Letteratura e giornalismo Il giornalismo sportivo L epopea del Giro d Italia e il fascino dell agonismo Una giornalista visionaria: Anna Maria Ortese Un altro versante che vede l impegno degli scrittori sconfinare nel genere giornalistico quello degli articoli ispirati agli eventi sportivi. Il loro interesse per le imprese agonistiche degli atleti non certo un fenomeno solo recente, ma risale agli albori del Novecento, quando il mondo dello sport acquista una patina di letterariet . In particolare, l epopea del Giro d Italia contagia decine di scrittori, inviati al seguito della corsa rosa tra le invidie e i risentimenti dei giornalisti tecnici , esperti del settore, che si vedono cos scavalcati. Sulle montagne del Giro scalate nell immediato secondo dopoguerra da Gino Bartali e Fausto Coppi si ritrovano cronisti d eccezione come Vasco Pratolini (1913-1991), Alfonso Gatto (1909-1976), il quale non rinuncia neanche a seguire il Tour de France, lo stesso Dino Buzzati, tutti a modo proprio inclini a far prevalere una personale retorica dell avvenimento sulla necessit di informare. A Olimpiadi, partite di calcio e gare di pugilato vanno invece le attenzioni di altri letterati, come Italo Calvino e Giovanni Arpino (1927-1987), mentre non fanno distinzione di disciplina sportiva i gi citati Gatto e Pratolini che, insieme a Manlio Cancogni (1916-2015), lavorano come inviati per varie testate. Una grande capacit di tradurre in incanto e visionariet l avvenimento sportivo si trova nelle corrispondenze di Anna Maria Ortese. In tutta la sua produzione giornalistica (raccolta nel 1991 nel volume La lente scura) assistiamo a una dolente rappresentazione della contemporaneit : da Parigi, da Londra, dall Unione Sovietica degli anni dello stalinismo e da diverse citt italiane, Anna Maria Ortese compie uno scandaglio viscerale di costumi, riti e comportamenti sui quali si abbatte sempre lo sconcerto di una sensibilit esacerbata, incline a denunciare l omologazione e i miti consumistici regnanti nella societ moderna. Il brano che riportiamo tratto da un articolo scritto nel 1955 in qualit di cronista incaricata dall Europeo di seguire prima giornalista donna della storia italiana le tappe del Giro d Italia. Pi che la realt , l immaginazione e lo stile elegiaco del brano descrivono il sogno di rinascita di un Italia remota e polverosa, povera e ancora segnata dalla fame, quando per sperare in un altro domani bastava poco: qualche bicicletta e qualche eroe sui pedali. T5 Al Giro d Italia Anna Maria Ortese Cos , ci che ricordiamo di quella prima tappa, che per il Giro era la settima, continu ad essere ammirazione e spavento. L Italia davanti a noi E un muro sottile e variamente colorato che saliva come un serpe per quei monti verdi, fino a quel cielo, e si perdeva nei boschi dove i boschi cominciavano, e riappariva lungo il mare 5 dove le spiagge balenavano, e diventava folla acclamante nei paesi (folla e banda e bandiere), e ritornava estatica siepe lungo le strade, in fondo ai boschi e alle valli inondate dalla primavera. Muro di donne, di ragazzi, di uomini, contadini e borghesi, artigiani e signori, marinai, preti, maestri e maestre di scuola con la scolaresca al completo. Vedemmo un domenicano abbagliante.1 E tutti, al passaggio del Giro, 10 come mossi da un vento, si piegavano avanti, e in quell attimo si udivano risa di gioia e grida e voci che chiamavano con amore, e incitavano, e subito dopo pi nien1 un domenicano abbagliante: la veste dei frati domenicani di colore bianco. 716