Il valore della solidarietà 5 Pur approdando a una spietata denuncia di tutte le illusioni che l’intelletto fabbrica per ingannare gli individui, rendendoli inconsapevoli della loro reale condizione, il pessimismo di Leopardi non assume la valenza di , di sfiduciata diffidenza nei confronti del prossimo o di lamentosa recriminazione sul dolore umano. In una pagina dello (2 gennaio 1829), egli scrive: «La mia filosofia, non solo non è conducente alla misantropia, come può parere a chi la guarda superficialmente, e come molti l’accusano; ma di sua natura esclude la misantropia, di sua natura tende a sanare, a spegnere quel mal umore, quell’odio, non sistematico, ma pur vero odio, che tanti e tanti […] portano cordialmente a’ loro simili». Pessimista ma non scettico mai sterile scetticismo Zibaldone Il pensiero di Leopardi è solidale verso la comune . condizione umana Più ancora che di pessimismo, sarebbe forse giusto parlare di : di quell’atteggiamento consolatorio, cioè, che porta l’uomo a «pargoleggiare» (cioè ad assumere una condotta spensierata come quella di un bambino), assegnandosi poteri che non ha. Sia che poggi sull’illuministica convinzione che un futuro radioso di progresso e felicità attenda gli individui ( ferocemente derise nella , ), sia che si affidi all’ingenua speranza nella provvidenza cristiana, tale ottimismo viene visto da Leopardi con amaro sarcasmo: suoi bersagli privilegiati diventano così la stoltezza e la viltà dell’uomo, pieno di sé, incapace di fissare gli occhi sull’orrido “vero” e di comprendere la propria infinita piccolezza di creature infime perse nell’orizzonte del cosmo (sono molte, infatti, le pagine in cui il poeta aggredisce, spesso mediante il , la concezione antropocentrica dell’universo). Giudice implacabile delle vane illusioni rifiuto dell’ottimismo le magnifiche sorti e progressive Ginestra ▶ T22, v. 51, p. 134 sarcasmo Leopardi rifiuta le illusioni e . illuministe cristiane All’esigenza di smascherare laicamente tutti gli «errori barbari» del suo tempo (cattolicesimo e progressismo politico in primo luogo), Leopardi unisce però la e con stoica imperturbabilità (si parla a questo proposito di “ ”). Allo stesso tempo, nell’ultima fase della sua produzione, egli si appella a tutti gli uomini, soggetti alla potenza distruttrice della natura, affinché sappiano progettare contro di essa, come scrive nello nel 1827, una «grande alleanza degli esseri intelligenti», facendo causa comune contro la sventura in nome della fratellanza e della , ovvero di un sentimento di amore e di rispetto nei confronti del prossimo. Un antidoto alla disperazione: il valore della dignità umana volontà agonistica di affrontare con coraggio le sofferenze dell’esistenza pessimismo eroico Zibaldone pietas In tal modo Leopardi offre una testimonianza e un insegnamento di profonda tensione etica: egli afferma una morale al tempo stesso umile e titanica nell’auspicare , una vita non felice, certo, ma più giusta e pietosa. Il suo messaggio invita a preservare l’unico dono concesso all’uomo, la sua umanità, non accrescendo le sofferenze del mondo con odi e rivalità, rompendo la tragica catena delle invidie e provando a placare, almeno per un poco grazie all’amore, quel male incurabile che è il fatto stesso di esistere. una vita associata all’insegna della solidarietà Spera nella di tutti gli uomini uniti dal destino comune. fratellanza Raffaello, (particolare), 1510 ca. Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura. La scuola di Atene: Plotino