T8 La pioggia nel pineto Una passeggiata senza meta in compagnia della donna amata, qui chiamata Ermione, lungo una pineta del litorale pisano, e la pioggia che cade sulla vegetazione e sui due amanti, i quali finiscono per sciogliersi nel paesaggio: la metamorfosi panica, la trama musicale data dal ritmo della pioggia, la segreta armonia della natura dominano questa celebre lirica, composta probabilmente nell’estate del 1902. 4 strofe di 32 versi liberi ciascuna, con presenza irregolare di rime e assonanze. Metro La perfetta   dell’  nella  fusione essere umano natura  Asset ID: 170 ( )  let-audlet-la-pioggia-nel-pineto-g30.mp3 Audiolettura Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove 5       che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici 10     salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, 15     su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti 20     silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, 25     su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri 30     t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. sul limitare, all’ingresso. Su le soglie: 1 parole pronunciate da esseri umani, come tu erroneamente diresti. parole… umane: 3-4 che gocce e foglie (sogg.) lontane pronunciano. Il verbo “parlare” è usato transitivamente. che… lontane: 6-7 arbusti sempreverdi, tipici della macchia mediterranea. tamerici: 10 impregnate di sale marino e riarse dal sole. salmastre ed arse: 11 con la corteccia ruvida fatta a scaglie e pungenti per le foglie aghiformi. scagliosi ed irti: 13 il mirto è una pianta sacra a Venere, dea dell’amore. divini: 15 risplendenti per i loro fiori gialli raccolti in grappoli. fulgenti… accolti: 16-17 bacche profumate. coccole aulenti: 19 di bosco. Comincia la metamorfosi delle due figure umane, che sentono di trasformarsi in creature silvestri. silvani: 21 sui pensieri puri ( ) che l’anima, rinnovata dalla pioggia, fa sbocciare. su i freschi… novella: 26-28 freschi sogno d’amore. favola bella: 29 alla donna amata d’Annunzio attribuisce il nome mitologico della figlia di Elena e Menelao. Ermione: 32 Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura 35     con un crepitìo che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde 40     al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. 45     E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancòra, stromenti diversi 50     sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi; 55     e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come 60     le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L’accordo 65     delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; 70     ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall’umida ombra remota. Più sordo, e più fioco 75     s’allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s’ode voce dal mare. 80     Or s’ode su tutta la fronda crosciare l’argentea pioggia che monda, il croscio che varia 85     secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria è muta; ma la figlia 90     del limo lontana, la rana, canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, 95     Ermione. la vegetazione della pineta, senza presenze umane all’infuori dei due amanti. solitaria verdura: 34-35 lo scroscio prodotto dal picchiettare della pioggia è di intensità diversa a seconda che le fronde sia­no più o meno folte. crepitìo che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade: 36-39 al cadere della pioggia, assimilata a un pianto del cielo. al pianto: 41 che né la pioggia portata dal vento del Sud (austro) né il cielo grigio, color della cenere, fanno impaurire. che il pianto… cinerino: 43-45 le piante, a contatto con la pioggia, producono suoni diversi, come fossero strumenti musicali suonati da un infinito numero di mani. stromenti… dita: 49-51 partecipi della vita del bosco. d’arborea vita viventi: 55 inebriato. ebro: 56 bagnato. molle: 57 profumano. auliscono: 60 Ermione è ormai pianta, nata dalla terra e dagli alberi. creatura terrestre: 62 il canto corale delle cicale che stanno in alto, sui rami degli alberi ( ). L’accordo… cicale: 65-66 aeree al canto delle cicale si mescola quello, più rauco, delle rane (come verrà detto ai vv. 90-94). un canto vi si mesce: 71 lontana, umida oscurità. umida ombra remota: 74 soggetto sottinteso è il canto delle cicale. s’allenta, si spegne: 76 scrosciare. crosciare: 82 la pioggia sembra argentata a causa del tremolio dei suoi sottili fili luminosi. argentea: 83 purifica. monda: 84 è soggetto di s’ode del v. 81. il croscio: 85 la cicala. La figlia dell’aria: 89 la figlia del fango, la rana. la figlia del limo: 90-91 Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, 100  par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pèsca intatta, 105  tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l’erbe, i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, 110  or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c’intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! 