T8 Sono una creatura Il porto sepolto In questa celebre lirica Ungaretti testimonia la sofferenza assoluta dinanzi agli orrori vissuti e patiti in guerra. Versi liberi. Metro Un inaridito cuore dal dolore Asset ID: 142 ( ) let-audlet-sono-una-creatura530.mp3 Audiolettura Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916 * Come questa pietra del S. Michele così fredda così dura così prosciugata 5 così refrattaria così totalmente disanimata Come questa pietra è il mio pianto 10 che non si vede La morte si sconta vivendo postazione sul Monte San Michele, non lontano da San Martino del Carso. Cima Quattro: * è un monte sul Carso, teatro di sanguinose battaglie tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico. S. Michele: 2 arida. prosciugata: 5 Dentro il TESTO I contenuti tematici La condizione emotiva del poeta viene fissata attraverso un confronto ravvicinato con il paesaggio: lo strazio della guerra è interiorizzato, in tutta la sua avvolgente desolazione, nel / (vv. 10-11), nascosto nei recessi dell’anima, proprio come un corso d’acqua perso nelle cavità della pietra carsica. Il paesaggio del Carso – brullo, scavato, desolato – costituisce lo specchio dell’algida morte che incombe, prosciugando l’acqua della vita e rendendo gli uomini inerti e indifferenti come cose, come l’arida roccia di cui sono costituite quelle alture. La dimensione dominante è dunque quella della pietrificazione: da notare è la quasi totale assenza di verbi; sopravvive, al v. 10, un , che comunica efficacemente una sensazione di immobilità. Anche il poeta sente a un tratto l’anima farsi senza voce e senza pianto, indurita come la terra ostile circostante, bloccata in una statica, quasi marmorea sospensione della vita. pianto che non si vede è La vita che non scorre più La poesia si conclude con una breve e condensata sentenza di carattere morale: la , vista qui come e dalla condizione di angoscia che caratterizza l’esistenza umana, si ottiene soltanto . Siamo dunque in una condizione psicologica distante da quella reattiva e vitalistica presente in ( T5, p. 68). Come spiegare il diverso registro emotivo? Con un’alternanza di stati d’animo, certo, ma forse anche in altro modo. Una risposta può essere infatti legata alla data di composizione, l’estate del 1916. È passato un anno di guerra e molti mesi dalla composizione di : lì era l’inizio del conflitto, quando prevaleva ancora la speranza che tutto potesse terminare presto; qui traspaiono il disincanto e l’amarezza per un massacro interminabile. L’«allegria» lascia così il posto alla dolorosa necessità della sopravvivenza. morte liberazione dal dolore a costo della sofferenza del vivere Veglia ▶ Veglia Due diversi stati d’animo >> pagina 75 Le scelte stilistiche Qualche mese prima di comporre la prima redazione del testo, Ungaretti scrive all’amico Gherardo Marone: «Ho deciso oggi – dopo aver molto pianto – quel terribile pianto che non si scioglie – che sempre più ti pietrifica dentro – di rimanere in silenzio» (24 aprile 1916). La necessità di “asciugare” la parola gli deriva proprio dall’estrema essenzialità di vita imposta dalla guerra. Mentre i fratelli di trincea muoiono senza lasciare traccia, il racconto non può permettersi di indugiare nella rappresentazione: occorre tendere alla , alla ricerca di parole decisive, riducendo il più possibile il linguaggio, fino – appunto – ad arrestarsi solo alle soglie del silenzio, per afferrare senza retorica . massima semplificazione comunicativa il senso primigenio dell’esistenza Una comunicazione ridotta all’essenziale Da un punto di vista strutturale la lirica si compone di tre strofe: le prime due sono costituite da una similitudine tra la pietra carsica del monte San Michele e il pianto del poeta (con ripresa del primo termine del paragone , v. 1). La sintassi comunica la sensazione della frammentarietà e dell’ossessività: gli aggettivi e i participi della prima strofa si susseguono in sequenze di «versicoli», scanditi dall’anafora di e dalle allitterazioni delle dentali (prima la di e , poi la di , e ). Nel costituito dalla successione degli ultimi tre attributi, l’aggettivo-participio finale (v. 8) è assolutizzato dall’avverbio (v. 7). La terza strofa, dal carattere sentenzioso, è costituita da tre brevi versi trisillabici: letti di seguito andrebbero a costituire un novenario, ma la scansione conferisce, come sempre in Ungaretti, un ritmo lento e sofferto. Come questa pietra così d fre dd a d ura t prosciuga t a refra tt aria disanima t a climax disanimata totalmente La semplificazione della parola Verso le COMPETENZE Comprendere Quali sono i due termini di paragone su cui si basa la poesia? E quale elemento hanno in comune? 1 ANALIZZARE Che significato ha nel linguaggio consueto l’aggettivo “refrattario”? E in questo testo quale accezione assume? 2 INTERPRETARE In che modo dei vv. 10-11 allude alle caratteristiche dei fiumi carsici? 3 il mio pianto / che non si vede Rifletti sul significato del titolo: in che senso esso può configurarsi come un grido di protesta? 4 I versi finali possono sembrare contraddittori in un poeta che ama celebrare la capacità di resistenza della vita: che cosa ha inteso affermarvi l’autore, a tuo giudizio? 5 Trincee della Prima guerra mondiale sul monte San Michele.