I SAPERI fondamentali la sintesi Francesco Guicciardini  Asset ID: 288 ( )  let-audlet-francesco-guicciardini200.mp3 Audiolettura La vita Francesco Guicciardini nasce a Firenze nel 1483 in una ricca famiglia aristocratica. Riceve un’educazione di stampo umanistico; i successivi studi di diritto ne completano la formazione e lo indirizzano verso la carriera politica, preferita a quella ecclesiastica. Nel 1511, il giovane Guicciardini è ambasciatore in Spagna presso Ferdinando il Cattolico. In questi anni abbozza la prima serie dei . Nel 1512, a Firenze tornano al potere i Medici: Guicciardini rientra in città e, in quanto uomo di fiducia della potente casata fiorentina, riceve da papa Leone X (Giovanni de’ Medici) la nomina a governatore di Modena nel 1516, e di Reggio Emilia nel 1517. Altri incarichi lo attendono con l’elezione di Clemente VII (Giulio de’ Medici): governatore della Romagna, consigliere del papa, luogotenente delle truppe pontificie. Al ritorno a Firenze, dopo il sacco di Roma del 1527, trova un mutato clima politico: la restaurazione della Repubblica lo esclude da ogni ruolo e lo costringe al volontario esilio nel Mugello. La forzata inattività dura poco. L’assedio e la presa di Firenze da parte delle truppe imperiali di Carlo V nel 1531 restaurano il potere mediceo e Guicciardini viene incaricato dal papa di eliminare i personaggi di spicco della caduta Repubblica. La scomparsa nel 1534 di Clemente VII lo spinge però a ritirarsi progressivamente a vita privata e a lavorare alla . Muore ad Arcetri nel 1540. Ricordi Storia d’Italia   i Ricordi Sono brevi riflessioni, scritte fra il 1512 e il 1530 e pubblicate postume, relative a vari argomenti e aspetti della vita, in particolare la politica. La natura non sistematica dell’opera la rende a tratti contraddittoria, perfetto esempio dell’insofferenza di Guicciardini verso ogni tentativo di ricomposizione unitaria della realtà. L’autore intende infatti registrare l’aspetto mutevole e frammentario del mondo reale, senza ignorare il dominio che la è in grado di esercitare sulle cose umane. Per Guicciardini l’uomo si trova dunque impossibilitato a comprendere la realtà secondo dogmi e teorie universali. All’individuo non rimane che salvaguardare la propria dignità («riputazione») sulla base della « », qualità naturale che va esercitata e rafforzata grazie all’esperienza e all’uso della «prudenza». ▶  fortuna ▶  discrezione L’uomo deve perseguire il « », cioè il beneficio personale, per quanto esso possa e debba coincidere con gli interessi della comunità e il bene dello Stato. L’ambizione è perciò ritenuta da Guicciardini legittima e virtuosa quando è caratterizzata da una forte valenza civica, sebbene le possibilità di incidere sulla realtà siano pressoché nulle. Il e il senso di fallimento centrali nel pensiero guicciardiniano si fondano sia sulla valutazione della natura umana come essenzialmente egoistica, sia sull’osservazione della tragica condizione politica italiana dell’epoca, a cui si può rispondere solo con la moderazione e la salvaguardia dell’ordine e del buon senso. ▶  particulare ▶  pessimismo La forma frammentaria dei è adatta a esprimere questa visione del mondo del tutto priva di teorizzazioni e schematismi. La scelta dell’aforisma porta l’autore a prediligere frasi caratterizzate da uno stile vivace e immediato, con incursioni nella lingua popolaresca. Ricordi La Storia d’Italia Per il racconto e il giudizio dei fatti che vanno dalla discesa in Italia di Carlo VIII (1494) alla morte di papa Clemente VII (1534) Guicciardini non si affida a teorie astratte o schemi arbitrari. La conoscenza diretta degli avvenimenti, le esperienze politiche e diplomatiche, lo studio delle fonti documentarie consentono all’autore di comporre la prima opera storiografica moderna. Lo stile della è diverso da quello dei : periodi ampi e articolati determinano una sintassi complessa, intesa a riprodurre la solennità della storiografia classica, mentre il lessico, così come raccomandava Pietro Bembo, guarda al modello boccacciano e trecentesco. Storia d’Italia Ricordi Gli scritti minori Le simpatie per il regime aristocratico e la lontananza da ogni prospettiva di democrazia, espresse nel (1512), sono ribadite da Guicciardini nel (1521-1526). In esso l’autore auspica per Firenze un governo oligarchico nel quale il potere di un gonfaloniere sia bilanciato dai rappresentanti delle famiglie agiate. Discorso di Logrogno Dialogo del reggimento di Firenze Nelle (1530) Guicciardini confuta le teorizzazioni dell’amico, rifiutando di considerare gli ordinamenti romani come modelli per il presente e ritenendo controproducente combattere il particolarismo insito nella politica italiana. Considerazioni intorno ai “Discorsi” del Machiavelli sopra la Prima Deca di Tito Livio La passione giovanile per la storiografia muove Guicciardini alla scrittura delle (1509), analisi degli eventi che vanno dal tumulto dei Ciompi (1378) sino al 1509, in cui è manifesta la volontà di approfondire le cause delle azioni e la rappresentazione dei personaggi e degli ambienti. Storie fiorentine Accanto ai testi di maggior rilievo, l’attività letteraria di Guicciardini produce inoltre relazioni, diari di viaggio, orazioni e un epistolario di circa 5000 lettere.