storia DELL ARTE Il secondo Cinquecento L arte delle corti europee La perdita di centralità politica della penisola italiana, la crisi di Roma dopo il sacco del 1527 e lo spostamento degli artisti verso altri centri italiani ed europei rendono lo stile della tarda maniera, il cosiddetto Manierismo , un arte internazionale. Dagli anni Trenta del secolo, molti pittori, scultori e architetti italiani, tra cui Rosso Fiorentino, Primaticcio, Nicolò dell Abate, Luca Penni e Benvenuto Cellini, lavorano nel castello di Fontainebleau, residenza del re di Francia Francesco I e vero e proprio laboratorio di sperimentazioni che anticipano molte delle soluzioni del Cinquecento avanzato. Con la relativa pace che si instaura in Italia dopo il trattato di Cateau-Cambrésis (1559), la penisola diventa meta di artisti stranieri, soprattutto del nord Europa, mentre le corti di Filippo II a Madrid, di Rodolfo II a Praga e Alberto V a Monaco rappresentano poli di attrazione e centri di mecenatismo e collezionismo. La Venezia di Tiziano Già il Vasari nel 1550 proponeva una distinzione destinata a influenzare a lungo la critica d arte italiana: a suo parere, da un lato c era Firenze, con la sua tradizione di eccellenti disegnatori, dall altro Venezia, dove era il colore ad avere il sopravvento. Campione indiscusso della pittura lagunare, dopo la precoce scomparsa di Giorgione (che muore nel 1510) e quella di Giovanni Bellini (che scompare nel 1516), Tiziano ha una lunghissima carriera, che comincia agli inizi del secolo e si conclude con la morte dell artista nel 1576. Portando a compimento gli studi e gli esperimenti delle generazioni di pittori che avevano lavorato in laguna e nel territorio veneto prima di lui, Tiziano dipinge definendo le forme e lo spazio senza contorni netti, ma modulando le sfumature di colori grazie alla cosiddetta pittura tonale, fino ad arrivare, nell ultima fase della sua carriera, a effetti di grande modernità in cui il colore si sfrange in frammenti luminosissimi. La Firenze granducale Nel complesso panorama italiano spicca la nuova corte medicea di Firenze: Cosimo I è saldamente al potere e chiama al suo servizio pittori, scultori e architetti. Tra 866 loro vi è il francese Jean de Boulogne (1529-1608), italianizzato in Giambologna, autore di molte delle statue che decoravano le ville e le residenze della famiglia. Nel 1583 gli è commissionato un gruppo di marmo, per decorare la Loggia dei Lanzi, nella piazza principale della città. Tre corpi nudi si allacciano tra di loro in una spirale complessa che termina nel braccio alzato della donna. Per apprezzare a pieno le caratteristiche del gruppo, lo spettatore deve muoversi intorno alla statua, scoprendo via via nuovi punti di vista: si tratta di un innovazione fondamentale nel rapporto tra opera d arte e osservatore, che rompe una lunga tradizione secondo cui il punto di vista privilegiato era quello frontale. La Controriforma e la dottrina delle immagini Nel 1545 si riunisce a Trento il Concilio che aveva come scopo dichiarato quello di ricomporre la frattura della riforma protestante. In realtà il Concilio fallì e segnò di fatto l inizio della Controriforma cattolica. Mentre la riforma si era spesso mostrata intransigente verso la raffigurazione del divino e dei santi, il Concilio di Trento riafferma nel 1563 l essenziale funzione didattica che le immagini hanno per educare i fedeli, e al contempo stabilisce precise norme sulla composizione e lo stile dei dipinti di soggetto religioso. Le immagini sono vagliate con attenzione: devono scomparire gli eccessi del manierismo e tornare a essere chiare, leggibili, decorose e aderenti alle Sacre Scritture. Uno dei primi casi di intervento del tribunale dell Inquisizione riguarda il dipinto l Ultima cena, di Paolo Veronese, del 1573. Chiamato a giustificare le sue scelte iconografiche e stilistiche di fronte al tribunale della Santa Inquisizione, il pittore fu interrogato sul perché avesse scelto di raffigurare i numerosissimi personaggi secondari, dai giullari a chi è troppo dedito al vino, ai soldati tedeschi armati. Veronese rispose che «se nel quadro li avanza spacio, io l adorno di figure secondo le invenzioni , rivendicando la «licenza che si pigliano i poeti e i matti , ossia una fantasiosa libertà di espressione. Il pittore non fu condannato, ma solo costretto a cambiare alcuni dettagli e soprattutto il nome del dipinto, ribattezzato Cena in casa Levi.