Il primo Novecento – L'autore: Eugenio Montale LABORATORIO verso l'esame Corno inglese * Ossi di seppia In questo breve componimento giovanile Montale invoca il vento perché faccia risuonare il suo cuore come fa suonare la natura (gli alberi, il cielo, il mare). Ma se nella natura il vento produce una musica, per quanto cupa come è quella di un temporale, il poeta dispera che esso possa fare altrettanto con il suo cuore. TIPOLOGIA A Analisi e interpretazione di un TESTO LETTERARIO ITALIANO Il vento che stasera suona attento – ricorda un forte scotere di lame – gli strumenti dei fitti alberi e spazza l’orizzonte di rame dove strisce di luce si protendono come aquiloni al cielo che rimbomba (Nuvole in viaggio, chiari reami di lassù! D’alti Eldoradi malchiuse porte!) e il mare che scaglia a scaglia, livido, muta colore, lancia a terra una tromba di schiume intorte; il vento che nasce e muore nell’ora che lenta s’annera suonasse te pure stasera scordato strumento, cuore. 5 10 15 oboe contralto, strumento musicale a fiato dal suono più grave e nasale di quello dell’oboe. paesi leggendari molto ricchi. attorcigliate. diventa scura. * Corno inglese: 8 Eldoradi: 13 intorte: 15 s’annera: COMPRENSIONE E ANALISI Fai la parafrasi della poesia. 1 Spiega il rapporto tra il titolo e il contenuto della lirica. 2 Descrivi con parole tue la situazione meteorologica rappresentata. 3 Che cosa auspica il poeta che il vento possa fare con lui? 4 Descrivi la struttura metrica e rimica della lirica. 5 (v. 8) sono metafore. A quale termine del testo si riferiscono? 6 Reami ed Eldoradi Nella poesia sono presenti correlativi oggettivi? Se sì, quali? Spiega il loro uso. 7 Come descriveresti il lessico impiegato? Sono presenti parole di registro aulico e letterario? Rispondi facendo puntuali riferimenti al testo. 8 >> pag. 882 INTERPRETAZIONE Scegli e sviluppa una delle seguenti tracce. Il motivo della natura scabra ed essenziale è presente anche in altri componimenti di Montale. A partire da un commento alla lirica appena letta, spiega l’importanza di questa tematica nella poesia montaliana. Ti sembra una visione della natura che possa ancora parlare all’uomo di oggi? perché? Se Montale fa largo uso della tecnica espressiva del correlativo oggettivo, Ungaretti ricorre piuttosto all’analogia. Facendo opportuni riferimenti alle liriche lette dei due autori, evidenzia gli elementi in comune e le differenze tra correlativo oggettivo e analogia. A quale dei due poeti va la tua personale preferenza? perché? La barchetta di Montale Il critico Giorgio Ficara (n. 1952) riflette, a partire da Montale, sul posto della poesia nella società di oggi. TIPOLOGIA B Analisi e produzione di un TESTO ARGOMENTATIVO Il pubblico della poesia e della critica, in Italia, è scomparso. Poeti e critici vagano nel nostro paese come sonnambuli che la gente scansa, incredula. A che serve la poesia? Come potrebbe sopravvivere nel mondo dell’informazione? Le stesse domande che Montale poneva nel discorso del Nobel (1975) trovano urbi et orbi 1 oggi una risposta chiara nei “niente” e “in nessun modo” che echeggiano da un 5 ministero a un’aula di scuola a un programma tv. Il sogno di De Sanctis – una 2 società progredita o progressiva in un grande racconto di sé – che è stato, pur traumaticamente, lo stesso sogno di Montale, è oggi infranto. E la poesia, anche quella dei poeti laureati, si è nascosta nelle catacombe, in attesa che qualcosa cambi. Ma che cosa è accaduto? Perché la poesia è diventata un gesto che non ci riguarda? 