T7 La tragicomica resa dei conti Atto II, scene XXIII-XXVI A spese di Eugenio, entusiasta per la piccola somma che Pandolfo gli ha fatto vincere, viene organizzata nella bisca una festa a cui partecipano Don Marzio, Pandolfo, Leandro e Lisaura. Anche Trappola si aggiunge ai camerieri della locanda per servire la tavola e approfittare in prima persona del banchetto. Nella sua euforia, Eugenio, volendo ravvivare la festa con presenze femminili, cerca di coinvolgere dapprima Placida (travestita da pellegrina per non farsi riconoscere dal marito, del quale è in cerca), poi Vittoria, sua moglie, che, a causa della maschera, non riconosce. La donna, sconvolta dalla proposta, si rifugia nella bottega di Ridolfo e sviene. Poi, in un istante, si scatena lo scompiglio. e Minacce duelli Scena ventitreesima Placida sulla porta della locanda, e detti. Oh cielo! Dalla finestra mi parve sentire la voce di mio marito; s’egli fosse placida qui, sarei giunta bene in tempo a svergognarlo. ( ) esce il Cameriere dalla biscaccia Quel giovine, ditemi in grazia, chi vi è lassù in quei camerini? ( al Cameriere che ) 5 viene dalla biscaccia Tre galantuomini. Uno il signor Eugenio, l’altro il signor Don Marzio, cameriere napolitano, ed il terzo il signor conte Leandro Ardenti. (Fra questi non vi è Flaminio, quando non si fosse cangiato nome). ( ) placida 1 da sé Evviva la bella fortuna del signor Eugenio. leandro tutti Evviva. ( ) 10 bevendo ( ). ( ) Caro galantuomo, fatemi un piacere, placida Questi è mio marito senz’altro da sé conducetemi su da questi signori, che voglio loro fare una burla. ( ) al Cameriere Sarà servita. ( ). ( CAMERIERE Solita carica 2 dei camerieri da sé; l’introduce per la solita ) 15 bottega del giuoco Animo, prenda coraggio, non sarà niente. ( ) ridolfo a Vittoria Io mi sento morire. ( ) vittoria rinviene ( Dalle finestre dei camerini si vedono alzarsi tutti da tavola in confusione, per la sorpresa ) di Leandro vedendo Placida, e perché mostra di volerla uccidere No, fermatevi! 20 eugenio Non fate! don marzio Levati di qui! leandro Aiuto, aiuto. ( ) placida fugge via per la scala ( Leandro vuol seguitarla 3 colla spada. Eugenio lo trattiene. Trappola con un tondino 4 25 di roba in un tovagliuolo, salta da una finestra e fugge in bottega del caffè. Placida esce dalla bisca correndo, e fugge nella locanda. Eugenio con arme 5 alla mano in difesa di ) Placida, contro Leandro che la insegue ( ) . DON MARZIO esce pian piano dalla biscaccia e fugge via, dicendo Rumores fuge 6 ( I camerieri della bisca passano nella locanda e serrano la porta. Vittoria resta in bottega, ) 30 assistita da Ridolfo Liberate il passo. Voglio entrare in quella locanda. ( leandro colla spada alla mano, ) contro Eugenio No, non sarà mai vero. Siete un barbaro contro la vostra moglie, ed io la eugenio difenderò sino all’ultimo sangue. Giuro al cielo, ve ne pentirete. ( ) 35 leandro incalza Eugenio colla spada Non ho paura di voi. ( eugenio incalza Leandro e l’obbliga rinculare 7 tanto che, trovando ) la casa della ballerina aperta, entra in quella e si salva a meno che non si sia. quando non si fosse: 1 incarico. carica: 2 inseguirla. : 3 seguitarla piattino. : 4 tondino con la spada. : 5 con arme “fuggi le chiacchiere”. Si tratta di una citazione dello scrittore e uomo politico romano Marco Porcio Catone, detto il Censore (ca 234-149 a.C.). Qui, però, Don Marzio potrebbe aver voluto dire “fuggi la confusione”, mostrando in questo modo una scarsa conoscenza della lingua latina, con un effetto decisamente comico. : 6 Rumores fuge indietreggiare. : 7 rinculare Scena ventiquattresima Eugenio, Vittoria e Ridolfo. Vile, codardo, fuggi? Ti nascondi? Vien fuori, se hai coraggio. ( eugenio bravando 8 ) Giuro al cielo che ti caverò tutto il sangue. 