zione delle persone con cui lavora e di confonderla con la realtà di quelle persone . importante, perciò, che l educatore assuma un atteggiamento autocritico. Lo scopo non è tanto di arrivare a conoscere veramente l educando ma, al contrario, di acquisire consapevolezza dell impossibilità di comprenderlo una volta per tutte e, pertanto, della necessità di disporsi a un ascolto costante. Spivak chiama questa pratica re-immaginare continuamente l altro. una scommessa che attraversa non solo i contributi teorici dell autrice ma anche la sua pratica educativa, sia come docente di letteratura comparata alla Columbia University di New York sia attraverso il suo impegno nelle aree rurali del Bengala occidentale, in progetti di alfabetizzazione APPROFONDIAMO IL COLONIALISMO NEI MANUALI SCOLASTICI ITALIANI DEL FASCISMO Da tempo viene denunciata la tendenza degli italiani a falsificare o rimuovere il proprio passato coloniale attraverso una confortante rappresentazione di sé come un popolo di brava gente. In che modo la pedagogia e, in particolare, la scuola italiana hanno contribuito ad alimentare questo mito? Su questo interrogativo si incentrano le ricerche di Gianluca Gabrielli (docente, n. 1964), che ha dedicato al tema numerosi scritti, tra cui Il curricolo «razziale . La costruzione dell alterità di «razza e coloniale nella scuola italiana (1860-1950), del 2015. Di particolare interesse è l analisi dei manuali scolastici che, secondo l autore, durante il periodo fascista hanno giocato un ruolo fondamentale nella creazione, diffusione e persistenza dell immaginario coloniale. Per decenni, infatti, hanno offerto una raffigurazione stigmatizzante dell altro, in particolare degli africani, descritti come disumani, mostruosi, cannibali e, in ogni caso, inferiori. In contrapposizione, hanno promosso un immagine della colonizzazione italiana come dispensatrice di progresso, giustizia e civiltà. Questo motivo di fondo è sopravvissuto al fallimento delle imprese coloniali. La generazione «cresciuta nella scuola fascista scrive Gabrielli si è così nutrita della fiaba dell imperialismo civilizzatore e ha pensato che solo le sorti avverse del secondo conflitto mondiale avessero interrotto questa grande opera di generosa emancipazione di popoli dalla barbarie o peggio questa doverosa sottomissione Il disegno mostrato in figura è tratto dall opuscolo Perché combatti (1940), realizzato dall ufficio di propaganda del Partito nazionale fascista. Il colonialismo italiano è celebrato come un opera di civilizzazione basata sulla collaborazione, in contrapposizione al colonialismo inglese, presentato come oppressivo e autoritario. di popoli incapaci per natura di autogovernarsi e di sfruttare le ricchezze della propria terra . Solo negli anni Settanta del Novecento, in corrispondenza della decolonizzazione e dei movimenti per i diritti civili negli Stati Uniti, il razzismo e lo sfruttamento coloniale hanno iniziato a essere messi in discussione, ma come un esperienza estranea alla storia italiana, senza quindi fare i conti con la propria implicazione nella vicenda coloniale. unità 9 | Pedagogie della liberazione, post-coloniali, decoloniali | 293