PAROLA D’ AUTORE ⇒ T1  Michel Foucault | La nave dei folli In questo brano Michel Foucault riprende e interpreta la vicenda della nave dei  folli sottolineando come questo meccanismo di allontanamento rappresenti non  solo un modo pratico per tener lontani i pazzi dalla città, ma anche una rappresentazione  simbolica della paura che gli uomini hanno sempre avuto nei confronti  di chi si presenta come diverso e misterioso. , BUR, Milano 1981, pp. 20-21 Storia della follia nell’età classica Un nuovo oggetto fa la sua apparizione nel  paesaggio immaginario del rinascimento; ben  presto occuperà in esso un ruolo privilegiato: è  la nave dei folli, strano battello ubriaco che fila  fra i fiumi della Renana e i canali fiamminghi. […] di tutti questi battelli il è il  Narrenchiff solo che abbia avuto un’esistenza reale perché  sono esistiti questi battelli che trasportavano  il loro carico da una città all’altra. I folli avevano  spesso un’esperienza vagabonda. Le città  li cacciavano volentieri dalle loro cerchie;  li si lasciava scorrazzare in campagne lontane.  Quando non li si affidava a un gruppo di  mercanti o di pellegrini. […] L’usanza era frequente  soprattutto in Germania; a Norimberga,  durante la prima metà del XV secolo, era  stata registrata la presenza di sessantadue folli;  trentuno sono stati cacciati; per i cinquant’anni  seguenti si conserva la traccia di ventuno  partenze obbligate: si tratta solo dei folli accusati  dalle autorità municipali. Accadeva spesso che venissero affidati ai battellieri:  a Francoforte, nel 1399, alcuni marinai  vengono incaricati di sbarazzare la città di un  folle che passeggiava nudo; nei primi anni del  XV secolo un pazzo criminale è spedito nello  stesso modo a Magonza. […] Si comprende  allora meglio la curiosa ricchezza di significato  che si accumula sulla navigazione dei folli e  che senza dubbio le conferisce il suo prestigio. Da un lato non bisogna contestare la sua efficacia  pratica: affidare il folle ai marinai significa  evitare certamente che si aggiri senza meta  sotto le mura della città, assicurarsi che andrà  lontano, renderlo prigioniero della sua stessa  partenza. Ma a tutto questo l’acqua aggiunge  la massa oscura dei suoi valori particolari; essa  porta via, ma fa ancora di più: essa purifica;  e inoltre la navigazione abbandona l’uomo  all’incertezza della sorte; là ognuno è affidato  al suo destino, ogni imbarco è potenzialmente l’ultimo. È per l’altro mondo che parte il folle a bordo della sua folle navicella; è dall’altro  mondo che arriva quando sbarca. […] L’acqua e la navigazione hanno davvero questo  significato. Prigioniero della nave da cui non  si evade, il folle viene affidato al fiume dalle  mille braccia, al mare dalle mille strade, a questa  grande incertezza […] E non si conosce il  paese al quale approderà, come, quando mette  piede a terra, non si sa da quale paese venga.  Egli non ha verità né patria se non in questa  distesa infeconda fra le due terre che non possono  appartenergli. Rispondi Quale significato assume l’acqua in questo contesto  1. secondo Foucault? Per quale motivo i folli venivano imbarcati sulle  2. navi?