Il primo Ottocento – L'opera: I promessi sposi T7 Fra Cristoforo dinanzi a don Rodrigo Cap. 6 Venuto a conoscenza degli infami propositi di don Rodrigo, fra Cristoforo decide di parlargli di persona, nella speranza di convincerlo a desistere dal tormentare Lucia. Si reca perciò nel palazzotto del nobile, dove lo trova intento a banchettare. Scaldati dal vino, i commensali parlano con frivolezza di politica, della carestia, di regole cavalleresche. Fra Cristoforo attende con pazienza, sino al momento in cui don Rodrigo si stacca dal gruppo e gli concede un colloquio a quattr’occhi. Il momento è cruciale. Il duello tra il e il bene male «In che posso ubbidirla?» disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala. Il suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati. Per dar coraggio al nostro fra Cristoforo, non c'era mezzo più sicuro e più spedito, che prenderlo con maniera arrogante. Egli che stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le ave marie della corona che teneva a cintola, come se in qualcheduna di quelle sperasse di trovare il suo esordio; a quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra più parole del bisogno. Ma pensando quanto importasse di non guastare i fatti suoi o, ciò ch'era assai più, i fatti altrui, corresse e temperò le frasi che gli si eran presentate alla mente, e disse, con guardinga umiltà: «vengo a proporle un atto di giustizia, a pregarla d'una carità. Cert'uomini di mal affare hanno messo innanzi il nome di vossignoria illustrissima, per far paura a un povero curato, e impedirgli di compire il suo dovere, e per soverchiare due innocenti. Lei può, con una parola, confonder coloro, restituire al diritto la sua forza, e sollevar quelli a cui è fatta una così crudel violenza. Lo può; e potendolo... la coscienza, l'onore...». «Lei mi parlerà della mia coscienza, quando verrò a confessarmi da lei. In quanto al mio onore, ha da sapere che il custode ne son io, e io solo; e che chiunque ardisce entrare a parte con me di questa cura, lo riguardo come il temerario che l'offende». Fra Cristoforo, avvertito da queste parole che quel signore cercava di tirare al peggio le sue, per volgere il discorso in contesa, e non dargli luogo di venire alle strette, s'impegnò tanto più alla sofferenza, risolvette di mandar giù qualunque cosa piacesse all'altro di dire, e rispose subito, con un tono sommesso: «se ho detto cosa che le dispiaccia, è stato certamente contro la mia intenzione. Mi corregga pure, mi riprenda, se non so parlare come si conviene; ma si degni ascoltarmi. Per amor del cielo, per quel Dio, al cui cospetto dobbiam tutti comparire.» e, così dicendo, aveva preso tra le dita, e metteva davanti agli occhi del suo accigliato ascoltatore il teschietto di legno attaccato alla sua corona, «non s'ostini a negare una giustizia così facile, e così dovuta a de' poverelli. Pensi che Dio ha sempre gli occhi sopra di loro, e che le loro grida, i loro gemiti sono ascoltati lassù. L'innocenza è potente al suo...». 1 5 2 3 4 5 10 6 7 8 9 15 10 20 11 12 25 30 misura il linguaggio, fai attenzione a quello che dici. era incerto. i grani del rosario che portava alla cintura. di trovare le parole per incominciare il discorso. rovinare i propri progetti. mitigò. allude ai bravi che hanno intimidito don Abbondio. sopraffare. smentirli. chiunque osa condividere ( ) questa mia preoccupazione, lo considero come uno che voglia offendere il mio onore. interpretare le sue parole nel modo peggiore per provocarlo. pazienza. 1 pesa le parole: 2 stava sospeso: 3 le ave marie… a cintola: 4 di trovare il suo esordio: 5 guastare i fatti suoi: 6 temperò: 7 Cert’uomini di mal affare: 8 soverchiare: 9 confonder coloro: 10 chiunque ardisce... l’offende: entrare a parte 11 tirare al peggio le sue: 12 sofferenza: >> pag. 734 «Eh, padre!» interruppe bruscamente don Rodrigo: «il rispetto ch'io porto al suo abito è grande: ma se qualche cosa potesse farmelo dimenticare, sarebbe il vederlo indosso a uno che ardisse di venire a farmi la spia in casa.» Questa parola fece venir le fiamme sul viso del frate: il quale però, col sembiante di chi inghiottisce una