts, New York. Le demoiselles d’Avignon  >> pagina 146  3.5 LA ALESSANDRINA PAIDÉIA Alessandro Magno, nella sua breve vita,  in soli tredici anni riuscì a fondare un impero che comprendeva la Grecia e il  Vicino Oriente fino all’attuale India. Alla sua morte, nel 323 a.C., l’impero  macedone si divise in alcuni grandi regni. Il peso politico ed economico delle antiche diminuì: la forma politica  póleis della città-Stato aveva esaurito la sua funzione storica e culturale. Sorsero  organismi più ampi ed emersero altri centri urbani, spesso di nuova  fondazione, che conobbero un’intensa fioritura grazie soprattutto ai traffici  commerciali con l’Oriente. Le ellenistiche, come Pergamo,  nuove metropoli Antiochia, Alessandria d’Egitto, pur avendo alcune caratteristiche proprie  della città greca (ginnasi, teatri, santuari), erano abitate da una popolazione  mista, composta da greco-macedoni e popolazioni locali, e la distinzione tra  cittadini e stranieri non era più tenuta in considerazione a livello legislativo. Il greco, la lingua dei dominanti, si diffuse in tutti i regni, dando origine a  una . comunità internazionale di intellettuali I sovrani ellenistici legavano il proprio potere anche alla promozione delle attività culturali e presto le loro corti divennero dei veri e propri laboratori di cultura, con intellettuali che prestavano servizio all’interno di istituzioni finanziate o protette dal potere politico. All’inizio del III secolo a.C. la dinastia dei Tolomei promosse la costruzione, ad Alessandria d’Egitto, del  (un centro di ricerca consacrato alle Muse, aperto alle più diverse discipline) e della : un luogo di consultazione e catalogazione dove schiere di grammatici e si occupavano di commentare, correggere, copiare, autenticare e catalogare le opere degli scrittori greci, nonché di tradurre opere scritte in altre lingue. Raccolsero così tutto il patrimonio letterario e scientifico dei greci, contenuto in migliaia e migliaia di volumi scritti su papiro. Museo Biblioteca ▶  filologi La Biblioteca era ubicata all’interno del Museo; un’altra biblioteca più  piccola fu allestita all’interno del Serapeo, il tempio del dio Serapide. Il  non era soltanto un luogo di ricerca ma anche un ,  Museo polo didattico dove studiosi provenienti da ogni dove, sovvenzionati dallo Stato, tenevano  lezioni per chi volesse ricevere un insegnamento superiore. Gli edifici  del Museo accolsero gli studiosi più rinomati dell’epoca e vi fiorirono le  scuole letterarie, filologiche, mediche e matematiche più prestigiose, dotate  di strutture di ricerca all’avanguardia, come l’osservatorio astronomico,  il giardino zoologico, l’orto botanico. Funzionari stipendiati provvedevano  alle necessità materiali degli studiosi, che potevano così dedicarsi completamente  alle loro ricerche. Quali sono stati elaborati nel  modelli educativi e quali curricoli di studio ▶  mondo ellenistico a partire dall’età alessandrina? Il declino politico della muta profondamente il rapporto tra cittadino e società: prima partecipe della vita collettiva e della sua organizzazione, ora l’uomo greco è un semplice suddito inserito in uno spazio sociale contraddistinto da una varietà di popoli. pólis Dal punto di vista culturale ed educativo, in questa epoca avvengono alcune  trasformazioni rilevanti: la filosofia pone al centro della sua riflessione non più il cittadino ma l’ ; individuo , cui non viene necessariamente  la letteratura diventa un prodotto artistico demandata, come in epoca arcaica e classica, la trasmissione di valori  fondanti la comunità; si verifica la scissione tra , destinata a una élite, e , destinata all’intrattenimento di massa; letteratura colta cultura popolare si assiste al passaggio da una cultura orale, destinata a essere fruita da un  pubblico ristretto e presente all’esecuzione, alla , che diviene  cultura del libro lo strumento fondamentale per la trasmissione culturale in seno a  una comunità più ampia e dispersa, cosmopolita. A partire dall’età alessandrina e per tutto il periodo