La vita  L’infanzia e l’adolescenza in Sicilia   Luigi Pirandello nasce nel a (dal 1927 Agrigento), in una contrada di campagna dove sorge un casale chiamato , in cui la famiglia si è ritirata per sfuggire a un’epidemia di colera. In un Frammento d’autobiografia del 1893 Pirandello si soffermerà sul significato simbolico del nome di quel luogo: . L’ambiente familiare 1867 Girgenti “Il Caos” «Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà». Il paesaggio che lo circonda resterà impresso nella memoria dello scrittore come uno scenario di luci e colori dal genuino sapore siciliano: «caddi come una lucciola / sotto un pino solitario / in una campagna / d’olivi saraceni / affacciata agli orli / d’un altipiano / d’argille azzurre / sul mare africano» Il clima familiare è intriso di e di : il padre Stefano e uno zio di parte materna, Rocco, hanno partecipato alle imprese di Garibaldi. I ricordi di una stagione risorgimentale indirettamente vissuta alimenteranno – senza celebrazioni, ma anzi sotto forma di amara delusione per gli ideali traditi dalla nuova real­tà unitaria – parte della produzione dello scrittore, e in particolare il romanzo .  patriottismo tradizioni antiborboniche I vecchi e i giovani Il padre, che gestisce alcune miniere di zolfo permettendo alla famiglia di vivere con una certa agiatezza, è uomo dal temperamento esuberante e spesso violento; la madre è invece dolce e affettuosa. Luigi, condizionato dal , comincia a percepire , una ragnatela che soffoca le aspirazioni individuali sacrificandole sull’altare delle convenzioni borghesi. comportamento aggressivo della figura paterna la famiglia come una trappola   La vita di Luigi Pirandello Negli anni dell’infanzia Pirandello assorbe gli elementi fondamentali della : nonostante un’impronta domestica anticlericale che non lo indirizza verso pratiche di devozione regolari, infatti, egli subisce il fascino delle favole narrate dalla nutrice Maria Stella, ricche di . Un patrimonio, questo, destinato a diventare una fonte costante di ispirazione e di suggestione per il futuro scrittore. Anticlericalismo e misticismo tradizione religiosa siciliana superstizioni, misticismo e credenze magico-popolari La sua istruzione elementare è curata da un e la passione per la lettura dei classici si affianca subito all’attrazione per il teatro, tanto che già a dodici anni Pirandello scrive una tragedia, , andata poi perduta. precettore privato Barbaro Durante l’infanzia assimila la . Riceve l’istruzione da un insegnante privato. devozione tradizionale siciliana Nel 1879 la famiglia si trasferisce a e il giovane Pirandello ottiene il permesso di frequentare il ginnasio invece delle scuole tecniche a cui il padre avrebbe voluto avviarlo. Nel 1886 si iscrive contemporaneamente (come era possibile fare allora) alle , entrando anche in contatto con gli ambienti intellettuali che sostenevano la formazione dei Fasci siciliani, il movimento di ispirazione socialista formato da contadini e minatori. Nel mondo della città Palermo facoltà di Lettere e di Legge Lontano dall’angusto orizzonte culturale di Girgenti, Pirandello trova finalmente gli stimoli di cui ha bisogno: frequenta i teatri e i più vivaci ambienti culturali, e inizia anche a scrivere alcuni drammi, senza però ricevere riscontri positivi da parte delle compagnie della città. Tornato per un certo periodo a Girgenti, affianca il padre nella : il contatto diretto con le durissime condizioni di vita delle solfatare sarà fondamentale per tratteggiare scenari e personaggi di alcune novelle, come e . gestione delle miniere di zolfo Il fumo Ciàula scopre la luna Si traferisce nel 1879 a e studia all’università. Palermo Lettere e Legge  >> pagina 636   Tra Roma e la Germania   Nel Pirandello giunge a , dove prosegue gli studi all’Università fino a quando, dopo un contrasto con un docente di Letteratura latina, nonché rettore, è costretto a chiedere il trasferimento in un altro ateneo. Giunto a , in Germania, nel , completa gli con una tesi in tedesco sugli sviluppi fonetici dei dialetti greco-siculi. Si chiude così la sua esperienza di ricerca linguistica e filologica, mentre il suo interesse si rivolge ormai decisamente verso l’attività creativa. Dalla “Sapienza” a Bonn 1887 Roma Bonn 1889 studi e due anni dopo si laurea in Filologia romanza Nel 1887 prosegue gli studi a , ma poi si traferisce a , dove si laurea in . Roma Bonn Filologia romanza Gli anni trascorsi in Germania sono segnati dall’amore per Jenny Schulz-Lander e dal . Pirandello vive il rapporto con Jenny sotto il segno di una freschezza giovanile che non gli capiterà più di provare in futuro, in contrasto con la relazione ufficiale che lo tiene avvinto alla cugina Lina, la fidanzata in Sicilia. L’esperienza tedesca contatto con la poesia e la cultura tedesche Non è invece facile dire che cosa sia davvero rimasto della cultura tedesca nella formazione del giovane Pirandello: una parte della critica sostiene che sia stata un’esperienza fondamentale per la messa a punto di uno dei cardini della sua poetica, il concetto di umorismo; un’altra parte si mostra invece più scettica e tende a ridimensionarla come semplice conclusione di un rigoroso curriculum universitario specialistico. In Germania Pirandello vive e si immerge nella . un’intensa storia d’amore cultura tedesca Dopo un breve soggiorno in Sicilia, durante il quale annulla ufficialmente il fidanzamento con Lina, nel Pirandello si stabilisce . Il fascino di questa città antica e sacra, capitale del nuovo Stato unitario ma ancora lontana dalla frenesia della società moderna, colpisce lo scrittore per le sue laceranti contraddizioni: come succederà a Mattia Pascal, Roma appare a Pirandello «acquasantiera » e insieme «portacenere», scrigno delle glorie del passato e al contempo bellezza dissacrata dallo scempio di una speculazione edilizia senza freni e dalla degradazione borghese che l’ha trasformata in «simbolo della frivolezza di questa miserrima vita nostra». Il fascino di Roma 1893 a Roma Fondamentale si rivela in questo momento l’ , che lo