medicina molto amara, riprese: «lei non crede che un tal titolo mi si convenga. Lei sente in cuor suo, che il passo ch'io fo ora qui, non è né vile né spregevole. M'ascolti, signor don Rodrigo; e voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato. Non voglia metter la sua gloria... qual gloria, signor don Rodrigo! qual gloria dinanzi agli uomini! E dinanzi a Dio! Lei può molto quaggiù; ma...». «Sa lei», disse don Rodrigo, interrompendo, con istizza, ma non senza qualche raccapriccio, «sa lei che, quando mi viene lo schiribizzo di sentire una predica, so benissimo andare in chiesa, come fanno gli altri? Ma in casa mia! Oh!» – e continuò, con un sorriso forzato di scherno: «lei mi tratta da più di quel che sono. Il predicatore in casa! Non l'hanno che i principi». «E quel Dio che chiede conto ai principi della parola che fa loro sentire, nelle loro regge; quel Dio le usa ora un tratto di misericordia, mandando un suo ministro, indegno e miserabile, ma un suo ministro, a pregar per una innocente...». «In somma, padre», disse don Rodrigo, facendo atto d'andarsene, «io non so quel che lei voglia dire: non capisco altro se non che ci dev'essere qualche fanciulla che le preme molto. Vada a far le sue confidenze a chi le piace; e non si prenda la libertà d'infastidir più a lungo un gentiluomo». Al moversi di don Rodrigo, il nostro frate gli s'era messo davanti, ma con gran rispetto; e, alzate le mani, come per supplicare e per trattenerlo ad un punto, rispose ancora: «la mi preme, è vero, ma non più di lei; son due anime che, l'una e l'altra, mi premon più del mio sangue. Don Rodrigo! io non posso far altro per lei, che pregar Dio; ma lo farò ben di cuore. Non mi dica di no: non voglia tener nell'angoscia e nel terrore una povera innocente. Una parola di lei può far tutto». «Ebbene», disse don Rodrigo, «giacché lei crede ch'io possa far molto per questa persona; giacché questa persona le sta tanto a cuore...». «Ebbene?» riprese ansiosamente il padre Cristoforo, al quale l'atto e il contegno di don Rodrigo non permettevano d'abbandonarsi alla speranza che parevano annunziare quelle parole. «Ebbene, la consigli di venire a mettersi sotto la mia protezione. Non le mancherà più nulla, e nessuno ardirà d'inquietarla, o ch'io non son cavaliere». A siffatta proposta, l'indegnazione del frate, rattenuta a stento fin allora, traboccò. Tutti que' bei proponimenti di prudenza e di pazienza andarono in fumo: l'uomo vecchio si trovò d'accordo col nuovo; e, in que' casi, fra Cristoforo valeva veramente per due. «La vostra protezione!» esclamò, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull'anca, alzando la sinistra con l'indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati: «la vostra 13 35 14 15 40 16 17 45 50 55 60 65 18 70 19 20 occuparsi dei fatti miei. aspetto. faccio. spavento, sgomento. ghiribizzo, desiderio. oserà infastidirla. l'uomo che egli era prima di farsi frate e quello che è diventato dopo. piantandosi. 13 farmi la spia in casa: 14 sembiante: 15 fo: 16 raccapriccio: 17 schiribizzo: 18 ardirà d’inquietarla: 19 l’uomo vecchio... nuovo: 20 postandosi: >> pag. 735 protezione! È meglio che abbiate parlato così, che abbiate fatta a me una tale proposta. Avete colmata la misura; e non vi temo più». «Come parli, frate?...». «Parlo come si parla a chi è abbandonato da Dio, e non può più far paura. La vostra protezione! Sapevo bene che quella innocente è sotto la protezione di Dio; ma voi, voi me lo fate sentire ora, con tanta certezza, che non ho più bisogno di riguardi a parlarvene. Lucia, dico: vedete come io pronunzio questo nome con la fronte alta, e con gli occhi immobili». «Come! in questa casa...!». «Ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avrà riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri. Voi avete creduto che Dio abbia fatta una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla! Voi avete creduto che Dio non saprebbe difenderla! Voi avete disprezzato il suo avviso! Vi siete giudicato. Il cuore di Faraone era indurito quanto il vostro; e Dio ha saputo spezzarlo. Lucia è sicura da voi: ve lo dico io povero frate; e in quanto