L’opera Myricae   T6 Arano   T7 Lavandare   T8 Sorella   T9 X Agosto   T10 L’assiuolo   ,  ,  T11-12-13 Temporale Il lampo Il tuono   T14 Novembre La prima raccolta poetica di Pascoli, , è unanimemente riconosciuta dalla critica come un crocevia di fondamentale importanza per la storia della lirica italiana: sia per gli aspetti linguistico-formali, fortemente innovativi, sia per i contenuti, insieme quotidiani e simbolistici. Si tratta di un’opera che risente del clima culturale europeo dell’epoca forse molto più di quanto Pascoli stesso sospettasse e che fa di lui un autore fondamentale per documentare il passaggio dalla letteratura dell’Ottocento a quella del Novecento. Myricae   Myricae Composizione, struttura e titolo La vicenda compositiva ed editoriale   è una raccolta di poesie che viene pubblicata per la prima volta nel , ma che da quella data avrà ancora una lunga vicenda sia compositiva sia editoriale, poiché vi saranno numerose edizioni, ciascuna con aggiunte di componimenti e revisioni da parte dell’autore: Le principali edizioni Myricae 1891 1891: 1 edizione 22 componimenti; a → 1892: 2 edizione 72 componimenti; a → 1894: 3 edizione 116 componimenti; a → 1897: 4 edizione 152 componimenti (a partire da questa edizione Pascoli suddivide la raccolta in 15 sezioni, omogenee più dal punto di vista metrico che non da quello tematico); a → 1900: 5 edizione con il totale definitivo di 156 componimenti; a → 1911: ultima edizione dell’opera, dopo altre quattro, frutto di piccole revisioni stilistiche e strutturali. è la di Pascoli, pubblicata nel 1891. Le sono sempre state e dall’autore. Myricae prima raccolta poetica successive edizioni riviste integrate Come era accaduto per altre grandi raccolte, a cominciare dal di Petrarca, la vicenda compositiva di si estende per quasi tutto l’arco della vita dell’autore, a testimoniare l’importanza che quest’opera riveste nel suo percorso letterario. Il libro di una vita Canzoniere Myricae  >> pagina 373  Il titolo della raccolta deriva da un verso della quarta di Virgilio, nella quale il poeta latino sceglieva di affrontare un tema più elevato e di innalzare il tono stilistico rispetto ai componimenti precedenti: “Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Gli arbusti e le , piante diffuse nelle zone mediterranee, costituiscono due , che meglio si accorda con la realtà semplice della vita di campagna. Anche per Pascoli il termine sta a indicare la predilezione per argomenti umili e quotidiani e, insieme, la sostanza stessa della sua poetica, lontana dalla magniloquenza; egli elimina pertanto la negazione del verso virgiliano e ne rovescia il significato: la vita agreste, la pace della natura, il susseguirsi delle stagioni, la fioritura degli alberi da frutto, gli eventi meteorologici costituiscono infatti i motivi ricorrenti della raccolta, coerentemente con la ricerca di genuinità e purezza teorizzata nel . Il titolo Bucolica tamerici emblemi della poesia pastorale e dello stile dimesso myricae Fanciullino Intitolando la sua raccolta , che in latino significa “tamerici”, il poeta dichiara il suo intento di trattare , con . Myricae argomenti umili e quotidiani stile dimesso I temi La maggior parte dei testi di presenta quadretti di campagna, descrizioni di fiori, uccelli, fenomeni atmosferici. Il poeta dimostra di possedere una conoscenza diretta e ravvicinata del paesaggio, lontano dall’idealizzazione bucolica della tradizione letteraria. Della , però, Pascoli non restituisce soltanto, per così dire, “la superficie”. Essa viene vista infatti come , come luogo della memoria in cui poter rievocare il passato e l’innocenza perduta, ma anche : ciò che il poe­ta intende evidenziare sono i valori simbolici e le risonanze interiori di una realtà apparentemente familiare, ma in verità assai misteriosa e perciò osservata con stupore infantile. La natura Myricae natura fonte di consolazione di inquietudine e turbamento Protagonista della raccolta è la in tutte le sue forme, che ravvivano nel poeta i e lo turbano con il loro . natura ricordi dell’infanzia mistero Non a caso è proprio l’ un altro tema fondamentale di . Sono molte le figure di presenti nei componimenti della raccolta. Essi sono per lo più , oppure : nel loro destino si riflettono le sofferenze private del poeta e le sue paure di fronte al male che pervade il mondo. L’universo sereno della remota “preistoria” dell’io, mitizzato nel «nido» come luogo sicuro degli affetti domestici, viene infatti ripercorso dalla memoria con struggente rimpianto, ma allo stesso tempo è caricato di sensazioni