PAROLA D’ AUTORE ⇒ T1  | Ordinamenti dei comuni piemontesi L’educazione nella scuola comunale Il brano che segue è tratto dagli  , in cui si registrano gli accordi stabiliti tra il comune di Cuorgnè, rappresentato dal Consiglio dei Savi, e il maestro Bartolomeo incaricato di tenere scuola nella città. Ordinamenti dei comuni piemontesi C. Frova,  , Loescher, Torino 1973, p. 115 Istruzione e educazione nel medioevo Il maestro Bartolomeo promise, convenne, si impegnò e si obbligò a far scuola in questa località di Cuorgné, insegnando a scolari grandi e piccoli per un anno a partire dal lunedì 9 di questo mese. Promise di istruire i suddetti scolari e di sollecitarli continuamente ad apprendere, impartendo loro le dovute lezioni, facendo sì che le ripetano ad uno a uno, e procurando che l’uno insegni all’altro. Promise di non assentarsi da Cuorgné per più di un giorno il mese, così che gli scolari non perdano tempo, promise di educare i suddetti scolari nel timore e nell’amore di Dio, e nei buoni costumi, rispettosi, obbedienti, umili, onesti, che non dicano cose sconvenienti, male parole, menzogne, specialmente nei confronti dei genitori . 1 Promise di esporre agli scolari, nei giorni festivi, dopo la mezza e il vespro, passi di autori di scritti devoti e spirituali, di portarli in chiesa e di condurli in file per due e di badare che in chiesa gli scolari stiano fermi, composti, devoti, pettinati e puliti . 2 Promise di non farli passare al grado superiore se non dopo che abbiano assimilato bene la materia del grado inferiore: a se ignorano “quaderni”, al latino se ignorano e di istruirli in ogni cosa gradualmente e partendo dalle basi . […] Donato Donato 3 Ottemperando a queste clausole potrà esigere dagli scolari ai quali insegnerà a leggere e a scrivere 4 grossi; da quelli ai quali spiegherà e le parti della grammatica 12 grossi; da quelli di latino 20 grossi; da pagarsi in quattro rate di tre mesi in tre mesi. Donato  Il comune assegna al maestro un ruolo importante nella formazione morale degli alunni. Questo aspetto permette di sottolineare la grande rilevanza assegnata nella concezione educativa dell’epoca alla formazione dei costumi degli educandi. 1.  Al maestro il comune affida anche l’educazione religiosa degli alunni che frequentano la scuola comunale, sottolineando come questa si debba comporre di “momenti teorici”, incentrati sulla lettura di alcuni scritti devoti e spirituali, e su “momenti di pratica religiosa”, essenzialmente basati sull’assiduità nella frequenza delle celebrazioni domenicali. 2.  Con il termine   si fa riferimento all’  del grammatico latino Elio Donato, che era il testo solitamente adottato per apprendere le basi della grammatica latina. 3. Donato Ars minor Rispondi 1.   Quali compiti sono assegnati al maestro comunale rispetto alla formazione morale degli allievi?  Quali rispetto alla formazione religiosa degli stessi? 2.  Sul piano della formazione intellettuale, che tipo di distinzioni sono individuate dal comune all’interno della scolaresca? 3.  >> pagina 33 ⇒ T2  | Corrado di Megenberg Elogio della Facoltà delle Arti Nel terzo libro degli (1348-53) di Corrado di Megenberg si propone una presentazione della Facoltà delle Arti. Uno spazio rilevante è dedicato alla descrizione delle qualità di cui si deve adornare il maestro che insegna in questa Facoltà. Yconomica L. Bianchi, E. Randi (a cura di), , Pierluigi Lubrina editore, Bergamo 1989, pp. 75-76 Filosofi e teologi. La ricerca e l’insegnamento nell’università medievale Diciamo dunque che il maestro che regge una cattedra presso la Facoltà delle Arti di una vera scuola, e specialmente a Parigi, dove da lungo tempo questa Facoltà gode di particolari privilegi, deve concentrare in sé otto lodevoli qualità. In primo luogo deve istruirsi nello studio, in secondo luogo deve fruttuosamente svolgere le sue lezioni senza interruzioni, in terzo luogo deve procedere con ordine, in quarto luogo deve amare più la verità che l’originalità, in quinto luogo non deve inveire contro la fede cattolica, in sesto luogo deve essere morigerato, in settimo luogo deve fare attenzione ai bisogni della sua tavola, in ottavo luogo deve aborrire le promozioni simoniache […]. 1 A causa delle suddette caratteristiche, in conformità ai detti degli antichi, il vero filosofo viene comparato a un cigno […]. Il cigno è infatti un uccello dalle piume bianche ma dai piedi neri, che nuota con un piede usando l’altro per dirigersi […]; possiede forti ali che gli permettono di volare; canta con una voce dolce, nuota in acque pure e ha il collo lungo. Analogamente anche il perfetto filosofo, candido amatore della perfetta sapienza, è bianco per il candore dei suoi costumi e per la purezza delle sue virtù; canta dolcemente quando impartisce con diligenza il suo insegnamento […] manifestando con verità quanto del mondo è conoscibile; possiede forti ali, con cui vola verso gli oggetti della speculazione, ossia l’intelletto possibile e l’intelletto agente . 2 Con i suoi due piedi neri – la pazienza e l’umiltà – egli naviga sicuro nelle onde dell’umana fragilità: con il piede della pazienza taglia le onde e vince gli assalti delle avversità, mentre con il piede dell’umiltà si governa, come con una vela, nei venti denigratori dei superbi. C’è comunque un’ulteriore ragione per la quale i suoi piedi sono neri, ossia il fatto che viene disprezzato dal volgo: e questo perché gli uomini comuni sono dotati di ben poca pazienza e umiltà. 1. Dal profilo del maestro della Facoltà delle Arti delineato, emerge il ritratto di una persona dotta, morigerata e dalla condotta morale impeccabile. Questo quadro è confermato nei passi successivi dove il filosofo è paragonato al cigno proprio per la bontà dei costumi e la dedizione nell’insegnamento. 2. La distinzione tra intelletto possibile e intelletto agente è mutuata dal De anima (III, 4-5) di Aristotele. Nell’opera il grande filosofo parla di una parte passiva dell’intelletto, che è ricettivo della forma intellegibile in potenza, e di una componente attiva dell’intelletto, che fa diventare una conoscenza in potenza conoscenza in atto. In epoca medievale l’intelletto passivo di Aristotele è definito intellectus possibilis (in quanto ha la potenzialità di divenire tutte le cose), mentre l’intelletto attivo è definito intellectus agens (che rende compiuta la conoscenza). Rispondi 1.   Quali sono le otto qualità che debbono contraddistinguere il maestro della Facoltà delle Arti?  Perché il filosofo è paragonato al cigno? 2.  Quali sono le principali virtù di cui si deve adornare il filosofo? 3.