Il Seicento – L'autore: William Shakespeare , atto II, scena II  T1  Romeo e Giulietta: la scena del balcone Romeo e Giulietta II metro originale del teatro elisabettiano è il  , un pentametro giambico formato da 5 piedi di 2 sillabe con accento sulla seconda; privo di corrispettivo nella metrica italiana, è reso nelle traduzioni con versi liberi o in prosa.  Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti si sono conosciuti a una festa in maschera organizzata dal padre della ragazza e si sono subito reciprocamente innamorati. Scambiatisi un bacio, solo dopo hanno saputo di appartenere a due famiglie rivali. Ora è notte, e la festa è finita, ma Romeo, assorto nel pensiero di lei, non riesce ad allontanarsi dal palazzo. Entra così nel giardino, dove, senza che la ragazza si accorga inizialmente della sua presenza, trova Giulietta affacciata al balcone della propria camera. METRO blank verse Un appassionato   tra due giovani  dialogo innamorati Scherza con le ferite chi non ne ha mai ricevute. Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù? È l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, vivido sole, e uccidi l'invidiosa luna, malata già e pallida di pena perché tu, sua ancella, di tanto la superi in bellezza. Non essere la sua ancella, poiché la luna è invidiosa. Il suo manto di vestale è già di un verde smorto, e soltanto i pazzi lo indossano. Gettalo via. È la mia donna; oh, è il mio amore! se soltanto sapesse di esserlo. Parla, pure non dice nulla. Come accade? Parlano i suoi occhi; le risponderò. No, sono troppo audace; non parla a me; ma due stelle tra le più lucenti del cielo, dovendo assentarsi, implorano i suoi occhi di scintillare nelle loro sfere fino a che non ritornino. E se davvero i suoi occhi fossero in cielo, e le stelle nel suo viso? Lo splendore del suo volto svilirebbe allora le stelle come fa di una torcia la luce del giorno; i suoi occhi in cielo fluirebbero per l'aereo spazio così luminosi che gli uccelli canterebbero, credendo finita la notte. Guarda come posa la guancia sulla mano! Oh, fossi un guanto su quella mano e potessi sfiorarle la guancia! Ahimè! Parla. Oh, parla ancora, angelo splendente! poiché tu sei gloriosa in questa notte, alta sopra il mio capo, come appare un alato messaggero del cielo ROMEO Giulietta appare al balcone 5 10 15 20 25 GIULIETTA ROMEO 30 poco prima gli amici hanno canzonato Romeo per la sua passione. Ricorre qui il tema della ferita amorosa.  simile a quello delle vestali, le sacerdotesse della dea romana Vesta.   anche se Giulietta non proferisce parola, la sua sola presenza è per Romeo eloquente.   un angelo. 1 Scherza… ricevute: 9 di vestale: 13 Parla... nulla: 31 un alato... del cielo:  >> pag. 149  agli occhi stralunati e attoniti dei mortali piegati all'indietro a contemplarlo mentre cavalca le nubi in lento movimento e veleggia sul grembo dell'aria. O Romeo, Romeo! perché sei Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome! Oppure, se non vuoi, giura soltanto di essere il mio amore e io non sarò più una Capuleti. Ascolterò ancora, o risponderò a questo? Solo il tuo nome mi è nemico. Tu sei tu, se anche non fossi un Montecchi. Che cos'è un Montecchi? né mano, né piede, né braccio, né volto, né altra parte che componga un uomo. Oh, sii un altro nome! Un nome che cos'è? quel che chiamiamo rosa, avrebbe forse un profumo meno dolce con un altro nome? Così Romeo, se non fosse Romeo, riterrebbe quella cara perfezione che possiede senza quel titolo. Oh Romeo, rinuncia al tuo nome, e per quel nome, che non è parte di te prendi tutta me stessa. Ti prendo in parola. Chiamami soltanto amore e sarò