10 Montale, già all’epoca degli , in uno dei suoi ci dice che il fuoco Ossi Sarcofaghi del caminetto “verdeggia” in “un’aria oscura”: cioè che l’umanità si raffredda, l’“uomo umano” patisce e intristisce nel mondo “meccanico” dell’informazione. Difensore ironico, ma intransigente, della continuità umanistica di fronte alla disumanizzazione dell’arte e al male sociale che ne consegue, Montale oppone i suoi 15 all’ingranaggio globale. no L’individuo pensante e poetante è per lui la sola alternativa all’indecisione, poi allo spegnimento di quel focherello nel camino e in definitiva alla tenebra. Il poeta di Baudelaire è per lui l’artefice che umanamente, con il suo soleil couchant 3 calore residuo e insufficiente, disegna figure angeliche “sullo sfondo di una guerra 20 cosmica e terrestre, senza scopo e senza ragione”: l’irrequieta Clizia della , Bufera ad esempio, la cui fronte “si confonde con l’alba”. (La stessa angelica Clizia, nel mottetto XV delle , visita il poe ta “al primo chiaro” e “al primo buio”. È Occasioni l’angelo che rende non angelica ma umana la giornata di un uomo incerto, annoiato, malinconico: intreccia mattino e sera con il suo “refe”. E “umano” è la parola 25 4 chiave che la critica in genere ha sottovalutato, in Montale, preferendo parlare di “egologia negativa” – Sanguineti – o “ironia diminutiva” – Luzi – o “congenita 5 impotenza” – Zanzotto). 6 espressione del latino ecclesiastico che significa letteralmente “alla città e al mondo”, vale a dire “a tutti”. il critico letterario, filosofo e uomo politico Francesco De Sanctis (1817-1883), massimo esponente italiano della critica romantica. La sua fondamentale (1870-1871) si pone anche come storia della coscienza nazionale. tramonto (in francese). Per Baudelaire il poeta era in una condizione di “crepuscolo” nella società borghese del suo tempo. filo ritorto. modo di vita basato sull’individualismo. Edoardo Sanguineti (1930-2010), Mario Luzi (1914-2005) e Andrea Zanzotto (1921-2011) sono stati importanti poeti italiani del Novecento. 1 : urbi et orbi 2 De Sanctis: Storia della letteratura italiana 3 : soleil couchant 4 refe: 5 egologia: 6 Sanguineti... Zanzotto: >> pag. 883 Poeta e “umano” è pure il dandy utopista che protesta contro la disarmonia storica e il cui gesto “implica sfiducia e insieme ottimismo, disperazione e fede 30 nel destino individuale”. Ma è soprattutto chi, pur ineluttabilmente attratto verso l’oscurità e l’aria che grava, presta le sue cure al mondo: il viandante ( ) che viator 7 aggiunge all’esigua e indecisa fiamma di quel focolare un ramo o una pigna, e riprende poi il suo cammino. La poesia stessa è essenzialmente pietà e comprensione: lo sanno il giovanissimo Montale spiritualista e contingentista del 35 8 Quaderno e degli (lettore di Boutroux, di Šestov) e il vecchio Montale genovese Ossi di seppia 9 scettico del . Quaderno di quattro anni Se la vita umana è stupida come il “sonno dell’abbandonato”, priva di segni, segreti, miracoli, fini ultimi, smagliature nella rete che ci stringe, se è precisamente l’ di cui parla l’amato Flaubert, la poesia è il paradosso che rende intelligente 40 idiozia la vita. Nonostante il suo leggendario , Montale parla chiaro: la vita understatement da sola, da sé, senza la poesia e i poeti (e il loro antico ruolo sociale), è simile a quella del vecchio “abbandonato” accanto al focolare freddo: un doloroso, sordo non senso. E quando, nel discorso del Nobel, si chiede: “È ancora possibile la poesia?” la risposta, dalla logica stringente, è affermativa: “Inutile chiedersi quale 45 sarà il destino della poesia. È come chiedersi se l’uomo di domani, di un domani magari lontanissimo, potrà risolvere le tragiche contraddizioni in cui si dibatte dal primo giorno della Creazione.” Come dire: la poesia durerà finché durerà la pena degli uomini. (D’altra parte, se la pena non ci fosse, non sarebbe possibile la poesia.) 