T4 Congedo del viaggiatore cerimonioso , 1965 Tratto da Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee versi liberi, prevalentemente settenari e ottonari, raggruppati in nove strofe di diversa lunghezza. I versi sono legati da rime e assonanze senza uno schema fisso. La poesia è chiusa da un verso isolato, in rima con il precedente Metro In questi versi prende forma il monologo di un viaggiatore che, giunto quasi alla fine di un lungo viaggio in treno, saluta i compagni. O, meglio, il monologo di un attore che, prima dell’uscita di scena, si accomiata dalla vita e dagli amici, tracciando un bilancio della propria esistenza.  Asset ID: 136 ( )  let-audlet-congedo-del-viaggiator410.mp3 Audiolettura Amici, credo che sia meglio per me cominciare a tirar giù la valigia. Anche se non so bene l’ora       d’arrivo, e neppure 5 conosca quali stazioni precedano la mia, sicuri segni mi dicono, da quanto m’è giunto all’orecchio     di questi luoghi, ch’io 10 vi dovrò presto lasciare. Vogliatemi perdonare quel po’ di disturbo che reco. Con voi sono stato lieto     dalla partenza, e molto 15 vi sono grato, credetemi, per l’ottima compagnia. Ancora vorrei conversare a lungo con voi. Ma sia.     Il luogo del trasferimento 20 lo ignoro. Sento però che vi dovrò ricordare spesso, nella nuova sede, mentre il mio occhio già vede     dal finestrino, oltre il fumo 25 umido del nebbione che ci avvolge, rosso il disco della mia stazione. Chiedo congedo a voi     senza potervi nascondere, 30 lieve, una costernazione. Era così bello parlare insieme, seduti di fronte: così bello confondere     i volti (fumare, 35 scambiandoci le sigarette), e tutto quel raccontare di noi (quell’inventare facile, nel dire agli altri),     fino a poter confessare 40 quanto, anche messi alle strette mai avremmo osato un istante (per sbaglio) confidare. il viaggiatore cerimonioso, che si immagina pronunci le parole del testo, si rivolge direttamente ai compagni di viaggio chiamandoli “amici”. 1. Amici: dal portabagagli (immaginiamo uno scompartimento ferroviario). 3. tirar giù: da quello che ho sentito dire. 9. da quanto m’è giunto all’orecchio: che porto, il disturbo comportato agli altri viaggiatori dalle operazioni di movimento della valigia. 13. che reco: ma accada ciò che deve accadere. Come dire “tant’è”. 19. Ma sia: nebbia densa e fitta. 26. nebbione: il disco rosso del segnale di arresto del treno. 27-28. rosso il disco: chiedo licenza, permesso di partire. 29. Chiedo congedo: abbattimento dell’animo, afflizione. 31. costernazione: costretti, obbligati. 41. messi alle strette: (Scusate. È una valigia pesante     anche se non contiene gran che: 45 tanto ch’io mi domando perché l’ho recata, e quale aiuto mi potrà dare poi, quando l’avrò con me.     Ma pur la debbo portare, 50 non fosse che per seguire l’uso. Lasciatemi, vi prego, passare. Ecco. Ora ch’essa è nel corridoio, mi sento     più sciolto. Vogliate scusare.) 55 Dicevo, ch’era bello stare insieme. Chiacchierare. Abbiamo avuto qualche diverbio, è naturale.     Ci siamo – ed è normale 60 anche questo – odiati su più d’un punto, e frenati soltanto per    . ▶ cortesia Ma, cos’importa. Sia     come sia, torno 65 a dirvi, e di cuore, grazie per l’ottima compagnia. Congedo a lei, dottore, e alla sua faconda dottrina.     Congedo a te, ragazzina 70 smilza, e al tuo lieve afrore di ricreatorio e di prato sul volto, la cui tinta mite è sì lieve spinta.     Congedo, o militare 75 (o marinaio! In terra come in cielo ed in mare) alla pace e alla guerra. Ed anche a lei, sacerdote,     congedo, che m’ha chiesto se io 80 (scherzava!) ho avuto in dote di credere al Dio. vero Congedo alla sapienza e congedo all’amore.     Congedo anche alla religione. 85 Ormai sono a destinazione. Ora che più forte sento stridere il freno, vi lascio davvero, amici. Addio.     Di questo, sono certo: io 90 son giunto alla disperazione calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento. Giorgio Caproni, , ed. cit. Poesie 1932-1986 Parola di Treccani Dal 1200 sino ad oggi, la parola ha attraversato i secoli giungendo ai nostri giorni piuttosto malconcia e impoverita. Sebbene ancora carica di un significato positivo (il rispetto delle buone maniere, l’esser gentili e garbati), la parola ha perso molto della sua originaria ricchezza. Nell’ideale medievale cavalleresco, chi viveva a corte (da cui deriva appunto il vocabolo ), non solo si distingueva per nobiltà di sentimenti, temperanza ed eleganza, ma doveva essere raffinato, capace di conversare con grazia e piacevolezza, oltre che leale e rispettoso verso gli altri. Cortesia cortesia cortesia l’ho portata. 47. l’ho recata: libero. 55. sciolto: scontro verbale, discussione accesa. 59. diverbio: trattenuti. 