T3 Consolazione Poema paradisiaco Nel   troviamo un d’Annunzio apparentemente diverso rispetto a quello della produzione poetica precedente, caratterizzata da temi scandalosi nonché da un linguaggio estremamente aulico e raffinato. Qui il poeta ricerca un sermo prosaico in contrasto con le leziose preziosità dell’esteta: un’atmosfera languida e nostalgica avvolge l’io lirico che dopo tanti stravizi torna nei panni del “pentito” alla salvifica casa natale, per ricercarvi la purezza e l’innocenza perdute.  , composta nel gennaio del 1891, costituisce l’esempio più noto e riuscito di questa raccolta, destinato a essere apprezzato dai poeti cosiddetti “crepuscolari” d’inizio Novecento, che ne imiteranno il tono prosastico e lo stile stanco e dimesso. Poema paradisiaco Consolazione Quartine di endecasillabi a rime incrociate, secondo lo schema ABBA. metro  Una  semplicità esibita Non pianger più. Torna il diletto figlio a la tua casa. È stanco di mentire. Vieni, usciamo. Tempo è di rifiorire. Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio.   Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato 5     serba ancóra per noi qualche sentiero. Ti dirò come sia dolce il mistero che vela certe cose del passato. Ancóra qualche rosa è ne’ rosai, ancóra qualche timida erba odora. 10     Ne l’abbandono il caro luogo ancóra sorriderà, se tu sorriderai. Ti dirò come sia dolce il sorriso di certe cose che l’oblìo afflisse. Che proveresti tu se ti fiorisse 15     la terra sotto i piedi, all’improvviso? Tanto accadrà, ben che non sia d’aprile. Usciamo. Non coprirti il capo. È un lento sol di settembre, e ancor non vedo argento su ’l tuo capo, e la riga è ancor sottile. 20     Perché ti neghi con lo sguardo stanco? La madre fa quel che il buon figlio vuole. Bisogna che tu prenda un po’ di sole, un po’ di sole su quel viso bianco. per la madre, che deve riprendere vigore, e per il figlio, che deve purificarsi, riscattandosi dalla menzogna e dall’artificiosità in cui ha vissuto finora. rifiorire: 3 pallido. quasi un giglio: 4 copre. vela: 8 ci troviamo, infatti, in autunno. Ancóra: 9 tornerà ridente. sorriderà: 12 soffocò. afflisse: 14 il poeta intende mostrare alla madre che il recupero della memoria procura un piacere non diverso da quello suscitato da un’inattesa fioritura. Che proveresti… all’improvviso: 15-16 benché. ben che: 17 tiepido sole. lento sol: 18-19 capelli grigi. argento: 19 la scriminatura è ancora sottile poiché i capelli della donna sono ancora folti. la riga… sottile: 20 rifiuti (di uscire all’aria aperta). ti neghi: 21 Bisogna che tu sia forte; bisogna 25     che tu non pensi a le cattive cose... Se noi andiamo verso quelle rose, io parlo piano, l’anima tua sogna. Sogna, sogna, mia cara anima! Tutto, tutto sarà come al tempo lontano. 30     Io metterò ne la tua pura mano tutto il mio cuore. Nulla è ancor distrutto. Sogna, sogna! Io vivrò de la tua vita. In una vita semplice e profonda io rivivrò. La lieve ostia che monda 35     io la riceverò da le tue dita. Sogna, ché il tempo di sognare è giunto. lo parlo. Di’: l’anima tua m’intende? Vedi? Ne l’aria fluttua e s’accende quasi il fantasma d’un april defunto. 40     Settembre (di’: l’anima tua m’ascolta?) ha ne l’odore suo, nel suo pallore, non so, quasi l’odore ed il pallore di qualche primavera dissepolta. Sogniamo, poi ch’è tempo di sognare. 45     Sorridiamo. E la nostra primavera, questa. A casa, più tardi, verso sera, vo’ riaprire il cembalo e sonare. Quanto ha dormito, il cembalo! Mancava, allora, qualche corda; qualche corda 50     ancóra manca. E l’ebano ricorda le lunghe dita ceree de l’ava. Mentre che fra le tende scolorate vagherà qualche odore delicato, (m’odi tu?) qualche cosa come un fiato 55     debole di viole un po’ passate, sonerò qualche vecchia aria di danza, assai vecchia, assai nobile, anche un poco triste; e il suon sarà velato, fioco, quasi venisse da quell’altra stanza. 