La vita L’infanzia e la giovinezza Gabriele d’Annunzio nasce a nel . Terzo di cinque figli, dovrebbe in realtà chiamarsi Gabriele Rapagnetta, ma il padre Francesco Paolo adopera il più elegante e nobiliare d’Annunzio, cognome di uno zio che lo aveva adottato. Egli scorge nel figlio un’intelligenza non comune e, dopo averlo fatto educare da precettori privati, lo manda undicenne a “toscanizzarsi” presso il prestigioso . Qui il ragazzo si distingue presto per indisciplina e allo stesso tempo per il profitto eccellente: legge, ama la poesia e gli piace scrivere, considerandolo non un passatempo ma un’attività. A sedici anni Gabriele pubblica a spese del padre una prima raccolta poetica, dal titolo (1879): l’ispirazione, come è costume della produzione letteraria dell’epoca, è carducciana, e subito sulle colonne dei giornali letterari si parla di un . I primi anni di un ragazzo prodigio Pescara 1863 Collegio Cicognini di Prato Primo vere astro nascente della lirica italiana La vita di Gabriele d’Annunzio Nel 1881, terminati gli studi ginnasiali, il giovane d’Annunzio si trasferisce a Roma, con l’intenzione di tuffarsi nel bel mondo della capitale. Si iscrive alla facoltà di Lettere ma frequenta poco le lezioni, alle quali preferisce le e i salotti aristocratici, dove cresce la sua fama di brillante provinciale. Il periodo romano tra scandali e successi redazioni dei giornali L’anno dopo dà alle stampe la seconda raccolta di versi, , e un volume di prose, : entrambe le opere riscuotono consensi, ma soprattutto la prima conferma il talento del poeta, che ha iniziato, tra lo scandalo dei benpensanti, a rendere sensuale il proprio classicismo. Del resto, la sua stessa vita finisce al centro dell’ e dei . Nel 1883 sposa la giovane duchessa Maria Hardouin di Gallese: si tratta di un matrimonio riparatore (i due aspettano un figlio), che consente comunque al poeta di entrare a pieno titolo nei ranghi di quell’aristocrazia che lo ha ormai ben accolto. Canto novo Terra vergine attenzione pettegolezzi mondani D’Annunzio ha già intuito i meccanismi del mondo dell’informazione e dello spettacolo e non perde occasione per far parlare di sé: i contenuti e la copertina “scandalosa” (tre ninfe nude) della nuova raccolta di racconti, pubblicata nel 1884 con il titolo , innescano polemiche a non finire sul carattere scandaloso della sua arte. Il libro delle vergini Dopo aver scritto altre opere in versi ( , 1884; , 1886) e in prosa ( , 1886), già padre di tre figli e protagonista della scena giornalistico-mondana della capitale, d’Annunzio e più celebre . Intermezzo di rime Isaotta Guttadàuro ed altre poesie San Pantaleone a ventisei anni pubblica il suo primo romanzo, Il piacere Si trasferisce a , dove frequenta redazioni di e aristocratici. Nel decennio 1880-1890 pubblica tre e due raccolte di . Roma giornali salotti opere in prosa poesie I guadagni ottenuti grazie all’instancabile attività editoriale sono notevoli, ma non bastano a sostenere le costose abitudini. Lo espone però d’Annunzio all’assedio dei creditori. Per sottrarvisi, dopo essersi separato dalla moglie, prima fugge nella villa di Francavilla a Mare, in Abruzzo, che gli mette a disposizione l’amico pittore Francesco Paolo Michetti, poi nel 1891 si trasferisce a Napoli, dove l’amicizia con i giornalisti e scrittori Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao gli offre la possibilità di intessere buoni rapporti nel vivace mondo partenopeo della cultura e dell’editoria. Sono gli anni che d’Annunzio definirà di «splendida miseria». Il soggiorno napoletano stile di vita raffinato e dispendioso In questo periodo, oltre a scrivere nuovi romanzi ( e , che escono nel 1892) e raccolte poetiche ( , 1893), egli e si appassiona alla musica di Richard Wagner. I suoi romanzi ottengono un grande successo anche oltre i confini nazionali, grazie soprattutto alle . Non per questo viene meno la sua costante : intreccia Giovanni Episcopo L’innocente Poema paradisiaco scopre la filosofia di Friedrich Nietzsche traduzioni francesi irrequietezza una nuova relazione con la principessa siciliana Maria Gravina Cruyllas di Ramacca, da cui nasce la figlia Renata; poi lascia Napoli e torna in Abruzzo. Perseguitato dai debiti, si trasferisce a . Qui scopre la filosofia di e la musica di . Pubblica due nuovi e un’altra raccolta di . Napoli Nietzsche Wagner romanzi poesie >> pagina 414 Gli amori, la politica e l’esilio francese Dopo un periodo inquieto, segnato da continui trasferimenti, nel 1895 d’Annunzio incontra , Eleonora Duse, con cui stabilisce un legame d’amore e d’interesse professionale che durerà quasi un decennio. La relazione con Eleonora Duse la più famosa attrice dell’epoca Ora è al che si rivolge l’attenzione del poeta, il quale compone drammi con ritmo febbrile: tra questi, , che viene messo in scena a Parigi nel 1898 dall’altra grande stella del firmamento teatrale europeo, l’attrice francese Sarah Bernhardt. teatro La città morta Nel 1897, inoltre, d’Annunzio dà avvio a una breve carriera parlamentare: , nel 1900 con gesto clamoroso («Vado verso la vita!») in polemica con i provvedimenti reazionari del governo Pelloux. A chi lo accusa di essere diventato socialista risponde: . Una profezia, questa, che non tarderà ad avverarsi. eletto deputato della Destra passa nelle