arte viva Archeologia industriale: il Molino Stucky comprendo e apprezzo Nella seconda metà dell’Ottocento si costruiscono molti edifici industriali di grande valore che spesso nel secolo successivo vengono abbandonati. Da alcuni anni esiste una vera e propria disciplina, chiamata archeologia industriale, che studia questi fabbricati e li sottopone a progetti di recupero al fine di riutilizzarli per nuove attività. L’intervento di restauro e riuso del Molino Stucky a Venezia è un esempio emblematico. La costruzione dell’edificio inizia nel 1880 e si protrae fino ai primi decenni del Novecento. Nel 1920 il Molino è il più grande complesso industriale d’Europa per la lavorazione e la conservazione delle farine, che possono essere facilmente portate a Venezia a bordo delle imbarcazioni che attraversano la laguna. A questa stagione di massimo sviluppo segue un lungo periodo di declino, causato dal cambiamento del sistema di trasporto delle merci – che passa da quello via acqua a quello via terra – e dalla crisi economica dovuta alla Seconda guerra mondiale. Il Molino viene definitivamente chiuso nel 1955 e nell’arco dei quarant’anni successivi viene abbandonato e quasi dimenticato. Nel 1997 si avvia un progetto di recupero che prevede di collocare nell’edificio una serie di nuove residenze e un grande albergo. L’intervento viene bruscamente interrotto nel 2003 a causa di un incendio che scoppia nel cantiere e che compromette ulteriormente lo stato dell’antico edificio. Oggi le strutture più vecchie del Molino, realizzate a fine Ottocento in mattoni e in cemento, sono state interamente restaurate, mentre alcune parti andate perdute a causa del lungo abbandono sono state ricostruite nell’originario stile neogotico. Un attento lavoro di archeologia industriale ha permesso di collocare all’interno del Molino , rispettando però i caratteri dell’architettura storica: si può dire che oggi l’edificio sia risorto a nuova vita. nuove attività Il Molino Stucky durante la ricostruzione.