battezzato di nuovo; d'ora in poi non voglio essere mai più Romeo. Chi sei tu, che, all'ombra della notte, invadi così i miei pensieri? Con un nome non so dirti chi sono. Il mio nome, o cara santa, è a me stesso odioso perché ti è nemico. L'avessi scritto, strapperei quella parola. Le mie orecchie non hanno bevuto cento parole di questa voce, eppure ne conosco il suono: non sei Romeo e un Montecchi? Né l'uno né l'altro, bella fanciulla, se l'uno o l'altro ti dispiacciono. Come sei venuto qui, dimmi, e perché? I muri del giardino sono alti e ardui da scalare, e il luogo è morte, riflettendo chi tu sei, se qualcuno di casa mia ti scopre qui. Con le ali lievi d'amore volai sopra quei muri: confini di pietra non sanno escludere amore, e quel che amore può fare, amore osa tentarlo: i tuoi parenti non sono un ostacolo per me. 35 GIULIETTA 40 ROMEO GIULIETTA 45 50 ROMEO 55 GIULIETTA ROMEO 60 GIULIETTA 65 ROMEO GIULIETTA 70 ROMEO 75 manterrebbe, conserverebbe. in cambio del nome della tua famiglia.  con questa frase Romeo rivela la sua presenza a Giulietta.   Romeo non vuole pronunciare il proprio nome, visto che esso è odioso a Giulietta.   prima di questo incontro, i due giovani hanno scambiato tra loro solo poche parole.   se Romeo venisse scoperto in quel luogo dai parenti di Giulietta verrebbe da questi ucciso. 49 riterrebbe: 51 per quel nome: 53 Ti prendo in parola: 58-59 Con un nome... chi sono: 63 Le mie orecchie... cento parole: 70 il luogo è morte:  >> pag. 150  Se ti vedono ti uccideranno. Ahimè, c'è pericolo maggiore nel tuo sguardo che in venti delle loro spade. Sii tu dolce con me, e al loro odio sarò invulnerabile. Non vorrei per nulla al mondo che ti vedessero qui. Il manto della notte mi cela ai loro occhi; se tu non mi ami, lascia pure che mi trovino. Meglio perdere la vita per il loro odio, che allontanare la morte nell'assenza del tuo amore. Chi ti ha guidato a scoprire questo luogo? L'amore, che primo mi spinse a chiedere: l'amore mi offrì consiglio, io gli offrii i miei occhi. Non sono pilota; pure, se tu fossi lontana quanto l'immenso lido bagnato dal mare più lontano, partirei all'avventura per una simile merce. Tu vedi, la maschera della notte è sul mio viso, altrimenti il rossore mi dipingerebbe la guancia per quel che mi hai sentito dire stanotte. Come vorrei salvare la forma, sì, sì, come vorrei negare quel che ho detto; ma bando ai complimenti! Mi ami? So che dirai "sì" e io ti crederò; però, se giuri, potresti rivelarti falso: agli spergiuri degli amanti, Giove, dicono, ride. O dolce Romeo, se mi ami, dillo apertamente; ma se pensi che io mi lasci vincere troppo in fretta, sarò crudele, e accigliata, e dirò di no perché tu mi corteggi, che altrimenti, non lo direi per nulla al mondo. È vero, bel Montecchi, che ti amo troppo, e per questo potrai stimare leggera la mia condotta; ma credimi, signore, mi mostrerò più sincera di quelle che hanno più astuzia e sanno apparire ritrose. Avrei dovuto esserlo di più, lo riconosco, ma tu hai udito, prima che io me ne avvedessi, le mie appassionate parole d'amore. Dunque perdonami e non attribuire a leggerezza d'amore questo mio abbandono che la notte ombrosa ha così rivelato. Signora, giuro per la benedetta luna lassù che sfiora d'argento le cime di questi alberi... Oh, non giurare per la luna, la luna incostante che ogni mese muta nel cerchio della sua orbita, perché il tuo amore non si riveli altrettanto mutevole. Su che cosa devo giurare? Non giurare affatto; GIULIETTA ROMEO 80 GIULIETTA ROMEO 85 GIULIETTA ROMEO 90 GIULIETTA 95 100 105 110 ROMEO GIULIETTA 115 ROMEO GIULIETTA timoniere di una nave.  che io mi sia abbandonata troppo in fretta alla passione, senza opporre la resistenza che sarebbe stata opportuna (per una fanciulla giovane e della sua condizione).   