50 Questa cosa che non ci riguarda più, in quanto collettività e nazione, per Montale è inscindibilmente legata al concetto stesso di umanità. Nell’ dedicato Epigramma a Camillo Sbarbaro, vediamo una barchetta di carta che un bambino “affida alla fanghiglia mobile d’un rigagno”: il bambino è il poeta che scrive i suoi versi barchette e li consegna al mondo-ruscello. Il bastone di un “galantuomo che passa” 55 deve poi guidarli al sicuro, a un “porticello di sassi”. La poesia, dunque, è un bene di tutti, cui tutti contribuiscono. È una nota che deve centuplicarsi in noi con reti di risonanze ed echi “che rappresentano la sostanza dell’arte stessa”. È il principio di qualcosa che si compie nella lettura, e non si compie mai del tutto in una sola lettura. Noi stessi siamo o dovremmo essere la sua dimora, il suo “porticello di sassi”. 60 Il punto è indovinare se ci siano o ci saranno ancora galantuomini come quello che passa, o passava, nell’ di Montale. Epigramma Giorgio Ficara, , Bompiani, Milano 2016 Lettere non italiane in latino. che fa riferimento al contingentismo, indirizzo di pensiero, noto anche come “filosofia della contingenza”, sviluppatosi in Francia nel XIX sec. soprattutto per opera del filosofo Étienne-Émile- Marie Boutroux (1845-1921). Secondo questa impostazione, gli schemi scientifici variano nell’ambito delle singole scienze, ed è impossibile tentare, nella gerarchia delle scienze, una riduzione delle superiori alle inferiori. Questa impossibilità permette di affermare la contingenza reciproca delle varie forme di realtà e di aprire la via, al di là di ogni meccanicismo e determinismo, alla fondazione della libertà. Lev Šestov, pseudonimo del filosofo russo Lev Isaakovič Švarcman (1866-1938). Il suo pensiero è una violenta polemica contro la scienza, la filosofia, la ragione, identificate con il peccato e accusate di sopprimere la soggettività, l’esistenza, la libertà dell’uomo; ad esse Šestov contrappone la fede religiosa, concepita come “non-sapere”, decisione per l’impossibile e per l’assurdo, abbandono all’arbitrio assoluto di Dio, che sarebbe indifferente alle nostre opere. 7 : viator 8 contingentista: 9 Šestov: >> pag. 884 COMPRENSIONE E ANALISI Il titolo del brano è dell’autore: come possiamo spiegarne il significato? 1 Qual è la più ampia tesi sottesa al testo, al di là della riflessione sulla figura e sull’opera di Montale? In quale punto del brano la troviamo formulata? 2 Qual è stato il “sogno” che ha unito Montale a De Sanctis? Che cosa ne è stato dopo di loro? 3 Perché per Montale sono importanti la poesia e il ruolo dei poeti? 4 Nel testo di Ficara sono presenti diverse immagini tratte dalle poesie di Montale. Sei in grado di individuarne qualcuna? 5 PRODUZIONE Il mondo “meccanico” dell’informazione – quello in cui viviamo oggi – viene descritto da Ficara come antitetico alla poesia. Ritieni anche tu che la poesia sia diventata (r. 10)? Oppure essa può trovare ancora spazio nella società contemporanea? Rispondi in una trattazione continua che affronti, tra l’altro, almeno 3 delle seguenti questioni: un gesto che non ci riguarda che cos’è per te la poesia? come può essere definita? secondo te, quali sono le caratteristiche, sul piano tecnico e contenutistico, che deve possedere un testo per potersi dire “poetico”? qual è il ruolo dei nella diffusione della poesia? social network che rapporto esiste tra poesia e canzone? quali analogie e quali differenze? personalmente, leggi poesia? se sì, quale (classica, contemporanea, italiana, straniera ecc.)? se no, perché? conosci alcuni nomi di poeti viventi, italiani o stranieri? hai letto qualche loro testo? hai mai scritto poesie? hai amici che lo fanno?