angosciose. L’infanzia infanzia Myricae bambini piangenti, tristi poveri o malati È come se tutta la realtà fosse circondata dal mistero. Mentre il Positivismo, fiducioso nella scienza e nelle sue possibilità, aveva concepito come un territorio da sottoporre a una ricerca condotta con metodo sperimentale, Pascoli, da autore decadente, ne fa il , che lo porta a valorizzare suoni, voci e immagini alla ricerca delle fitte corrispondenze che animano la realtà. Il mistero l’ignoto centro di una sofferta meditazione Tuttavia per Pascoli il male e il dolore dell’uomo rimangono insondabili: (che anzi è «madre dolcissima», come scrive nella prefazione alla raccolta), , responsabile dell’odio e della violenza, diverso da quello primitivo, considerato intimamente buono. Ciò spiega il senso di smarrimento e di solitudine che si respira nella raccolta e insieme l’aspirazione a una vita rinchiusa nell’ambito del «nido» familiare, gelosamente custodito e difeso dalle minacce esterne. Il male e la fuga nel «nido» a generare la sofferenza non è la natura ma l’uomo sociale La è per Pascoli la « » che accoglie il « » protettivo in cui si rifugia la e a cui tornano anche i . natura madre dolcissima nido famiglia morti Collegato al tema del «nido» è quello dei morti. Anche in questo caso la biografia di Pascoli, scandita da lutti, ha influito sull’ispirazione di , dedicata fin dalla seconda edizione alla memoria di Ruggero Pascoli, il padre assassinato nel 1867. La non viene più intesa romanticamente come approdo ideale o come sublime annullamento: di fronte a essa e alle immagini che ne derivano – la tomba e il camposanto – non si prova che  . Allo stesso tempo, però, il poeta cerca continuamente di rinsaldare i vincoli spezzati, recuperando una sorta di  . Tra chi c’è ancora e chi è scomparso persiste un legame: i morti nella poesia di Pascoli sussistono in una condizione intermedia tra la vita e il nulla, e da lì possono tornare per incontrare i vivi (come accade in molti componimenti, spesso al momento del crepuscolo, prima che scenda la notte). Dunque la loro presenza è come se fosse reale, tangibile, quasi ossessiva nella coscienza dei sopravvissuti. I morti Myricae morte sgomento e paura comunicazione affettiva con i defunti della propria famiglia  >> pagina 374  Lo stile  La lingua e la sintassi   Nella storia della lingua letteraria, l’esperienza pascoliana rappresenta una profonda novità, in quanto , egemone nella tradizione poetica italiana. Possiamo affermare che, con , Pascoli porta a compimento nella scrittura lirica la rivoluzione inaugurata nel romanzo da Alessandro Manzoni: un progetto di «democrazia poetica» (Contini) che, abbattute le rigide selezioni classicistiche, conferisce dignità a tutti gli elementi della realtà, da quello illustre a quello umile. La novità della lingua di Myricae alternativa al monolinguismo lirico di ascendenza petrarchesca Myricae Analizziamo le diverse componenti del lessico di a partire dalle osservazioni di Gianfranco Contini, che per primo l’ha studiato in maniera sistematica. Myricae In primo luogo, sopravvivono nel lessico pascoliano (compresi termini di derivazione dantesca e, in generale, aulicismi), come conseguenza della formazione classicista dell’autore. Si tratta della componente meno rilevante: queste tracce del codice poetico tradizionale consentono però di intravedere il punto di partenza della sperimentazione pascoliana, e di valutare dunque appieno lo straordinario lavoro compiuto dal poeta nel percorrere la grande distanza che separa la lingua antica dalla nuova. vocaboli della tradizione letteraria Sono poi presenti termini di un , cioè estraneo alla lingua “istituzionale”, come per esempio le per rendere determinati rumori (il delle campane o il di rumori nelle siepi) e i versi degli uccelli (il dell’assiuolo o gli , , , di passeri e rondini), vocaboli al confine tra linguaggio umano e animale. linguaggio “pre-grammaticale” onomatopee din don fru fru chiù scilp vitt videvitt dib dib bilp bilp Compaiono infine numerosi termini di un , cioè appartenenti alle cosiddette “lingue speciali”: dalla botanica alla zoologia, dalle tecniche agricole a quelle artigianali. Pascoli tende alla precisione e all’esattezza lessicale: è stato calcolato che in vengono nominate, con termini specifici, 56 specie di animali (soprattutto uccelli: , , ...) e 66 tipi di piante ( , , , , ...). linguaggio “post-grammaticale” vocaboli tecnici e specialistici Myricae assiuoli, cince fringuelli pettirossi acanto biancospino fiordaliso timo veccia La semplicità delle cose