T2 La salubrità dell’aria Odi Parini compone quest’ode nel 1759 su un argomento proposto dall’Accademia dei Trasformati: l’aria. Allontanandosi decisamente dalle vuote idealizzazioni arcadiche della vita agreste, egli affronta il concreto problema dell’inquinamento atmosferico e ambientale. È una delle odi più direttamente connesse ai temi illuministici, e il suo interesse è legato soprattutto all’innesto di termini tecnici e concreti, di solito esclusi dal lessico poetico, in un contesto stilistico e formale elevato, a tratti aulico. Strofe di 6 settenari (i primi 4 a rime alternate, seguiti da un distico a rima baciata). Metro La sana e la malsana vita agreste condizione urbana Parafrasi Oh beato terreno del vago mio, Eupili ecco al fin nel tuo seno m’accogli; e del natìo aere mi circondi, 5 e il petto avido inondi. Oh terra felice del mio bel ( ) lago di Pusiano ( ), finalmente mi accogli nel tuo abbraccio ( ); e mi avvolgi con l’aria del luogo natale, e mi riempi il petto desideroso ( ) di aria pura. 1-6 vago Eupili seno avido nome latino del lago di Pusiano, in Brianza. : 2 Eupili Già nel polmon capace urta sé stesso e scende quest’etere vivace, che gli egri spirti accende, 10 e le forze rintegra, e l’animo rallegra. Già nel polmone che si dilata ( ) quest’aria tonificante ( ) entra impetuosamente ( ), guarendo gli spiriti malati ( ), rinvigorendo le forze indebolite e rallegrando l’animo. 7-12 capace etere vivace urta sé stesso e scende egri spirti Però ch’austro scortese qui suoi vapor non mena: e guarda il bel paese 15 alta di monti schiena, cui sormontar non vale Borea con rigid’ale. Perché ( ) lo scirocco nocivo ( ) non arriva qui a portare umidità ( ): e un’alta catena ( ) di monti, che la tramontana ( ) non riesce a valicare con il suo soffio gelido ( ), protegge ( ) il paese. 13-18 Però ch’ austro scortese vapor schiena Borea rigid’ale guarda Né qui giaccion paludi, che dall’impuro letto 20 mandino a i capi ignudi nuvol di morbi infetto: e il meriggio a’ bei colli asciuga i dorsi molli. Qui non ristagnano paludi che dal fondo fangoso ( ) emanino verso le teste non protette delle persone ( ) una nebbia ( ) infetta di malattie: il sole di mezzogiorno ( ) rende asciutti i dorsi bagnati di rugiada ( ) dei bei colli. 19-24 impuro letto a i capi ignudi nuvol meriggio molli Pera colui che primo 25 a le triste ozïose acque e al fetido limo la mia cittade espose; e per lucro ebbe a vile la salute civile. 30 Possa morire ( ) colui che per primo espose la mia città alle infide ( ) acque stagnanti ( ) e al fango maleodorante ( ); 25-30 Pera triste ozïose fetido limo e che per sete di guadagno ( lucro ) disprezzò ( ebbe a vile ) la salute dei cittadini. Milano, come più avanti (v. 68) . la mia cittade: 28 città superba Parini allude agli interessi economici dei possidenti agrari, che avevano deciso di allagare le campagne intorno alla città per coltivarvi riso e foraggio. per lucro: 29 Certo colui del fiume di Stige ora s’impaccia tra l’orribil bitume, onde alzando la faccia bestemmia il fango e l’acque, 35 che radunar gli piacque. Certamente costui ora si dibatte ( ) nel fango orrido ( ) del fiume Stige, da cui sollevando il viso maledice ( ) il fango e le acque che decise di raccogliere intorno alla città. 31-36 s’impaccia orribil bitume bestemmia fiume infernale. Stige: 32 Mira dipinti in viso di mortali pallori entro al mal nato riso i languenti cultori; 40 e trema o cittadino, che a te il soffri vicino. Guarda gli agricoltori malati ( ), segnati in viso da un pallore mortale in mezzo al riso maledetto ( ); e trema, o cittadino, tu che sopporti ( ) di averne la coltivazione così vicina a te. 37-42 languenti cultori mal nato soffri malattie come la malaria colpivano spesso, ancora fino alla metà del Novecento, i coltivatori di riso, a causa delle condizioni insalubri dell’ambiente in cui si svolgeva il lavoro. languenti cultori: 40 Io de’ miei colli ameni nel bel clima innocente passerò i dì sereni 45 tra la beata gente, che di fatiche onusta è vegeta e robusta. Io nel bel clima privo di pericoli ( ) dei miei dolci ( ) colli vivrò felicemente tra gente lieta, che, per quanto gravata ( ) dalle fatiche, è sana ( ) e florida ( ). 43-48 innocente ameni onusta vegeta robusta Qui con la mente sgombra, di pure linfe asterso, 50 sotto ad una fresc’ombra celebrerò col verso i villan vispi e sciolti sparsi per li ricolti; Qui, con la mente libera, purificato ( ) in acque limpide, al riparo di un’ombra fresca, celebrerò con i miei versi i contadini vivaci e agili ( ) sparsi per i campi coltivati ( ); 49-54 asterso vispi e sciolti ricolti l’aggettivo significa letteralmente “lavato”. asterso: 50 e i membri non mai stanchi 55 dietro al crescente pane; e i baldanzosi fianchi de le ardite villane; e il bel volto giocondo fra il bruno e il rubicondo, 60 e le loro membra instancabili nella coltivazione del grano ( ); e i fianchi esuberanti ( ) delle spavalde contadine ( ); e il loro bel volto allegro, abbronzato e vermiglio, 55-60 dietro al crescente pane baldanzosi ardite villane dicendo: Oh fortunate genti, che in dolci tempre quest’aura respirate rotta e purgata sempre da venti fuggitivi 65 e da limpidi rivi. dicendo: Oh genti fortunate, che in un clima mite ( ) respirate quest’aria sempre mossa ( ) e purificata ( ) da venti fugaci ( ) e da limpidi ruscelli ( ). 