62. frenati: dalla parola facile, capace di discorsi ricchi e abbondanti. scienza, erudizione. 69. faconda: dottrina: magra, snella. odore acre e pungente, di solito associato al sudore. 71. smilza: afrore: luogo di ritrovo e ricreazione per giovani, sorto nella seconda metà dell’Ottocento, e legato alle scuole o alle parrocchie. Il ricreatorio permetteva lo svolgimento di giochi e attività sportive in un ambiente protetto, ed era frequentato principalmente dai giovani di estrazione popolare dei centri urbani, i cui genitori erano, durante il giorno, impegnati al lavoro. 72. ricreatorio: il delicato colorito del viso della fanciulla. 73-74. la cui tinta mite: suscita una vaga sensualità. 74. è sì lieve spinta: produrre un rumore acuto e penetrante. 88. stridere: grave turbamento, sbigottimento e sconcerto. 92. sgomento:  >> pagina 424 con il testo A tu per tu Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, durante il cosiddetto “boom economico”, con il complessivo miglioramento dei servizi, il viaggio in treno diventa esperienza di massa. Per lavoro o per turismo, gli spostamenti degli italiani si fanno sempre più comuni e i treni si trasformano in luoghi di socializzazione. Passeggeri di provenienze varie, di differenti estrazioni e professioni, di diverse età si incontrano e stanno molte ore insieme creando così una comunità momentanea, basata su conversazioni e confidenze. Alla fine del viaggio, però, in un’epoca in cui la tecnologia ancora non favorisce i rapporti a distanza, a chi scende si dà, quasi sempre, un addio definitivo. La poesia prende spunto, con una singolare mescolanza di garbo, ironia e tristezza, da questa ordinaria situazione: il banale commiato di un ossequioso viaggiatore che, giunto alla sua destinazione, è pronto per scendere, diventa, però, qualcosa di più complesso. Il lettore si chiede: dove è veramente arrivato? E a chi sta veramente dicendo addio? Non lo sappiamo noi né il personaggio ce lo dice: l’unica certezza è l’angoscia sottile e l’inesprimibile inquietudine che si insinuano in noi e ci portano a riflettere sul significato simbolico di questo viaggio, così reale e, nello stesso tempo, così misterioso. Paul Delvaux, , 1956. Notte di Natale  >> pagina 425 Analisi La poesia dà il titolo alla raccolta da cui è tratta che, oltre al , contiene “altre prosopopee”. Questo termine deriva dal greco e indica, in letteratura, la figura retorica della personificazione: si fa parlare, come se fosse presente, qualcuno che è morto o non è mai esistito, o qualcosa di astratto e inanimato. In effetti, in questo testo il discorso non viene pronunciato, come normalmente accade nella poesia lirica, da un soggetto che esprime e confessa direttamente il proprio sentire: e abbiamo, al posto suo, una controfigura, un , una persona interposta tra chi scrive e chi legge. si presenta in tal modo alla stregua di : come nella narrativa, o nel teatro, egli prende direttamente la parola e si rivolge al pubblico in un articolato . Congedo l’io lirico tradizionale è assente alter ego Il viaggiatore un vero e proprio personaggio monologo Ma attenzione: siamo veramente noi l’uditorio? Sono rivolti direttamente a noi lettori tutti i convenevoli e le cerimonie dell’uomo che sta per scendere dal treno? Non lo possiamo veramente dire: all’interno della , infatti, egli si rivolge agli astanti, i compagni di viaggio che, benché non parlino, si immaginano presenti. Abbiamo, infatti, un (v. 68), una (v. 70), un soldato ( , v. 75), un prete ( , v. 79), con i quali il personaggio rievoca i momenti positivi e negativi del percorso effettuato insieme. finzione scenica dottore ragazzina militare sacerdote Un pezzo teatrale : il treno è veramente un treno, il (v. 28) della stazione è effettivamente il segnale di fermata, la valigia è il reale bagaglio del viaggiatore e nello scompartimento si trova un certo numero di passeggeri, benché tutti anonimi. Tuttavia c’ situazione tanto ordinaria? Com’ sappia dove sta andando né conosca l’orario dell’arrivo? La (v. 31) che avverte nel salutare i compagni solo alla sua gentilezza un po’ affettata o manifesta un’inquietudine più grave? Insomma, avvolge – come il (v. 26) fuori dai finestrini – questo enigmatico viaggio. La poesia può essere letta secondo il suo senso letterale disco è molto che non torna: perché, per esempio, il viaggiatore dovrebbe sprecare tante parole, per di più così emotivamente enfatiche, in una è possibile che egli non costernazione è dovuta un’atmosfera di grande indeterminatezza nebbione ’impressione di essere di fronte a qualcosa di simbolico. Siamo, infatti, al cospetto di una lunga allegoria, il parlar figurato che, come dice l’etimologia greca, indica una cosa e ne significa un’altra. , come spesso accade in letteratura, va inteso come e la sua conclusione allude