incoraggia a dedicarsi alla scrittura: Pirandello inizia a collaborare con prestigiose riviste, come la “Nuova Antologia” e “Il Marzocco”, pubblicandovi saggi critici e componimenti poetici. Il suo interesse va però soprattutto alla narrativa: nel 1893 scrive il suo primo romanzo, pubblicato poi nel 1901 con il titolo . amicizia con lo scrittore verista Luigi Capuana L’esclusa Tornato in Italia, si stabilisce a . Roma CRONACHE dal PASSATO Pirandello all’università   Uno studente incauto costretto a espatriare Gabriele d’Annunzio frequenta poco le aule universitarie, ma negli aristocratici salotti romani in cui, ammirato dalle nobildonne, recita il suo ruolo di istrione, magnifica le doti di un professore di cui dice di non perdere una lezione. Il suo nome è Onorato Occioni, titolare della cattedra di Letteratura latina, nonché rettore dell’ateneo. In effetti, tra gli studiosi di Filologia latina, Occioni ha fama di oratore d’eccezione: capace di ammaliare, ma in realtà – si dice – conosce poco la lingua di Cicerone e di Virgilio. Qualche anno dopo, il professore ha tra i suoi allievi un altro futuro protagonista della letteratura italiana, Luigi Pirandello. Un giorno – siamo nel 1889 – nel tradurre in aula un brano di una commedia di Plauto, il , Occioni commette un errore grossolano, e un giovane sacerdote che siede accanto a Pirandello ride e dà di gomito al compagno. Il latinista se ne accorge, e va su tutte le furie. Il sacerdote si scusa, ma Pirandello rincara la dose, mettendo alla berlina l’irascibile professore. Mal gliene incoglie: Occioni, forte della sua autorità, riunisce d’urgenza il Consiglio di facoltà, che suggerisce all’incauto studente di lasciare l’ateneo. Meglio, a questo punto, evitare ritorsioni: poche settimane dopo, Pirandello è a Bonn. Miles gloriosus Luigi Pirandello in una fotografia del 1892.  >> pagina 637 Il matrimonio e la follia della moglie   Nel 1894 Pirandello sposa Antonietta Portulano, figlia di un socio in affari del padre; il , seppure combinato dalla famiglia per motivi economici (Antonietta porterà una cospicua dote), è in realtà cementato da un’autentica passione. I primi anni, allietati dalla nascita di tre figli – Stefano, Rosalia (Lietta) e Fausto –, trascorrono sereni e laboriosi, anche grazie alla relativa agiatezza in cui la famiglia vive. L’illusione di una vita serena matrimonio Dal Pirandello , prima come supplente, poi dal 1908 come titolare. L’insegnamento tuttavia non lo appassiona affatto: preferisce dedicarsi alla scrittura, pubblicando numerosi saggi, racconti, articoli e le prime opere teatrali. 1897 inizia a insegnare Stilistica e Letteratura italiana all’Istituto Superiore di Magistero di Roma con la figlia di un socio del padre. Tre anni dopo inizia a in un istituto magistrale, dedicandosi nel contempo alla scrittura. Nel 1894 si sposa insegnare Il è un : una miniera di zolfo, in cui il padre Stefano aveva investito tutto il suo capitale e la dote della nuora, viene distrutta da un allagamento. Il tracollo economico è aggravato dalla reazione di Antonietta: colta da paralisi alla notizia del disastro, la donna, già fragile psicologicamente, non si riprenderà più, sprofondando in una in cui rischierà di essere trascinato anche lo scrittore. Il disastro economico ed emotivo 1903 anno tragico spirale di follia Per sopperire alle difficoltà economiche e alleviare i drammi familiari, Pirandello si getta nel lavoro, in un’attività frenetica. In una lettera a un amico scrive: . «Intanto io son rimasto… con tre figliuoli e la moglie… immagina tu in quale stato! Il misero stipendio di professore straordinario all’Istituto Superiore mi basta appena per pagar la pigione di casa. Bisogna che m’ajuti con le mani e coi piedi, per guadagnare, scrivendo. È una terribile prova, amico mio! Inattesa!» Nel 1903 una miniera allagata segna la . Pirandello deve far fronte anche al tracollo psicologico della moglie. crisi dell’azienda di famiglia Nel viene pubblicato , romanzo in cui, attraverso il tema dominante della morte-rinascita del protagonista, emergono aspetti autobiografici e la voglia di evadere dalla tensione familiare. La convivenza con la follia di Antonietta non è facile: la donna verrà internata in un istituto solo nel 1919, quando finalmente lo scrittore si convincerà che l’affetto, la comprensione e la pazienza non possono nulla contro un disturbo mentale incurabile. Il riscatto grazie alla letteratura 1904 Il fu Mattia Pascal Negli anni che precedono la guerra vedono la luce i romanzi (1909, 1913) e (1911); celebri novelle come (1909) e (1910); opere teatrali come e (1910). Nello stesso periodo Pirandello inizia la , nella quale recita un celebre attore siciliano, , che contribuisce notevolmente al successo delle prime opere teatrali dell’autore. I vecchi e i giovani Suo marito La giara Pensaci, Giacomino! Lumìe di Sicilia La morsa collaborazione con la compagnia di Nino Martoglio a Roma Angelo Musco Nel pubblica il capolavoro . Negli anni successivi altri romanzi, novelle e testi teatrali. 1904 Il fu Mattia Pascal  >> pagina 638  il CARATTERE Solitudine e malinconia   Profonda malinconia e lucida amarezza: questi i cardini – nella vita come nell’arte – della personalità di Pirandello. Bambino gracile e incline alla riflessione, poi ragazzo turbato dalla corruzione regnante nel mondo degli adulti, Pirandello sembra votato fin dall’adolescenza a una cupa meditazione che egli stesso descriverà come un «abisso nero, popolato di foschi fantasmi, custodito dallo sconforto disperato». Un generale senso di solitudine e di estraneità alla vita accompagna l’intera esistenza dello scrittore, mettendone a dura prova la dimensione affettiva. Un padre difficile Particolarmente difficile appare il rapporto con il padre, uomo dall’esuberanza vitale perfino eccessiva, prepotente e infedele. Questi tratti suscitano un’aperta ostilità nell’animo del figlio, il quale tuttavia non si ribella mai, tranne che nella scelta di assecondare la propria vocazione letteraria, mal vista dalla famiglia. Anche negli affetti privati il