fredda, burbera.   affinché.   attraversa varie fasi (le fasi lunari); la luna è vista qui come simbolo di incostanza.  88 pilota: 100 che io mi lasci vincere troppo in fretta: 101 accigliata: 102 perché: 115 muta... sua orbita:  >> pag. 151  oppure, se vuoi, giura sulla tua graziosa persona, divinità che il mio cuore idolatra, e io ti crederò. Se il caro amore del mio cuore... No, non giurare. In te è la mia gioia, ma non vi è gioia in un nostro patto stanotte: troppo impetuoso, troppo avventato, improvviso: come il lampo che cessa di essere prima che si possa dire "lampeggia". Caro, buona notte! Questo germoglio d'amore, maturato dal dolce vento d'estate, sarà forse uno splendido fiore al nostro prossimo incontro. Buona notte, buona notte! Dolce riposo e quiete scendano nel tuo cuore come nel mio! Oh, vuoi lasciarmi così insoddisfatto? Quale soddisfazione puoi avere stanotte? Scambiare il pegno del tuo amore sincero col mio. Il mio te l'ho donato prima che tu lo chiedessi; e tuttavia vorrei fosse ancora da donare. Vorresti riprenderlo? A quale scopo, amore? Soltanto per essere prodiga, e donartelo ancora; e tuttavia non desidero se non ciò che posseggo; il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore; più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti. Sento una voce dentro; amore caro, addio! Subito, nutrice! Dolce Montecchi, sii fedele. Resta solo un poco; io tornerò di nuovo. Benedetta, benedetta notte! Ho paura, essendo notte, che tutto questo altro non sia che un sogno, una lusinga troppo dolce per avere sostanza. Due parole, caro, e poi davvero buona notte. Se il tuo amore è onesto, se il tuo scopo è il matrimonio, mandami a dire domani, da chi verrà da te a nome mio, dove e quando vuoi celebrare il rito; e io deporrò ai tuoi piedi tutte le mie fortune e ti seguirò per il mondo intero, mio signore. ( ) Signora! Subito, vengo. – Ma se non hai intenzioni  onorevoli, allora ti supplico...                            Signora!  120 ROMEO GIULIETTA 125 130 ROMEO GIULIETTA 135 ROMEO GIULIETTA ROMEO GIULIETTA 140 145 La Nutrice chiama da dentro Esce ROMEO 150 Rientra Giulietta, in alto GIULIETTA 155 NUTRICE di dentro 160 GIULIETTA NUTRICE (di dentro) venera, adora. 120 idolatra: Ford Madox Brown, , 1867. Manchester, Whitworth Art Gallery. Romeo e Giulietta  >> pag. 152  Ora subito, vengo... – ... di non parlarmi più e lasciarmi al mio dolore. Manderò domani. Così possa salvarsi la mia anima... Mille volte buona notte! Mille volte cattiva notte, quando manca la tua luce. Amore va verso amore come gli scolari fuggono dai libri; ma amore si allontana da amore con la tristezza con cui vanno a scuola. Pst, Romeo, pst! Oh, avessi voce di falconiere per richiamare a me il mio bel falco! La schiavitù è roca e non può gridare; che altrimenti lascerei l'antro dove giace Eco, e renderei più roca della mia la sua aerea voce col ripetere il nome di Romeo. È la mia anima che invoca il mio nome. Come risuona dolce e chiara di notte la voce degli amanti, musica soavissima per chi l'ascolta. Romeo! Cara? A che ora, domani, manderò da te? Alle nove. Non dimenticherò. Sono vent'anni sino ad allora. Non ricordo perché ti ho richiamato indietro. Lasciami restare finché lo ricordi. Dimenticherò ancora, per averti qui, ricordando solo quanto amo la tua compagnia. E io resterò ancora, perché tu ancora dimentichi, dimenticando ogni altra cosa che non sia questa. È quasi mattino; vorrei tu fossi andato; pure, non più in là dell'uccellino che una fanciulla lascia saltellare un poco lontano dalla sua mano, come un povero prigioniero nelle pesanti catene, quindi, tirando un filo di seta lo riconduce a sé, gelosa amante della sua libertà.  