PAROLA D’ AUTORE ⇒ T1  Ivan Pavlov | La scoperta del riflesso condizionato Nel saggio (1927), Pavlov ci racconta il processo attraverso  I riflessi condizionati il quale è passato dalle ricerche in campo fisiologico a quelle in campo psicologico. Tale cambiamento di ambito di ricerca non modifica il metodo di lavoro, poiché  al centro della ricerca vi è sempre l’idea dell’esperimento ripetibile e osservabile. (1927), trad. it. Boringhieri, Torino 1966, pp. 25, 29-30 I riflessi condizionati Poiché a mio avviso la migliore eloquenza è il  linguaggio dei fatti chiedo licenza di passare  subito all’esposizione di quel materiale sperimentale  che mi autorizza a parlare dell’argomento  prescelto. Sarà questa la storia della digressione di un  fisiologo dai problemi puramente fisiologici  nel campo di quelli cosiddetti psichici. Questo  trapasso è avvenuto, seppur in modo imprevisto,  non di meno del tutto naturale, e, ciò che  mi sembra qui particolarmente importante,  senza che si cambiasse, per così dire, il fronte  metodico. Essendomi occupato durante molti anni  dell’attività normale delle ghiandole digestive,  nell’analizzare le condizioni costanti di  questa attività mi accadde […] di trovarmi di  fronte a manifestazioni di carattere psichico.  Non c’era ragione di fare astrazione da queste  condizioni, ma come tenerne conto e studiarle?  […] Dobbiamo noi forse per comprendere i nuovi  fenomeni penetrare nell’essere interiore  dell’animale e rappresentandoci a nostro  modo le sue sensazioni, i suoi sentimenti e  desideri? […] Ma quale criterio almeno genericamente  sicuro ci dirà che noi indoviniamo  giusto e possiamo con vantaggio della  conoscenza dei fatti raffrontare l’essere interiore  di un animale sia pure così altamente  evoluto come il cane con noi stessi? […] Non  ci restava perciò altro da fare che condurre le  ricerche sopra un piano puramente obiettivo,  […] concentrando la nostra attenzione sullo  studio dei legami tra fenomeni esterni e reazione  organica. Rispondi Come è avvenuto per Pavlov il “trapasso” dal  1. campo fisiologico a quello psichico? Come decide di studiare e comprendere i nuovi fenomeni  2. che ha osservato?  >> pagina 224  ⇒ T2  Burrhus Frederic Skinner | Una società senza scuola Nel 1948 Skinner scrisse un romanzo che intitolò , prendendo spunto  Walden due da un romanzo di Henry David Thoreau del 1854, nel quale l’autore racconta la  propria esperienza di vita trascorsa in solitudine nei boschi intorno al lago Walden,  lontano dalla civiltà e da ogni sua regola. In , invece, Skinner  Walden due non pensa a un puro e semplice ritorno alla natura ma immagina una società diversa  dalla nostra, basata sui principi del condizionamento operante così come  lui lo ha descritto nei suoi esperimenti. In particolare, questa società è senza  scuole e senza classi perché ogni allievo apprende in maniera autonoma e indipendente. (1948), trad. it. La Nuova Italia, Firenze 1995, pp. 119-120 Walden due. Utopia per una nuova società Qui noi possiamo sistemare le cose in modo molto più sollecito perché non dobbiamo rieducare costantemente. L’insegnante normale  trascorre buona parte del suo tempo a cambiare  le abitudini intellettuali e culturali che  il bambino acquisisce dalla famiglia e dalla  cultura che lo circondano oppure l’insegnante  ripete l’addestramento che il bambino riceve a  casa con una perdita di tempo. Qui possiamo  dire che la scuola è la famiglia e viceversa. Possiamo adottare i migliori metodi didattici  e tuttavia evitare l’armamentario amministrativo  di cui le scuole hanno bisogno per adattarsi  a una struttura sociale sfavorevole. Non  dobbiamo preoccuparci della standardizzazione  per consentire agli allievi di passare da una  scuola a un’altra o di