file della Sinistra «Io sono sempre lo stesso. Sono e rimango individualista ad oltranza, individualista feroce. Tutto ciò che adesso esiste è nulla; è marciume; la morte che si oppone alla vita. Bisogna dapprima tutto saccheggiare. Un giorno scenderò nella strada» Inizia una relazione con Eleonora Duse, un’attrice famosa all’epoca, e . Nel 1897 è eletto deputato al parlamento italiano nelle file della Destra e nel 1900 passa nelle file della Sinistra. si appassiona al teatro Nello stesso periodo il poeta si trasferisce con Eleonora Duse in Toscana, a Settignano, nella villa , dove conduce una vita sfarzosa, attorniato da oggetti preziosi e arredi sontuosi. In tal modo egli , ma non l’energia creativa: è in questi anni che compone i capolavori poetici, cioè i primi tre libri delle : , e , editi nel 1903. In precedenza, era uscito il romanzo (1900), in cui d’Annunzio aveva descritto pubblicamente il suo rapporto con Eleonora, facilmente individuabile nella protagonista femminile, Foscarina: anche per questo motivo entra in crisi la relazione artistica e sentimentale con l’attrice. Il trasferimento in Toscana La Capponcina dilapida il proprio patrimonio Laudi Maia Elettra Alcyone Il fuoco Con si trasferisce in Toscana nella villa di Settignano. Qui scrive le prime tre : , e , e il romanzo . Eleonora Duse La Capponcina Laudi Maia Elettra Alcyone Il fuoco Le amanti del poeta cambiano, ma non il suo modo di vivere, che le pur generose elargizioni di editori e mecenati non riescono più a sostenere. I creditori pongono i sigilli alla Capponcina, e al poeta, nel 1910, non resta che l’umiliazione del volontario “esilio” in Francia. Qui è accolto regalmente, introdotto nei salotti della dalla giovane dama russa Nathalie de Goloubeff. L’esilio francese Parigi della Belle É poque I maggiori intellettuali di Francia, da André Gide a Marcel Proust, vogliono conoscerlo. In cerca di solitudine, che la sua figura esercita sulla frivola e decadente aristocrazia parigina, il poeta si rifugia nell’estate del 1910 ad , sulla costa atlantica, dove scrive l’opera . stanco del clamore Arcachon Le martyre de Saint Sébastien Negli anni successivi, d’Annunzio continua a scrivere , ma non rinuncia al dialogo con il pubblico italiano: Luigi Albertini, direttore del “Corriere della Sera”, gli affida uno spazio sul quotidiano dove il poeta pubblica una serie di prose, poi raccolte in volume con il titolo , e dieci canzoni composte in occasione della guerra coloniale in Libia. opere teatrali in francese Le faville del maglio Di nuovo perseguitato dai debiti, si autoesilia , dove frequenta scrittori e intellettuali e scrive opere teatrali in francese. in Francia Romaine Brooks, , 1912. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou. D’Annunzio in esilio il CARATTERE Un egocentrico «uomo di lusso» Decine di biografie a lui dedicate, centinaia di aneddoti (veri, verosimili o leggendari) sul suo conto, testimonianze di chi lo ha conosciuto più o meno da vicino, una bibliografia sterminata che non cessa di aggiungere titoli nuovi ai vecchi: basterebbero questi dati a rendere complicata l’impresa di descrivere in poche righe il carattere di un poeta che volle essere un personaggio pubblico, primo divo della modernità a esibire sotto gli occhi di tutti le esperienze, i capricci, le abitudini. Un insieme di contraddizioni Anche in vita d’Annunzio attira su di sé sentimenti contrastanti: come giudicare quel giovane venuto da una remota provincia italiana che scrive senza remore al maestro Carducci: «Voglio combattere al suo fianco, o Poeta!»? Che impressione può fare un autore che sfida a duello chi parla male di lui, che conquista centinaia di donne, attratte dal suo fascino, per poi rivelare senza ritegno i dettagli della propria vita amorosa, che è affetto da manie di egocentrismo e manifesta poi sorprendenti timidezze e paure? D’Annunzio è indubbiamente un uomo pieno di contraddizioni: figlio e interprete della sua epoca, al tempo stesso annunciatore e sperimentatore del nuovo, creatore di un gusto diverso, cultore dell’oggetto raro ma anche dell’aeroplano, del busto antico come dell’automobile, del lusso aristocratico da una parte e della pubblicità popolare dall’altra, della solitudine e insieme del bagno di folla. Tra edonismo e malinconia Come la produzione artistica, anche il suo carattere privato è polivalente e disarmonico, un oscillare continuo tra malinconia ed euforia, vecchiaia e giovinezza, piacere e dolore: il “vate” d’Annunzio può lasciare lo spazio al tenero innamorato, l’individualista al generoso, il divo esibizionista al solitario ripiegato su sé stesso nel ricordo. A fungere da collante tra i suoi molti aspetti, costante della sua esistenza è la “febbre” della scrittura, vissuta con la spasmodica convinzione di poter salvare il mondo con la bellezza della parola e del verso. >> pagina 415 Il ritorno in Italia, la guerra e la “prigione dorata” del Vittoriale Nel 1915, con lo scoppio della guerra il poeta rientra in patria. , prepara il terreno per il ritorno con una serie di canti di guerra, con i quali si pone a capo dell’eterogenea schiera di intellettuali favorevoli all’entrata dell’Italia nel conflitto. Il 4 maggio 1915 inaugura a Quarto (Genova) un monumento in ricordo della spedizione dei Mille, prima tappa della