giovane Luigi non sa imporsi all’autorità paterna: il matrimonio con Antonietta Portulano è combinato dalle famiglie per motivi economici e, pur sostenuto da un sentimento sincero, è accettato da Pirandello come un atto dovuto. Il bisogno di affetto Più vicina al cuore dell’autore è la madre Caterina, per la quale egli prova una profonda venerazione. Consapevole del dolore e della vergogna che i tradimenti del marito le arrecano, lo scrittore sembra avvertire sulla propria pelle le inquietudini che intravede nei suoi silenzi. Il bisogno della dolcezza materna traspare anche nei rapporti di Pirandello con le altre donne della sua vita: la sorella Lina, la figlia Lietta, poi la giovane amante Jenny e la moglie Antonietta, infine la musa ispiratrice, l’attrice Marta Abba. Nelle lettere che invia a quest’ultima sono sempre presenti la ricerca di un affetto caldo e vero e il desiderio di costruire e proteggere un nido che dissolva la solitudine del suo animo tormentato. La guerra, il fascismo e il successo mondiale   Alle soglie della , in nome dei suoi ideali patriottici, Pirandello , sposandone la visione del conflitto come naturale compimento dei moti risorgimentali. All’entrata in guerra dell’Italia, nel 1915, il figlio Stefano parte volontario, ma viene subito catturato dagli austriaci e internato in un campo di prigionia per tre anni. Anche l’altro figlio Fausto è chiamato alle armi, ma è presto congedato per malattia; a queste preoccupazioni si aggiunge la morte dell’amata madre, verso cui non era mai venuto meno il tenero affetto dello scrittore. Tuttavia, nonostante le sue convinzioni interventiste, le opere del triennio 1915- 1918 non recano segni di entusiasmo bellico; al contrario, si possono trovare in diverse novelle immagini di sofferenza collettiva nelle figure di padri e madri in apprensione per la vita dei figli soldati. Un interventismo patriottico Prima guerra mondiale appoggia la causa degli interventisti Agli inizi della Prima guerra mondiale Pirandello è un e due dei suoi figli sono chiamati alle armi. convinto interventista Nel 1915 pubblica sulla “Nuova Antologia” il romanzo , poi ristampato nel 1925 con il titolo . Da questo momento, la prende il sopravvento, sostenuta da un . Lo scambio di idee e di personaggi tra le novelle e la produzione teatrale è continuo e proficuo; Pirandello è ormai autore ricercato e le sue rappresentazioni accendono spesso un coro di polemiche e discussioni che stimolano ulteriormente la ricerca e l’innovazione del linguaggio drammaturgico. La popolarità del drammaturgo Si gira… Quaderni di Serafino Gubbio operatore produzione teatrale crescente consenso di pubblico Il romanzo , del 1915, è ristampato nel 1925 con il titolo: . Pirandello inizia a dedicarsi soprattutto al . Si gira... Quaderni di Serafino Gubbio operatore teatro  >> pagina 639  Con la messa in scena di la fama dello scrittore valica i confini nazionali; la , nel 1921, provoca reazioni contrastanti, persino furibonde, tra accaniti sostenitori e detrattori spietati. L’anno seguente, invece, ottiene uno strepitoso , che segna l’inizio di una parabola ascendente risultato di un riconoscimento ottenuto all’estero ancor più che in Italia. I trionfi internazionali Sei personaggi in cerca d’autore prima al Teatro Valle di Roma successo a Londra, New York e Parigi Nel Pirandello , chiedendo pubblicamente di essere iscritto al Partito nazionale fascista, dal quale riceverà appoggi e tributi. 1924 aderisce ufficialmente al fascismo Ormai celebre, Pirandello fonda la , finanziata dal regime e attiva dal 1925 al 1928, mentre tutte le capitali europee si contendono l’esclusiva di una sua opera. Abbandonato l’insegnamento, inizia a seguire le compagnie teatrali nelle in Europa e America; proprio in questi anni si lega sentimentalmente, anche se di un amore forse solo platonico, alla giovane attrice , per la quale scrive vari drammi e a cui invia centinaia di lettere. In una di queste, datata 1935, scrive: . Compagnia del Teatro d’Arte di Roma tournée Marta Abba «Che gioja udire la Tua cara bella voce viva l’altro jeri al telefono! Come ho fatto presto a riconoscere e a sentire in tutto il sangue, in tutte le fibre del corpo, in tutti gli angoli più riposti dell’anima che la sorgente della mia vita, di quella poca che ancora mi resta, è in Te, Marta mia» viene rappresentato per la prima volta a Roma nel 1921. L’opera gli fa ottenere un . Nel 1924 aderisce al fascismo. Nel 1934 riceve il per La letteratura. Muore due anni dopo a Roma. Sei personaggi in cerca d’autore successo internazionale premio Nobel Gli anni successivi, trascorsi fra pressanti impegni internazionali e una continua produzione di drammi e novelle, conducono lo scrittore alle vette del successo, fino al conferimento nel del . Tuttavia Pirandello non smette di sperimentare e rinnovarsi, approdando con le ultime novelle e con l’opera teatrale incompiuta alle sponde di una letteratura assai complessa, definita dallo stesso autore «mitica». Il premio Nobel e la morte 1934 premio Nobel per la letteratura I giganti della montagna Mentre sta assistendo, a Cinecittà, alle riprese di un film tratto da , si ammala di polmonite. nella sua casa di , a sessantanove anni. Il giorno prima era uscita sul “Corriere della Sera” la sua ultima novella, . Nonostante il regime proponga cerimonie solenni e pompose, i funerali si svolgono in forma strettamente privata e nella più austera semplicità, secondo le disposizioni dello scrittore: . Le sue ceneri, custodite in un’urna greca, riposano per sua volontà ad Agrigento, sotto un pino vicino alla villa del Caos, là dove era nato. Il fu Mattia Pascal Muore il 10 dicembre 1936 Roma Effetti di un sogno interrotto «Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno mi accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta» Da destra, Luigi Pirandello, Isa Miranda e Pierre Blanchar sul set del film (1937) di Pierre Chenal. Il fu Mattia Pascal Pirandello e il fascismo Per approfondire «Sento che questo è il momento più proprio di dichiarare una fede nutrita e