61-66 dolci tempre rotta purgata fuggitivi rivi Ben larga ancor natura fu a la città superba di cielo e d’aria pura: ma chi i bei doni or serba 70 fra il lusso e l’avarizia e la stolta pigrizia? La natura fu ben generosa di cielo e d’aria pura anche ( ) nei confronti di Milano ( ): ma chi conserva ora quei bei doni, fra il lusso e l’avidità ( ) e la dissennata indolenza? 67-72 ancor la città superba avarizia Ahi non bastò che intorno putridi stagni avesse; anzi a turbarne il giorno 75 sotto a le mura stesse trasse gli scelerati rivi a marcir su i prati Non fu sufficiente, ahimè, che avesse intorno stagni putridi; anzi, per inquinare ancor più la propria aria ( ), essa ha portato ( ) fin sotto le sue mura le acque maledette ( ) per farle marcire sui prati 73-78 il giorno trasse scelerati rivi le cosiddette “marcite” erano una tecnica agricola tipica della Pianura Padana: grazie all’allagamento artificiale dei campi, essa permetteva di produrre foraggio anche nella stagione fredda. a marcir su i prati: 78 e la comun salute sagrificossi al pasto 80 d’ambizïose mute, che poi con crudo fasto calchin per l’ampie strade il popolo che cade. e la salute collettiva ( ) fu sacrificata ( ) per procurare il pasto a lussuose pariglie ( ) di cavalli, le stesse che poi, con crudele ostentazione di ricchezza ( ), calpestano ( ) sulle ampie strade il popolo, che ne è travolto. 79-84 comun sagrificossi ambizïose mute crudo fasto calchin A voi il timo e il croco 85 e la menta selvaggia l’aere per ogni loco de’ varj atomi irraggia, che con soavi e cari sensi pungon le nari. 90 A voi il timo, lo zafferano ( ) e la menta selvatica riempiono in ogni luogo l’aria dei loro vari effluvi aromatici ( ), che stimolano ( ) le narici con sensazioni ( ) dolci e gradevoli ( ). 85-90 croco atomi pungon sensi soavi e cari si riferisce ai contadini brianzoli, contrapposti agli abitanti della città. A voi: 85 Ma al piè de’ gran palagi là il fimo alto fermenta; e di sali malvagi ammorba l’aria lenta, che a stagnar si rimase 95 tra le sublimi case. Invece ai piedi dei palazzi cittadini alti mucchi di letame ( ) imputridiscono; e ammorbano con esalazioni nocive ( ) l’aria inerte ( ), che è rimasta a stagnare fra gli alti ( ) edifici. 91-96 fimo di sali malvagi lenta sublimi Quivi i lari plebei da le spregiate crete d’umor fracidi e rei versan fonti indiscrete; 100 onde il vapor s’aggira, e col fiato s’inspira Qui le case dei poveri ( ) rovesciano in strada cascate sconvenienti ( ) di liquami malsani e nocivi ( ) dai vasi più umili ( ); da essi ( ) si diffonde ( ) un fetore ( ) che si inala respirando ( ). 97-102 i lari plebei fonti indiscrete fracidi e rei spregiate crete onde s’aggira vapor col fiato s’inspira in città. per metonimia “case”; nella religione romana i lari erano le divinità protettrici della casa. Quivi: 97 lari: per metonimia “pitali”, “vasi da notte”. spregiate crete: 98 sono le deiezioni umane. forma antica per “fradici”, “marci”. umor: 99 fracidi: Spenti animai, ridotti per le frequenti vie, de gli aliti corrotti 105 empion l’estivo die: spettacolo deforme del cittadin su l’orme! Animali morti ( ), abbandonati per le vie affollate ( ), riempiono il giorno d’estate con le loro esalazioni malsane ( ): che spettacolo ripugnante sul cammino ( ) dei cittadini! 103-108 Spenti animai frequenti aliti corrotti su l’orme singolare collettivo. del cittadin: 108 Né a pena cadde il sole che vaganti latrine 110 con spalancate gole lustran ogni confine de la città, che desta beve l’aura molesta. E appena cala il sole, i carri dei rifiuti ( ), con le coperture aperte ( ), percorrono ( ) ogni quartiere della città, che, ancora sveglia, respira ( ) quell’aria nociva ( ). 109-114 vaganti latrine spalancate gole lustran beve molesta i carri stercorari, che trasportavano i liquami organici fuori dalla città. Teoricamente dovevano muoversi di notte e con i coperchi chiusi, ma spesso tali regole non venivano rispettate. vaganti latrine: 110 Gridan le leggi, è vero; 115 e Temi bieco guata: ma sol di sé pensiero ha l’inerzia privata. Stolto! E mirar non vuoi ne’ comun danni i tuoi? 120 Le leggi lo vietano, è vero; e Temi osserva con severità ( ) quello che accade: ma la pigrizia dei privati cittadini ( ) si cura soltanto di sé stessa. Cittadino dissennato! Non riesci a vedere, nel danno collettivo, anche il tuo stesso danno? 