sua campagna di propaganda bellicista. L’interventismo e la Grande guerra Convinto interventista Quando l’Italia entra in guerra, d’Annunzio passa dalle parole ai fatti: a dispetto dell’età avanzata (ha 52 anni), e nel 1916 resta ferito gravemente all’occhio destro in un incidente aereo. Obbligato a un periodo di immobilità per non perdere anche l’occhio sinistro, scrive, bendato, le proprie impressioni su striscioline di carta, confezionate dalla figlia Renata: è questa la genesi dell’opera , prosa lirica che si arruola volontario Notturno sarà pubblicata nel 1921. Nel 1918, si rende protagonista di celebri imprese, come la «beffa di Buccari» e il volo su Vienna : nella prima occasione è l’ideatore e il protagonista di un raid con tre motoscafi antisommergibili al porto croato di Buccari, dove era ancorata la flotta austriaca; nella seconda lancia da un aeroplano centinaia di volantini contenenti un provocatorio invito alla resa rivolto al nemico. Allo scoppio della Prima guerra mondiale torna in Italia. È un convinto , volontario e viene ferito a un occhio. Durante la convalescenza scrive la prosa lirica . interventista si arruola Notturno A guerra conclusa, insoddisfatto per l’esito delle trattative di pace e convinto che quella italiana sia una « », entra, alla testa di un manipolo di volontari, nella città di Fiume (settembre 1919), di cui proclama l’annessione al Regno d’Italia. L’occupazione dura fino al dicembre successivo, quando l’esercito italiano, con un’azione militare, costringe d’Annunzio e i suoi uomini ad abbandonare la città. L’impresa fiumana vittoria mutilata Nel 1919, a guerra finita, è protagonista dell’ . occupazione di Fiume Dopo questa impresa, stanco e sfiduciato, il “poeta soldato” si ritira a Venezia e poi a , sul lago di Garda, in una villa che trasforma nel museo delle sue memorie e che chiama . Qui, , blandito dal regime fascista, trascorre gli ultimi anni, curando, in sdegnosa solitudine, le ultime opere, tra le quali il (1935). D’Annunzio muore il 1° marzo per un’emorragia cerebrale, mentre è seduto al tavolo di lavoro. Gli ultimi anni Gardone Vittoriale degli Italiani lontano dalla vita pubblica Libro segreto 1938 Fallita l’impresa di Fiume, si ritira a Venezia e poi in una villa sul lago di Garda, che chiama Qui muore nel 1938. Vittoriale degli italiani. CRONACHE dal PASSATO La falsa morte di un poeta promettente Una geniale trovata autopromozionale Il successo ottenuto nel 1879 dal primo volume di liriche, , ha fatto di d’Annunzio l’esordiente più ammirato d’Italia. Ora, però, a distanza di un anno, come ammoniscono le regole dello spettacolo, viene il difficile: non deludere le attese del pubblico. Il poeta lavora alla revisione della raccolta, eliminando alcune poesie e aggiungendone altre. Il rischio, di cui è perfettamente consapevole, è quello di passare inosservato, ma la promozione di sé stesso fa già parte delle armi a disposizione del d’Annunzio diciassettenne. Da vero precursore dei meccanismi del , egli escogita un’abile trovata per preparare il terreno alla sua nuova pubblicazione. Il 13 novembre del 1880 sulla “Gazzetta della Domenica” di Firenze compare un trafiletto, che commuove l’Italia: «Gabriele d’Annunzio, il giovane poeta già noto nella repubblica delle lettere, di cui si è parlato spesso nel nostro giornale, giorni addietro (5 novembre) sulla strada di Francavilla, cadendo da cavallo per improvviso mancamento di forze, restò morto sul colpo. Fra giorni doveva uscire la nuova edizione del suo ...». Primo vere marketing Primo vere La notizia rimbalza dappertutto e le maggiori testate letterarie italiane piangono «quest’ultimogenito delle Muse», «gioia dei suoi genitori, amore dei compagni, orgoglio dei maestri». Si tratta di lacrime inutili. Il poeta, infatti, firmandosi con il nome fasullo di G. Rutini, aveva fornito egli stesso con una cartolina la notizia della propria morte. Mentre decine di struggenti necrologi compaiono sulla stampa, d’Annunzio ricompare, come se nulla fosse successo, vivo e vegeto, qualche giorno dopo l’uscita della seconda edizione di , che naturalmente, sull’onda dell’emozione, aveva riscosso un immediato successo. Il colpo da maestro della pubblicità è riuscito perfettamente. Primo vere Le opere Le prime raccolte poetiche La prima tappa della produzione dannunziana in versi è caratterizzata dalla fedeltà al , con elementi però ispirati alla poesia parnassiana e simbolista francese e inglese. Temi nuovi già si affacciano e suggeriscono l’originale personalità del giovane poeta, a partire da un’accentuata . Sensualità e raffinatezza modello carducciano componente sensuale Primo vere , nel 1879, viene considerata dalla critica del tempo come l’esordio di un ragazzo prodigio. La raccolta contiene motivi tratti dal repertorio realistico-scapigliato, ma soprattutto è evidente la , sia per i temi sia per l’adozione della metrica barbara. Tuttavia nei componimenti si coglie una spiccata sensualità e una peculiare resa musicale. Pubblicata a sedici anni la prima opera dannunziana matrice carducciana Canto novo ▶ T1 La seconda prova dannunziana, risalente al 1882, segna un primo distacco dall’influenza carducciana e l’acquisizione di una voce poetica più personale. La raccolta, ambientata tra i boschi d’Abruzzo e il mare, è il (un motivo