servita in silenzio. Se l’Eccellenza Vostra mi stima degno di entrare nel Partito Nazionale Fascista, pregierò come massimo onore tenervi il posto del più umile e obbediente gregario». Con queste parole Pirandello dichiara apertamente la sua adesione al fascismo, in una lettera scritta a Mussolini nel settembre del 1924. Due mesi prima, un gruppo di squadristi capitanati dal fiorentino Amerigo Dumini ha rapito e ucciso il deputato socialista Giacomo Matteotti. L’assassinio ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, provocando una crisi di consenso al regime; il gesto di Pirandello, compiuto proprio all’indomani dell’evento, appare a maggior ragione provocatorio. L’adesione al Partito fascista permetterà allo scrittore di ricevere sovvenzioni e riconoscimenti, come la nomina ad accademico d’Italia nel 1929. Pirandello non ripudierà mai la sua decisione, ma i suoi rapporti con il regime saranno sempre caratterizzati da ambiguità e contraddizioni. Egli non può essere definito semplicemente un intellettuale fascista: non celebra né appoggia la retorica e i simboli del littorio; si può anzi dire che la sua arte – in particolare nella sua dimensione umoristica – sia radicalmente estranea all’atteggiamento fascista verso la vita e la cultura. D’altra parte, anche Mussolini non si mostra un grande estimatore di Pirandello: non organizzerà mai serate in suo onore, come quelle che gli sono invece tributate a Stoccolma, Parigi, Londra, Praga, Berlino e New York. Tuttavia, Pirandello sa che non può alienarsi le simpatie del partito: «L’arte pirandelliana», scriverà Leonardo Sciascia, «non ha nulla a che fare col fascismo, ma l’uomo sì!». Pur dichiarandosi apolitico, egli vede in effetti in Mussolini l’unica figura in grado di rompere con il passato, facendosi garante di un ordine nuovo, finalmente capace di rimpiazzare una classe politica debole e corrotta. Certamente estraneo alla retorica mussoliniana della forza e della virilità, egli si sente però vicino alle filosofie irrazionalistiche di inizio Novecento, che predicano il superamento del sistema democratico e una concezione vitalistica dell’esistenza. Non manca, in Pirandello, una velata antipatia per la corte di gerarchi che circonda Mussolini, e dalla sua opera emerge l’avversione per un’ideologia che non può che rivelarsi ai suoi occhi vuota e mistificante. Non per questo, comunque, è possibile parlare di un “antifascismo pirandelliano”; eppure, al di là di ogni definizione, non c’è dubbio che tutta l’arte di Pirandello sia volta a smascherare ogni mitologia e ogni retorica propagandistica.  >> pagina 640  Le opere L’inesauribile creatività pirandelliana attraversa , travalicandone i confini in uno . Ciò non cancella l’impressione che l’ispirazione conduca irresistibilmente lo scrittore verso la rappresentazione teatrale. Anche quando la sua destinazione è un’altra, la pagina scritta si anima, il personaggio sembra farsi persona, uscendo dalla carta in cui si sente imprigionato per cercare una vita vera. E così i personaggi e le loro vicende circolano liberamente tra le novelle, i romanzi, le commedie e persino i saggi critici, tornando insistenti come variazioni di uno stesso tema. L’arte, come la vita, non sopporta limiti di genere né forme precostituite. tutti i generi letterari scambio continuo di materiale narrativo e drammatico Le poesie   La è l’unica a non aver sèguito nella piena maturità dello scrittore. Pirandello, in ogni caso, compone versi per circa trent’anni, tenendosi sempre lontano dalle correnti poetiche del tempo. Nel rispetto della tradizione, decide infatti di conservare moduli espressivi e forme metriche regolari, in cui si sente, in particolare all’inizio, la presenza di Carducci e della Scapigliatura, e poi anche quella di Dante e Leopardi, Goethe e Heine. passione giovanile per la poesia Le principali raccolte poetiche sono: (1889), (1895), (1901), (1912). Mal giocondo Elegie renane Zampogna Fuori di chiave  >> pagina 641   Le novelle   Ben altro peso ha l’ , la più costante nell’attività letteraria di Pirandello. Meglio del romanzo, la condensazione narrativa della novella permette di sperimentare la caratterizzazione dei personaggi, la tenuta delle situazioni tragicomiche, il manifestarsi di casi della vita ai limiti dell’assurdo. enorme produzione novellistica   Novelle per un anno ▶ T3 Scritte a partire dalla metà degli anni Ottanta dell’Ottocento, le vengono poi raccolte da Pirandello in : il primo, , è del 1894; seguono (1902), (1902), (1919). La sistemazione di un materiale così abbondante subisce continui rimaneggiamenti fino al progetto di , pubblicate in 15 volumi fra il 1922 e il 1937. Genesi, struttura e influenze novelle volumi autonomi Amori senza amore Beffe della morte e della vita Quand’ero matto... Berecche e la guerra Novelle per un anno In questo lavoro lo scrittore assembla un , privo di una cornice che, come accadeva nella novellistica classica, doni coerenza alla varietà del contenuto. Nemmeno l’idea iniziale di proporre una novella per ogni giorno dell’anno si realizza (anche considerando quelle postume, si arriva solo a 241 racconti). La della raccolta non è del resto casuale, ma riflette una visione pirandelliana del mondo come insieme caotico e disgregato. corpo volutamente frammentario e disorganico mancanza di struttura In molte novelle appare chiara l’ , reinterpretato però in forma del tutto personale. Descrivendo la società contadina siciliana o l’ambiente della borghesia impiegatizia romana, infatti, Pirandello non si ferma al dato documentario. Il suo è un : in realtà l’obiettivo non è denunciare una determinata realtà sociale, ma osservare la “propria” Sicilia attraverso una che ne svela però la natura più autentica e profonda. influenza del Verismo naturalismo soltanto apparente lente personale e caricaturale è la raccolta in 15 volumi delle sue novelle. La struttura non unitaria riflette la visione pirandelliana del . Novelle per un anno mondo come insieme caotico   Le di Luigi Pirandello Novelle per un anno   Testi plus: Ciàula scopre la luna   Testi plus: La patente   Testi plus: Canta l’Epistola Nelle novelle, inoltre, la caratterizzazione dei personaggi prevale sulla descrizione del contesto. Da una società spesso appena tratteggiata emergono , volutamente stravolti nelle fattezze del volto e contraddistinti da una gestualità caricaturale. Si delinea così una , una sfilata di tipi umani varia quanto le infinite forme in cui si presenta la vita. Un repertorio di figure grottesche personaggi eccessivi galleria di maschere I personaggi di Pirandello sono . maschere esagerate e grottesche I romanzi   Pirandello scrive complessivamente , che presentiamo seguendo l’ordine cronologico della loro stesura. 