Il secondo Novecento e gli anni Duemila La rivista Il Politecnico e i contrasti con la politica La battaglia per una nuova cultura Il rapporto tra cultura e impegno politico, e in particolare, in Italia, tra gli intellettuali di sinistra e gli apparati culturali del Partito comunista, è però tutt altro che lineare. In alcuni casi come in occasione della polemica (1946-1947) tra il segretario del Pci, Palmiro Togliatti, e il fondatore del Politecnico , Elio Vittorini è anzi caratterizzato da momenti di forte tensione. Essendo espressione del fermento culturale dell immediato dopoguerra e proponendosi di contribuire a creare una cultura nuova, profondamente immersa nella realtà storica e sociale del suo tempo, la rivista Il Politecnico è uno dei principali centri propulsori della tendenza neorealista. La testata è pubblicata tra il settembre del 1945 e il dicembre del 1947 in due serie diverse, caratterizzate da una differente periodicità; la prima ha cadenza settimanale, la seconda (dal maggio 1946) mensile. La polemica tra Vittorini e Togliatti La rivista si propone di perseguire i propri obiettivi in autonomia dalla politica culturale del Pci, il quale non ne condivideva l atteggiamento intellettuale. Vittorini, dal canto suo, rifugge una concezione della letteratura come strumento nelle mani della politica, vedendovi il rischio di risultati artistici di cattiva qualità e inquinati dalla retorica. Così, Il Politecnico continua a muoversi svincolato dai dettami del partito: sostiene un realismo non aderente ai canoni del cosiddetto realismo socialista e pubblica importanti documenti letterari e politici che danno risalto a voci allora sconosciute in Italia, segnando un importante tappa nella direzione dell aggiornamento della cultura e della produzione letteraria del paese. 2 I principali nuclei tematici Il dramma della guerra Il conflitto e la Resistenza 944 Nel quadro della produzione neorealista, il primo ambito tematico decisivo è quello della guerra e della lotta di liberazione dal nazifascismo. L esperienza della lotta partigiana, in particolare, si presenta all indomani del conflitto come un vasto contenitore di materiale narrativo, ponendo al contempo la questione della funzione della letteratura e del suo rapporto con la testimonianza storica. La letteratura resistenziale costituisce il banco di prova sul quale si cimentano molti autori che, seppure in modo diverso, partecipano al cosiddetto spirito del 45 . Il frutto più maturo di questa produzione è stato a lungo considerato il romanzo Uomini e no (1945) di Elio Vittorini (1907-1966), nel quale l autore ha tentato di amalgamare una contrastata storia d amore con le vicende della guerriglia partigiana a Milano. Altrettanto importante è stato il romanzo L Agnese va a morire (1949) della bolognese Renata Viganò (1900-1976), in cui è presentato l eroico profilo di un anziana contadina emiliana che si contrappone ai nazisti per il proprio innato senso di umanità, prima ancora che per motivi ideologici. Tra le narrazioni più interessanti e complesse sul tema si annoverano inoltre Il sentiero dei nidi di ragno (1947), romanzo d esordio di Italo Calvino ( T1, p. 1063); La casa in collina (1949) e La luna e i falò (1950) di Cesare Pavese, ambientati nelle Langhe all indomani delle feroci battaglie tra i partigiani e i nazifascisti; Una questione privata e Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio ( T3, p. 967), pubblicati postumi negli anni Sessanta; e I piccoli maestri (1964) di Luigi Meneghello.
La rivista “Il Politecnico” e i contrasti con la politica