valutare e controllare il  lavoro di determinate scuole. Non abbiamo bisogno  di classi: tutti sanno che l’attitudine e la capacità non si sviluppano con lo stesso ritmo nei vari bambini. Lo stesso bambino può essere da quarta elementare per quanto riguarda la lettura e da prima media per quanto riguarda la matematica. La classe è un espediente amministrativo che è in netto contrasto con la natura del processo dello sviluppo. Qui da noi il bambino avanza in ogni campo con la rapidità che vuole, non si spreca del tempo forzandolo a partecipare a – o ad essere annoiato da – attività che ha già superato nel suo sviluppo. […] Dato che i nostri bambini rimangono felici,  energici e curiosi non abbiamo assolutamente  bisogno di insegnare delle materie, noi insegnamo  solo le tecniche dell’apprendimento e  del pensiero. Per quanto riguarda la geografia,  la letteratura e le scienze noi diamo ai nostri  bambini delle opportunità di apprendere e una  guida, ed essi imparano da soli. […] L’istruzione a Walden due fa parte della vita  della comunità, noi non abbiamo bisogno di  ricorrere ad esperienze di vita inventate, i nostri  bambini cominciano a lavorare in molto  giovane età. Questa non è un’avversità; il lavoro  viene accettato altrettanto prontamente  dello sport e del gioco e buona parte della  nostra istruzione si svolge nelle officine e nei  campi. Rispondi Prova a immaginare una società senza scuola:  1. come potrebbe essere organizzata? Come si potrebbero  apprendere le varie conoscenze che l’umanità  ha accumulato nel corso dei secoli? Secondo  te, la scuola è sempre esistita? E, se non  è così, come si faceva in passato a educare le  persone? Prova a discuterne in classe con i tuoi  compagni e l’insegnante.  >> pagina 225  ⇒ T3  Wolfgang Köhler | L’intelligenza delle scimmie antropoidi In questo brano Wolfgang Köhler riporta le sue osservazioni sul comportamento  di un gruppo di scimmie antropoidi, e in particolare di Sultano, per raggiungere  l’obiettivo, ovvero il cibo. (1968), trad. it. Giunti, Firenze 2009, pp. 39-40 L’intelligenza nelle scimmie antropoidi I sei animali giovani che costituiscono il primo  nucleo della stazione vengono rinchiusi in  un locale dalle pareti lisce di cui non possono  raggiungere il soffitto, alto circa due metri.  Una cassa di legno (di centimetri 50×40×30)  aperta su un lato sta pressappoco al centro  del locale, poggiata su una faccia e con il lato  aperto disposto verticalmente. L’obiettivo viene  appeso al soffitto in un angolo, a circa due  metri e mezzo dalla cassa (distanza misurata  dal pavimento). Tutti gli animali fanno vani  sforzi per raggiungere l’esca saltando dal suolo.  Sultano abbandona presto questi tentativi,  gira inquieto per la stanza, si ferma improvvisamente  di fronte alla cassa, l’afferra, la fa bruscamente  rotolare in linea retta in direzione  dell’obiettivo, ma vi monta già quand’essa ne  è ancora lontana circa mezzo metro (in senso  orizzontale), e riesce, saltando con tutta la sua  forza, a strapparlo giù. Da quando l’esca era  stata appesa sono trascorsi cinque minuti: la  scena, dal momento in cui l’animale si è fermato davanti alla cassa sino al primo morso al frutto, è durata solo pochi secondi, e forma, a  partire da quella discontinuità (fermarsi), un processo unico e continuo. Fino a quell’istante nessuno degli animali ha rivolto alcuna attenzione alla cassa; erano tutti troppo intenti all’obiettivo; nessuno di essi ha preso minimamente parte al trasporto della cassa, e Sultano lo effettua da solo in pochi istanti. In questa esperienza l’osservatore guardava dall’esterno attraverso l’inferriata. Rispondi Quale comportamento differenza Sultano dalle  1. altre scimmie? In che modo Sultano riesce a raggiungere l’obiettivo? 2.