Dalla Prima alla Seconda guerra mondiale La cultura 1 L esaltazione della guerra La Prima guerra mondiale una guerra feroce e disumana, che coinvolge gli eserciti e un gran numero di civili. Molti intellettuali di varia provenienza giustificano e auspicano la guerra come un atto di purificazione dall ingiustizia e dall ipocrisia del vecchio mondo. La brutalit della tecnica La Prima guerra mondiale una «guerra di macchine», come la definisce Luigi Pirandello (1867-1936), dove la scienza bellica e la tecnologia cancellano ogni residua nobilt cavalleresca e ogni traccia di eroismo ancora presenti nelle battaglie in campo aperto tipiche degli scontri dei secoli precedenti: la «malattia immensa ch la guerra moderna» scrive lo scrittore francese Pierre Drieu La Rochelle (1893-1945) si manifesta in una brutale lotta senza dignit , «per burocrati e ingegneri», in un feroce e disumano combattimento a distanza tra due «officine e due artiglierie», tra soldati che non si vedono, non duellano, lontani, irriconoscibili, posti come «in una distanza astratta». Ma anche una guerra totale che non coinvolge solo eserciti, bens anche civili, e mobilita milioni di soldati non professionisti, soprattutto soldati-contadini, che si ritrovano in trincea senza nemmeno sapere perch . Le reazioni degli intellettuali Eppure, quell enorme mattatoio di uomini inizialmente giustificato con gli alti messaggi della propaganda, che richiama all amor di patria, al coraggio, all onore, alla disciplina. Prima che la verit della morte si imponga con la terribile oggettivit della realt , la parola entusiasta dei letterati quasi omogenea. A eccezione di qualche voce minoritaria (come quella del filosofo Benedetto Croce, che si schiera contro gli orientamenti pi chiassosi della mobilitazione interventista), la stragrande maggioranza degli intellettuali, da posizioni ideologiche anche molto diverse tra loro, si mobilita nell esaltazione della guerra, invocando il massacro come una purificazione del vecchio mondo, un lavacro di sangue capace di travolgere ingiustizie e ipocrisie per lasciare spazio a una giovane civilt , fondata sulla giustizia e sulla libert . La spasmodica attesa della guerra Gi la fine dell et giolittiana era stata punteggiata dalle speranze di un altra guerra, dopo la conquista della Libia. Incoraggiati dall esito vittorioso dell impresa, molti scrittori italiani si erano lanciati negli auspici di un «caldo bagno di sangue nero» (cos aveva scritto Giovanni Papini) e in eccitati annunci di un epoca nuova inaugurata dalla bellezza delle armi. Il Manifesto di fondazione del Futurismo, nel 1909, celebrava la guerra come «sola igiene del mondo» e perfino un poeta insospettabile come Giovanni Pascoli non aveva resistito alla tentazione di esaltare il colonialismo italiano nel celebre discorso La grande proletaria si mossa. D Annunzio si fa portavoce degli interventisti, nemici del riformismo democratico di Giolitti. L impresa libica come prova generale Proprio l esperienza libica costituisce, per molti versi, l antefatto o il banco di prova della retorica nazionalista che si accende di l a poco. soprattutto Gabriele d Annunzio (1863-1938) a farsi promotore di un rilancio dei miti della grandezza italiana, dalla romanit al Risorgimento, con parole d ordine che infiammano l immaginazione e il desiderio di riscatto della borghesia italiana. Lo stesso vate, pochi anni dopo, costituisce la punta di diamante dell eterogeneo fronte di politici, sindacalisti e letterati che mediante la guerra intendono abbattere il nemico interno, cio Giolitti. La guerra come antidoto alla democrazia e al materialismo Invitando il popolo italiano alla «fratellanza latina» con la Francia contro il barbaro tedesco , d Annunzio inaugura il proprio incendiario programma di comizi nel cosiddetto maggio radioso del 1915. Per spiegare come il poeta e i suoi seguaci siano riusciti a persuadere l opinione pubblica della necessit del conflitto, possiamo ricorrere alle parole dello storico Mario Isnenghi, che parla della guerra come «farmaco». Farmaco contro il trasformismo parlamentare, contro la timorosa democrazia, contro il socialismo livellatore e il materialismo, suo fulcro ideologico. 24