Il primo Novecento 20 25 Altri morirà per la sua vita ma io per questo popolo che fa i suoi figlioli perché sotto coperte non si conosce miseria popolo che accende il suo fuoco solo a mattina popolo che di osteria fa scuola popolo non guidato, sublime materia. Altri morirà solo ma io sempre accompagnato: eccomi, come davo alla ruota la mia spalla facchina e ora, invece, la vita Sotto ragazzi, se non si muore si riposerà allo spedale. Ma se si dovesse morire basterà un giorno di sole e tutta Italia ricomincia a cantare. 30 20 accende il suo fuoco solo a matti na: a causa della povertà la legna viene usata solo per cucinare, non per riscaldarsi. 21 di osteria fa scuola: al popolo non è data possibilità di istruirsi. 25 come davo alla ruota la mia spal la facchina: con la stessa umiltà con cui spingevo la ruota del cannone. 30-32 se si dovesse morire ricomincia a cantare: se gli alpini moriran- no, trascorrerà una sola giornata di sole e l Italia intera tornerà a cantare, dimenticandosi di loro. 5 La guerra-tragedia La verità al posto della mistificazione La trasfigurazione letteraria della guerra cede a mano a mano il passo a un doloroso disincanto. Le motivazioni ideologiche dell interventismo non reggono alla prova dei fatti: l atroce esperienza della trincea spinge alcuni autori a raccontare la guerra per come è, rendendo impossibile ormai immaginarla, travestirla, enfatizzarla. Ora lo scenario di rovine cancella anche l afflato comunitario, la presenza della morte invade il paesaggio, la giovinezza pare ormai definitivamente alle spalle e il supremo sacrificio è l unica concreta verità, non più compensabile da alcun gesto eroico. Al mito, insomma, subentra la realt , all illusione il trauma, all energia la stanchezza. Siamo dentro il resoconto della guerra come tragedia, contraltare della propaganda falsificante. La denuncia della guerra trasformata in mito I più attenti tra i letterati profetizzano la futura mistificazione della tragedia e la sua trasformazione in monumento patriottico e in attrazione turistica. Nel 1921 Paolo Monelli (1891-1984), giornalista, reduce di Caporetto, descrive nel volume Le scarpe al sole il successo delle pratiche di celebrazione, orchestrate dalla retorica patriottarda: «Erigono pomposi monumenti funebri distruggendo i cimiteri rozzi ai piedi delle cime . Il piemontese Carlo Salsa (1893-1962), tenente di complemento in fanteria nella prima linea del Carso, nell autobiografia Trincee (1924) prevede: «Qui ci verranno dopo la guerra a fare la gita di ferragosto. [ ] Ci saranno i cartelli-reclame degli alberghi di lusso! Passeggiate di curiosità come ai musei di storia naturale; e raccatteranno le nostre ossa come portafortuna . 788