3. Il pensiero rosminiano Tra i filosofi più rilevanti dell’Ottocento, è figura poliedrica, che unisce alla profonda religiosità un’attività di studio costante nell’ambito politico, teologico, filosofico e pedagogico. 3.1 La prima regola della pedagogia Antonio Rosmini Serbati |    ▶ L’AUTORE  | Gli scritti pedagogici di Rosmini sono occasionali e derivano da una riflessione sull’uomo e sulla società più ampia, che rimanda a un’ quale base non solo del principio di conoscenza, ma anche della vita morale dell’uomo. idea dell’essere Il primo problema pedagogico che il sacerdote roveretano affronta concerne il . Ne tratta soprattutto nel saggio giovanile (1826), nel quale afferma che ogni tipo di intervento educativo deve essere indirizzato alla formazione di tutto l’uomo. Infatti, per Rosmini la e tale unità si realizza nell’adesione a una verità assoluta, che è quella comunicata da Dio attraverso la rivelazione. fine dell’educazione Sull’unità dell’educazione prima regola della pedagogia consiste nell’unità La visione pedagogica di Rosmini deriva da un’impostazione religiosa, che riconosce in Dio il principio e il fine di tutte le cose. Pertanto, la rappresentano l’aspetto principale dell’educazione e l’ , nello specifico, si pone a fondamento del processo educativo e a compimento di tutte le altre discipline. conoscenza e l’amore di Dio educazione religiosa   Video – L’educazione alla persona di Rosmini ⇒ |  T3 p. 349 La religione e l’unità dell’educazione umana   Antonio Rosmini Serbati L'AUTORE Antonio Rosmini Serbati nasce nel 1797 a Rovereto. Compiuti gli studi teologici presso l’università di Padova, riceve l’ordinazione sacerdotale (1821). A questo periodo risalgono i primi scritti educativi:   Dell’educazione cristiana   e il saggio   Sull’unità dell’educazione . Sviluppa presto un profondo interesse per la politica, che lo porta a entrare in contatto con l’ambiente culturale milanese, dove conosce Alessandro Manzoni, con il quale stringe una forte amicizia. Nel 1828 fonda una congregazione di insegnanti, l’Istituto della Carità. Quattro anni dopo nascono le Suore della Provvidenza, conosciute come “rosminiane”. Segue una fase di lavoro molto intensa, nella quale assume la direzione di numerose scuole elementari e del collegio di Domodossola, istituisce il Collegio degli educatori elementari e il Collegio dei missionari. A questa fase risale una delle sue opere più significative:  . Del principio supremo della metodica Nel 1848 prende la via di Roma come inviato di re Carlo Alberto che cerca il sostegno di Pio IX nella guerra contro l’Austria. La missione fallisce. Il papa lo porta con sé a Gaeta, ma la sua vicinanza al papa gli procura molti nemici, così, espulso da Gaeta, vede due delle sue opere teologiche più importanti,   e  , messe all’ . Costituzione secondo la giustizia sociale Le cinque piaghe della Santa Chiesa Indice Termina i suoi giorni nel 1855, amareggiato dalle polemiche. Un altro duro contraccolpo al pensiero rosminiano arriva con il decreto   (1888), che dichiara come pericolose quaranta proposizioni tratte da diverse opere del filosofo. Nel corso del Novecento è stato rivalutato grazie alle iniziative intraprese dai membri dell’Istituto della Carità (rosminiani) e dalla fondazione a Stresa del Centro Internazionale di Studi rosminiani. Post obitum  Nasce a Rovereto 1797  È ordinato sacerdote 1821  Fonda l’Istituto della Carità 1828  È inviato al papa da re Carlo Alberto 1848  Muore a Stresa 1855 Francesco Hayez, , 1853, Pinacoteca di Brera, Milano. Questo ritratto, considerato dallo stesso Hayez come uno dei suoi più significativi, fu da lui eseguito al cospetto di Alessandro Manzoni che dette loro ospitalità nella villa di Lesa sul lago Maggiore. Ritratto di Antonio Rosmini  >> pagina 342 Un altro problema di cui si occupa il filosofo roveretano concerne la questione del metodo didattico, che affronta nell’opera rimasta incompiuta . Nello scritto Rosmini assegna una codificazione scientifica ai principi metodologici. Egli individua «il principio supremo della metodica» nel metodo deduttivo, che procede da idee generali a casi particolari, dalla percezione globale a quella analitica. Egli ritiene questo metodo fruttuoso per ogni disciplina, a patto che si segua un ordine rigoroso che rispetti il , ovvero il processo che consente al discente di passare da ciò che conosce a ciò che non conosce. 3.2 Il supremo principio della metodica | Del principio supremo della metodica principio della gradazione Rosmini si occupa anche dell’applicazione pratica del metodo, per la quale individua i , che il maestro è tenuto a rispettare: gradi delle «intellezioni» La formula che esprime il metodo d’insegnamento in generale e che forma il principio supremo della metodica è dunque la seguente. Si rappresentino alla mente del fanciullo (e si può dire in generale dell’uomo) primariamente gli oggetti che appartengono al primo ordine di intellezioni; di poi gli oggetti che appartengono al second’ordine d’intellezioni; poi quelli del terzo e così successivamente in maniera che non avvenga mai che si voglia condurre il fanciullo a fare un’intellezione di second’ordine senz’essersi prima assicurati che la sua mente fece le intellezioni, a quelle rispettive, del primo ordine, e il medesimo si osservi colle intellezioni del terzo, del quarto e degli altri ordini superiori. A. Rosmini, , in Id., , Boniardi-Pogliani, Milano 1841, p. 54. Del principio supremo della metodica Risposta al finto Eusebio cristiano Frontespizio del saggio  nell’edizione del 1916 curata da Giovanni Gentile per la collana “Biblioteca di Filosofia e pedagogia” di Paravia. Del principio supremo della metodica   >> pagina 343 Un altro aspetto pedagogico affrontato da Rosmini riguarda la libertà di insegnamento. Tratta la questione in una serie di articoli apparsi nel 1854 nel giornale torinese “L’Armonia”, nei quali rivendica il diritto della Chiesa a insegnare e si oppone a ogni forma di monopolio statale nell’ambito della scuola. 3.3 La libertà di insegnamento Negli articoli il sacerdote roveretano entra nel merito del dibattito sul ruolo dello Stato e della società civile nell’educazione dei giovani, che era molto acceso al tempo, soprattutto nei territori sabaudi nei quali si stavano applicando leggi volte a limitare il potere della Chiesa. Per Rosmini il diritto a insegnare è fortemente condizionato dalle qualità morali e intellettuali di chi insegna. Da ciò ne deriva che , prima interprete della verità, spetti un rispetto ad altri soggetti, come la famiglia e lo Stato. alla Chiesa primato in questo settore   Approfondimento – Antonio Rosmini, La libertà d’insegnamento per lo studio  Qual è il fine dell’educazione secondo Rosmini? 1.  Che ruolo assegna alla religione nella sua visione pedagogica? 2.  In che cosa consiste il principio della gradazione? 3.     Per discutere INSIEME Soffermati sulla questione del diritto all’insegnamento ed esponi la tua posizione in proposito in un breve elaborato.