La Scuola siciliana 1 Una scuola poetica alla corte di Federico II I limiti cronologici della corrente La denominazione di Scuola siciliana, che possiamo far risalire a Dante (De vulgari eloquentia, I, 12, 4), indica un movimento letterario che durante i primi tre quarti del XIII secolo dà luogo a una vasta produzione lirica in volgare. Tale esperienza ha come centro la corte di Federico II, re di Sicilia, e dei suoi figli, specialmente Manfredi. Altri studiosi, invece, attribui­ scono al fenomeno della Scuola siciliana un estensione cronologica più ristretta, limitan­ dola al secondo quarto del XIII secolo e ritenendo che già nel 1250, data della morte di Federico II, quell esperienza, almeno nei suoi aspetti più significativi, possa dirsi terminata. La multiculturale Magna Curia Federico II di Svevia (1194­1250), figlio di Enrico VI e di Costanza d Altavilla, è prima re di Sicilia sotto la reggenza della madre (1196), poi re di Germania (1212) e infine im­ peratore (1220). Detto Meraviglia del mondo per il suo immenso potere e per lo splen­ dore della sua corte, due volte scomunicato per contrasti politici con il papa, poliglotta, grande mecenate, fondatore della prima università statale italiana (Napoli, 1224), è auto­ re del De arte venandi cum avibus (La tecnica della caccia con gli uccelli), trattato di falco­ neria in latino, e di sei componimenti poetici, a lui attribuiti pur tra qualche incertezza. Dopo la nomina a imperatore, Federico crea, in opposizione a quello della Chiesa, un ambiente culturale laico e raffinato, che ha il suo punto di forza nello studio del latino (lingua delle cancellerie e degli affari internazionali) e delle scienze naturali. La Magna Curia (cioè la grande corte ) di Federico II si configura così come il più vivace centro cor­ tese e statale europeo, grazie al multiculturalismo e al multilinguismo. Dai modelli provenzali al volgare siciliano Nella formazione e nella vita dell imperatore e della sua corte la poesia riveste un ruo­ lo di prim ordine; essa è l espressione di un lite che ama esibire il proprio prestigio. Quando giunge in Italia, accompagnato da alcuni trovatori, Federico conosce già il tede­ sco, il francese, il latino e si appresta a imparare l arabo e il greco. Inoltre, e ciò risulterà di fondamentale importanza per la nascita della Scuola, impara il volgare siciliano, che gli permette di promuovere l avvio di una produzione poetica ispirata ai modelli provenzali, ma scritta in volgare siciliano. Questo fatto è di capitale importanza, perché segna la nascita di una poesia d arte in volgare italiano. I protagonisti della Scuola Dei Siciliani ci sono giunti circa 150 componimenti, di cui una trentina anonimi, mentre i restanti sono sud­ divisi tra 25 autori, quasi tutti impiegati o funzionari della corte imperiale. Tra questi, Giacomo da Lentini protonotaro di corte , cioè segretario dell am­ ministrazione imperiale , considerato un caposcuo­ la (come tale è già riconosciuto da Dante al v. 56 del canto XXIV del Purgatorio, in cui lo chiama, per an­ tonomasia, « l Notaro ); Stefano Protonotaro da Messina, di cui ci rimane l unico componimento tra­ mandato nella lingua originale (mentre tutti gli altri, come si vedrà, ci sono giunti in una veste linguistica toscanizzata); Rinaldo d Aquino, probabilmente fra­ tello di Tommaso, il celebre teologo della Scolastica; Pier delle Vigne, segretario di Federico II (immorta­ Ritratto del poeta Heinrich von Veldeke, XIV sec., Codice Manessiano. Heidelberg, Biblioteca Palatina. 103