60     i ricordi negativi del passato. Forse il riferimento è alla condotta del figlio, che in passato ha fatto soffrire la madre, ma il carattere infantile dell’espressione ne accentua l’indeterminatezza. cattive cose: 26 sottovoce, come a confortare la madre ed entrare in intimità con lei. piano: 28 sottile. purifica. lieve: 35 monda: è come se nell’atmosfera vagasse e si materializzasse il fantasma, ossia l’immagine indistinta, della luminosità primaverile. Ne l’aria… defunto: 39-40 la tenue luce di una primavera che rivive nel ricordo. pallore… dissepolta: 43-44 voglio. clavicembalo, lo strumento a tastiera antenato del pianoforte. vo’: 48 cembalo: nel senso che nessuno lo aveva più suonato. ha dormito: 49 ai tempi della giovinezza del poeta. allora: 50 il legno dei tasti neri ( ) ricorda le dita lunghe e bianche ( ) della nonna. l’ebano… l’ava: 51-52 l’ebano ceree leggero profumo. fiato debole: 55-56 appassite. passate: 56 antica melodia. vecchia aria: 57 Poi per te sola io vo’ comporre un canto che ti raccolga come in una cuna, sopra un antico metro, ma con una grazia che sia vaga e negletta alquanto. Tutto sarà come al tempo lontano. 65     L’anima sarà semplice com’era; e a te verrà, quando vorrai, leggera come vien l’acqua al cavo de la mano. culla. cuna: 62 leggera e alquanto dimessa. vaga… alquanto: 64 pura. leggera: 67 si raccoglie. nel. si intende, di chi beve. vien: 68 al: de la mano:  >> pagina 436 Dentro il TESTO I contenuti tematici Il giardino appassito, le viole sfatte, le stanze vuote, le tende (v. 53), un vecchio cembalo: sono piccole cose abbandonate ad accogliere il poeta, ormai pallida e sfiorita. Una stagione ambigua e velata sembra complice di questo ritorno al nido familiare: è settembre, sì, ma l’aria ha la molle dolcezza della primavera, benché di una (v. 44) e di un (v. 40). Ovunque campeggiano segni di morte, trame di oggetti consunti che ricordano il precipitare lento delle cose e dei ricordi verso il nulla: il recupero dell’innocenza che l’io lirico insegue, promettendo alla madre di tornare buono e pio dopo tante falsità e ipocrisie, si scontra con il dilagare della decadenza e con i simboli di disfacimento che pervadono il componimento. scolorate figliol prodigo atteso dalla madre primavera dissepolta april defunto Un ritorno al passato È possibile dunque rifiorire davvero? Ora che la città, la mondanità e le sue tentazioni sono lontane, c’è da credere alla conversione spirituale del poeta? Le allusioni religiose estetizzanti ci inducono a sospettare della sincerità di questa regressione all’infanzia: la madre assume la funzione di sacerdotessa di un rito; è lei che offre al figlio la comunione di un’ostia rigeneratrice. Ma tra i due, in realtà, non c’è dialogo: il poeta, che le assicura di essere cambiato (e, per questo, le chiede di non pensare più a le cattive cose , v. 26), le domanda se lo sta capendo ( Di’: l’anima tua m’intende? , v. 38), ascoltando ( di’: l’anima tua m’ascolta? , v. 41) o almeno sentendo ( m’odi tu? , v. 55). In fondo, la presenza della donna è eterea, forse solo immaginata (è un’ anima , v. 29, più che una creatura in carne e ossa), mentre piano piano la figura dell’io poetico, in un primo momento distanziata dalla terza persona, diventa l’unico elemento dominante ( io parlo , v. 28; Io metterò , v. 31; Io vivrò , v. 33). Il miracolo – egli ci dice – alla fine si compirà: il rito della purificazione avverrà per mezzo dell’acqua che monda i peccati, secondo una precisa .Ma la cerimonia della rinascita non può che essere