che ricorrerà anche in ), vissuta con gioia vitalistica e con una forte carica erotica. Accanto alla sperimentazione di nuove soluzioni metriche – vi compare la strofa lunga, che troveremo nelle opere successive – si fa strada una languida in un’esuberante relazione con la natura. diario lirico di una vacanza estiva Alcyone ricerca di sensazioni >> pagina 417 , , e , Intermezzo di rime Isaotta Guttadàuro ed altre poesie L’Isottèo La Chimera Elegie romane Si tratta di quattro raccolte – uscite rispettivamente nel 1884, 1886, 1890 e 1892 – scritte durante gli anni romani e che non a caso esprimono gli ideali aristocratici e raf finati tipici della capitale umbertina, esplicitati in prosa nel contemporaneo Il piacere . Sono testi in cui d’Annunzio sviluppa un gusto prezioso ed estetizzante che molti critici hanno assimilato alla poetica ▶ preraffaellita (di cui d’Annunzio amava particolarmente il massimo esponente, il pittore inglese Dante Gabriel Rossetti). In tutte queste raccolte è inoltre rilevante la componente sensuale, che attira sul poeta l’accusa di immoralità. La parola Con tale termine vengono indicati i seguaci di un movimento artistico e letterario promosso in Inghilterra, verso la metà del XIX secolo, da alcuni pittori e poeti, tra i quali Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), William Holman Hunt (1827-1910) e John Everett Millais (1829-1896), che cercano di ricondurre l’arte a pura espressività mistico-religiosa, individuando nell’opera dei pittori del passato che operarono prima di Raffaello un esempio di spiritualità concretamente vissuta. Preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti, , 1873. Londra, Guildhall Art Gallery. La ghirlandata Le prime prove narrative Per quanto riguarda la prosa, prima dell’esordio nel romanzo d’Annunzio scrive una serie di raccolte di novelle, apparentemente di ispirazione verista. Storie d’Abruzzo Le sue prime opere narrative sono , di . novelle matrice verista , , Terra vergine Il libro delle vergini San Pantaleone I – usciti rispettivamente nel 1882, 1884 e 1886 e poi ristampati, nel 1902, con qualche modifica, nella raccolta – presentano soprattutto , personaggi, costumi e tradizioni popolari d’Abruzzo. L’ambientazione e la natura rozza dei protagonisti sottolineano l’influenza verista, ma l’autore si allontana dall’impersonalità verghiana. D’Annunzio infatti esalta la vitalità di quel mondo primitivo, rappresentando con evidente compiacimento un’ , malata di passioni animalesche e di sentimenti aggressivi, ma non ancora “corrotta” dal progresso e dalla civiltà. 3 volumi di novelle Le novelle della Pescara storie paesane umanità violenta e primordiale >> pagina 418 Pubblicato nel (lo stesso anno di di Verga), il primo romanzo dannunziano può essere considerato uno dei manifesti del Decadentismo europeo, in cui confluisce soprattutto la lezione narrativa, tematica e ideologica dell’Estetismo, diffuso in Francia dal romanzo ( , 1884) di Joris-Karl Huysmans ( p. 293). Un manifesto del Decadentismo 1889 Mastro-don Gesualdo À rebours Controcorrente ▶ è considerato uno dei manifesti del Decadentismo. Il protagonista è un , un sopraffatto dalla sua stessa vita oziosa. Il piacere dandy esteta decadente I romanzi di d’Annunzio Il piacere ▶ T2 Diviso in 4 libri, presenta una piuttosto semplice e , ma sapientemente , con una tecnica fatta di ellissi e . Il piacere trama povera di fatti costruita in modo non lineare flash back Il protagonista, , dell’autore, ama due donne, la bellissima , che lo ha abbandonato per sposare un ricco lord inglese, e , moglie di un ambasciatore, creatura dolce e spirituale, che finisce per cedere al suo corteggiamento. Diviso tra il piacere dei sensi e una vaga aspirazione alla purezza, Andrea non dimentica però l’antico amore e, durante il primo (e ultimo) amplesso con Maria, invoca il nome di Elena. Maria, disgustata dall’«orribile sacrilegio», fugge via, lasciando l’uomo al proprio destino di solitudine. Andrea Sperelli alter ego Elena Muti Maria Ferres Il piacere Nelle intenzioni di d’Annunzio, il romanzo doveva illustrare, secondo un’istanza ancora legata al Naturalismo, «la miseria del piacere», cioè il caso psicologico e umano di un uomo immorale e corrotto, un , ma incapace di tradurre in realtà il suo progetto. Lo scrittore si immerge in questa amoralità, che contrappone al perbenismo e alla mediocrità della società borghese: in tal modo egli simpatizza per la di Sperelli. Un esteta imperfetto dandy ossessionato dalla ricerca della bellezza brama di lusso e di lussuria Nel protagonista, d’Annunzio delinea la figura di un , dotato di gusti raffinati, cultore del superfluo, desideroso di vivere ogni esperienza dei sensi, amante dell’arte, filtro attraverso il quale intende nobilitare la propria esistenza. Sperelli finisce dunque per essere l’incarnazione dell’artista, che contrasta la massificazione tipica della civiltà industriale rendendo morbosa ed esclusiva ogni sua passione: la musica, la pittura, lo sport, la seduzione femminile, soprattutto la poesia. tipico esteta decadente Al tempo stesso, tuttavia, Andrea non riesce a vincere il proprio ozio e la che lo avvincono frenando ogni sua intenzione. La sua esistenza di esteta fallito (nell’amore come in ogni altra aspirazione) ne mette a nudo il vuoto, il