CONSONANZE DISSONANZE ■ FÓlgore e montale Due parodie della Pioggia nel pineto Se la fortuna di un’opera si può misurare anche dalle sue parodie, si conferma una volta di più uno dei testi più influenti della nostra storia letteraria. Forse a causa del suo costante utilizzo scolastico o per la sua funzione di testo base per ogni aspirante attore, questa lirica dannunziana è stata oggetto di rimaneggiamenti ironici e caricaturali oltre che di riprese letterali ed esplicite citazioni. Qui presentiamo due parodie, una firmata da un autore futurista, Luciano Fólgore, l’altra da uno dei più grandi poeti del Novecento, Eugenio Montale. La pioggia nel pineto Il cappello bagnato di Luciano Fólgore La prima parodia è (in Poeti controluce, 1922), opera di Luciano Fólgore (pseudonimo di Omero Vecchi, 1888-1966), poeta futurista, vero e proprio artista della satira e dello sberleffo in versi. Il suo controcanto dannunziano, di cui riportiamo le strofe finali, è un pungente rovesciamento: al posto delle auliche immagini dell’originale, troviamo un lessico basso, volutamente irrisorio, che trasforma la favolosa avventura del poeta (e della sua donna Ermione) in un tragicomico avvenimento quotidiano. La pioggia, infatti, diventa qui una vera sciagura per una povera fanciulla che, avendo dimenticato l’ombrello a casa, costringe sé stessa e l’accompagnatore a un precipitoso rifugio «d’androne in androne». La pioggia sul cappello E piove a dirotto “ da tutte le nubi, piove dai tubi sfasciati dell’acquedotto del cielo, piove sui cani spelati, piove sul melo e sul tiglio, piove sul padre e sul figlio, piove sui putti lattanti 1 sui sandali rutilanti, 2 su Pègaso bolso, 3 su orïolo da polso, 4 piove sul tuo vestitino, che m’è costato un tesauro, 5 piove sulla salvia e sul lauro sull’erbetta e sul rosmarino, piove sulle vergini schive, piove su Pàsife e Bacco, 6 piove persin sulle pive nel sacco. 7 E piove soprattutto sul tuo cappello distrutto mutato in setaccio, che ieri ho pagato che adesso è uno straccio, o Ermïone che scordi a casa l’ombrello nei giorni di mezza stagione. ” neonati. putti: 1 di colore rosso fiammante. rutilanti: 2 il mitico cavallo alato è qui presentato come malato ai polmoni. Pègaso bolso: 3 orologio. orïolo: 4 una fortuna. un tesauro: 5 nella mitologia, Pasifae è la moglie del re di Creta, Minosse, e la madre del Minotauro; Bacco è il dio del vino. Pàsife e Bacco: 6 la locuzione “con le pive nel sacco” significa “con delusione, senza avere raggiunto i risultati sperati”. Le pive sono, in senso stretto, delle cornamuse, più comunemente dei flauti. pive nel sacco: 7 La dissacrazione di Eugenio Montale La seconda parodia è composta dal poeta Eugenio Montale (1896-1981) e inclusa nella raccolta (1971) con il titolo . Anche qui la dissacrazione è ottenuta rovesciando il sublime modello dannunziano in un elenco di dati e situazioni banali: al posto delle diverse fasi della trasformazione panica, troviamo una serie di luoghi comuni della modernità, messi alla berlina con sarcasmo. Ne presentiamo alcune strofe. Satura Piove Piove. È uno stillicidio “ senza tonfi di motorette o strilli di bambini. Piove da un cielo che non ha nuvole. Piove sul nulla che si fa in queste ore di sciopero generale. […] Piove non sulla favola bella di lontane stagioni, ma sulla cartella esattoriale, piove sugli ossi di seppia e sulla greppia nazionale. 1 Piove sulla Gazzetta Ufficiale qui dal balcone aperto, piove sul Parlamento, piove su via Solferino, 2 piove senza che il vento smuova le carte. ” mangiatoia. Il poeta si riferisce alla corruzione del mondo politico e imprenditoriale italiano. greppia: 1 strada del centro di Milano, storica sede del quotidiano “Corriere della Sera”, a cui Montale ha a lungo collaborato. via Solferino: 2