40 verso la porta della ballerina Se volete sangue, spargete il mio. ( ) vittoria si presenta ad Eugenio Andate via di qui, donna pazza, donna senza cervello. eugenio Non sarà mai vero, ch’io mi stacchi viva da voi. vittoria Corpo di Bacco, andate via, che farò qualche sproposito. ( eugenio 9 minacciandola ) 45 colla spada ( ) ridolfo con arme alla mano, corre in difesa di Vittoria, e si presenta contro Eugenio Che pretende di fare, padron mio? Che pretende? Crede, per aver quella spada, di atterrir tutto il mondo? Questa povera donna innocente non ha nessuno che la difenda, ma finché avrò sangue, la difenderò io. Anche minacciarla? Dopo tanti strapazzi che le ha fatti, anche minacciarla? Signora, venga con me e non abbia timor di niente. ( ) a Vittoria No, caro Ridolfo; se mio marito vuol la mia morte, lasciate che si soddisfaccia. vittoria Via, ammazzami cane, assassino, traditore; ammazzami, disgraziato; uomo senza riputazione, senza cuore, senza coscienza. ( Eugenio rimette la spada nel ) 55 fodero senza parlare, mortificato Ah, signor Eugenio, vedo che già è pentito, ed io le domando perdono, se ridolfo troppo temerariamente ho parlato. V. S. sa se le voglio bene, e sa cosa ho fatto per lei, onde anche questo mio trasporto lo prenda per un effetto d’amore. 1 0 Questa povera signora mi fa pietà. È possibile che le sue lagrime non inteneriscano il di lei cuore? ( ) 60 ad Eugenio ( ) eugenio Si asciuga gli occhi, e non parla Osservi, signora Vittoria, osservi il signor Eugenio. ( ) Piange, ridolfo piano a Vittoria è intenerito, si pentirà, muterà vita, stia sicura che le vorrà bene. Lagrime di coccodrillo. Quante volte mi ha promesso di mutar vita! Quante vittoria volte colle lagrime agli occhi mi ha incantata! Non gli credo più; è un traditore, 65 non gli credo più. ( eugenio freme tra il rossore e la rabbia. Getta il cappello in terra da disperato, e senza ) parlare va nella bottega interna del caffè minacciando, facendo il gradasso. : 8 bravando esclamazione che esprime stupore e meraviglia (analoga a “perbacco”). Corpo di Bacco: 9 impeto, forte emozione. trasporto: 10 Scena venticinquesima Vittoria e Ridolfo. Che vuol dire che non parla? ( ) 70 vittoria a Ridolfo È confuso. ridolfo Che si sia in un momento cambiato? vittoria Credo di sì. Le dirò, se tanto ella, che io, non facevamo altro che piangere ridolfo e che pregare, si sarebbe sempre più imbestialito. Quel poco di muso duro che abbiamo fatto, quel poco di bravata, l’ha messo in soggezione, e l’ha fatto cambiare. 75 Conosce il fallo, vorrebbe scusarsi, e non sa come fare. 1 1 Caro Ridolfo, andiamolo a consolare. vittoria Questa è una cosa, che l’ha da fare V. S., senza di me. ridolfo Andate prima voi, sappiatemi dire come ho da contenermi. vittoria 1 2 Volentieri. Vado a vedere; ma lo spero pentito. ( ) 80 ridolfo entra in bottega riconosce l’errore. Conosce il fallo: 11 come devo comportarmi. come ho da contenermi: 12 Scena ventiseiesima Vittoria, poi Ridolfo. Questa è l’ultima volta che mi vede piangere. O si pente, e sarà il mio caro vittoria marito; o persiste, e non sarò più buona a soffrirlo! 1 3 Signora Vittoria, cattive nuove; non vi è più! È andato via per la porticina. ridolfo 1 4 Non ve l’ho detto ch’è perfido, ch’è ostinato? 85 vittoria Ed io credo che sia andato via per vergogna, pieno di confusione, per non ridolfo aver coraggio di chiedere scusa, di domandarle perdono. Eh, che da una moglie tenera, come son io, sa egli quanto facilmente può vittoria ottenere il perdono. Osservi. È andato via senza il cappello. ( ) 90 ridolfo prende il cappello in terra Perché è un pazzo. vittoria Perché è confuso; non sa quel che si faccia. ridolfo Ma se è pentito, perché non dirmelo? vittoria Non ha coraggio. ridolfo Ridolfo, voi mi lusingate. 