7 romanzi L’esclusa Il primo romanzo, scritto nel con il titolo , viene pubblicato a puntate nel sul quotidiano romano “La Tribuna” e poi rivisto e stampato in volume nel 1927. L’  è particolarmente evidente nella , che fa da sfondo alla figura della giovane protagonista, Marta, una donna intelligente e sensibile accusata ingiustamente di tradimento. Il meccanismo deterministico del racconto naturalista, tuttavia, è qui già messo in dubbio: la causa motrice della narrazione, infatti, è qualcosa di irreale – una colpa inesistente – che ha però conseguenze reali. Al principio di causa-effetto si sostituiscono cioè la e l’ , l’amara constatazione che le azioni umane hanno esiti imprevedibili e che la menzogna vale più della verità. Fino alla conclusione spiazzante: Marta è perdonata proprio quando diviene davvero un’adultera. 1893 Marta Ajala 1901 influenza di Luigi Capuana denuncia di un ambiente sociale avvelenato da convenzioni arcaiche e provinciali fatalità assurdità del caso  >> pagina 642  Il turno Il secondo breve romanzo, scritto nel , viene pubblicato nel . Pirandello , concentrandosi ancor più sull’idea che sia il a dominare le vicende umane. Vi si narra la storia di un giovane pretendente che aspetta il suo “turno” per sposare la donna amata. Smantellando uno dei capisaldi del Naturalismo – l’impersonalità – Pirandello , come ad avvertire il lettore che qualcuno sta inventando ciò che viene raccontato, e che questa è la “sua” visione delle cose, la “sua” verità. L’oggettività dei fatti è così negata in favore di una . 1895 1902 abbandona del tutto l’ambientazione naturalista caso rende visibile la presenza del narratore visione del reale irriducibilmente soggettiva   Il fu Mattia Pascal ▶ T8-T11 Il terzo romanzo, il capolavoro di Pirandello, pubblicato nel 1904, verrà analizzato nella seconda parte dell’Unità ( p. 694). ▶ I vecchi e i giovani Pubblicato in parte nel e poi in modo completo nel , rappresenta per certi versi un passo indietro nel percorso pirandelliano di rinnovamento del genere romanzesco. L’autore sceglie infatti la , quella cioè in cui il narratore non è un personaggio della storia (usata anche nel romanzo successivo ), per tracciare un delineato entro precise coordinate spazio-temporali. Nella Sicilia post-risorgimentale, sullo sfondo della rivolta popolare dei Fasci siciliani (1891-1894) e dello scandalo politico-finanziario della Banca Romana (uno dei più importanti istituti di credito del tempo, cardine dei fenomeni di corruzione che accompagnano il disordinato sviluppo edilizio della capitale fin dagli anni Ottanta dell’Ottocento), si svolgono le vicende della famiglia Laurentano e di una fitta serie di personaggi secondari. Uno sguardo amaro su un paese corrotto 1909 1913 I vecchi e i giovani narrazione eterodiegetica Suo marito quadro storico Il , suggerito dal titolo, viene filtrato da ricordi personali, che compongono una sorta di da cui emerge una lucida analisi della crisi di fine secolo. L’impianto narrativo, che ricorda i di De Roberto e, più da lontano, il modello manzoniano, lascia parlare la Storia come se fosse essa stessa un personaggio carico di esperienze variamente distribuite tra la folla delle comparse. Si tratta dell’ , dall’autore definito «amarissimo e popoloso romanzo, ov’è racchiuso il dramma della mia generazione». conflitto generazionale tra i vecchi protagonisti del Risorgimento e i giovani corrotti della nuova realtà unitaria autobiografia pubblica Viceré unico esempio di romanzo storico pirandelliano Dopo , Pirandello dà alle stampe , un romanzo storico ambientato nella Sicilia postrisorgimentale. Il fu Mattia Pascal I vecchi e i giovani Suo marito Pubblicato nel e poi ripreso per una riedizione rimasta incompiuta, il romanzo è ambientato a Roma e racconta la , Silvia Roncella (dietro la quale molti hanno voluto riconoscere la figura di Grazia Deledda), , relegando il devoto e mediocre marito alla gestione materiale dei propri impegni e successi editoriali. Sullo sfondo emerge la vita letteraria romana, delineata con intenzioni caricaturali come regno della maldicenza e della vacuità. 1911 storia di una scrittrice che ribalta i tradizionali equilibri della famiglia borghese   Quaderni di Serafino Gubbio operatore ▶ T5 Edito nel con il titolo , il romanzo verrà poi rivisto e ripubblicato nel con il titolo . L’operatore cinematografico Serafino Gubbio racconta in prima persona, in un , la straniante esperienza vissuta dietro la macchina da presa. Ne risulta una testimonianza, problematica e disincantata, di un’aperta , della quale Serafino-Pirandello dà un’interpretazione lucida e inquietante. 