L epoca e le idee La lingua La codificazione del volgare Al modello linguistico di Bembo si contrappongono sperimentazioni e commistioni maccheroniche di latino e volgare. L impostazione di Bembo viene però portata avanti da autori e studiosi, come Leonardo Salviati, che ripropongono il modello del fiorentino trecentesco. In nome del regolismo e della purezza del fiorentino Salviati fonda nel 1582 l Accademia della Crusca. Tra norma e trasgressione Come abbiamo visto, il successo delle Prose della volgar lingua ha conferito a Pietro Bembo il ruolo di grande regolarizzatore della lingua letteraria italiana. La sua tesi arcaizzante, fondata sul modello di Petrarca e Boccaccio, ha prevalso su tutte le altre, anche se non mancano in tutto il corso del Cinquecento letterati che con le loro opere si mostrano estranei o ostili al suo classicismo restrittivo. La sperimentazione e il plurilinguismo affiorano nella mescolanza del latino e del volgare tipica del linguaggio maccheronico e in molte commedie che danno voce a personaggi e ambienti sociali e culturali diversi, senza trascurare sorprendenti incursioni nel dialetto (così avviene, per esempio, nelle opere teatrali di Pietro Aretino, di Giordano Bruno o di autori minori come il napoletano Giambattista Della Porta). Un regolismo dilagante Tuttavia il carattere normativo della cultura controriformistica accentua ulteriormente il desiderio di uniformare caratteri e stili dell espressione letteraria. Si parla, a questo proposito, di un vero e proprio regolismo : ogni aspetto della lingua deve essere soggetto a una codificazione precisa e priva di eccezioni. Significativo, per esempio, è il dibattito sorto sull uso dell articolo: davanti a consonante è opportuno usare la forma il o quella lo ? A far prevalere la prima ipotesi è il più influente filologo e grammatico dell epoca, il fiorentino Leonardo Salviati (1540-1589), il quale riprendendo gli spunti di Bembo in un opera dal titolo Avvertimenti della lingua sopra il Decamerone, indica nel Trecento il «buon secolo al quale rifarsi per contrastare la corruzione del fiorentino contemporaneo, troppo incline ad accogliere latinismi e forestierismi. Il modello ariostesco Lo stesso Salviati, non a caso tra i fondatori e tra i massimi promotori dell Accademia della Crusca (1582), si segnala per la sua battaglia senza quartiere contro ogni tentativo di compromettere la purezza del fiorentino: per esempio, ha una grande risonanza la sua polemica contro la Gerusalemme liberata e il suo autore, Torquato Tasso, accusato di aver adoperato forme difficili, costrutti innaturali, espressioni astruse, insomma di scrivere male. I fiorentinisti preferiscono di gran lunga i versi di Ariosto, che si aggiunge così a Petrarca e Boccaccio come grande modello linguistico da imitare. Pala di Leonardo Salviati, detto l Infarinato , fine XVI sec. Firenze, Accademia della Crusca. 961