a voi, sentite bene quel ch'io vi prometto. Verrà un giorno...». Don Rodrigo era fin allora rimasto tra la rabbia e la maraviglia, attonito, non trovando parole; ma, quando sentì intonare una predizione, s'aggiunse alla rabbia un lontano e misterioso spavento. Afferrò rapidamente per aria quella mano minacciosa, e, alzando la voce, per troncar quella dell'infausto profeta, gridò: «escimi di tra' piedi, villano temerario, poltrone incappucciato». Queste parole così chiare acquietarono in un momento il padre Cristoforo. All'idea di strapazzo e di villania, era, nella sua mente, così bene, e da tanto tempo, associata l'idea di sofferenza e di silenzio, che, a quel complimento, gli cadde ogni spirito d'ira e d'entusiasmo, e non gli restò altra risoluzione che quella d'udir tranquillamente ciò che a don Rodrigo piacesse d'aggiungere. Onde, ritirata placidamente la mano dagli artigli del gentiluomo, abbassò il capo, e rimase immobile, come, al cader del vento, nel forte della burrasca, un albero agitato ricompone naturalmente i suoi rami, e riceve la grandine come il ciel la manda. «Villano rincivilito!» proseguì don Rodrigo: «tu tratti da par tuo. Ma ringrazia il saio che ti copre codeste spalle di mascalzone, e ti salva dalle carezze che si fanno a' tuoi pari, per insegnar loro a parlare. Esci con le tue gambe, per questa volta; e la vedremo». Così dicendo, additò, con impero sprezzante, un uscio in faccia a quello per cui erano entrati; il padre Cristoforo chinò il capo, e se n'andò, lasciando don Rodrigo a misurare, a passi infuriati, il campo di battaglia. 75 21 80 85 90 22 23 95 100 24 105 25 26 110 27 28 29 115 si intende “esagerato”, “passato il segno”. timore. richiamo biblico. Come si legge nel libro dell’Esodo, a lungo il faraone impedì al popolo ebraico di lasciare l’Egitto. vattene fuori dai piedi. è detto con ironia. nell'infuriare. contadino camuffato. l'abito di frate ti preserva dalle bastonate ( , affermazione ironica) che meriteresti. gesto imperioso. 21 colmata la misura: 22 suggezione: 23 Il cuore… vostro: 24 escimi di tra’ piedi: 25 complimento: 26 nel forte: 27 Villano rincivilito: 28 ti salva dalle carezze che si fanno a’ tuoi pari: carezze 29 impero: Francesco Gonin, , illustrazione per l’edizione del 1840. Il colloquio tra don Rodrigo e fra Cristoforo >> pag. 736 Dentro il testo I contenuti tematici Il passo trasporta in ambito romanzesco un espediente classico del repertorio teatrale: il . I ruoli sono chiaramente determinati: il narratore sta apertamente dalla parte del (r. 4); spesso ne adotta il punto di vista, riporta i suoi pensieri, descrive le reazioni alle parole del suo avversario. A don Rodrigo invece nega persino la descrizione fisica, che in genere concede a personaggi di rilievo anche modesto, e si limita a riportarne le parole, senza commenti. Da esse emerge direttamente – per la prima volta nel romanzo – il carattere sprezzante, orgoglioso, volgare del nobilotto. Manzoni ironizza su una concezione del mondo feudale, basata sull'ossequio formale alle regole della "cortesia", non ancora tramontata del tutto ai suoi tempi. In base a essa don Rodrigo si indigna quando fra Cristoforo giunge a rinfacciargli apertamente la sua colpa osando pronunciare il nome di Lucia. Qui il nobile tocca la vetta dell'ipocrisia: e qui il narratore per la prima volta illumina il suo stato d'animo, in cui si fa strada – insieme alla rabbia e alla meraviglia – (r. 99) dinanzi alla profezia che l'epilogo del romanzo realizzerà. confronto drammatico fra l'eroe e il tiranno nostro fra Cristoforo un lontano e misterioso spavento L’onore di don Rodrigo L'unica strada per ottenere qualche risultato, probabilmente, sarebbe stata quella della diplomazia ossequiosa. Fra Cristoforo però non si abbassa ad adulare la vanità di don Rodrigo. Fedele al suo carattere, resta fermo alla verità schietta e finisce con l'impartire una predica morale in cui non manca di agitargli dinanzi il teschietto di legno, ammonimento della sorte che attende tutti gli individui (non va dimenticata l'importanza che rivestono nel Seicento questi richiami macabri). La severità del Dio biblico non