Il primo Ottocento – L'autore: Giacomo Leopardi T4 La fondazione di un giornale «inutile» Preambolo allo “Spettatore fiorentino” Nel 1831, mentre è a Firenze, Leopardi studia il progetto di un’impresa giornalistica. Il settimanale da lui messo in cantiere avrebbe dovuto chiamarsi "Lo Spettatore fiorentino". L’iniziativa non andrà a buon fine, naufragando prima ancora di iniziare (probabilmente per l’opposizione governativa), ma riveste una certa importanza nel sottolineare il bisogno del poeta di confrontarsi con le ragioni del mondo intellettuale a lui contemporaneo. Qui riportiamo un passo tratto dal , nel quale l’autore, nei panni del giornalista, delinea lo scopo della pubblicazione. Preambolo Una testimonianza fuori dagli schemi Se la natura del nostro Giornale è difficile a definire, non così lo scopo. In questo non v'è misteri. Noi non miriamo né all'aumento dell'industria, né al miglioramento degli ordini sociali, né al perfezionamento dell'uomo. Non intendiamo di essere né coronati né lapidati. Confessiamo schiettamente che il nostro Giornale non avrà nessuna utilità. E crediamo ragionevole che in un secolo in cui tutti i libri, tutti i pezzi di carta stampata, tutti i fogliolini di visita sono utili, venga fuori finalmente un Giornale che faccia professione d'essere inutile [...]. Il nostro scopo dunque non è giovare al mondo, ma dilettare quei pochi che leggeranno. Lasciamo stare che lo scopo finale d'ogni cosa utile essendo il piacere, il quale poi all'ultimo si ottiene rarissime volte, la nostra privata opinione è che il dilettevole sia più utile che l'utile. Noi abbiamo torto certamente, poiché il secolo crede il contrario. Ma in fine se nel gravissimo secolo decimonono, che fin qui non è il più felice di cui s'abbia memoria, v'è ancora di quelli che vogliono leggere per diletto, e per avere dalla lettura qualche piccola consolazione a grandi calamità, questi tali sottoscrivano alla nostra impresa. [...] Benché proponghiamo di ridere molto, ci serbiamo però intera la facoltà di parlar sul serio: il che faremo forse altrettanto spesso, ma sempre ad oggetto e in maniera di dover dilettare, anco se si desse il caso di far piangere. Perché, per confessare il vero, l'inclinazione nostra sarebbe piuttosto di piangere che di ridere. Ma per non annoiare gli altri, ci attenghiamo a questo più che a quello, considerando che se il riso par che sia poco fortunato in questo secolo, il pianto fu e sarà sfortunatissimo in tutti i secoli. 5 1 10 15 2 20 3 manifesti pubblicamente. proponiamo. atteniamo. 1 faccia professione: 2 proponghiamo: 3 attenghiamo: Dentro il testo I contenuti tematici Il programma pensato da Leopardi per il suo giornale evidenzia chiaramente la posizione di , da lui assunta . La contrapposizione con il (r. 5) in cui ogni gazzetta e quindi ogni intellettuale pretendono di cambiare il mondo giovando al suo benessere è ironica, ma decisa e inequivocabile. Tuttavia, benché non intenda unirsi al coro di quanti mirano (r. 3), il poeta non ha scelto la facile strada della diserzione intellettuale: egli infatti non abdica rinunciando alla scena della Storia, ma al contrario intende misurarsi con le «grandi scoperte del secolo decimonono» ( ), in modo da smascherarne il carattere fittizio e ingannevole. radicale dissenso ideologico rispetto al contemporaneo dibattito delle idee secolo al perfezionamento dell'uomo Dialogo di Tristano e di un amico Una voce stonata nel coro >> pag. 797 L'apologia dell' (r. 7) e del (r. 11) suona come una presa di distanza dall'idea della cultura dispensatrice di benessere e rosee certezze. Al tempo stesso viene polemicamente rivendicato il valore esistenziale della , considerata uno strumento superfluo, se lo si considera dal punto di vista del potere o del guadagno, ma rispetto alle idee correnti, in quanto valore in sé, base di «una dignità dell'essere e dell'esistere che non si può vendere né comprare» (Tellini). inutile dilettevole poesia essenziale per la coscienza o per difendere la propria libertà intellettuale L’utilità dell’inutile letteratura In quest'ottica, Leopardi riconosce le potenzialità dissacranti del , inteso come una nobile forma di ammaestramento morale e come mezzo capace di svelare le illusioni e comunicare una «filosofia dolorosa, ma vera» ( ): proprio dal saper ridere dei mali umani può germogliare il (r. 14), cioè il conforto che allevia e rende tollerabili le disgrazie quotidiane. riso Dialogo di Tristano e di un amico diletto Il potere del riso Gustav Taubert, ( ), 1832. Berlino, Berlinische Galerie. Caffè letterario a Berlino Tutti leggono tutto Verso le competenze COMPRENDERE Qual è lo scopo rivendicato dal programma del giornale? 1 ANALIZZARE (r. 8). Individua le parole e le espressioni che si riferiscono all’area semantica del giovare, e quelle invece che rimandano all’area semantica del dilettare. 2 II nostro scopo dunque non è giovare al mondo, ma dilettare Giovare Dilettare INTERPRETARE Perché Leopardi, nell’esporre la propria strategia editoriale, afferma di aver (r. 11)? 3 torto certamente In che modo ti sembra che lo stile leopardiano si adatti qui alla comunicazione giornalistica? 4 PRODURRE La tua esperienza Immagina che ti sia affidata la direzione di un nuovo giornale, magari di quello studentesco. Scrivi un editoriale di apertura di circa 20 righe in cui dichiari la natura e gli obiettivi della pubblicazione. 5