Vorrei essere io il tuo uccellino. Caro, lo vorrei anch'io. Però ti ucciderei con le carezze. Buona notte, GIULIETTA 165 ROMEO GIULIETTA Si ritira ROMEO 170 Rientra Giulietta, di sopra GIULIETTA 175 ROMEO 180 GIULIETTA ROMEO GIULIETTA 185 ROMEO GIULIETTA ROMEO GIULIETTA 190 ROMEO GIULIETTA 195 ROMEO 200 GIULIETTA un messaggero che si informi presso Romeo dell’ora e del luogo del matrimonio.  cacciatore con il falcone, uccello che ubbidisce ai richiami vocali del padrone.   poiché Giulietta è soggetta al controllo dei familiari, non può gridare, come vorrebbe, il suo amore per Romeo; se potesse farlo, continuerebbe a ripetere il nome del giovane amato sino alla raucedine. Nella mitologia classica Eco è una ninfa che si consuma d'amore non ricambiato per Narciso, al punto che di lei rimangono solo la voce e le ossa pietrificate.   è come se Giulietta fosse diventata l'anima di Romeo.   le ore che la separano dalla comunicazione degli accordi di matrimonio sembrano a Giulietta un'eternità.   avendoti qui, a causa della tua presenza.  165 Manderò domani: 173 falconiere: 175-178 La schiavitù… il nome di Romeo: 179 È la mia anima: 186 Sono vent’anni sino ad allora: 189 per averti qui:  >> pag. 153  buona notte! Separarsi è così dolce pena, che ti dirò buona notte finché non sia domani. Il sonno ti scenda sugli occhi, la pace nel cuore! Oh, fossi io sonno e pace, per riposare così dolcemente! Ora andrò alla cella del mio padre spirituale, a chiedere il suo aiuto e a dirgli della mia buona sorte. Si ritira 205 ROMEO 210 Esce  frate Lorenzo. 208 del mio padre spirituale: Dentro il testo       I contenuti tematici La coscienza delle difficoltà dovute all'inimicizia che divide le rispettive famiglie è presente fin dall'inizio nelle menti dei due innamorati. La preoccupazione espressa da Giulietta nel suo monologo è raccolta da Romeo, che, dichiarandosi devoto alla fanciulla, afferma di essere disposto a rinunciare, per lei, ai legami con la propria stirpe. L'ostilità delle famiglie è un ostacolo da cui i due giovani non vogliono farsi fermare: all'identificazione con la propria casata, essi contrappongono la forza di un sentimento personale e individuale, dicendosi pronti a rinunciare al nome, pur di coronare il loro sogno d'amore. Si tratta non solo dell'irrompere della passione, ma anche del diffondersi di un nuovo modo di pensare che tende a disconoscere l'autorità delle istituzioni tradizionali in nome del valore della libertà del singolo, attribuendo , spesso assurde e perverse, . Questa nuova mentalità, che si va rafforzando ai tempi in cui Shakespeare scrive, troverà piena affermazione nell'Ottocento romantico: non a caso è, fra le tragedie shakespeariane, quella più amata dagli autori e dai critici romantici. maggiore importanza alle ragioni del cuore che a quelle dei legami sociali e familiari Romeo e Giulietta Una nuova mentalità incentrata sull’individuo  Le scelte stilistiche che avvolge i due amanti ha un duplice : protegge Romeo dai parenti della giovane e cela ai due stessi protagonisti parte di quanto avviene sulla scena (per esempio il rossore di Giulietta). A nascondere la presenza dei due giovani l'uno all'altra, però, è soprattutto lo stratagemma teatrale in base al quale la scena si apre con un monologo di Romeo, che, contemplando la bellezza di Giulietta, la elogia con parole appassionate pronunciate tra sé e sé, senza che la ragazza senta quanto egli va dicendo; al monologo di