115  E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti 120  leggieri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella 125  che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione. verdeggiante. L’aggettivo però non allude solo al colore della carnagione, ma anche all’intima vita vegetale che si è impossessata di Ermione. virente: 100 corteccia. scorza: 101 profumata. aulente: 103 non ancora colta. intatta: 105 vene, sorgenti d’acqua pura. polle: 107 le cavità delle gengive in cui sono radicati i denti. alvèoli: 108 attraverso i cespugli della pineta. di fratta in fratta: 110 ora abbracciati, ora separati. or congiunti or disciolti: 111 i verdi rami aggrovigliati tenacemente ( ) ci stringono le caviglie ( ) e impediscono il movimento delle ginocchia. il verde… ginocchi: 112-114 verde vigor rude i mallèoli  >> pagina 460 Dentro il TESTO I contenuti tematici Sulle soglie di una solitaria pineta, lungo il litorale sabbioso toscano, una pioggia estiva sorprende il poeta e la donna amata, qui chiamata Ermione, durante una passeggiata. Le gocce crepitano sui rami e fanno germogliare una nuova vita nella calura estiva (vv. 4-7). Il silenzio della natura è interrotto dai suoni (che sembrano parole): il ritmo della pioggia, che scroscia più o meno intensamente, compone una lunga sinfonia insieme al frusciare delle foglie e all’eco di versi di animali. Mentre vagano nel paesaggio naturale completamente estraniati dal resto del mondo e immersi nei suoni, si svestono dei panni umani e iniziano un processo di trasformazione verso una forma di vita vegetale che si attua in crescendo: i loro volti diventano (v. 21), l’anima (v. 27) pensieri come fiori, fino a che la loro è . Ormai tutt’uno con il bosco, la loro identità non è più umana, essendosi dissolta in una metamorfosi panica che li ha investiti completamente, coinvolgendo la dimensione fisica e quella psichica, il corpo, i pensieri e i sogni. il poeta e la compagna silvani schiude comunione con la natura completa Abbattuta definitivamente ogni barriera tra l’io e la natura, l’ultima strofa sancisce il compimento dell’identificazione: il cuore delle due creature è / (vv. 104-105), gli occhi sono (v. 107), i denti (v. 109). Il poeta può finalmente attingere al mistero dell’universo, immergendosi nella profondità remota, arcana e senza tempo della natura. come pèsca intatta come polle tra l’erbe come mandorle acerbe Il racconto di una metamorfosi  >> pagina 461 Come in altre poesie dannunziane, anche qui l’ispirazione nasce da uno spunto narrativo: l’acquazzone estivo che bagna il poeta e la sua compagna. È un esile pretesto, subito trasfigurato nella : l’esperienza della metamorfosi è evocata da d’Annunzio come il compimento di una (vv. 29 e 125), un’avventura purificatrice che li libera dai residui della realtà e della civiltà e permette loro di ascendere a un altro piano, quello dell’estasi dei sensi e della squisita sensazione dell’annullamento nel fluido e nella linfa segreta degli alberi. dimensione mitica della fusione panica con la natura favola bella Attenzione, però: non dimentichiamo che il panismo dannunziano coincide sempre con l’affermazione di un . Anche nella , infatti, il processo apparentemente regressivo – dall’umano al vegetale – coincide di fatto con un esercizio di potenziamento di sé, grazie al quale il soggetto, assimilandosi alla natura attraverso la percezione sensoriale, trascende i propri limiti individuali e realizza una piena comunione con il tutto. Le (v. 5) pronunciate da (v. 6) possono essere udite infatti solo dallo spirito eletto che è in grado di decifrarle e celebrarle. privilegio riservato solo a creature superiori Pioggia nel pineto parole più nuove gocciole e foglie Un processo di potenziamento Le scelte stilistiche La di d’Annunzio (senza dubbio una delle componenti più autenticamente decadenti della sua poesia) si mostra in questo componimento in tutte le sue eccezionali potenzialità tecniche. Il poeta riesce con indiscutibile efficacia a definire il ritmo, il rumore, diremmo quasi il movimento della pioggia e delle altre componenti