impressiona il suo avversario. Don Rodrigo ha dunque buon gioco nel suo proposito di far scivolare il colloquio in una "contesa", per evitare di affrontare in termini troppo espliciti l'argomento che ha mosso fra Cristoforo. A questo punto fra Cristoforo è sconfitto: non ha ottenuto ciò che si era ripromesso, non è riuscito a smuovere l'animo del nobile, e – peggio – l'ira ridesta in lui per un attimo l'uomo che era stato prima di indossare il saio. Tutta l'aggressività tenuta a bada fino a quel momento esplode in quel (r. 96) che riprende il più indiretto (rr. 38-39). Don Rodrigo ribatte alla minaccia con un (r. 114) e lo costringe ad abbandonare il campo di battaglia. In cuor suo però sa che la guerra non è vinta, e per questo continua a camminare avanti e indietro nella stanza, (r. 116). Verrà un giorno ... voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato vedremo a passi infuriati Gli errori di fra Cristoforo Le scelte stilistiche Lo stile ha un ruolo cruciale nel qualificare le posizioni dei contendenti durante il dialogo, subito posto in primo piano dalla scelta di aprire per la prima volta un capitolo con le virgolette del discorso diretto. All'ipocrisia di don Rodrigo, venata di boria, insolenze e sarcasmo, si contrappone la (r. 11) di fra Cristoforo, in un succedersi di attacchi e difese. Il è evidenziato attraverso un abile cambiamento dei pronomi allocutivi*: fra Cristoforo passa dal lei al voi ( , r. 72), mentre don Rodrigo arriva addirittura a uno sprezzante tu ( , r. 78). guardinga umiltà crescere della tensione La vostra protezione! Come parli, frate? Un duello verbale Manzoni inoltre è attento a specificare il significato che via via assumono toni e movenze. Se dunque in apertura don Rodrigo apostrofa con falsa cortesia il suo interlocutore ( , r. 1), ecco che il narratore interviene per specificare che (rr. 2-3). Lo stesso accade più avanti, dinanzi a un'altra uscita ambigua ( , rr. 63-65). Quando fra Cristoforo passa all'attacco, la successione dei gesti lo fa sembrare un guerriero che si mette in posizione, e insieme un predicatore sul pulpito, in un crescendo scandito da cinque gerundi: (rr. 72-74). La schermaglia in ultimo assomiglia a un vero incrociarsi di spade, quando la mano levata del frate viene bloccata (r. 108), dove l'ossimoro* sottolinea ancora una volta la doppiezza di don Rodrigo. Il paragone dell' (r. 109) nella burrasca consente viceversa di sottolineare il ritorno di fra Cristoforo alla consueta umiltà. In che posso ubbidirla? il suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati l'atto e il contegno di don Rodrigo non permettevano d'abbandonarsi alla speranza che parevano annunziare quelle parole «La vostra protezione!» esclamò, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull'anca, alzando la sinistra con l'indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati dagli artigli del gentiluomo albero agitato Toni e gesti >> pag. 737 Verso le competenze COMPRENDERE A chi si riferisce don Rodrigo nella frase seguente: (rr. 50-52)? 1 io non so quel che lei voglia dire: non capisco altro se non che ci dev’essere qualche fanciulla che le preme molto (r. 96): che cosa intende dire fra Cristoforo? 2 Verrà un giorno... Spiega il significato di questa frase: (rr. 7-8). 3 a quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra più parole del bisogno ANALIZZARE (rr. 66-67); quando pronuncia questa frase don Rodrigo è 4 Ebbene, la consigli di venire a mettersi sotto la mia protezione. Non le mancherà più nulla, e nessuno ardirà d’inquietarla, o ch’io non son cavaliere commosso. A cinico. B scherzoso. C rabbioso. D Individua tutti i momenti in cui fra Cristoforo deve essere paziente davanti alle insolenze dell’interlocutore. 5 INTERPRETARE Perché don Rodrigo cerca di (r. 21)? 6 volgere il discorso in contesa Che cosa fa perdere definitivamente la calma a fra Cristoforo? 7 PRODURRE Scrivi un dialogo (di circa 10 righe per ciascun personaggio) in cui fra Cristoforo riesce a convincere don Rodrigo a rinunciare al suo interesse per Lucia. 8 Francesco Gonin, , 1840 ca. Fra Cristoforo Francesco Gonin, , 1840 ca. Don Rodrigo