Il Neorealismo Le forme letterarie Le forme prevalenti in cui gli scrittori raccontano le vicende della guerra e della Resistenza, spesso vissute in prima persona, sono la novella e il libro di memorie. Gli autori tendono a una narrativa popolare, realistica, impegnata. Lo stile della narrativa neorealista antiletterario: il linguaggio diretto, il lessico semplice e aperto all introduzione di termini gergali. Nuove esigenze, nuovi modelli La cospicua produzione in prosa dell immediato dopoguerra, e in particolare quella che ha per tema l esperienza bellica e la lotta partigiana, costituita in buona parte da testi di forte matrice autobiografica. Il bisogno urgente di offrire una testimonianza e di fornire una documentazione di quanto accaduto spinge molti protagonisti della Resistenza a ricostruire in modo preciso e dettagliato gli eventi vissuti in prima persona. La scelta del mezzo con cui realizzare questo intento ricade prevalentemente sulla forma del racconto o sul libro di memorie, genere privilegiato rispetto al romanzo (come nel caso emblematico di Rigoni Stern). Il modello letterario del romanzo risulta infatti in questo caso difficilmente utilizzabile: da una parte l invenzione di vicende verosimili sullo sfondo di eventi realmente accaduti, propria della tradizione del romanzo storico, non soddisfa l istanza documentaria; dall altra, la ricerca di oggettivit , l impersonalit e il distacco tra autore e materia narrata, tipiche del romanzo verista, contrastano con l origine autobiografica di gran parte della narrativa sulla guerra e sulla Resistenza. Ci non significa, comunque, che la forma del romanzo non trovi posto nella letteratura resistenziale. A distanza di pochi anni, infatti, molti intellettuali che hanno vissuto la stagione della lotta di liberazione a partire da Pavese e da Fenoglio optano proprio per questo genere, che, attraverso l invenzione di personaggi fittizi, si prefigge lo scopo di riprodurre, pi che i fatti, l atmosfera, i significati, le problematiche della lotta partigiana. La ricerca dell oggettivit Alla narrativa del primo Novecento, di matrice borghese e considerata dunque, non solo nell ottica della pi stretta ortodossia marxista, di tenore decadente, la poetica neorealista tende a contrapporre una narrativa popolare, impegnata e positiva , in grado di accompagnare il processo rivoluzionario di cui protagonista il proletariato. I motivi intimi e personali devono perci lasciare spazio a temi concreti, oggettivi e che riguardano la collettivit : la guerra, la lotta partigiana, i conflitti economico-sociali tra padroni e operai, la miseria delle campagne, l irrisolta questione meridionale , le condizioni degradate delle citt colpite dalle devastazioni belliche, le ansie e le problematiche della ricostruzione. Da qui l opzione per il realismo. Non mancano casi i meno felici sul piano dei risultati estetici in cui si tenta di mettere in pratica un vero e proprio realismo socialista , come auspicato dalla politica culturale sovietica (lo zdanovismo), con il racconto di vicende incentrate sulla lotta di classe, sull esaltazione della collettivit a scapito dell individualit , su una schematica divisione tra bene e male, e quindi tra personaggi positivi e negativi. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, gli scrittori optano per un realismo temperato dalla presenza delle inquietudini e del disagio esistenziale tipici di quella narrativa della crisi che aveva costituito la parte migliore della letteratura primonovecentesca. Le soluzioni stilistiche Al di l delle differenti soluzioni adottate dai singoli autori, possiamo affermare che, in linea generale, gli scrittori neorealisti tendono a privilegiare uno stile antiletterario e un linguaggio semplice e diretto, allo scopo di portare l universo psicologico popolare al centro della rappresentazione. Ci avviene in primo luogo sul piano lessicale: anche se non si ricorre quasi mai al dialetto vero e proprio (se non occasionalmente e per lo pi nei dialoghi), si inseriscono tuttavia termini gergali e vernacolari su una base linguistica italiana, come gi aveva insegnato la lezione verista. 355