ellenistico, il modello educativo che si afferma nel Mediterraneo orientale è quello della (letteralmente “educazione circolare, complessiva”), ossia di una che abbraccia , quali: educazione fisica, educazione artistica, conoscenze basilari (alfabeto, sillabe, parole, recitazione, scrittura, computo), letteratura (studio e interpretazione delle opere classiche), studi scientifici specialistici (geometria, aritmetica, musica, astronomia) e insegnamenti superiori (medicina, retorica, filosofia). enkýklios  paidéia cultura  generale molteplici discipline L’ si articolava in , dai 7 ai 12 anni, e ,  istruzione ellenistica primaria secondaria fino a 19-20 anni, età a partire dalla quale era possibile ricevere  un’istruzione superiore incentrata sulla retorica, la filosofia e la medicina. L’educazione fisica, pur continuando a essere parte integrante della formazione,  subisce la competizione dell’ e della professionalizzazione; atletismo un declino simile colpisce la danza, che viene relegata a forma di spettacolo,  e la musica: queste discipline, che in epoca arcaica e classica erano state centrali  nell’educazione, cedono il passo agli studi letterari in pieno progresso. Si afferma inoltre il ,  predominio della cultura umanistica sugli studi scientifici che tendono a essere appannaggio di specialisti e ad avere un ruolo  minore negli studi secondari.   Video – Alessandria d’Egitto   Video – Il nuovo ruolo di suddito :  filologo studioso  di filologia,  disciplina che  si occupa dei  documenti  letterari di un  determinato  periodo cercando  di ricostruirne la  forma originaria  e la corretta  interpretazione. : il  curricolo contenuto  dell’insegnamento  ma anche un  percorso di  studio, che può  essere articolato  in diversi anni. I regni ellenistici all’inizio del III secolo a.C. Alla morte di Alessandro Magno, il suo vasto impero fu diviso in numerosi regni; i più importanti, retti da sovrani di stirpe macedone, erano: il regno di Macedonia, d’Egitto e di Siria. Le città della Grecia non furono incorporate in nessuna di queste unità territoriali: i macedoni controllavano dall’esterno la vita della attraverso il sistema delle leghe, forme di federazione improntate al principio dell’autonomia. póleis  >> pagina 149  SONO COMPETENTE  Scrivere un dialogo In questa unità abbiamo imparato che il dialogo può  essere sia un metodo filosofico sia uno strumento pedagogico.  Nei platonici queste due potenzialità  dialoghi sono ben espresse: la forma dialogica filosofica  si rivela essere la più adeguata alla costruzione  del sapere maieutico socratico e all’esercizio della  conoscenza di sé. In questo senso, la ricerca della verità si fonda su un  susseguirsi di domande allo scopo di originare un sapere  nascosto che diventa trasformativo di se stessi  e dei contesti in cui si vive. Anche l’insegnamento nell’Accademia si basava sul  dialogo a partire da temi di ricerca condivisi. Alla luce di questo, esercitatevi nella produzione di un  elaborato scritto a partire da una riflessione condivisa. In gruppi di tre, scrivete un dialogo sulla scuola e le  sue regole. Partite dalla vostra esperienza per portare  argomentazioni a favore e contro: la gratuità dell’insegnamento; la valutazione attraverso i voti; le regole specifiche della vostra scuola. per lo studio Su che cosa si basa il modello educativo persiano descritto e apprezzato da Senofonte? 1. In che cosa consiste l’ideale panellenico di Isocrate? 2. Qual è il fine dell’educazione nella visione pedagogica di Aristotele? 3. Che cosa si intende per e quali discipline ne fanno parte? 4. enkýklios paidéia     Per discutere INSIEME Sia nelle opere di Aristotele sia in quelle di Senofonte il sapere della  donna è legato alla sfera dell’amministrazione domestica. Rifletti e poi discuti con i compagni sui  modelli attuali di distribuzione dei compiti in famiglia. Quali competenze sono riconosciute, e a chi? Viene  valorizzato o sottovalutato il lavoro di cura quotidiano (prendersi cura degli spazi, delle persone e del loro  benessere)?