senso di nullità e l’incostanza che pervadono il suo carattere e la sua stessa vita. sottile inettitudine A fare da sfondo alla vicenda è una Roma frivola e monumentale, cornice ideale di una , come lo è anche la psiche del protagonista. Non si tratta della Roma classica né di quella rinascimentale, ma della dei palazzi nobiliari e dei salotti altolocati, che lo scrittore, nelle vesti del giornalista di costume, conosceva profondamente, nei gusti e nelle manie. Roma: regno del lusso e dell’artificio mondanità aristocratica vuota e pretenziosa Roma barocca L’elegante capitale non si limita a essere un fondale con una funzione decorativa, ma è il luogo privilegiato delle manie di Sperelli, che coglie dagli ambienti, dalla luce, dai marmi, dalle ville e dalle bellezze della città lo spunto per vivificare le proprie e riveste ogni oggetto, ogni piazza, ogni palazzo di un valore letterario o artistico. pulsioni estetizzanti Questa estatica contemplazione si riflette nello stile del romanzo, che presenta , mediante una , carica di vibrazioni liriche, di riferimenti eruditi e di modulazioni preziose che sostituiscono la realtà oggettiva con una trama fatta di immagini e sensazioni. Lo stile come la vita più descrizioni che fatti prosa “sublime” e virtuosistica Lo stile tende al sublime e al virtuosismo. La trama è sostenuta più da e che da fatti. descrizioni sensazioni >> pagina 419 Le opere del periodo della «bontà» Abbandonate le atmosfere sensuali del periodo romano, d’Annunzio si misura con più , nel tentativo di recuperare l’innocenza e la sobrietà (la «bontà») perdute durante le avventure galanti e mondane nella capitale. In questa fase (1892-1893) lo scrittore soggiorna a Napoli dove scrive due romanzi e una raccolta poetica. Una svolta motivi intimistici Gli anni napoletani sono segnati da un . I due romanzi di questo periodo ( e ) sono incentrati sul tema della colpa e della punizione. ripiegamento spirituale Giovanni Episcopo L’innocente e Giovanni Episcopo L’innocente Pubblicati nel 1892, entrambi i romanzi sono incentrati sul motivo della e del , che d’Annunzio rielabora a partire dalla lettura dei capolavori russi di Lev Tolstoj e Fëdor Dostoevskij. colpa castigo La svolta rispetto alle atmosfere estetizzanti del è introdotta dall’autore nella dedica del alla scrittrice e giornalista Matilde Serao, in cui sottolinea l’esigenza di una : «Bisogna studiare gli uomini e le cose , senza trasposizione alcuna». Il protagonista, il modesto impiegato che dà il titolo al romanzo, è succube di Giulio Wanzer, un collega che gli infligge le peggiori crudeltà, arrivando anche a sedurre sua moglie. Quando però l’uomo si spinge fino a picchiare il figlio di Giovanni, questi, come colto da un raptus che lo libera dall’apatia, lo pugnala a morte. Il superamento dell’Estetismo Piacere Giovanni Episcopo maggiore aderenza alla realtà direttamente Anche è la storia di un delitto, che il protagonista, Tullio Hermil, confessa un anno dopo il suo compimento. L’uomo è un intellettuale dissoluto, sposato con Giuliana, che costringe a umiliazioni continue. Quando la moglie però sta per dare alla luce un bambino, frutto dell’unico tradimento di cui si è macchiata, Tullio si riavvicina a lei, come per un autopunizione e . Dopo il parto, egli concepisce e mette in pratica un terribile disegno: uccidere il bambino, esponendolo al gelo nella notte di Natale. Solo in tal modo egli è convinto di poter ripristinare il rapporto con la moglie. L’infanticidio avviene infatti con la complicità di Giuliana, che accetta silenziosamente la morte del piccolo “innocente”, intruso suo malgrado all’interno di un amore malato. Dal realismo all’intimismo L’innocente bisogno di purificazione Poema paradisiaco ▶ T3-T4 La raccolta, edita nel 1893, è divisa in 3 sezioni: (Giardino chiuso), (Giardino delle larve) e (Piccolo giardino dell’anima). Il tema del giardino (richiamato già dal titolo: in greco significa appunto “giardino”) allude al , ricercati in questa fase dal poeta. La ricerca della semplicità Hortus conclusus Hortus larvarum Hortulus animae paràdeisos ritorno alla natura e alla purezza degli affetti semplici Tale aspirazione alla semplicità si risolve in , che lasciano pur sempre intravedere un certo . Tuttavia, l’ che si respira nella raccolta e le scelte stilistiche adottate – una sintassi espressiva quasi cantilenante e un lessico languido, reso malinconicamente musicale dalle ripetizioni e dalle assonanze – piacerà ai del primo Novecento, che ne riprodurranno tematiche e suggestioni. toni estenuati compiacimento estetizzante atmosfera di raccoglimento e nostalgia poeti crepuscolari Appartiene a questo periodo anche il , raccolta di di abbandono alla meditazione e alla nostalgia. Poema paradisiaco componimenti lirici I romanzi del superuomo Individui eccezionali, volontà di potenza, amori torbidi, fallimenti esistenziali: questi i temi che accomunano i dannunziani . Le trame si assottigliano sempre di più, lasciando maggiore spazio a descrizioni, , ossessioni psicologiche di protagonisti che incarnano l’ Dopo Il piacere romanzi scritti dopo Il piacere riflessioni introspettive ideologia supe romistica dell’autore, convinti di appartenere a una specie superiore capace di dominare la realtà, ma che si rivelano poi incapaci di tradurre in azione