Romeo corrisponde quello di Giulietta, immediatamente dopo, pronunciato prima di scorgere lo spasimante nascosto tra i cespugli sotto il balcone. Quest'artificio scenico è un mezzo attraverso il quale lo spettatore ha ; ma permette anche all'autore di velocizzare il procedere della vicenda, accelerando il precipitare degli accadimenti: se avesse saputo della presenza di Romeo, Giulietta non avrebbe manifestato così apertamente il suo amore, tanto che in seguito appare turbata, perché l'atteggiamento conveniente di una giovane di buona famiglia dovrebbe essere improntato a maggiore riservatezza e ritrosia, prevedendo un lungo corteggiamento prima dell'aperta manifestazione dei sentimenti. L'oscurità significato simbolico diretto accesso all'interiorità dei personaggi L’uso sapiente degli artifici scenici   >> pag. 154  Il dialogo tra i due innamorati è caratterizzato da un linguaggio fortemente figurato ed è ricco di , che va dallo Stilnovo al Petrarchismo. Ciò è evidente soprattutto (ma non solo) nelle battute di Romeo: (v. 4); i suoi occhi (v. 14) e sono paragonati a (v. 16); ancora, la donna è assimilata a un angelo ( v. 31), ma il suo sguardo è capace di uccidere ( vv. 77-78). Si tratta di uno stile molto stereotipato, ai limiti della leziosità: è come se Shakespeare si divertisse a riprendere e rielaborare, variandolo e portandolo alle estreme possibilità espressive, il vasto repertorio della lirica d'amore a lui precedente, fondendone alcune tessere nel proprio testo teatrale. immagini poetiche tratte da una lunga tradizione lirica Giulietta è il sole parlano due stelle tra le più lucenti del cielo un alato messaggero del cielo , c'è pericolo maggiore nel tuo sguardo / che in venti delle loro spade, Dalla lirica al teatro Verso le competenze       COMPRENDERE Individua nel testo i tre momenti in cui è possibile suddividere il brano: il monologo di Giulietta, il monologo di Romeo, il dialogo tra i due. 1 Perché Giulietta appare imbarazzata? 2 Perché la giovane non vuole che Romeo giuri di amarla? 3 Che cosa interrompe il colloquio tra i due? 4 ANALIZZARE Individua, nelle battute di Romeo, i termini che rimandano al campo semantico della luce. 5 Rintraccia, nelle battute di Giulietta, le parole che esprimono la sincerità del suo amore e la determinazione a sposare Romeo. 6 In quale battuta possiamo quasi riscontrare un’anticipazione dell’esito tragico della vicenda? 7 INTERPRETARE In che cosa differisce il registro linguistico dei due amanti? Quale di loro ti sembra più influenzato dalla passione? Motiva la tua risposta con opportuni riferimenti al testo. 8 PRODURRE  Oggi un dialogo come quello tra Romeo e Giulietta sarebbe realistico? Prova a immaginare uno scambio di battute, ambientato ai giorni nostri, tra due giovani che si siano conosciuti da poco e che desiderino dichiararsi a vicenda il proprio amore. 9  T2  Gli occhi della mia donna non sono come il sole , 130 I sonetti L’originale inglese è un sonetto elisabettiano, composto da 14 pentametri giambici disposti in 3 quartine a rima alternata e un distico finale a rima baciata. Della vasta produzione lirica shakespeariana presentiamo un sonetto particolare, in cui il poeta abbandona le immagini convenzionali per parlare della donna amata con un registro più colloquiale e realistico. La figura femminile a cui il testo fa riferimento è la destinataria di numerosi sonetti. dark lady METRO La sulla   verità persona amata  Asset ID: 122 ( )  let-altvoc-gli-occhi-della-mia-don20.mp3 Ad alta voce         Gli occhi della mia donna non sono come il sole;         il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;         se la neve è bianca, allora i suoi seni sono bigi;      se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo. 4 My mistress' eyes are nothing like the sun; Coral is far more red than her lips' red;  If snow be white, why then her breasts are dun; If hairs be wires, black wires grow on her head.   nella tradizione lirica di ascendenza petrarchesca i capelli della donna erano spesso paragonati a fili d'oro, che il traduttore ha reso con il termine   (nel testo originale  ).   