115-120 bieco guata l’inerzia privata nella mitologia classica era la dea della giustizia. Temi: 116 Ma dove ahi corro e vago lontano da le belle colline e dal bel lago e da le villanelle, a cui sì vivo e schietto 125 aere ondeggiar fa il petto? Ahimè, ma dove corro, dove vado vagabondo, lontano dai bei colli e dal bel lago e dalle contadinelle, alle quali l’aria così vivace e pura ( ) fa ondeggiare il petto? 121-126 schietto Va per negletta via ognor l’util cercando la calda fantasìa, che sol felice è quando 130 l’utile unir può al vanto di lusinghevol canto. La mia appassionata ispirazione ( ), che è felice solo quando può unire l’utilità al merito ( ) di un canto piacevole ( ), procede per una via trascurata ( ), cercando sempre ( ) l’utile sociale. 127-132 calda fantasìa vanto lusinghevol negletta ognor Francesco Londonio, (particolare), 1760 ca. Milano, Pinacoteca Ambrosiana. Studio di giovane pastorella con bastone >> pagina 419 Dentro il TESTO I contenuti tematici L’inizio dell’ode celebra il ritorno al paese natio: da Milano, dove abita da anni, Parini torna in Brianza, sul lago di Pusiano, nella sua Bosisio d’origine. L’esordio idilliaco, però, lascia presto il posto a una fiera invettiva* (che inizia al v. 25): a fare da raccordo è la quarta strofa (vv. 19-24), nella quale si insinuano già, nell’ambito della serena descrizione rurale, termini grevi e immagini fosche: (v. 19), (v. 20), (v. 22), seppur evocate per negazione ( , v. 19). paludi impuro letto nuvol di morbi infetto Né qui giaccion La nostalgia del luogo d’origine A questo punto inizia lo sfogo polemico dell’autore ( , v. 25): egli con la realizzazione di risaie e marcite vicino alla città, mostrando interesse per il profitto e disprezzo nei confronti della comunità. Segue l’immagine infernale della pena che essi certo scontano tra i fanghi dello Stige (vv. 31-36). Le espressioni che indicano l’effetto malefico dell’inquinamento si addensano, richiamando la descrizione dantesca dell’Inferno: (vv. 26-27), (v. 27), (v. 33), (v. 35). Il frutto delle coltivazioni nocive è quel (v. 39) che ha invaso i campi, rendendoli malsani. Pera colui che primo accusa i possidenti agrari di aver recato danno alla salubrità dell’aria milanese triste ozïose / acque fetido limo orribil bitume bestemmia il fango e l’acque mal nato riso Una violenta invettiva Proseguendo nella lettura dell’ode, emerge una netta contrapposizione tra elementi negativi da una parte e immagini e descrizioni idilliche dall’altra. La popolazione rurale è dipinta con aggettivi che ne sottolineano la salute e la vigoria: (v. 46), (v. 48), (v. 53), / (vv. 57-58), (v. 59); i sono (v. 43), il è (v. 44), i giorni sono (v. 45); ( , v. 49). beata gente vegeta e robusta i villan vispi e sciolti i baldanzosi fianchi de le ardite villane il bel volto giocondo colli ameni clima innocente sereni la natura ispira pensieri quieti e distesi la mente sgombra Il fascino della vita campestre… invece : l’accenno implicito alla vita dissipata dell’aristocrazia si fa evidente quando Parini cita le (v. 81), cioè le pariglie di cavalli che tirano le carrozze, le quali a loro volta mettono in pericolo i passanti (immagine che tornerà nell’ode – T3, p. 421 – e nel ). Ai profumi che allietano l’ambiente campestre si contrappone il cattivo e malsano odore che ammorba la città, dei cui abitanti viene stigmatizzata l’abitudine di versare le deiezioni per strada (vv. 97-102). L’avidità e la sete del lusso hanno corrotto la vita urbana ambiz ï ose mute La caduta ▶ Giorno L’ode si conclude con un nuovo riferimento alla e, nell’ultima strofa, con una dichiarazione di poetica in cui l’autore afferma il proprio intento di unire / (vv. 131-132), secondo il motivo derivato dal poeta latino Orazio del “mescolare l’utile al piacevole”. bellezza della vita agreste l’utile […] al vanto di lusinghevol canto … e il disgusto di quella cittadina Le scelte stilistiche Il componimento è un di Parini. Rinnovando la forma dell’ode – che, solitamente utilizzata a fini celebrativi, è qui impiegata per trattare contenuti di stretta attualità –, l’autore dà vita a una . Quasi ogni strofa si conclude con un punto fermo (o con un punto interrogativo o esclamativo), portando a termine così un pensiero compiuto; fa eccezione la sequenza collocata ai vv. 49-66, che si trova non a caso al centro del componimento: qui il periodo si distribuisce su tre strofe, per offrire in ogni dettaglio la descrizione puntuale della vita di campagna. esempio rappresentativo dello stile poetico razionalistico struttura molto equilibrata Una struttura razionale >> pagina 420 , e comprende vocaboli letterari e ancora arcadici ( , v. 2; , vv. 4-5; , v. 13; , v. 18), ma anche una terminologia scientifica di grande precisione, che rivela l’interesse dell’autore per il linguaggio medico, tecnico, geografico ( , v. 7; , v. 9; , v. 22). La descrizione della città corrotta dagli odori nocivi e dai rifiuti è condotta con un realismo ancora più concreto, quasi espressionistico ( , v. 27; , v. 33; , v. 74; , v. 92; / , vv. 93-94). Il lessico è estremamente vario vago natìo / aere austro scortese Borea con rigid’ale polmon capace etere vivace nuvol di morbi infetto fetido limo orribil bitume putridi stagni il fimo alto fermenta di sali malvagi ammorba l’aria lenta Un lessico composito Verso le COMPETENZE Comprendere Riassumi il contenuto dell’ode in circa 10 righe. 