rappresentate in trova riscontro nello stile di Pascoli. Sul egli impiega vocaboli della tradizione letteraria, termini riferibili a un linguaggio pre-grammaticale e vocaboli tecnici attinti dalla botanica, dalla zoologia, dalle attività agricole e artigianali. Myricae piano lessicale Non bisogna pensare però che la precisione delle scelte lessicali conduca al realismo. La puntualità dei vocaboli si pone in un continuo e sistematico rapporto con altre soluzioni espressive, che sfumano i contorni della rappresentazione (  p. 396). Di questo processo si possono individuare almeno tre modalità. Dal reale al simbolico ▶ Nei singoli testi la precisione lessicale è sempre controbilanciata da (Contini): si pensi all’uso degli aggettivi in forma connotativa, che suggerisce senza descrivere, allude senza dire, indica senza distinguere: , , ecc. 1 « un fondo di indeterminatezza» tremulo fragile gracile Al dato oggettivo o naturalistico è quasi sempre legato un 2   valore simbolico o allegorico , che fa perdere al primo consistenza concreta. Ciò vale spesso, per esempio, per le indicazioni cromatiche, che assumono ulteriori significati simbolici legati agli echi psicologici generati dai colori. Il dissolvimento del realismo è raggiunto, infine, attraverso la   (per esempio figure retoriche quali l’allitterazione, l’assonanza, l’iterazione). 3 messa in rilievo dei valori di senso veicolati da elementi non semantici L’assoluta di Pascoli enfatizza l’ propria di ogni vocabolo, esaltando così il delle cose nominate. precisione lessicale indeterminatezza valore simbolico  >> pagina 375  Altrettanto nuovi e sperimentali sono gli aspetti sintattici. La risulta quasi sempre , con frasi ridotte all’essenziale e con un significativo ricorso ai costrutti della lingua parlata e allo stile nominale. L’autore preferisce la alla subordinazione, la alla complessità del periodo e tende a rimpiazzare l’organizzazione regolare del discorso con un , contratto, eliminando i soggetti espliciti, i verbi (soprattutto l’ausiliare “essere”) o le congiunzioni. La sintassi sintassi spezzata coordinazione brevità andamento ellittico Quasi volesse così attingere alle forme primitive, elementari del dire poetico, Pascoli privilegia le del discorso, che danno voce allo stupore e alla domanda di fronte all’esistenza e ai suoi misteri. Nello stesso quadro rientra anche un uso originale della punteggiatura: per esempio la frequente adozione dei due punti con funzione di interruzione più che di spiegazione e il massiccio ricorso a tutti i segni di interpunzione per frantumare il verso («son due… gli occhi, grave, apre: vede», ). Tutte queste peculiarità stilistiche indicano come Pascoli punti a , tanto lontana dalla tradizione letteraria quanto vicina alla scrittura poetica della modernità. modalità esclamativa e interrogativa Agonia di madre un’inquieta movimentazione del discorso A predomina la , con frasi brevi, ellissi, forme espressive elementari, frasi esclamative e interrogative. livello sintattico coordinazione  Le scelte retoriche e metriche   In Pascoli cura all’estremo le scelte espressive e a tal fine, coerentemente con la sua sensibilità simbolista, utilizza ampiamente tutte le figure retoriche tipiche della poe­sia decadente, soprattutto l’ e la . La maggiore innovazione stilistica della raccolta è però l’uso frequente dell’ e il ricorso al : all’utilizzo cioè di parole già esistenti, che vengono scelte dal poeta in virtù del loro suono evocativo di una certa azione: per esempio , , . Evocare più che descrivere Myricae analogia sinestesia onomatopea fonosimbolismo sussurro rimbombo scricchiolio Le   sono l’analogia, la sinestesia, l’onomatopea, il fonosimbolismo. figure retoriche Sul piano metrico, non possiamo parlare di “rivoluzione” ma soltanto di “riforma”: (non giunge cioè al verso libero), certamente . Partendo dalle strutture classiche (sonetto, terzina, quartina, madrigale, ballata), vi innesta accenti nuovi, adatti a esprimere timbri e toni nascosti, assonanze e allusioni. Cura in particolare la magia dei suoni, la trama sonora, gli effetti musicali e ritmici delle frasi e delle pause. In tal modo la musica del verso appare più libera, ricca di echi e di rinvii che si prolungano nell’animo del lettore. La metrica Pascoli non abolisce la metrica tradizionale ma la rivisita in maniera nuova Pascoli innesta nelle forme metriche tradizionali , che amplificano la della frase poetica. timbri e toni inusuali musicalità Francobollo commemorativo emesso dalle Poste italiane per celebrare il centenario della nascita di Pascoli.