1915 Si gira… 1925 Quaderni di Serafino Gubbio operatore diario costituito da sette quaderni diffidenza verso i congegni omologanti della modernità  >> pagina 643  La vicenda narra dell’arrivo di Serafino a Roma e del suo lavoro all’interno di una cinematografica che sta girando un film, di cui fa parte anche l’attore Aldo Nuti, che ha lasciato la fidanzata per seguire l’attrice russa Varia Nestoroff, “donna fatale” di cui si è innamorato. In quest’opera, che è stata definita dal critico Giacomo Debenedetti un «romanzo da fare» poiché gli eventi non sono ricostruiti, come accade di norma, a posteriori, il meccanismo narrativo pare seguire la fredda concatenazione degli ingranaggi di una macchina, sviluppando una serie di riprese fra loro separate e dunque prive di logica consequenziale. L’ultima di queste sequenze (il settimo dei quaderni di Serafino) contiene il tragico epilogo della vicenda: invece che uccidere la tigre portata sul set per girare la scena, Nuti spara alla Nestoroff, prima di essere a sua volta ucciso dall’animale. Serafino, incaricato delle riprese, non smette di filmare: , continua a registrare fedelmente la tragica scena fuori copione ma, per lo shock subito, rimane muto. Contro l’alienazione e la mercificazione della civiltà moderna, simboleggiata appunto dalla condizione esistenziale del protagonista, l’unica risposta possibile proposta dallo scrittore sembra essere il silenzio. La critica alla civiltà delle macchine troupe condannato a girare la manovella della cinepresa come un automa alienato è una denuncia dell’ . Il protagonista è un operatore cinematografico. Quaderni di Serafino Gubbio operatore alienazione moderna   Uno, nessuno e centomila ▶ T4 Dopo una pausa decennale in cui Pirandello si dedica prevalentemente al teatro, nel esce il suo ( , dice l’autore), che conclude e insieme inaugura una forma narrativa ormai totalmente “frantumata”. 1926 romanzo “testamentario” «c’è la sintesi completa di tutto ciò che ho fatto e che farò»   Analisi del testo interattiva:  Com'io volevo esser solo La vicenda prende avvio da un di cui è protagonista Vitangelo Moscarda: una mattina, mentre si guarda allo specchio, scopre, per un’osservazione della moglie, che il suo naso non è dritto, come egli aveva sempre creduto che fosse, ma pende leggermente a destra. Il fatto, di per sé privo di importanza, dà luogo a una vera e propria crisi d’identità del personaggio, che si rende conto di non essere “uno”, ma “centomila” – e quindi in definitiva “nessuno” – a seconda della prospettiva da cui lo osservano gli altri. La banale scoperta di essere “nessuno” episodio di estrema banalità Da una semplice constatazione, in altre parole, scaturisce una che porta Vitangelo a compiere gesti folli, volti a cancellare ricordi, esperienze e persino il nome che lo identifica. Dopo aver liquidato i suoi beni ed essere stato abbandonato dalla moglie, egli finisce con il vivere in un ospizio, senza più un nome e un’identità definita. Considerato pazzo dagli altri, si sente in realtà finalmente felice: abbandonata la civiltà, con le sue forme e le sue convenzioni, si trova per la prima volta e nella natura. crisi esistenziale immerso nel fluire continuo della vita Il protagonista di ha una . Ritrova la felicità solo estraniandosi dalla società e dalle sue convenzioni. Uno, nessuno e centomila crisi esistenziale di identità Il teatro   Pirandello scrive per il teatro fin dagli anni giovanili, ma le sue prime opere sono rappresentate soltanto nel 1910, anno in cui vanno in scena al Teatro Minimo di Nino Martoglio, a Roma, i due atti unici e . Da questo momento in poi la sua attività drammaturgica diviene intensissima, attraversando . La morsa Lumìe di Sicilia diverse fasi stilistiche   Il teatro di Luigi Pirandello – prima parte   Il teatro di Luigi Pirandello – seconda parte  >> pagina 644  La verosimiglianza naturalistica delle situazioni sentimentali e tragiche rappresentate dal teatro allora in voga è fin dall’inizio messa in discussione da Pirandello. Dopo una prima esperienza regionale in dialetto siciliano, lo scrittore torna alla lingua italiana e mostra di voler , portandoli allo scoperto e, così facendo, denunciandone la vacuità. Oltre ai due atti unici già citati, appartengono a questo periodo lavori come e (1916), (1917), ma anche (1916) e (1918), trasposizioni di sue celebri novelle. Gli esordi: oltre il dramma borghese spingere fino al paradosso e all’assurdo i temi consolidati del teatro borghese dell’epoca Pensaci, Giacomino! Liolà Così è (se vi pare) La giara La patente Così è (se vi pare) Commedia in tre atti scritta nel tratta dalla novella , mette in scena la vicenda di una che si trasferisce in un piccolo paese di provincia, scatenando un coro di chiacchiere e pettegolezzi. Il signor Ponza vive in un appartamento con la seconda moglie, mentre la madre della prima, la signora Frola, è relegata al piano sottostante e costretta a comunicare con la moglie del signor Ponza, che è convinta sia sua figlia, per mezzo di bigliettini calati in un paniere dalla finestra. O meglio, questa è la verità del signor Ponza, il quale, incalzato dalla curiosità dei vicini, afferma che la suocera è diventata pazza dopo la morte della figlia, e che pertanto egli cerca di farle credere che sia ancora viva, assecondandone l’illusione con la complicità della seconda moglie. 1916 , La signora Frola e il signor Ponza, suo genero strana famiglia composta da tre persone Ma . Molto diversa, infatti, è la versione della signora Frola, che senza dubbi sostiene che la moglie del signor Ponza è sua figlia e accusa il genero di essere un marito a tal punto geloso e possessivo da volere la donna tutta per sé, tenendola isolata dal resto del mondo. L’unica a poter far luce sulla questione è la signora Ponza, che verso la fine della rappresentazione fa la sua apparizione coperta da un velo, simbolo : invece di una rivelazione definitiva, infatti, la donna dice semplicemente «Per me, io sono colei che mi si crede», lasciando lo spettatore nella completa incertezza sulla reale identità dei personaggi. ognuno ha la sua verità da raccontare dell’impossibilità di raggiungere la verità è una in tre atti scritta nel 1916. Racconta i tra i membri di una famiglia. Così è (se vi pare) commedia complicati inganni reciproci Henri de Toulouse-Lautrec, o, 1894. Albi, Museo Toulouse-Lautrec. L’attrice Yvette Guilbert saluta il pubblic  >> pagina 645 Gli elementi caricaturali già presenti nei primi drammi diventano a poco a poco un tratto stilistico inconfondibile del teatro pirandelliano: è l’approdo al che, con (1917) e (1918), in modo drastico e provocatorio, adottando soluzioni formali che infrangono le regole del naturalismo, della verosimiglianza della storia e della finzione teatrale. Sulla scena affiora un mondo stravolto e