1 Quali aspetti positivi dei suoi luoghi d’origine mette maggiormente in evidenza Parini? 2 Da che cosa è stato causato l’inquinamento dell’aria cittadina? 3 Analizzare Individua nel testo, oltre a quelli già indicati nell’analisi, alcuni esempi di lessico classicheggiante e 4 di lessico realistico e completa la tabella. Vocaboli classicheggianti Vocaboli realistici Che figura retorica è (v. 56)? 5 dietro al crescente pane Interpretare Quali soluzioni sembra indirettamente suggerire Parini ai problemi esposti nel componimento? 6 / / (vv. 70-72): commenta questi versi alla luce delle posizioni di Parini sulla nobiltà. 7 Ma chi i bei doni or serba fra il lusso e l’avarizia e la stolta pigrizia? COMPETENZE LINGUISTICHE Individua nel testo almeno cinque termini aulici che potrebbero essere sostituiti da un sinonimo di ambito “scientifico”. Per esempio, acque oziose → acque stagnanti. 8 Produrre Svolgi una sintetica trattazione del tema dell’inquinamento ambientale, soffermandoti in particolare sugli effetti da te direttamente percepibili, in un testo espositivo di circa 30 righe. Quali sono le analogie tra la situazione attuale e quella evocata da Parini? Quali le differenze? 9 Scrivere per esporre. / (vv. 119-120): Parini invita a considerare che i danni fatti a ciò che è di tutti (la natura, gli ambienti comuni, gli arredi urbani e così via) si ritorcono anche contro il singolo che li procura. Rifletti su questo aspetto, facendo riferimento a concrete situazioni della società in cui vivi, in un testo argomentativo di circa 40 righe. 10 Scrivere per argomentare. Stolto! E mirar non vuoi ne’ comun danni i tuoi? Il poeta come autorità morale 3 Essendo nato in una famiglia di modeste condizioni, il è una delle aspirazioni più profonde di Parini; in questo senso, il sacerdozio, il lavoro di istitutore presso le famiglie aristocratiche e la collaborazione con il governo austriaco della Lombardia rappresentano tre delle principali tappe di una carriera pubblica con cui il poeta riesce a emanciparsi – almeno in parte – dalle più pressanti difficoltà economiche. L’obiettivo di una società più giusta riscatto sociale Ma l’interesse di Parini per la dimensione del vivere in società deriva anche da istanze propriamente intellettuali, come, in primo luogo, la e il . Tutti questi elementi, biografici e intellettuali, ne fanno la figura tipica dello , impegnato in una , in cui vengano eliminate l’iniquità e la corruzione. Nell’ambito di questo impegno civile, la e la costituiscono i due cardini della sua azione. religione cristiana pensiero illuminista scrittore progressista battaglia per una società più giusta dignità ragione Fondamenti del pensiero progressista di Parini sono il e l’ . cristianesimo illuminismo >> pagina 421 Il percorso poetico e intellettuale di Parini presenta comunque componenti diverse, che contribuiscono a moderare le istanze illuministiche proprie della cultura europea settecentesca. L’amore per gli scrittori antichi, e il conseguente culto dell’equilibrio e dell’armonia classica, lo portano a rifiutare le idee più estreme del pensiero illuminista. Dei egli accoglie con entusiasmo gli intenti egualitari e le idee di tolleranza, la polemica antinobiliare e la condanna morale del fanatismo, ma : l’ateismo; il cosmopolitismo (Parini è fortemente legato, sin quasi a identificarsi con esse, alla sua terra d’origine, la Brianza, e alla città in cui vive, Milano); un certo atteggiamento presente in alcune correnti dell’Illuminismo europeo; la concezione utilitaristica della cultura, secondo la quale la letteratura dovrebbe mirare esclusivamente all’utilità sociale dei suoi messaggi, tralasciando l’interesse per la forma (mentre, come si è visto nell’ode , Parini mira a unire l’«utile» alla cura formale del testo). Un illuminista moderato philosophes non condivide le posizioni più radicali ▶ scientista La salubrità dell’aria Ad arginare le tendenze sovversive e violente dell’epoca rivoluzionaria vi è poi l’adesione alla fede cristiana. Lontano dall’ateismo di buona parte dell’Illuminismo francese, egli vede nel , sul piano spirituale, una religione capace di rivelare il senso ultimo dell’esistenza e, sul piano sociale, una solida . cristianesimo base per la convivenza civile Parini tempera le posizioni più radicali dell’Illuminismo con l’amore per l’ e