officiata con i soli strumenti che d’Annunzio conosce e sublima: la parola, la musica (grazie al cembalo, memoria del clima domestico che fu) e la poesia, prodotta (vv. 63-64). simbologia liturgica e sacramentale con una grazia che sia vaga e negletta alquanto Il rito della purificazione  >> pagina 437  Le scelte stilistiche Come il contenuto, anche l’aspetto formale del testo ha molto di ambiguo. L’ è ottenuto attraverso molteplici espedienti: la quotidianità del lessico, il ritmo colloquiale scandito da frasi brevissime e dalla punteggiatura che interrompe il fluire del discorso, l’ossessiva presenza delle figure di ripetizione come anafore (vv. 3-5; vv. 7-13; vv. 9-10; vv. 30-32; vv. 33-37) e anadiplosi (vv. 23-24; vv. 28-29; vv. 29-30) che danno al componimento l’andamento della , la frequenza delle interrogazioni e delle forme esortative ( , v. 1; , vv. 3 e 5; , v. 33; , v. 45; , v. 46), le forti pause che spezzano il verso in diversi periodi conferendo all’endecasillabo il ritmo modesto della conversazione. abbassamento di tono e di registro cantilena Non pianger più vieni; usciamo Sogna, sogna! Sogniamo Sorridiamo Questi artifici tuttavia non sono l’effetto di una poetica spontanea o immediata: al contrario, essi sono il frutto di una tecnica finalizzata a generare una melodia estenuata che trasmetta la sensazione di una voluttuosa convalescenza. Le continue riprese, le simmetrie e i parallelismi rintracciabili nella lirica (dal pallore della madre, su cui il poeta indugia nella prima e nella sesta strofa, all’insistenza sul tema della rinascita, che innerva tutto il componimento) contribuiscono a creare un’ : la bontà e l’innocenza sono immersi – inevitabilmente – nella dimensione, favolosa ma anche fittizia, della letteratura. Al potere dell’arte d’Annunzio non rinuncia neanche ora. atmosfera di malìa e di arcano sortilegio Una voce estenuata Verso le COMPETENZE COMPRENDERE 1 Qual è il significato del titolo? 2 Riassumi il componimento in 10 righe. Analizzare 3 L’aggettivo dolce è ripetuto due volte, a poca distanza, al v. 7 e al v. 13, prima a definire il mistero e poi il sorriso . In entrambi i casi, quale figura retorica riconosci e quale funzione essa svolge? 4 Come abbiamo indicato in nota, l’ebano (v. 51) sta ad indicare i tasti neri del cembalo. Quale figura retorica usa in questo caso d’Annunzio?  Personificazione. a  Metonimia. b  Metafora. c  Analogia. d 5 Il testo presenta un numero cospicuo di enjambement , ma quello che trovi ai vv. 63-64 è davvero particolare. Perché? 6 Insieme ai termini più quotidiani e dimessi che caratterizzano il lessico della poesia, compaiono anche vocaboli più preziosi. Quali sono e quali effetti determinano? 7 Individua le espressioni che conferiscono al componimento sfumature funebri. 8 Quali scelte espressive vengono privilegiate dal poeta nel comporre l’immagine materna? 9 Un altro motivo centrale della poesia è il ricordo. Quali immagini rimandano al passato del poeta? Interpretare 10 Che cosa significa, a tuo giudizio, che l’io lirico è stanco di mentire (v. 2)? 11 Il suono del cembalo che il poeta promette di usare sarà così poco percettibile che parrà giungere da quell’altra stanza (v. 60). Che cosa sta a significare questa metafora? 12 Nella penultima quartina è possibile leggere una precisa dichiarazione di poetica, con la quale l’autore definisce le proprie scelte stilistiche. Spiegane il significato. Produrre   13 Scrivere per confrontare.  Il componimento appare come un inno alla purezza e agli affetti della casa e della famiglia: temi, questi, tradizionalmente considerati tipici di Pascoli. Metti in evidenza in un testo di circa 30 righe le analogie e le differenze tra la visione pascoliana e quella dannunziana.