4 crini: crini wires  >> pag. 155          Ho visto rose damascate, rosse e bianche,         ma tali rose non le vedo sulle guance;         e in certi profumi c'è maggior delizia      che non nel fiato che la mia donna esala. 8 I have seen roses damasked, red and white, But no such roses see I in her cheeks;  And in some perfumes is there more delight Than in the breath that from my mistress reeks.  sono le rose damascene, varietà di colore rosa vivo screziato di bianco. 5 rose damascate:          Amo sentirla parlare, eppure so         che la musica ha un suono molto più gradito.         Ammetto di non aver mai veduto incedere una dea,    ma la mia donna camminando calca la terra. 12 I love to hear her speak, yet well I know That music hath a far more pleasing sound.  I grant I never saw a goddess go;  My mistress, when she walks treads on the ground.         Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro         quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni. And yet, by heaven, I think my love as rare As any she belied with false compare.  alterata, falsificata.  14 travisata: Dentro il testo       I contenuti tematici Nella tradizione lirica del Petrarchismo le immagini con cui i poeti si riferivano all'amata erano piuttosto stereotipate, ripetendosi spesso uguali a sé stesse da un autore all'altro, di componimento in componimento. Gli occhi, per la loro luminosità, erano paragonati al sole; le labbra, per il colore rosso vivo, al corallo; la carnagione, per il suo biancore, alla neve; i capelli, sempre biondi (come quelli della Laura del ), a fili d'oro; le guance, per il loro colorito rosato, alle rose; l'alito, per il suo profumo, a essenze preziose; la voce, per la gradevole armoniosità, alle migliori melodie musicali; l'incedere a quello di una dea che non calpesta la terra, ma si muove quasi levitando (si ricordi la donna angelicata della poesia stilnovista). Ebbene, qui il poeta dichiara il proprio amore (v. 13), cioè straordinario ed eccezionale, proprio negando tutti questi paragoni inconsistenti ( v. 14) e ritraendo una realtà assai banale, ben lontana da quella idealizzata della lirica tradizionale. Canzoniere raro falsi paragoni, Idealizzazione e realtà  Le scelte stilistiche Dal punto di vista retorico, il è ottenuto tramite il costante rovesciamento delle similitudini* e delle metafore* del repertorio poetico convenzionale. Da qui l'insistenza delle negazioni ( , vv. 1, 6, 8 e 11) e la frequenza di connettivi con valore avversativo ( v. 3; vv. 6 e 12; vv. 9 e 13). Nel superare la consueta rappresentazione della figura femminile, inoltre, Shakespeare si rapporta alla tradizione – e al potere falsificante della letteratura – attraverso lo strumento dell' . Il tono si fa però più serio negli ultimi due versi, nei quali l'autore afferma in positivo, senza più ricorrere a paragoni negativi, il proprio amore per la ribaltamento delle immagini proprie della poesia amorosa non allora, ma, eppure, ironia dark lady. Negazione e ironia   >> pag. 156  Verso le competenze       COMPRENDERE Riassumi il contenuto del testo in 5 righe. 