l’adesione al . equilibrio dei classici cristianesimo La parola Con questo vocabolo si indica l’atteggiamento intellettuale di chi ritiene il metodo delle scienze fisiche e sperimentali l’unico criterio per la costruzione di un sapere valido, e svaluta quindi ogni forma di conoscenza fondata su altri presupposti. Il termine fu coniato in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, assumendo in seguito, di volta in volta, un’accezione positiva o negativa. Oggi è usato in senso negativo per indicare l’estensione del metodo scientifico ad aspetti della realtà che sfuggono alla pretesa di una conoscenza rigorosa e oggettiva. Scientismo Determinata dunque da un’armonica sintesi di componenti diverse, la posizione morale di Parini si esprime nella sua opera attraverso una vivida . Il si pone come la figura intellettuale e civile che e lo spinge a un atteggiamento altruistico e solidale, indispensabile per affrontare e risolvere i problemi più drammatici della società. Il poeta e il popolo rappresentazione di sé come modello etico e culturale poeta educa il popolo all’uso della ragione Il poeta può educare il popolo all’uso della , dunque all’ e alla . ragione altruismo solidarietà T3 La caduta Odi Scritta nel 1785, è una delle odi pariniane più celebri. A partire da un incidente a lui capitato in una rigida giornata d’inverno, Parini svolge una serie di considerazioni sulla propria condizione di poeta e sul valore della libertà intellettuale, che egli non intende sacrificare in cambio di vantaggi materiali. L’autore offre ai lettori un autoritratto fortemente idealizzato, additando sé stesso come un esempio da seguire. La caduta Strofe di 3 settenari e un endecasillabo a rime alternate Metro La del dignitosa povertà poeta Parafrasi Quando Orïon dal cielo declinando imperversa; e pioggia e nevi e gelo sopra la terra ottenebrata versa, Quando la costellazione di Orione, tramontando ( ), porta con sé il brutto tempo ( ); e riversa pioggia, neve e gelo sopra la terra oscurata dalle nubi ( ), 1-4 declinando imperversa ottenebrata me spinto ne la iniqua 5 stagione, infermo il piede, tra il fango e tra l’obliqua furia de’ carri la città gir vede; la città mi vede camminare ( ), costretto a uscire ( ) nella cattiva ( ) stagione, con le gambe malferme ( ), nel fango e tra la corsa disordinata ( ) dei carri; 5 -8 gir spinto iniqua infermo il piede obliqua furia in conseguenza di una malattia giovanile, Parini soffriva di una costante debolezza muscolare alle gambe. infermo il piede: 6 Milano. la città: 8 e per avverso sasso mal fra gli altri sorgente, 10 o per lubrico passo lungo il cammino stramazzar sovente. e a causa di un sasso insidioso ( ) che sporge malamente rispetto agli altri, o per un tratto di strada scivoloso ( ), spesso mi vede cadere a terra rovinosamente mentre cammino. 9-12 avverso lubrico passo Ride il fanciullo; e gli occhi tosto gonfia commosso, che il cubito o i ginocchi 15 me scorge o il mento dal cader percosso. Ride un ragazzo; eppure subito i suoi occhi si riempiono di lacrime di commozione, perché ( ) vede che, cadendo, mi sono ferito ( ) al gomito ( ), ai ginocchi o al mento. 13-16 che percosso cubito la costruzione della frase è basata sul complemento di relazione (o accusativo alla greca). che il cubito o i ginocchi… percosso: 15-16 Altri accorre; e: «Oh infelice e di men crudo fato degno vate!» mi dice; e seguendo il parlar, cinge il mio lato 20 Si avvicina un passante ( ); e mi dice: «Oh sfortunato ( ) poeta ( ), degno di un destino ( ) meno crudele ( )!»; e continuando a parlare, abbraccia ( ) il mio fianco 17-20 Altri infelice vate fato crudo cinge con la pietosa mano; e di terra mi toglie; e il cappel lordo e il vano baston dispersi ne la via raccoglie: con mano pietosa; e mi solleva ( ) da terra, raccogliendo anche il cappello che si è sporcato ( ) e l’inutile bastone, caduti ( ) sulla strada: 21-24 toglie lordo dispersi «Te ricca di comune 25 censo la patria loda; te sublime, te immune cigno da tempo che il tuo nome roda «La patria, ricca di denaro pubblico ( ), ti loda; “poeta sublime”, “cigno immune dal tempo che possa cancellare il tuo nome” 25-28 comune censo chiama gridando intorno; e te molesta incìta 30 di poner fine al , Giorno per cui cercato a lo stranier ti addita. 29-32 ti chiama a gran voce ( gridando intorno ); e ti incita fastidiosamente ( molesta ) a terminare Il Giorno , per il quale ti indica agli stranieri che ti cercano. la più celebre opera di Parini; nel 1763 l’autore aveva pubblicato e nel 1765 ; da vent’anni il pubblico attendeva il completamento del poema, con un’insistenza che al poeta doveva risultare (v. 30). : 31 Giorno Il Mattino Il Mezzogiorno molesta singolare collettivo. lo stranier: 32 Ed ecco il debil fianco per anni e per natura vai nel suolo pur anco 35 fra il danno strascinando e la paura: Ma ecco che sei costretto ancora ( ) a trascinare in giro ( ), fra il dolore e la paura, il tuo corpo ( ) indebolito ( ) dalla vecchiaia ( ) e dalla malattia ( ): 33-36 pur anco nel suolo fianco debil per anni per natura il dolore per la caduta e la paura di essere travolto dalle carrozze. fra il danno… e la paura: 36 né il sì lodato verso vile cocchio ti appresta, che te salvi a traverso de’ trivii dal furor de la tempesta. 