gli ideali e le fantasie di cui sono portatori. Il inaugura la fase della produzione di d’Annunzio, che si protrae fino alle soglie della guerra. superuomo >> pagina 420 Trionfo della morte Protagonista di questo romanzo, uscito nel 1894, è , un esteta abruzzese trapiantato a Roma, le cui velleità e ambizioni sono messe a dura prova dall’amore prepotente per una donna sposata, Ippolita Sanzio. Debole, malato e inconcludente, Aurispa sente a poco a poco che la , da cui è dolorosamente avvinto, si sta trasformando in una . La della vicenda non può che essere : come in una sorta di delirio passionale, Aurispa si uccide insieme alla donna gettandosi dall’alto di una scogliera mentre la tiene tra le braccia. La storia di un suicida Giorgio Aurispa schiavitù dei sensi cupa volontà di morte conclusione tragica Nel il protagonista è un sopraffatto da un amore delirante, che lo spinge a uccidersi insieme alla sua donna. È stato definito del superuomo dannunziano. Trionfo della morte esteta abruzzese «Il manifesto sessuale» Considerato dal critico Carlo Salinari «il manifesto sessuale» del superuomo dannunziano, il di autoaffermazione, l’estraneità alla morale comune, l’insofferenza per ogni norma costituita, lo stesso rituale dell’omicidio-suicidio come espressione di un estremo atto di vitalismo. Tuttavia, il temperamento e il fallimento del protagonista anticipano anche il tema dell’ , che sarà ripreso, con maggiore consapevolezza critica, da autori quali Franz Kafka e Italo Svevo. La debolezza di un eroe fallito Trionfo della morte presenta alcuni degli stereotipi della volontà di potenza celebrata dall’autore: il desiderio inettitudine Le vergini delle rocce ▶ T5 In quest’opera, uscita nel 1895, d’Annunzio narra la vicenda di un nobile abruzzese, , che cerca una donna con cui concepire un figlio che riscatti la decadenza della stirpe italica. Il protagonista rimane a lungo incerto fra tre sorelle – ultime discendenti di una famiglia siciliana della vecchia nobiltà borbonica –, ciascuna delle quali presenta alcune delle caratteristiche che egli cerca. Cantelmo però non sa decidersi e il romanzo rimane incompiuto, come a sottolineare implicitamente il . Il riscatto della stirpe Claudio Cantelmo fallimento del superuomo Il nobile abruzzese protagonista delle è un essere irresoluto, emblematico del . Vergini delle rocce fallimento del superuomo Il fuoco , il protagonista di questo romanzo pubblicato nel 1900, è un poeta e musicista che, suggestionato da Richard Wagner, sogna di creare un’ . Sullo sfondo di una , Stelio intravede in una splendida ma non più giovane attrice, la Foscarina, la musa per realizzare le proprie ambizioni. Tra i due amanti (sotto i cui nomi si celano le figure di d’Annunzio e di Eleonora Duse) l’intesa è destinata presto a sfiorire, insidiata da una giovane cantante, nuova fonte di ispirazione per Stelio. La Foscarina allora si sacrifica rinunciando a lui e lasciandolo libero di sperimentare altri sentieri artistici. Ma i di Stelio : i funerali di Wagner segnano anche simbolicamente la fine delle sue velleità. Un romanzo autobiografico Stelio Effrena opera d’arte totale Venezia autunnale e decadente progetti ambiziosi non si realizzano Protagonista del Fuoco è un che non riesce a realizzare il suo sogno di gloria. ambizioso poeta e musicista Forse che sì forse che no In questo romanzo del 1910, legato ai nuovi (la velocità, l’automobile, l’aeroplano) celebrati dal nascente Futurismo, il superuomo prende le fattezze di un aviatore, , che, dopo aver saputo che la donna amata, Isabella, è impazzita, forse in seguito a una relazione incestuosa con il fratello, tenta quale sfida estrema l’audace impresa di raggiungere in volo dal Lazio le coste della Sardegna. Nella rischiosa trasvolata, Paolo è convinto di perdere la vita, ma non sarà così: vinta la sfida eroica, saprà riconquistare la voglia di vivere. Il mito del progresso miti del progresso tecnologico Paolo Tarsis è l’unico romanzo di questo periodo che . Forse che sì forse che no non ha una fine tragica >> pagina 421 Opere in prosa Temi e motivi Le prime prove (1882), Terra vergine (1884), Il libro delle vergini (1886) San Pantaleone novelle storie popolari ambientate in terra abruzzese • vitalità del mondo primitivo e arcaico • passioni violente ma incontaminate • (1889) Il piacere romanzo uno dei manifesti del Decadentismo europeo • l’ossessione della ricerca della bellezza • la brama del lusso • la lussuria • la vacuità del protagonista • Le opere del periodo della «bontà» (1892) Giovanni Episcopo romanzo narrazione più aderente alla realtà • motivo della colpa e del castigo • (1892) L’innocente romanzo delitto come purificazione • tema dell’amore malato • I romanzi del superuomo (1894) Trionfo della morte romanzo volontà di potenza • senso della morte • inettitudine del protagonista • (1895) Le vergini delle rocce romanzo tentativo di riscatto della stirpe pura • fallimento del superuomo • (1900) Il fuoco romanzo motivo autobiografico • tema dell’opera d’arte totale • mancata realizzazione dei desideri • (1910) Forse che sì, forse che no romanzo mito del progresso tecnologico • sfida eroica • Le ultime opere (1916) La Leda senza cigno romanzo riflessioni e divagazioni più intime • (1924-1928) Le faville del maglio prosa autobiografica