1 ANALIZZARE Quali ambiti sensoriali vengono richiamati dal poeta attraverso le immagini e i paragoni presentati? Indica i versi in cui l’attenzione è focalizzata sulla vista, sull’olfatto e sull’udito. 2 INTERPRETARE Dal testo emerge un sentimento amoroso appagato o frustrato? Spiega perché. 3 Ti sembra che, nonostante l’autore rifiuti i paragoni convenzionali, il sonetto contenga comunque una lode della donna? Argomenta la tua risposta. 4 PRODURRE Confronta le scelte lessicali e il registro stilistico di questo sonetto con quelli del brano tratto da ( T1, p. 148) ed evidenzia le principali differenze, offrendo opportuni esempi tratti dai testi, in un elaborato di circa 30 righe. 5 Romeo e Giulietta ►  Il potere II secondo grande tema che attraversa l'universo shakespeariano riguarda le ragioni più profonde dell' , spesso legate alla . Anche in questo caso l'autore si pone al crocevia tra i , dominato dalla concezione di un destino umano governato dall'influenza divina, e l'emergere della , caratterizzata dalla ricerca dell'autonomia dell'individuo. Shakespeare affronta questo nodo con una scrittura poetica estremamente problematica e un approccio universale sia di sia di prendere posizione per l'una o per l'altra delle visioni del mondo coinvolte. agire umano dimensione del potere residui del mondo medievale mentalità moderna evitando risolvere le contraddizioni Verso la modernità  Shakespeare affronta il tema del potere fin dalle prime opere: la tragedia per esempio, è una storia di vendetta e morte in un Impero romano dilaniato dalle lotte per l'ascesa al trono. Ma l'argomento, trattato nei suoi diversi aspetti (la conquista del potere, la sua conservazione, il modo di esercitarlo, i motivi per cui lo si perde), è centrale in tutte le sue tragedie. Il potere è forse il , variamente declinato attraverso le epoche in cui sono ambientate le vicende (dall'età classica a quella medievale raccontata dalla tradizione cronachistica): Antonio pensa che il potere dipenda esclusivamente dalla sua persona e non dall'istituzione (l'Impero romano) che glielo ha affidato; Riccardo II crede che il titolo di re per diritto divino gli garantisca l'obbedienza dei sudditi; Riccardo III, spinto dalla propria ambizione, pensa di poter ottenere tutto quello che vuole; re Lear è convinto che, anche dopo aver ceduto il regno alle figlie, il suo rango continuerà a garantirgli un potere illimitato, ma pagherà tale convinzione con la follia e la morte; Otello è un generale valoroso, ma si circonda di consiglieri infidi come Iago; Amleto, infine, non possiede una saldezza psicologica sufficiente per affrontare le responsabilità del potere. Shakespeare riesce a mettere in luce i molteplici aspetti del potere, consapevole del fatto che non esiste un'unica modalità con cui esso si manifesta. Dai suoi drammi emerge come il quali l'orgoglio o l'ambizione. Tito Andronico, motore principale delle azioni umane mezzo per il compimento, spesso tragico, di pulsioni individuali Una costante attraverso le epoche  Pochi sono i personaggi che sanno mantenere con successo il potere; tra questi va ricordato un vero e proprio "eroe nazionale" della tradizione storiografica e letteraria inglese, Enrico V, sovrano d'Inghilterra dal 1413 al 1422, celebrato per le sue capacità militari e politiche e in particolare per la vittoria di Azincourt contro la Francia (1415). Dopo una giovinezza dissoluta, Enrico V conquista tutte le virtù regali e cavalleresche degne di un sovrano ideale. Si tratta tuttavia di un caso atipico, al punto che il dramma si conclude con un lieto fine (il matrimonio tra il re e la cugina Caterina), fatto inconsueto per una tragedia. L’eccezione di Enrico V