deformato, in cui i personaggi sono privi di una psicologia coerente: scissi e contraddittori, ingabbiati anch’essi in forme assurde, come le vicende in cui si trovano ad agire. Anche il linguaggio sembra non razionale, diventa frammentato, specchio di una condizione esistenziale come sospesa nel vuoto. Il teatro del grottesco (1917-1925) teatro del grottesco Il piacere dell’onestà Il giuoco delle parti ribalta i principi del teatro borghese Antonio Gramsci ha definito queste opere «bombe a mano che scoppiano nei cervelli degli spettatori», sconvolgendo pensieri e sentimenti stereotipati. Fanno parte di questa fase anche drammi come (1918), (1919), (1920), (1920). Ma non è una cosa seria L’uomo, la bestia e la virtù Tutto per bene Come prima meglio di prima Il giuoco delle parti In questa commedia del , tratta dalla novella , troviamo un marito, una moglie e l’amante: il e del tradimento è però , fino a renderne evidente l’assurdità. Leone Gala, dall’alto del suo atteggiamento intellettuale e da filosofo cinico, osserva distaccato il comportamento frivolo della moglie Silia e del suo amante Guido Venanzi, personaggio insignificante che vive all’ombra degli altri due. Recitando in modo consapevole la parte del marito tradito, Leone concede alla moglie di divertirsi con Guido, senza mostrare alcuna gelosia, e anzi favorendone la relazione. La moglie, stanca della razionalità indifferente del marito, chiede all’amante di ucciderlo, ma questi si rifiuta. Quando si presenta l’occasione di difendere l’onore di Silia in un duello, Leone accetta di farlo, in qualità di marito pro forma, ma tocca all’amante combattere realmente contro il celebre spadaccino Miglioriti, visto che di fatto è lui l’uomo di Silia. Ognuno insomma è costretto a recitare la propria parte fino in fondo e, mentre Guido Venanzi rimane ucciso nel duello, Leone, gustato l’amaro sapore di una vendetta cinica, si chiude in un cupo silenzio: la razionalità che svaluta i sentimenti non salva la vita né cancella la sofferenza umana. 1918 Quando si è capito il giuoco tradizionale motivo del triangolo amoroso deformato e contorto Il viene sfruttato da Pirandello per e sancire l’impossibilità di arginare l’ondata delle passioni, che prevalgono sulla ragione, costringendo i personaggi ad annientarsi l’un l’altro e ad accettare un comune destino di infelicità. tema del delitto d’onore smontare il meccanismo del teatro borghese La commedia , del 1918, mette in scena l’intreccio di relazioni tra un , una e un . Il giuoco delle parti marito moglie amante Una vera e propria rivoluzione è segnata dalla prima storica rappresentazione di , nel 1921, opera che, insieme a (1924) e (1930), compone la cosiddetta . A questa fase può essere accostato anche l’ (1922), dramma in cui la confusione tra vita e teatro si allarga fino a divenire caotica sovrapposizione tra normalità e follia. Il teatro nel teatro Sei personaggi in cerca d’autore metateatrale Ciascuno a suo modo Questa sera si recita a soggetto trilogia del «tea­tro nel teatro» Enrico IV   T6 Sei personaggi in cerca d’autore ▶ La celebre commedia del non è divisa in atti e scene, ma presenta due interruzioni apparentemente casuali (in realtà perfettamente inserite nell’artificio del teatro nel tea­tro). Mentre una compagnia sta provando una commedia di Pirandello ( ) entrano in scena sei personaggi misteriosi: il Padre, la Madre, il Figlio, la Figliastra, un Giovinetto e una Bambina. 1921 Il giuoco delle parti Abbandonati da un autore allo stadio iniziale, essi aspirano alla compiutezza formale dell’arte e a ottenere corpo e voce: sono , e di attori che li impersonino. La loro è una storia a tinte forti, tipica del teatro ottocentesco: la Madre, dopo aver partorito il Figlio, viene spinta dal Padre a formarsi una nuova famiglia con il suo segretario; nascono altri tre figli, la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Dopo molti anni il Padre si trova in una casa di appuntamenti; proprio mentre sta per avere, inconsapevolmente, una relazione incestuosa con la Figliastra, viene fermato dalla Madre, sconvolta dal duplice orrore di trovare la figlia in quel luogo e in compagnia dell’ex marito.  in cerca di qualcuno che scriva il loro dramma, ancora solo abbozzato A questo punto la rappresentazione si interrompe per poi riprendere in un giardino, in cui la Madre scopre il corpo della Bambina affogata in una vasca e scorge il Giovinetto che, dopo aver assistito alla scena, si spara. Pur riluttante, il Capocomico della compagnia che sta provando lo spettacolo interrotto accetta di trarre una pièce da questa vicenda, ma equivoci e difficoltà d’ogni tipo ne ostacolano la messa in scena: il vero dramma dei personaggi diviene perciò quello di non riuscire a vedersi rappresentati “realisticamente” dagli attori, che provano a recitare la storia ma sono continuamente interrotti dai personaggi “veri”, insoddisfatti della performance . Alla fine, tutto rimane allo stadio potenziale di un dramma irrisolto: calato il sipario, ci si accorge dell’impossibilità di fare teatro. inaugura la fase del di Pirandello. Sei personaggi in cerca d’autore metateatro  >> pagina 646   T7 Enrico IV ▶ Il dramma in tre atti del , è considerato, insieme ai , il . Durante una festa in maschera, un giovane gentiluomo, che indossa i panni di Enrico IV, imperatore del Sacro Romano Impero, viene disarcionato dal suo rivale in amore Tito Belcredi. Cadendo da cavallo batte la testa e sprofonda in una che lo terrà imprigionato per dodici anni: egli crede di essere davvero il personaggio storico che stava impersonando, e vive assecondato dai suoi servitori in un mondo irreale, fuori dal tempo. Quando all’improvviso rinsavisce, si rende conto di aver perso per sempre la giovinezza e di essere stato defraudato dell’amore della marchesa Matilde Spina, che ora è compagna di Belcredi. Il protagonista decide allora di continuare a recitare la parte a cui tutti ormai da anni lo credono inchiodato, immedesimandosi in una maschera che sostituisce la sua vera identità. 