La partecipazione al movimento romantico 3 Manzoni che si scatena a Milano nel 1816, quando sulla “Biblioteca italiana” compare l’articolo di Madame de Staël ; frenato dal proprio carattere riservato, che lo induce a mantenersi nell’ombra, nel 1818 l’autore preferisce non partecipare in prima persona all’impresa del “Conciliatore” ( p. 799), la rivista fondata dai Romantici lombardi, a cui pure guarda con attenzione e simpatia. Al tempo delle polemiche non prende parte direttamente alla polemica tra Classici e Romantici Sulla maniera e utilità delle traduzioni ▶ Nella battaglia per una nuova cultura Manzoni condivide senza riserve il dal quale aveva ampiamente attinto in gioventù. Già negli , come si è visto, vi aveva rinunciato, senza per questo abbracciare la direzione individualista propria della lirica europea di stampo romantico. Diffidente nei confronti del fantastico e degli abbandoni sentimentali, Manzoni del Romanticismo accoglie innanzitutto le idee liberali e di identità nazionale, oltre che l’interesse per la Storia dei popoli. rifiuto di tutto quel corredo mitologico Inni sacri Manzoni rinuncia ai temi mitologici del Romanticismo, ma ne accoglie lo . spirito liberale Il esclusivamente fondate sull’autorità degli antichi comporta in ambito teatrale la rinuncia alle unità drammatiche di tempo e di luogo nelle due tragedie, e . Secondo Manzoni il rispetto di tali unità è un errore tanto sul piano morale quanto su quello estetico, poiché costringe a rappresentare un’azione troppo concentrata, passioni troppo esuberanti, caratteri poco credibili, e quindi a scivolare nell’inverosimile, mentre lo scrittore milanese resta inflessibilmente , obiettivo già delineato nel carme per Carlo Imbonati e rivestito dopo la conversione di nuovi significati. La rinuncia alle unità drammatiche di tempo e di luogo rifiuto delle regole Il conte di Carmagnola Adelchi fedele al «santo Vero» Lo scrittore supera le del genere tragico, che considera errate perché portano a una rappresentazione . unità aristoteliche lontana dal vero Queste idee sono esposte da Manzoni nella Prefazione al e nella (1820), scritta in francese a un recensore della medesima tragedia. In essa l’autore bolla come «arbitrarie» le regole desunte dalla di Aristotele ( p. 802) e insiste sulla necessità di liberarsi definitivamente dei residui di mentalità tramontate da millenni: solo così potrà nascere una letteratura in grado di rispettare la realtà del proprio tempo, coinvolgere il pubblico e assolvere ai fini educativi che Manzoni ritiene irrinunciabili. Il soggetto delle opere va attinto dalla Storia, ma a completare l’accertamento dei fatti interviene la sensibilità dello scrittore, intento a rappresentare i sentimenti che si agitano nel cuore dei personaggi. “ ” e “ ” si amalgamano così in una sintesi superiore. La riflessione teorica Conte di Carmagnola Lettre à Monsieur Chauvet Poetica ▶ Vero storico vero poetico La lettera a Chauvet – al tempo stesso bilancio, manifesto di poetica e bussola per il cammino futuro – viene pubblicata solo nel 1823, quando le polemiche intorno al Romanticismo cominciano a spegnersi. Nello stesso anno Manzoni conclude il , prima stesura dei , e scrive al marchese d’Azeglio una lettera in cui condensa le sue idee in merito a una letteratura che «debba proporsi ». Fermo e Lucia Promessi sposi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo Al racconto si deve unire il cuore dello scrittore: nasce così il della letteratura. storico poetico “vero” Francesco Hayez, (particolare), 1828. Illustrazione per la tragedia “Il conte di Carmagnola”