95 vittoria Faccia così: si ritiri nel mio camerino; lasci che io vada a ritrovarlo, e spero ridolfo di condurglielo qui, come un cagnolino. Quanto sarebbe meglio, che non ci pensassi più! vittoria Anche per questa volta faccia a modo mio, e spero non si pentirà. ridolfo Sì, così farò. Vi aspetterò nel camerino. Voglio poter dire che ho fatto tutto 100 vittoria il fattibile per un marito. Ma se egli se ne abusa, giuro di cambiare in altrettanto sdegno l’amore. ( ) 1 5 entra nella bottega interna Se fosse un mio figlio, non avrei tanta pena. Sono stato allevato in casa sua, ridolfo lo assisto per inclinazione, per gratitudine, e per compassione. ( ) 1 6 parte capace di sopportarlo. buona a soffrirlo: 13 notizie. nuove: 14 se ne approfitta. se ne abusa: 15 carattere. inclinazione: 16 >> pagina 382 Dentro il TESTO I contenuti tematici Le scene ventitreesima e ventiquattresima rappresentano il , a metà strada fra la tragedia e la farsa: Leandro insegue Placida armato, provocando l’intervento a catena degli altri uomini; Eugenio difende la donna e poi minaccia Vittoria con la spada, inducendo Ridolfo a intervenire per proteggere lei e ricondurre alla ragione lui. Eugenio ha perso ogni punto di riferimento, rendendosi ridicolo; torna in sé solo quando viene messo alle strette dalla risoluta Vittoria ( , r. 53), mostrandosi avvilito e disorientato. culmine della vicenda Via, ammazzami cane, assassino, traditore La concitazione delle scene è funzionale agli scopi pedagogici dell’autore; attraverso il parapiglia che si scatena tra la caffetteria e la bisca, Goldoni mostra infatti come i siano , e come la loro mancanza provochi disordine e generi violenza. valori del rispetto e della misura essenziali alla convivenza civile Perdita dei valori e degrado sociale Le scelte stilistiche In questi passaggi della commedia, Goldoni opera molte concessioni al , non solo per i fatti che mette in scena (le minacce di morte, le sfide armate, gli svenimenti), ma anche per lo stile che caratterizza il linguaggio dei singoli personaggi. Si trovano esclamazioni enfatiche ( , r. 2), esternazioni dal tono tragico ( , r. 17), espressioni che evocano la tradizione cavalleresca ( , r. 31; , rr. 33-34), accenti infuocati e discorsi melodrammatici ( , r. 39), proclami eroici propri della tragedia ( , r. 41). Nell’economia della commedia, il tafferuglio dura soltanto un breve istante, ma avvezzi all’esasperazione di passioni e sentimenti, preparando l’epilogo. gusto per il patetico tipico del melodramma Oh cielo! Io mi sento morire Liberate il passo io la difenderò sino all’ultimo sangue Vile, codardo, fuggi? Se volete sangue, spargete il mio coinvolge emotivamente gli spettatori Uno stile melodrammatico La drammaticità della scena è smorzata dalla figura di Don Marzio, il quale, proferendo una battuta in latino, si defila prima di correre qualche pericolo. La citazione dotta vorrebbe essere un segno di distinzione dagli altri personaggi, come se egli, da aristocratico, preferisse non immischiarsi in volgari liti familiari; in realtà, Don Marzio teme la piega violenta che ha assunto il litigio. L’espressione stessa, d’altra parte, lo mette in ridicolo: sulle labbra di un impenitente pettegolo qual è il nobile napoletano, infatti, l’affermazione proverbiale attribuita a Catone il Censore – (r. 28), cioè “Fuggi le chiacchiere” – non può che suscitare il riso, per il contrasto che essa genera con la realtà delle cose. Rumores fuge Il latino di Don Marzio Verso le COMPETENZE Comprendere Riassumi il contenuto del brano in circa 10 righe. 1 Analizzare Quali epiteti e 2 appellativi riserva Vittoria al marito? Quale aspetto negativo del carattere di Eugenio stigmatizza in particolare? Attraverso quali scelte stilistiche viene resa la concitata reazione di Eugenio alla vista della moglie? 3 Interpretare 4 Quale significato attribuisce Ridolfo al fatto che Eugenio sia andato via senza cappello? 5 Quale tipo di rapporto si instaura tra Ridolfo e Vittoria?