Il Seicento Teschi, rovine, nature morte, orologi, clessidre, acqua che scorre: sono immagini rintracciabili nelle poesie e nei quadri del periodo, che esprimono la consapevolezza della consunzione di tutte le cose. E poi ancora specchi, metamorfosi, sogni e incubi: soggetti che rappresentano la mutevolezza, l inganno, l illusorietà, perfino la deformità del reale. Pur rispecchiando una realtà travagliata, la poesia barocca si caratterizza per l artificio e il disimpegno. Il gioco disimpegnato della poesia In realtà, questa visione disarmonica del mondo raramente corrisponde a una riflessione critica sulla condizione umana o a un inquietudine morale e religiosa autenticamente sentita: nella maggior parte dei casi, la lirica barocca non è attraversata da interferenze ideologiche o da preoccupazioni filosofiche. Non dominano più i turbamenti sconvolgenti vissuti da Tasso, ma piuttosto l esaltazione del piacere, una sensualità artificiosa e un erotismo sottile, all interno di un gioco intellettuale che si svolge all insegna del disimpegno. Lo stile Le raccolte poetiche seguono un ordine per lo più tematico. La massima libertà di espressione si manifesta nelle scelte lessicali: dai tecnicismi ai termini più triviali. Metafore, antitesi e ossimori sono le figure retoriche più ricorrenti, capaci di creare accostamenti inconsueti. La disorganicità delle raccolte poetiche Anche da un punto di vista strutturale i canzonieri del Seicento riflettono la tendenza al frammento e alla disomogeneità propria della rappresentazione del mondo offerta dai loro autori. Scompare l interesse per il racconto di una vicenda esemplare o per l autobiografia, tipico del modello petrarchesco; il principale criterio organizzativo diventa l oggetto tematico, in virtù del quale i componimenti si presentano ordinati, all interno delle raccolte, in liriche amorose, encomiastiche, religiose e così via, in modo da rendere possibile anche una lettura dei testi casuale e discontinua. L ampliamento lessicale Ma l elemento di maggiore rottura con la tradizione è costituito senza dubbio dal lessico. I poeti barocchi attingono da diversi linguaggi settoriali (dall astronomia alla chimica, dalla musica alla pittura), immettendo nel vocabolario lirico espressioni e oggetti quotidiani, ordinari, perfino triviali. Non si tratta però di una concessione al realismo, ma di una volontà di affastellare senza alcuna selezione parole ed espressioni in una sorta di catalogo da cui nulla (nemmeno il deforme e il mostruoso) è bandito. Gli artifici retorici La ricerca della meraviglia si realizza inoltre mediante il ricorso a numerosi artifici retorici. Antitesi, ossimori e soprattutto metafore (alla teorizzazione di questa figura retorica è dedicato Il cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro, Doc. 3, p. 31) suscitano lo stupore del lettore, che trova immagini dilatate o decontestualizzate e arguzie concettuali combinate in modo sempre nuovo. Frontespizio de Il cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro, edito a Torino nel 1670. Milano, Biblioteca Braidense. 48