PAROLA D AUTORE verso il tempio di Atena. corsa in lacrime, e sembrava pazza, alla torre che sovrasta il campo di battaglia, per vedere se anche il marito è travolto dai Greci che avanzano. Ettore rovescia ancora una volta il suo cammino. Senza prendere respiro, ripercorre le strade dal centro della città fino alle sue porte. Qui incontra la famiglia. Guarda il figlio e, in silenzio, sorride. Ma Andromaca lo accosta piangendo e, prendendogli la mano, dice: Infelice, proprio il tuo valore ti ucciderà. Non hai pietà del piccolo ancora in fasce, né di me, che sarò vedova tra poco, quando gli Achei, tutti insieme, ti assaliranno. Ma senza di te, meglio che anche io muoia. Niente più di dolce, se tu muori, io avrò, soltanto dolore. Io non ho più padre, non ho madre. Il padre [ ] e tutti i fratelli, uccisi da Achille [ ]. La madre da Artemide [ ]. Ettore, tu sei per me sposo e insieme padre, madre, fratello. Non fare il figlio orfano, me vedova. Poi l ultimo argomento, che cerca di adattare a un linguaggio maschile: la prudenza non è vigliaccheria, è anzi la scelta strategica opportuna. Resta con noi sulla torre, raduna l esercito presso il fico selvatico: lì le mura sono più deboli, lì bisogna schierarsi a difendere, senza scendere avventatamente in campo. L eroe, però, non segue il codice della strategia ma quello dell onore, che dice proprio di esporsi al nemico. E non c è voce al mondo che possa spiegare questo bisogno di destino tragico a una moglie e a un figlio che vogliono vivere. Ora, nel confronto con la voce femminile, non si può più evitare il dolore. Scomparso il sospetto di un sottile bisogno di potere, che stava acquattato dietro le parole della madre o di Elena, scomparsa l intenzione segretamente avversaria nella voce di donna, rimangono sincerità e malinconia, che Ettore riconosce perché sono anche le sue. Scomparsa la contrapposizione rimane l identità. Con l Iliade l epica e la letteratura stessa dell Occidente stanno cominciando. Ma l amore sem- 134 | SEZIONE 1 | Psicologia del ciclo di vita bra quasi terminare proprio con quest opera. Perché il dialogo fra Ettore e Andromaca annuncia malinconia e fine? Perché la sua delicatezza non sarà più superata? Ci saranno ancora grandi passioni, ma mai più un armonia di sentimenti come questa. Omero non ci lascia solo il canone di epica, ma anche quello dell amore che non si piega e non si discute. Lo canta per la prima volta, ma per tutti i tempi. Lo so. So tutto questo. Ma avrei troppa vergogna dei Troiani e delle Troiane se non fossi in battaglia. Da sempre ho imparato a esser forte [ ] In fondo al cuore, so anche che Troia scomparirà, e con lei Priamo e tutto il suo popolo. Ma non penso al loro dolore, e a quello del padre, della madre o dei fratelli: penso a te [ ] alle tue grida quando gli Achei ti strapperanno via. Quel giorno sarò già stretto dalla terra. Dette queste parole, Ettore tende le braccia al figlio. Ma il bambino si rifugia contro il petto della balia con un grido, spaventato dall armatura e dall elmo sovrastato da un impressionante chioma. A questo punto, padre e madre sorridono. Ettore si sfila l elmo e lo pone a terra e può abbracciare il figlio. Risvegliato dal piccolo incidente, Ettore avverte ora il pericolo di chiudersi in una malinconia dove tutto è già accaduto. Formulando un augurio per il futuro, leva il figlio in alto con le braccia e con il pensiero. Questo gesto sarà per tutti i tempi il marchio del padre. [ ] In Ettore, la figura paterna mostra un unilateralità singolare. Come Abramo quando alza il coltello su Isacco, ha uno sguardo pieno di rispetto verso l alto, non verso il basso. esemplare quando onora il padre celeste, impacciato quando è padre a sua volta. Giungendo dalla battaglia, Ettore dà prova di devozione verso Zeus, padre degli uomini e degli dei. Rifiuta l invito della madre a libare in onore del dio, perché porta su di sé la polvere e il sangue della battaglia. Ma a questa consapevolezza del rapporto con il padre celeste, non corrisponde una con-