annotazioni e ricordi • tono riflessivo e sottilmente angosciato • (1916) Notturno prosa lirica percezioni sensoriali dal buio • testi frammentati e ritmo lirico • Le Laudi ▶ T7-T10 Con il titolo d’Annunzio concepisce un . In realtà ne compone solo 5: al terzo, , considerato dalla critica il suo , è dedicato un approfondimento specifico nella seconda parte di questa Unità ( p. 449). Autocompiacimento e retorica Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi ciclo di 7 libri poetici intitolati agli astri della costellazione delle Pleiadi Alcyone capolavoro ▶ D’Annunzio compone solo 5 del ciclo di 7 originariamente concepito. In tutte dominano l’ , il e l’imperativo del . Laudi individualismo vitalismo piacere Il teatro e le di Gabriele d’Annunzio Laudi Maia Il primo libro delle è ispirato a un viaggio compiuto da d’Annunzio nel 1895: una crociera lungo le coste della Grecia, che nel 1903 il poeta rievoca e trasfigura su un piano mitico e ideale, lontano da ogni riferimento alla realtà (nel frattempo sono stati composti e , che però vengono posposti a nell’ordinamento della raccolta). Laudi Elettra Alcyone Maia Testi plus: Laus Vitae Il libro è occupato interamente da (Inno alla vita), un poema autobiografico di 8400 versi in cui d’Annunzio riprende il , incarnazione del superuomo che si slancia oltre i limiti umani alla ricerca della e della felicità. La gioia di vivere eroicamente Laus vitae mito di Ulisse pienezza dell’essere (1903) è un poema autobiografico. Il protagonista ricerca la e la felicità. Maia pienezza dell’essere >> pagina 422 Elettra Nel secondo libro delle , pubblicato nel 1903, a conquistare la scena poetica al posto del mito sono l’oratoria e la . Da aspirante vate della nazione, d’Annunzio celebra il passato popolato da eroi da emulare (da Dante a Garibaldi), al quale contrappone la miseria del tempo presente. Una sezione rilevante del libro è dedicata alle cosiddette «Città del silenzio» (Ferrara, Pisa, Ravenna, Urbino...), luoghi dove l’eco non ancora spenta del glorioso passato è presagio di un futuro nuovamente illuminato dalla forza e dalla bellezza. L’esaltazione del passato Laudi propaganda politica (1903) celebra il dell’Italia, contrapposto a un misero presente. Elettra passato eroico (1912) e (1933) trasmettono con tono retorico un . Merope Anterope messaggio nazionalistico e Merope Asterope Gli ultimi due libri delle , pubblicati rispettivamente nel 1912 e nel 1933, testimoniano l’inaridirsi della vena poetica di d’Annunzio, ridotta a : raccoglie i versi scritti in terzine dantesche in occasione dell’impresa coloniale in Libia, editi per la prima volta sul “Corriere della Sera” con il titolo ; raduna invece le poesie composte durante la Prima guerra mondiale (intitolate in origine ). Laudi celebrazione della retorica nazionalista Merope Le canzoni della gesta d’oltremare Asterope Canti della guerra latina Le ultime opere Una nuova forma di , caratterizza l’ultima stagione della produzione dannunziana. Si tratta di opere in cui si ricercano effetti di musicalità e si percepisce l’ansia per l’avvicinarsi della morte. Concepito come una sorta di testamento spirituale, l’insieme di questi componimenti documenta le pulsioni più autentiche dell’interiorità del poeta, diventata più istintiva e immediata. Tuttavia, la prosa dannunziana degli ultimi anni non vuole rinunciare affatto alla , alla tensione sublime e ai consueti scatti superomistici. Non a caso l’autore, nel momento in cui sta per pubblicare all’interno dell’Edizione Nazionale delle sue opere questi testi, che sono memorie, introspezioni e meditazioni, dà loro il titolo, non certo dimesso, di . Verso la «turpe vecchiezza» prosa, più asciutta e meno celebrativa preziosità Prose di ricerca, di lotta, di comando, di conquista, di tormento, d’indovinamento, di rinnovamento, di celebrazione, di rivendicazione, di liberazione, di favole, di giochi, di baleni Nelle ultime opere e il tono è piuttosto intimistico e riflessivo. l’intento non è più celebrativo La Leda senza cigno Si tratta di un racconto lungo (o romanzo breve), edito nel 1916, su una – che ricorda al narratore una statua della donna trasformata in cigno da Zeus (di qui il titolo) – la quale vive una torbida e tragica esistenza, dalla rovina economica del padre a un fatale incontro con un uomo che la ricatta fino a costringerla al suicidio. La scarna struttura dell’intreccio costituisce il pretesto per riflessioni e divagazioni, condotte con un linguaggio non sempre ricercato. figura femminile bella e misteriosa Le faville del maglio Con questo titolo vengono raccolte in due volumi distinti, (1924) e (1928), le prose pubblicate dal poeta sul “Corriere della Sera” tra il 1911 e il 1914. Il titolo allude alle scintille provocate dai colpi del martello sul metallo incandescente, metafora della creazione nell’“officina” poetica. I brani hanno una chiara impronta autobiografica: rapide annotazioni, ricordi e confessioni, concentrate sull’autoanalisi psicologica. Il tono è più riflessivo e contiene una sottile vena di angoscia. Il venturiero senza ventura Il compagno dagli occhi senza cigli Notturno ▶ T6 Come accennato, un incidente aereo, subìto nel gennaio 1916 al termine di uno dei suoi voli di guerra, costringe per tre mesi d’Annunzio a stare immobile e con gli occhi