7. La psicoanalisi dopo Freud Dopo la morte di Freud e alla fine della Seconda guerra mondiale la psicoanalisi  si diffuse in tutto il mondo e nella cultura di massa, anche se dovette  affrontare numerosi scontri e divisioni interne. La più importante e forse la  più dolorosa fu quella che coinvolse Carl Gustav Jung. (1857-1961) era considerato da Freud il  Carl Gustav Jung suo allievo più brillante. Tuttavia fra i due sorse un profondo  contrasto. In particolare, Jung non condivideva l’enfasi eccessiva  che Freud dedicava alla sessualità infantile come motore  di tutta la psiche. Inoltre, Jung pensava che l’ non  inconscio fosse solo individuale, ma : riteneva cioè che ci fossero  collettivo alcune figure, da lui definite , presenti nei sogni  archetipi di tutti gli uomini e anche nel simbolismo dei miti e delle  religioni, come quelle della Madre Terra, del Vecchio, della  Strega ecc. Jung riteneva che con il passare dei millenni queste immagini  primitive si fossero insediate nella nostra mente e costituissero la base di  tutte le produzioni inconsce. Dopo la morte di Freud un’ulteriore divisione coinvolse due psicoanaliste:  la figlia di Freud, Anna, e Melanie Klein. (1895-1982) continuò l’opera del padre, studiando  Anna Freud in particolare i con i quali l’Io si  meccanismi di difesa protegge dall’emergere dei contenuti inconsci. Il più famoso è  ovviamente la rimozione, ma ne esistono altri quali la negazione  o la . Alcuni meccanismi sono funzionali  razionalizzazione e aiutano il soggetto a vivere meglio, altri invece sono tipici del  disturbo psichico. Nella negazione, per esempio, avviene che il  paziente perde il contatto con la realtà e rifiuta di accettarla: la  conseguenza è la formazione di deliri e allucinazioni. (1882-1960) si occupò molto della Melanie Klein psicoanalisi  . Questo la portò a studiare e a sperimentare  dei bambini : dal momento che i bambini non possono interagire  nuove tecniche come gli adulti raccontando i propri problemi, furono  introdotti il disegno e il gioco creativo (terreno di scontro teorico  con Anna Freud) come strumenti rivelatori del loro inconscio. Dopo la Seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti si era  riunito un folto gruppo di psicoanalisti che erano fuggiti dalla  Germania nazista. In quest’ambito, influenzato dalle riflessioni di Anna  Freud, sorse un modello psicoanalitico che va sotto il nome di psicologia  e che afferma il concetto di psicoanalitica dell’Io autonomia primaria  : secondo questa corrente è essenziale presupporre un Io in grado di  dell’Io dominare e controllare le forze pulsionali delle altre istanze e di svilupparsi  al di là dei conflitti intrapsichici in una zona libera da conflitti. In ambito europeo, invece, proprio a partire dai lavori di Melanie Klein  e in coerenza con l’impostazione generale di Freud, l’Io viene descritto al  massimo come un mediatore, mentre a incarnare il ruolo dominante sono le  spinte opposte dell’Es e del Super-Io, senza che esse possano venire controllate  consapevolmente da un individuo. A opporsi fortemente al modello della psicologia psicoanalitica  dell’Io fu principalmente lo psicoanalista francese   Jacques Lacan (1901-1981) – a sua volta protagonista di una scissione – secondo il  quale e l’inconscio rappresenta  l’Io è una costruzione immaginaria qualcosa di irrimediabilmente altro rispetto a ciò che l’individuo  crede di essere. La terapia psicoanalitica, infine, non deve essere uno  strumento di adattamento sociale e di normalizzazione ma una ricerca  ostinata del proprio percorso esistenziale. Carl Gustav Jung. Anna Freud. Melanie Klein. Jacques Lacan.  >> pagina 334 DA ORA IN POI Le critiche alla psicoanalisi Fin dal suo sorgere, la psicoanalisi è stata oggetto  di vivaci discussioni, di entusiastiche adesioni e di  feroci attacchi. Durante le persecuzioni naziste i  libri di Freud venivano bruciati pubblicamente e i  membri della società psicoanalitica perseguitati. La Chiesa cattolica rifiutò la sessualizzazione  della vita psichica enfatizzata dalla cultura  psicoanalitica: intorno al 1950 il Vicariato di Roma  definiva “peccato mortale” il fatto che un cattolico  si rivolgesse a uno psicoanalista e nel 1961 il papa  proibì ai preti di praticare la psicoanalisi e ai  seminaristi di sottoporvisi. A un livello completamente diverso, in ambito  epistemologico, l’opera di Freud subì numerose  critiche, perché non si sottoponeva ai criteri di  verifica di un lavoro scientifico condotto con  metodo. Il filosofo Karl Popper (1902-1994)  sostenne che la psicoanalisi non rispondesse  al principio di falsificabilità necessario nella  formulazione di ogni ipotesi di ricerca, perché in  campo psicoanalitico qualsiasi affermazione e il suo  opposto sono ugualmente possibili. La psicoanalisi  stessa, del resto, si è spesso rifiutata di sottoporre le  sue scoperte a criteri di verifica rigorosi. Il dibattito  sulla scientificità delle ricerche psicoanalitiche è  quindi ancora aperto. Bisogna tuttavia aggiungere  che recentemente la ricerca in campo neurologico  ha fornito sostegno alle scoperte freudiane. per lo studio Che cosa sono gli archetipi dell’inconscio collettivo? 1. Qual è stato il contributo di Melanie Klein alla storia della psicoanalisi? 2.     Per discutere INSIEME Provate a dividervi in gruppi e raccogliere dal materiale cinematografico,  da YouTube o da serie televisive esempi di sedute psicoanalitiche. Cercate poi di capire  come la figura dello psicoanalista è stata rappresentata nel cinema.