40 e la tua poesia tanto lodata non ti permette ( ) nemmeno un’umile carrozza ( ), che ti protegga agli incroci ( ) dalla furia del cattivo tempo. 37-40 appresta vile cocchio a traverso de’ trivii Sdegnosa anima! prendi prendi novo consiglio, se il già canuto intendi capo sottrarre a più fatal periglio. Anima fiera ( )! Assumi un nuovo atteggiamento ( ), se vuoi salvare la tua testa ormai ( ) canuta da pericoli ancor più gravi ( ). 41-44 Sdegnosa consiglio già più fatal periglio Congiunti tu non hai, 45 non amiche, non ville, che te far possan mai nell’urna del favor preporre a mille. Tu non hai parenti, né protettrici ( ), né tenute di campagna che possano avvantaggiarti rispetto agli altri ( ) nella casualità della sorte ( ). 45-48 amiche preporre a mille nell’urna del favor sono i favori assegnati dalla sorte (singolare collettivo). favor: 48 Dunque per l’erte scale arrampica qual puoi; 50 e fa gli atrj e le sale ogni giorno ulular de’ pianti tuoi. 49-52 Quindi arràmpicati come puoi sulle ripide scale ( erte ); e ogni giorno fai riecheggiare ( ulular ) gli ingressi e le sale delle tue lamentose richieste ( pianti ). quelle dei palazzi nobiliari (come del v. 51), difficili da salire non tanto per la loro oggettiva ripidezza, quanto perché per farlo il poeta sarebbe costretto a umiliarsi. erte scale: 49 gli atrj e le sale O non cessar di porte fra lo stuol de’ clienti, abbracciando le porte 55 de gl’imi, che comandano ai potenti; Oppure non smettere di insinuarti ( ) tra la folla dei parassiti ( ), implorando l’aiuto ( ) di uomini infimi ( ), che però hanno influenza sui potenti; 53-56 porte clienti abbracciando le porte de gl’imi nell’antica Roma i clienti erano coloro che offrivano i propri servigi a un nobile in cambio di protezione. clienti: 54 si tratta di un antico rituale di supplica. abbracciando le porte: 55 i cortigiani di infima condizione, che però sono nelle grazie dei potenti. gl’imi… potenti: 56 e lor mercè penètra ne’ recessi de’ grandi; e sopra la lor tetra noja le facezie e le novelle spandi. 60 e grazie a loro ( ) entra nelle stanze più segrete ( ) dei potenti ( ); e versa ( ) sopra la loro triste noia battute spiritose ( ) e storielle ( ). 57-60 lor mercè recessi grandi spandi facezie novelle O, se tu sai, più astuto i cupi sentier trova colà dove nel muto aere il destin de’ popoli si cova; O ancora, se ne sei capace ( ), scopri più astutamente ( ) i sentieri nascosti ( ) che portano alle sedi dove silenziosamente ( ) si decidono ( ) i destini dei popoli; 61-64 se tu sai più astuto cupi nel muto aere si cova le stanze della politica e le camere di consiglio dei sovrani; l’interlocutore invita il poeta a un impegno nel mondo della politica, volto però al vantaggio personale. colà dove nel muto… de’ popoli si cova: 63-64 e fingendo nova esca 65 al pubblico guadagno, l’onda sommovi, e pesca insidioso nel turbato stagno. e inventando ( ) un nuovo modo per aumentare le entrate fiscali ( ), crea confusione ( ), e attraverso raggiri ( ) pesca nel torbido ( ). 65-68 fingendo nova esca al pubblico guadagno l’onda sommovi insidioso nel turbato stagno Ma chi giammai potrìa guarir tua mente illusa, 70 o trar per altra via te ostinato amator de la tua Musa? 69-72 Ma chi potrebbe mai guarire la tua mente idealista ( illusa ), o portare su un’altra strada proprio te, testardo amante della tua ispirazione poetica ( Musa )? l’ispirazione morale e civile della poesia pariniana. la tua Musa: 72 Lasciala: o, pari a vile mima, il pudore insulti, dilettando scurrile 75 i bassi genj dietro al fasto occulti». Abbandonala: oppure, simile a una vile commediante ( ), essa oltraggi il pudore, solleticando in modo volgare ( ) le basse inclinazioni ( ) nascoste dietro allo sfarzo ( )». 73-76 mima dilettando scurrile bassi genj fasto la volgarità che si nasconde, nei nobili e nei potenti, dietro all’apparente raffinatezza. i bassi genj… occulti: 76 Mia bile, al fin costretta, già troppo, dal profondo petto rompendo, getta impetuosa gli argini; e rispondo: 80 Alla fine la mia indignazione (bile), già troppo a lungo trattenuta (costretta), prorompendo dal mio animo (profondo petto), sfonda (getta) impetuosamente le barriere; e rispondo: 77-80 «Chi sei tu, che sostenti a me questo vetusto pondo, e l’animo tenti prostrarmi a terra? Umano sei, non giusto. «Chi sei tu, che reggi il peso del mio vecchio corpo ( ), e al tempo stesso tenti di far cadere a terra il mio spirito? Sei pietoso ( ), ma non giusto. 