cultura elitista: cultura appannaggio di un élite e caratterizzata dal predominio dei suoi interessi. democrazia diretta: forma di governo in cui il potere è esercitato direttamente dai cittadini. Oggi non ci sono paesi governati da democrazie dirette, ma esistono strumenti (in Italia, il referendum abrogativo) con cui il popolo può esprimersi senza intermediazioni. barone: è un espressione dispregiativa con cui si indicano coloro che, in virtù di una posizione privilegiata, esercitano un controllo e un potere ingiustificati. autogestione: pratica politica caratterizzata dalla gestione di un organizzazione da parte di coloro che vi partecipano. e democratizzazione dell istruzione superiore (aumentava le rappresentanze studentesche negli organi collegiali, stanziava maggiori fondi, limitava alcuni privilegi della classe docente), secondo gli studenti non trasformava nella sostanza la gestione universitaria. La protesta, allargandosi via via all intero sistema universitario, raggiunge il livello di massima espansione nella prima metà del 1968. Per vari mesi gli studenti universitari sono i maggiori (se non i soli) protagonisti della scena politica italiana, tant è che la giornalista Rossana Rossanda (n. 1924), attenta cronista e analista del movimento, ha definito giustamente il Sessantotto l anno degli studenti . La protesta giovanile di massa manifesta in maniera dirompente una volontà di cambiamento e una rottura con il passato. L elemento che accomuna le varie frange del movimento è una critica radicale dell università e della scuola italiane, della presunta neutralità del sapere e della scienza, del distacco degli intellettuali dalla società, del sistema capitalistico e imperialistico. E anche se le cause della mobilitazione sono tante, il baricentro del conflitto è il sistema universitario e scolastico: un sistema arcaico, autoritario, selettivo e classista, antidemocratico e portatore di una cultura elitista. Contro di esso si solleva un movimento sorprendentemente vitale, in un primo momento interclassista, libertario, pacifista e nonviolento. In questo senso, il Sessantotto rappresenta un fenomeno politico inedito, totalmente diverso dalle proteste politiche del passato. Con le continue agitazioni studentesche nascono nuove forme di lotta, si organizzano manifestazioni di protesta a sostegno del popolo vietnamita e dei compagni arrestati, gruppi di studio e controcorsi , ossia corsi su tematiche specifiche, alternativi alla didattica tradizionale e tenuti dagli studenti stessi. Si sperimentano forme di democrazia diretta e di partecipazione dal basso attraverso assemblee di massa che prevedono il coinvolgimento diretto degli studenti nelle decisioni e nella gestione dell università. Il metodo assembleare, attraverso il lavoro e il potere collettivo, punta all assoluta democraticità, alla presa di coscienza dei problemi comuni da parte di tutti i partecipanti e alla formazione di una volontà politica non sottoposta ai condizionamenti delle organizzazioni politiche tradizionali. La contestazione non investe soltanto il sistema dell educazione e le istituzioni educative ma l intera società, perché il potere autoritario e selettivo del sistema universitario e dei suoi baroni altro non è che una diretta espressione del potere dominante e della società capitalista. Gli studenti credono fermamente che il diritto allo studio esteso a tutti, il controllo sulla propria formazione e l autogestione dell università siano destinati a rimanere dei miti, se non si innesca un cambiamento delle strutture sociali. L istituzione di un nuovo sapere, di un nuovo sistema formativo e pedagogico esige anche una nuova scala di valori, un nuovo modo di concepire la politica e di praticarla, con l obiettivo di trasformare l essere umano e la società. Il sogno dei sessantottini, quindi, è quello di creare una sorta di mondo alla rovescia , basato sulla libertà di tutti, l uguaglianza e la fraternità. 228 | SEZIONE 2 | Dalla Resistenza agli anni Ottanta del Novecento: educazione e cambiamento sociale |