Il primo Novecento – L'autore: Eugenio Montale le parole chiave MAle di vivere Il «male di vivere» che attraversa come un corso d’acqua sotterraneo tutta la poesia di Montale è il mondo a dei tormenti che la vita infligge «ciò non serie descritti con un linguaggio asciutto e disadorno. disagio esistenziale, la condizione amara di un io lirico che si aggira smarrito e perplesso in un percepito come falso e assurdo, la crisi di identità di chi si riconosce inetto vivere, a trovare la propria strada. È uno scacco esistenziale che non conosce possibilità di evasione. Se l’unica strada è una stoica accettazione , quel che resta al poeta è affermare che non siamo, ciò che non vogliamo». Il «male di vivere» viene espresso da Montale in forma concettuale, con riflessioni astratte, ma è condensato in una di immagini cariche di significato, in oggetti concreti miracolo Alla negatività del suo supremo pessimismo Montale sembra opporre, pur senza illusioni, la speranza di una positività, all’aridità senso prodigioso, è Godere del miracolo è come riconoscere che il dramma della vita può risolversi in passione per la vita. interiore un’emozione vitale, al «male di vivere» che lo attanaglia una tregua. Ricerca un «varco», un «anello che non tiene» nella catena della necessità, una smagliatura nella rete. E, a tratti, ecco che un «miracolo» accade, a interrompere il corso delle cose, a restituire e armonia alla realtà: è un improvviso momento di vitalità, è un rapido bagliore un fugace benessere inatteso. divina indifferenza Non esistono vie di fuga dal «male di vivere», solo qualche rimedio, come potrebbero essere l’ignoranza e la rassegnazione. Ma soprattutto per Montale il rimedio è la scelta stoica della rinuncia alle emozioni, l’assunzione di un atteggiamento distaccato che assomiglia alla «divina Indifferenza». L’unico conforto proviene per lui dalla scelta dell’“atarassia”, una sospensione, un’imperturbabile serenità.