1922 Enrico IV Sei personaggi vertice della drammaturgia di Pirandello follia Passano così altri otto anni, quando un giorno Matilde, Belcredi e la figlia Frida, in compagnia di uno psichiatra, tentano di ricostruire la scena della famosa cavalcata nella speranza di dissipare le nebbie della follia del presunto Enrico IV (il cui vero nome non è mai dichiarato). Egli, però, volendo tornare a riappropriarsi di una vita dalla quale aveva scelto di escludersi, rivela la finzione e, spinto da una passione mai sopita per Matilde, abbraccia con slancio Frida, identica alla madre da giovane. Belcredi si avventa su di lui, disgustato dal gesto del suo vecchio rivale, ma Enrico IV estrae la spada e lo ferisce a morte. A questo punto non gli rimane che continuare la recita, tornando a fingersi pazzo, non fosse altro che per sfuggire a un processo e a una condanna per omicidio. La pazzia, però, non è più un gioco, né un’inconsapevole condizione di alienazione mentale, ma una dolorosa necessità. Nel dramma un protagonista senza nome, in preda alla , crede di essere l’imperatore del Sacro Romano Impero, Enrico IV. Enrico IV follia Sull’onda del successo mondiale che accompagna le rappresentazioni delle sue commedie, Pirandello successivamente si avvia verso una , che ripete gli schemi drammaturgici del periodo precedente. (1923), (1926), (1927), (1933) sono drammi in cui l’autore indulge a un facile “pirandellismo”, che si traduce nella stanca e insistente ripetizione degli stessi temi, di collaudati e di forme spesso cerebrali e artificiose. Dalla caduta nel “pirandellismo” al teatro dei «miti» produzione meno originale La vita che ti diedi L’amica delle mogli Diana e la Tuda Quando si è qualcuno tecnicismi Un sostanziale cambiamento di direzione è rappresentato, invece, dagli , in cui Pirandello abbandona la riflessione metateatrale e prospetta una fuga totale nel mondo della fantasia e della poesia, approdando a grandi tematiche esistenziali e al « », termine che egli stesso usa per definire questi lavori. (1928), (1929), (1930, incompiuto, rappresentato postumo nel 1937), insieme alla (1930), musicata dal compositore Gian Francesco Malipiero, portano l’arte di Pirandello . Luoghi immaginari, eventi soprannaturali e simboli irrazionali campeggiano in queste opere, in cui viene meno ogni residuo elemento realistico e l’atmosfera si fa onirica e fantastica. Che si tratti della rappresentazione di un’utopia, cioè di un “mito sociale”, come è nella , di una nuova fede, cioè di un “mito religioso”, come in , o di una riflessione sull’arte nella società moderna, minacciata dai “giganti” del potere nei , il suo realismo allucinato si trasforma in e in suggestioni mistiche e trascendenti, evocate da un . ultimi progetti teatrali mito La nuova colonia Lazzaro I giganti della montagna Favola del figlio cambiato alle soglie del Surrealismo Nuova colonia Lazzaro Giganti della montagna allegoria linguaggio lirico ed enigmatico  >> pagina 647  I saggi   La produzione saggistica di Pirandello, gli articoli e gli interventi teorici sulle riviste specializzate non presentano, nel complesso, le caratteristiche di rigore e di ampiezza documentaria con cui solitamente vengono redatti studi di questo tipo.  Inaugurata da uno scritto apparso nella rivista “Vita nuova” nel 1890, La menzogna del sentimento nell’arte , la riflessione estetica di Pirandello si esprime soprattutto nel fondamentale saggio L’umorismo .   L’umorismo ▶ T1-T2 Pubblicato nel e, in una seconda edizione rivista e integrata, nel 1920, non solo costituisce la chiave d’accesso all’opera dell’autore, ma può anche essere considerato il , in netta antitesi con quella del Verismo. 1908 L’umorismo manifesto teorico di una nuova poetica L’opera è divisa in ; nella prima l’autore analizza il termine “umorismo” e tratteggia una sorta di , cercando di dimostrare che questa particolare attitudine del pensiero e della sensibilità estetica è rintracciabile in ogni epoca; la seconda parte, più strettamente teorica, contiene invece una compiuta : qui si trova la formulazione più dettagliata del concetto pirandelliano, corredata di esempi divenuti celebri, passaggi determinanti per la comprensione della poetica dell’autore. due parti storia della letteratura umoristica definizione dell’arte umoristica Juan Gris, , 1919. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Pompidou. Pierrot  >> pagina 648 La vita   Le opere Nasce a Girgenti  •  1867   La famiglia si trasferisce a Palermo  •  1879   Si iscrive alle facoltà di Lettere e di Legge  •  1886   Si trasferisce a Roma all’Università “La Sapienza” •  1887   Si trasferisce a Bonn  •  1889 Mal giocondo Si stabilisce a Roma  • 1893   Si sposa con Antonietta Portulano  • 1894 (poi ) Amori senza amore Novelle per un anno   1895 Elegie renane Inizia a insegnare Stilistica e Letteratura italiana all’Istituto Superiore di Magistero di Roma •  1897   1901 Zampogna; L’esclusa   1902 (poi  )  (poi );    Beffe della morte e della vita Novelle per un anno Quand’ero matto Novelle per un anno Il turno Disastro economico e primi segni della malattia della moglie • 1903     1904 Il fu Mattia Pascal   1908 L’umorismo   1909 ; I vecchi e i giovani La giara Inizia a collaborare con la compagnia di Nino Martoglio • 1910 ; ; Pensaci, Giacomino! Lumìe di Sicilia La morsa   1911 Suo marito   1912 Fuori di chiave   1916 Liolà   1917 ; Così è (se vi pare) Il piacere dell’onestà   1918  ; ; La patente Il giuoco delle parti Ma non è una cosa seria   1919 L’uomo, la bestia e la virtù   1920 ; Tutto per bene Come prima, meglio di prima   1921 Sei personaggi in cerca d’autore   1922 ; Novelle per un anno Enrico IV Aderisce ufficialmente al fascismo  • 1924 Ciascuno a suo modo Fonda la Compagnia del Teatro d’Arte di Roma • 1925 Quaderni di Serafino Gubbio operatore   1926 Uno, nessuno e centomila   1927 Diana e la Tuda   1928 La nuova colonia   1929 Lazzaro   1930 ;  Questa sera si recita a soggetto ;  (1937 postumo)  La favola del figlio cambiato I giganti della montagna Riceve il premio Nobel per la letteratura  • 1934   Muore a Roma  •  1936