81-84 questo vetusto pondo umano Buon cittadino, al segno 85 dove natura e i primi casi ordinàr, lo ingegno guida così, che lui la patria estimi. Il buon cittadino rivolge ( ) la propria intelligenza ( ) nella direzione che gli hanno indicato ( ) le doti naturali ( ) e le prime esperienze ( ) della vita, in modo che la patria lo stimi. 85-88 guida ingegno ordinàr natura casi Quando poi d’età carco il bisogno lo stringe, 90 chiede opportuno e parco con fronte liberal, che l’alma pinge. 89-92 Quando poi, vecchio ( d’età carco ), il bisogno lo opprime ( stringe ), chiede aiuto in maniera opportuna e discreta, con una dignità da uomo libero ( con fronte liberal ), che bene esprime il suo animo nobile ( l’alma pinge ). E se i duri mortali a lui voltano il tergo, ei si fa, contro ai mali, 95 della costanza sua scudo ed usbergo. E se gli uomini insensibili ( ) gli voltano le spalle ( ), egli fa della propria coerenza ( ) uno scudo e una corazza ( ) contro le avversità ( ). 93-96 duri mortali il tergo costanza usbergo mali Né si abbassa per duolo, né s’alza per orgoglio». E ciò dicendo, solo 0 lascio il mio appoggio; e bieco indi mi toglio. 100 Non si umilia ( ) per il dolore, e non si insuperbisce ( ) per l’orgoglio». E dicendo ciò, abbandono ( ) il passante cui mi ero appoggiato; e mi allontano sdegnato ( ) da quel luogo. 97-100 si abbassa s’alza solo lascio bieco Così, grato ai soccorsi, ho il consiglio a dispetto; e privo di rimorsi, col dubitante piè torno al mio tetto. Così, pur essendo grato per l’aiuto ( ), disprezzo ( ) i consigli; e privo di rimorsi, torno alla mia casa ( ) camminando incerto ( ). 101-104 ai soccorsi ho… a dispetto tetto col dubitante piè >> pagina 425 Analisi ATTIVA I contenuti tematici L’episodio di una caduta avvenuta sulle strade fangose della città è il pretesto per descrivere la (e dell’umanità in genere) in una società corrotta e succube nei confronti del potere. La situazione iniziale ha dunque una valenza simbolica: nella stagione invernale ( / , vv. 5-6), metafora* della vecchiaia, il poeta è posto di fronte alla propria debolezza fisica e morale. Il ragazzo – che è invece emblema delle nuove generazioni – prima lo guarda ridendo, poi prova compassione; un passante lo soccorre ma, dopo averlo riconosciuto, critica il suo modo di vivere e lo incita ad adattarsi ai tempi. condizione etica del poeta la iniqua stagione Che cosa accade al poeta all’inizio dell’ode? 1 Chi è il primo personaggio a reagire all’accaduto? 2 Un incidente come pretesto narrativo . Stupito dal fatto che un poeta affermato viva in condizioni tanto misere da non potersi permettere nemmeno la più umile carrozza, egli rivela, nelle sue parole, l’idea che la responsabilità per questo triste destino sia dello stesso Parini, giudicato incapace di adattarsi alle circostanze. Il poeta è una vittima, ma la colpa della sua condizione è la sua (v. 41), che dovrebbe invece piegarsi al modo di vivere dei più, supplicando favori, accodandosi alla fila dei postulanti, entrando a far parte di quel gruppo di infimi (in senso morale e sociale) che sanno ingraziarsi i potenti. L’ottuso personaggio non riesce a spiegarsi come si possa essere famosi e celebrati senza ricavare da ciò vantaggi materiali, e si premura di offrire delle soluzioni al suo interlocutore: il poeta potrebbe suggerire ai detentori del potere di aver trovato modi inediti per sottrarre denaro al popolo, attraverso nuove tasse; oppure potrebbe usare la sua arte per distrarre gli aristocratici dalla loro atavica noia. Egli farebbe bene a trasformare la sua poesia, da arte nobile qual è, in volgare strumento per compiacere i gusti del pubblico nobiliare che, nascosti sotto una ricchezza ostentata e sfarzosa, sono in realtà rozzi e grossolani. Il passante è l’espressione dell’opinione comune sdegnosa anima 3 L’uomo che soccorre Parini potrebbe essere definito un suo ammiratore? Argomenta la tua risposta. Che cosa suggerisce di fare il passante al poeta? 4 Le ambigue lusinghe del passante Lo stesso passante, tuttavia, si rende conto che la del poeta (v. 70) non può essere “guarita”, e che egli rimarrà fedele a sé stesso e ai suoi ideali. In effetti, al discorso dell’interlocutore (che occupa gran parte del componimento, vv. 17-76) si oppone la fiera invettiva* pariniana (vv. 81-98). (v. 84), commenta il poeta, come a dire che il viandante è stato pietoso nel soccorrerlo, ma sconveniente con le sue parole. L’intento di ogni buon cittadino deve consistere nel continuo tentativo di migliorarsi; per Parini, questo significa : ogni richiesta d’aiuto va fatta con e con ; la costanza e l’impegno devono diventare (v. 96) contro le amarezze della vita. Lo spirito del giusto non è piegato dal dolore e dalla miseria, come non si esalta per l’orgoglio: questo è l’insegnamento più profondo, mutuato dalla cultura classica, che Parini esprime nell’ode. mente illusa Umano sei, non giusto elevare la propria arte senza svenderla onestà atteggiamento dignitoso scudo ed usbergo Perché il poeta si altera? 