del paesaggio. sensibilità musicale Per esprimere analogicamente il perpetuo cambiamento dei più minuti dettagli della natura, l’autore dà vita a una , che viene però ordinata su strofe omogenee per numero di versi (32). Accanto a senari*, settenari*, ottonari* e novenari*, compaiono versi brevi, brevissimi, spesso coincidenti con un singolo vocabolo formato da tre sillabe (per esempio nella prima strofa incontriamo , , , , , ). struttura irregolare di versi di misura ineguale lontane divini silvani ignude leggieri novella Anche ; quando si snodano in più versi, vengono frammentate grazie alla brevità delle battute e alla frequente ripetizione dello stesso termine. Notiamo, per esempio, nella strofa di apertura, l’anafora* del verbo , ripetuto per ben sei volte e sempre con valore introduttivo; l’insistenza sulla preposizione (che compare in undici dei trentadue versi della prima strofa) e la ripresa della congiunzione , che rende paratattico* il discorso nella seconda e terza strofa; e ancora il ritorno di (vv. 76, 78, 79), che troviamo in clausola* nella terza strofa. le proposizioni sono in massima parte brevi piove su e si spegne La libertà metrica L’assoluta che d’Annunzio si concede gli permette di ottenere una , tesa a imitare la cadenza variabile delle gocce di pioggia e degli altri suoni naturali. Al mutare del ritmo, garantito dalle spezzature degli * che scandiscono e dilatano il verso, corrispondono le diverse rime, baciate o interne ( , v. 37; , v. 39; , v. 41), spesso alternate dall’altrettanto ricco spettro di assonanze*-consonanze* e dal recupero delle stesse frasi in punti diversi del componimento: è il caso del dei vv. 94 e 115 (il primo è riferito al gracidare della rana, il secondo allude al viaggio misterioso del poeta e della donna), delle anadiplosi* dei vv. 95-97 [ (…) / ] e soprattutto del poliptoto* e che chiude, in inversione, la prima e l’ultima strofa. libertà metrica musicalità spezzata enjambement e varia nell’aria più rade, men rade al pianto il canto chi sa dove, chi sa dove! piove su le tue ciglia Piove su le tue ciglia nere t’illuse… m’illude m’illuse… t’illude La pluralità delle voci della pineta  >> pagina 462 La musicalità della parola poetica è accentuata inoltre dagli prodotti dall’uso di figure di suono come allitterazioni* (per esempio, , v. 12; , v. 112; , vv. 41-43 ecc.), fonosimboli* ( , v. 36, , v. 82, , v. 85) e da un lessico, semplice nei significati ma costellato di termini ricercati ( , v. 10; , v. 14) e aggettivi letterari ( , v. 16; , v. 19; , v. 100), usati dal poeta più per la loro energia musicale che per il loro valore semantico. effetti fonici pi ove su i pi ni v e r de v igo r r ude a l pi a nto il c a nto / delle cic a le / che il pi a nto austr a le crepitìo crosciare croscio tamerici mirti fulgenti aulenti virente Il suono della parola poetica Verso le COMPETENZE Comprendere Riassumi il contenuto della poesia, dando un titolo a ciascuna delle quattro strofe. 1 Individua la parola chiave della poesia: qual è la sua importanza, sia sul piano musicale sia su quello contenutistico? 2 Quali sono le di cui il poeta parla al v. 5? 3 parole più nuove ANALIZZARE Completa la tabella individuando i diversi elementi su cui cade la pioggia. 4  Elementi naturali Elementi  umani Elementi emotivi                                                             Ai vv. 76 e 79 troviamo le seguenti espressioni: e . Quale figura retorica viene qui utilizzata da d’Annunzio? 5 s’allenta, si spegne risorge, trema, si spegne   . a Climax  Accumulazione. b    (o   discendente). c Anticlimax climax  Enumerazione. d La del v. 81 sta per “albero”. Di quale figura retorica si tratta? 6 fronda  Similitudine. a  Sineddoche. b  Sinestesia. c  Personificazione. d Quali caratteristiche presenta la sintassi ne, c’è coincidenza tra frase e verso, tra periodo e strofa? 7 ? Vi è maggiore presenza di periodi lunghi o brevi? Prevale la subordinazione o la coordinazione? E, infi INTERPRETARE Quali elementi rendono questa poesia un esempio di poetica simbolista? 8 Produrre 9 Scrivere per rielaborare. Leggi nella scheda nella pagina successiva le parodie della poesia dannunziana composte da Luciano Fòlgore ed Eugenio Montale, e prova poi a fare come loro. Prendi il componimento più noto di un poeta che proprio non ti va a genio (magari lo stesso d’Annunzio o chi altro vuoi), riproducine il metro e il contenuto, ma esaspera nei temi fino a trasformarlo in una caricatura, proprio come fanno gli imitatori di oggi quando deridono personaggi pubblici che si prendono troppo sul serio.