Letteratura & Grande guerra Uno per uno zaino alla mano e nei riposi ci contiamo (Piero Jahier) Il fascino oscuro della carneficina A distanza di un secolo, la Prima guerra mondiale non cessa di esercitare su di noi una strana, inquietante suggestione. Forse perché in essa cogliamo il tragico passaggio dalla vecchia alla nuova epoca: dall Ottocento con il suo vivace ottimismo al Novecento con le sue passioni sanguinarie, dalla Belle poque con la fiducia nel progresso alla modernità che urla il proprio desiderio di ribellione. Per italiani ed europei nessun evento era stato, fino a quel momento, così traumatico e devastante sia sul piano individuale sia su quello collettivo quanto quell inaudito e insensato fiume di sangue. Un evento cruciale D altra parte, leggendo i ricordi e le testimonianze dei poeti e degli scrittori che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, quell esperienza storica, si può verificare come fossero stati recepiti immediatamente il fascino ambiguo e l impressione profonda provocati da un così immane conflitto: la Grande guerra viene sin da subito interpretata come uno snodo epocale sul piano politico, economico, sociale e culturale. Niente sarà più come prima, il volto dell Europa e del mondo non potrà essere più lo stesso: una facile profezia, questa, destinata presto ad avverarsi con l avvento dei regimi totalitari (comunismo, fascismo, nazismo), figli, sia pure in diversa misura e secondo processi storici specifici, di quella cruenta tappa nella storia dell umanità. 102 La guerra-farmaco Abbiamo già visto (L epoca e le idee, p.24) come la guerra venga esaltata da gran parte degli intellettuali (italiani ma anche europei). Per quanto ciò oggi ci sembri assurdo, ne troviamo conferma per esempio nelle parole del grande romanziere tedesco Thomas Mann (1875-1955), il quale scriverà: «Come si infiammarono subito i cuori dei poeti quando ci fu la guerra [ ] quale senso di purificazione, di liberazione, di immane speranza ci pervase allora! Ecco, di questo parlavano i poeti, solo di questo . Si tratta di una vera e propria euforia, che porta a concepire il conflitto come una medicina contro le insoddisfazioni e le miserie della quotidianità, in particolare della piccola borghesia colta, come una via d uscita dalla mediocre realtà circostante. La guerra come selezione per un rinnovamento Addirittura, secondo molti autori la guerra svolge una benefica funzione selettiva: eliminando la parte inutile dell umanità, quella fiacca e vile, e lasciando campo libero ai migliori, essa risolve il problema del sovrappopolamento del mondo e può dunque sfociare come scrive Papini nel numero del 1° ottobre 1914 della rivista Lacerba in una sorta di alba rigeneratrice e in una macabra palingenesi, una rinascita, cioè, grazie alla quale si potrà realizzare un miglioramento della specie.
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