bendati per salvare l’occhio sinistro. In questa situazione il poeta scrive una serie di su migliaia di strisce di carta (i cosiddetti « »). L’opera, composta a Venezia dal febbraio al maggio del 1916, viene pubblicata nel 1921 e pubblicizzata come il «commentario della tenebra». pensieri, ricordi, descrizioni e visioni cartigli >> pagina 423 In effetti, dal punto di vista tematico, le impressioni che si accumulano nel testo sono legate alla descrizione sofferente di ferite, incidenti, traumi e morti, senza più traccia di proclami universali e retorici slogan. L’angoscia che vi domina viene resa attraverso il e notazioni talvolta perfino macabre sul disfacimento dei corpi e della carne. La sensualità è sempre presente in sottofondo ma ora spesso diventa allusione morbosa e sofferta, incupita dall’incombere della «turpe vecchiezza» che priva il poeta di energia e vitalità. Un angoscioso canto di tenebra prevalere di percezioni sensoriali Anche lo contribuisce ad accrescere l’atmosfera mortuaria di queste pagine: , paratattico, ridotto a un’essenzialità quasi espressionistica, articolato in frasi concise, spezzate dalla frequenza sistematica dei segni di interpunzione. Il carattere meditativo e intimo si esplicita nell’allusività del lessico e in una sintassi scarna che riproduce la . Come in un diario a cui affidare illuminazioni fugaci, la pagina dannunziana si abbandona qui al flusso delle esperienze, in una quasi irreale . L’asciutta prosa del è però, al tempo stesso, soffusa di . Il frammentismo dannunziano stile frammentario scrittura istantanea dei taccuini successione di attimi fuori del tempo Notturno ritmo lirico Il teatro La e il , che gli garantisce la collaborazione di una diva d’eccezione, spingono d’Annunzio sin dagli ultimi anni dell’Ottocento a dedicarsi anche a una produzione destinata al teatro. volontà di raggiungere più direttamente il pubblico sodalizio con Eleonora Duse Con il proposito di realizzare un (un « »), lontano dal dramma borghese realistico che in quegli anni metteva in scena vicende della normale vita quotidiana, lo scrittore aspira, secondo la teoria wagneriana dell’opera d’arte totale, a fondere recitazione, musica e danza, rinnovando la tradizione della tragedia greca. Drammi di sangue e violenza teatro in versi teatro di poesia vengono rappresentati in ambientazioni diverse: nell’Argolide presso le rovine di Micene ( , 1898), nel mondo medievale ( , 1901; , 1908) o in quello del selvaggio Abruzzo pastorale ( , 1904, probabilmente l’opera teatrale meglio riuscita). Amore, morte, pulsioni superomistiche e passioni logoranti La città morta Francesca da Rimini La nave La figlia di Iorio Sollecitato dalla relazione con l’attrice Eleonora Duse, d’Annunzio scrive alcuni testi teatrali sul . è il più famoso. modello del teatro greco La figlia di Iorio Nella si torna al contesto delle novelle giovanili: entro un , attraversato da credenze e superstizioni, l’autore mette in scena la tragica vicenda di Mila di Codra, destinata a morire sul rogo poiché si autoaccusa di essere una strega e di aver istigato l’amato Aligi a uccidere il padre Lazaro che aveva cercato di violentarla. La tematica e l’ambientazione conferiscono all’opera , ma lo stile del testo è lontano dal linguaggio comune, del tutto immune da ogni volontà di regressione popolaresca: il registro è sempre alto e il lessico enfatico e retorico. La figlia di Iorio Figlia di Iorio universo umano agreste e primitivo tratti veristi La scrittura per il teatro occupa d’Annunzio anche dopo la fine della sua relazione con Eleonora Duse. Significativa è soprattutto una composta durante l’“esilio” francese, nell’antica lingua d’ : , pubblicata nel 1911, sarà e interpretata dalla grande danzatrice russa Ida Rubinstein. Le martyre de Saint Sébastien tragedia o ï l Le martyre de Saint Sébastien musicata da Claude Debussy >> pagina 424 La vita Le opere Nasce a Pescara • 1863 Studia nel Collegio Cicognini di Prato • 1874 1879 Primo vere Si trasferisce a Roma • 1881 1882 Canto novo Terra vergine Sposa la duchessa Maria Hardouin di Gallese • 1883 1884 Intermezzo di rime Il libro delle vergini 1886 Isaotta Guttadàuro ed altre poesie San Pantaleone Inizia la relazione con Elvira Leoni1889 • 1889 Il piacere 1890 L’Isottèo e La Chimera Si trasferisce a Napoli • 1891 Legge Nietzsche e si appassiona alla musica di Richard Wagner • 1892 Elegie romane Giovanni Episcopo L’innocente Intreccia una relazione con Maria Gravina Cruyllas di Ramacca • 1893 Poema paradisiaco 1894 Trionfo della morte Viene eletto deputato della Destra • Si trasferisce con Eleonora Duse a Settignano nella villa La Capponcina • 1897 1898 La città morta 1900 Il fuoco 1901 Francesca da Rimini 1903 Maia 1903 Alcyone 1903 Elettra 1904 La figlia di Iorio 1908 La nave Vengono posti i sigilli, a causa dei debiti, alla Capponcina • Si trasferisce a Parigi • 1910 Forse che sì forse che no 1911 Le martyre de Saint Sébastien 1912 Merope Incidente di volo in guerra • 1916 La Leda senza cigno Beffa di Buccari • Volo su Vienna • 1918 Occupazione di Fiume • 1919 Si trasferisce a Gardone, al Vittoriale • 1921 Notturno 1924 L e faville del maglio. Il venturiero senza ventura 1928 Le faville del maglio. I l compagno dagli occhi senza cigli 1933 Asterope 1935 Libro segreto Muore il 1° marzo • 1938