5 La lezione etica del poeta >> pagina 426 Le scelte stilistiche La struttura dell’ode è ben congegnata: alla descrizione iniziale del contesto (le prime tre strofe) segue il primo incontro, quello con il fanciullo (quarta strofa); quindi entra in scena il passante, il cui discorso si svolge per quindici strofe (vv. 17-76). La replica del poeta, introdotta da una nuova descrizione (questa volta del suo stato d’animo, vv. 77-80), ne occupa invece cinque (vv. 81-98). La strofa finale chiude il componimento sul piano narrativo, inquadrando il poeta – analogamente a quanto accadeva in apertura – che torna a casa con passo malfermo. Quali sono le componenti classicistiche rintracciabili nell’ode? Quali invece quelle illuministiche? 6 7 Quale immagine della grande città e della società settecentesca emerge dal testo pariniano? La struttura I discorsi dei due interlocutori presentano alcune evidenti . La lingua del passante è ricca di espressioni di significato negativo ( , v. 28; , v. 30; , v. 33; , v. 36; , v. 38; , v. 40; , v. 44; , v. 49; , v. 52; , vv. 59-60; , vv. 67-68; , v. 70; , vv. 73-74; , v. 75; , v. 76). La reazione del poeta è decisa, ma resa con parole molto più alte e misurate: il riferimento al suo vecchio corpo ( , vv. 82-83) è espresso con il ricorso a un latinismo ( , in latino, significa “peso”, e nel linguaggio poetico è spesso utilizzato per indicare il corpo mortale, contrapposto all’anima, leggera ed eterea); la definizione dello sconosciuto è di grande efficacia rappresentativa: (v. 84). “Giusto” è colui che (v. 91), discretamente e con dignità, in un atteggiamento che lascia intravedere la purezza interiore: (v. 92). differenze stilistiche il tuo nome roda te molesta incìta debil fianco fra il danno strascinando vile cocchio dal furor de la tempesta più fatal periglio erte scale ulular de’ pianti tuoi lor tetra / noja pesca / insidioso nel turbato stagno tua mente illusa vile / mima dilettando scurrile bassi genj vetusto / pondo pondus Umano sei, non giusto chiede opportuno e parco con fronte liberal, che l’alma pinge 8 Con quali aggettivi vengono descritte le sedi del potere politico? perché, secondo te? (v. 21) è 9 Con la pietosa mano un’iperbole. a un’ipallage. b una similitudine. c una metafora. d Il lessico Nel delineare la propria figura esemplare, il poeta inserisce inoltre alcuni riferimenti danteschi facilmente identificabili. L’esclamazione del passante, (v. 41), richiama l’epiteto attribuito a Dante da Virgilio («Alma sdegnosa», , VIII, 44). L’immagine del poeta costretto ad arrampicarsi su (v. 49) evoca invece il celebre passo del (XVII, 58-60) contenente la profezia di Cacciaguida: «Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e ’l salir per l’altrui scale». In virtù di questi rimandi, Parini accosta la propria insofferenza nei confronti delle umiliazioni della vita cortigiana all’analoga disposizione interiore dell’autore della , che, proprio come lui, aveva dovuto in alcune fasi della sua vita rassegnarsi a porsi al servizio dei potenti. Sdegnosa anima! Inferno erte scale Paradiso Commedia 10 In quale punto del discorso il vecchio poeta si indigna? Per quale motivo? L’ode affronta il tema della libertà dell’artista dai condizionamenti esterni. Rifletti su questo argomento in riferimento agli artisti di oggi (scrittori, pittori, architetti, musicisti, attori). Ritieni che l’arte sia libera o soggetta a vincoli e limitazioni? Quali? In che misura? Rispondi in un testo argomentativo di circa 30 righe. 11 Scrivere per argomentare. Da un episodio personale (un piccolo incidente o anche un fatto lieto) trai un racconto aneddotico di circa 30 righe, caratterizzato a tua scelta da un particolare tono (drammatico, ironico, umoristico). 12 Scrivere per raccontare. I rimandi danteschi >> pagina 427 I grandi temi di Parini 1 La polemica antinobiliare la conoscenza diretta dell’aristocrazia • l’atteggiamento moderato, che non esclude il riconoscimento di un ruolo storico alla nobiltà • l’attrazione e il rifiuto: da una parte il fascino della bellezza e della grazia aristocratiche, dall’altra la condanna della vacuità, dell’arroganza e dell’inettitudine dei nobili • 2 Il valore civile della poesia l’impegno concreto, politico e sociale, del poeta • una poesia moderna ma fedele ai modelli dell’Umanesimo classico • l’ideale della “pubblica felicità” • 3 Il poeta come autorità morale Parini scrittore progressista, impegnato per il miglioramento della società • l’Illuminismo moderato di Parini: rifiuto dell’ateismo, del cosmopolitismo, dello scientismo, della concezione utilitaristica della letteratura • il poeta come modello di virtù civili e morali per i cittadini •