chiaramente alla morte. Molti segni del testo accreditano tale interpretazione: l’espressione / (vv. 20-21) si riferisce ai dubbi sul destino umano dopo la conclusione dell’esistenza terrena; la (v. 44) è il bagaglio di esperienze e vicissitudini che ciascuno porta con sé; il saluto ai personaggi che hanno accompagnato il viaggiatore somiglia a un addio alle cose importanti della vita, come la (v. 83), l’ (v. 84) o la (v. 85), ma anche la sensualità e la guerra. Che cosa lo attende dopo l’ultima stazione? Non c’ / , vv. 18-19) e la certezza che è , al quale non ci si può che rassegnare ( , v. 19), in una / (vv. 91-92). È naturale dunque che, fin dai primi versi, abbiamo come l Il viaggio metafora della vita Il luogo del trasferimento lo ignoro valigia pesante sapienza amore religione è alcuna risposta sicura: rimangono solo il rimpianto di non poter più intrattenere relazioni con gli altri ( Ancora vorrei conversare a lungo con voi inutile opporsi al destino Ma sia disperazione calma, senza sgomento Una moderna allegoria Con il suo impianto fortemente teatrale, la poesia richiama alle nostre orecchie un’aria d’opera: i versi sono brevi, cantabili, sapientemente ritmati e, soprattutto verso la fine, fitti di anafore. D’altra parte, è volutamente e il lessico, discorsivo e quasi burocratico ( , v. 20, e , v. 23, appartengono, per esempio, al linguaggio della pubblica amministrazione), è ironicamente ricco di . il tono colloquiale luogo del trasferimento nuova sede stereotipate formule di cortesia Tali scelte formali, che conferiscono alla poesia un’atmosfera leggera e quasi disimpegnata, entrano però in conflitto, man mano che ci inoltriamo nella lettura, con il sempre più chiaramente . In questa contrapposizione, tra l’agile scioltezza dell’espressione e la grave serietà del contenuto, risiede uno degli elementi di maggior fascino del componimento. significato drammatico del testo Un’agrodolce melodia  >> pagina 426 Laboratorio sul testo Comprendere Riassumi in 2-3 righe il contenuto informativo di ciascuna strofa.   1. Analizzare e interpretare Quale espediente metrico riesce a dare al testo un andamento colloquiale? Individuane alcuni esempi significativi.   2. Quali termini ed espressioni ti permettono di affermare che il monologo del viaggiatore è pronunciato su un treno?   3. Com’   4. è connotata la stazione d’arrivo? Quale funzione hanno le parentesi?   5. Quali sono i motivi per cui il viaggiatore è dispiaciuto di dover scendere? Se il viaggio è da intendere allegoricamente come la vita, quali aspetti di essa il viaggiatore ama?   6. (vv. 91-92) è 7. Disperazione calma  un’iperbole. a  una sinestesia. b  una metafora. c  un ossimoro. d Quale rapporto con la religione ha il viaggiatore? È possibile affermare che il congedo dalla vita del viaggiatore è totalmente laico?   8. competenze linguistiche Rileggi il componimento dal v. 29 al v. 55 e individua gli infiniti nelle loro diverse forme: infinito in frase subordinata, infinito sostantivato, infinito in forma fraseologica, infinito dipendente da verbi servili. 9. I verbi. L’infinito. PRODURRE Descrivi, in massimo 8 righe ciascuno, i personaggi da cui il viaggiatore prende congedo, facendo attenzione a inserire degli elementi dell’aspetto, dell’abbigliamento e dell’atteggiamento che li ricolleghino corrispettivo significato allegorico. 10. Scrivere per descrivere al SPUNTI PER IN CLASSE discutere Ti sembra efficace l’immagine del viaggio in treno come allegoria della vita umana? E che cosa pensi del congedo del viaggiatore? Prepara una breve esposizione orale (circa due minuti).  >> pagina 427 Se ti è piaciuto Treni e canzoni aproni mette insieme le due più frequenti rappresentazioni del treno: una perfetta e il migliore . Ma se il viaggiatore cerimonioso si congeda lasciando uno scompartimento, nelle canzoni di solito qualcuno resta a terra e si dispera vedendo l’amato allontanarsi. Da questo punto di vista un classico della canzone italiana come (1959) di Claudio Villa è del tutto simile a un grande successo dell’americano Bru­ce Springsteen, (1984). C metafora del viaggio della vita scenario per un addio Binario Downbound Train La ferrovia ha inoltre una straordinaria capacità di evocare luoghi esotici, come nei (1984) di , in cui un villaggio del deserto tunisino situato nei pressi di un lago salato diventa un magnifico miraggio per chi si sente a disagio nella civiltà occidentale moderna. Treni di Tozeur Franco Battiato Ma il treno ci può riportare anche a tempi lontani: una delle più amate canzoni di , (1972), racconta per esempio del gesto di un ferroviere anarchico, che nel primo Novecento lancia contro un treno di lusso la sua macchina a vapore, che per fortuna viene deviata su un binario morto. Francesco Guccini La locomotiva