3. Il mosaico maya nel cuore dell'America centrale 3.1 SCOPERTA O CONQUISTA? Il continente che oggi chiamiamo America  è stato abitato, fin da decine di migliaia di anni fa, da popoli che hanno dato  vita a sistemi culturali complessi e visioni del mondo originali. Gli europei  hanno preteso di far coincidere il proprio arrivo con il punto zero della storia,  cercando di cancellare tutto ciò che c’era stato prima della cosiddetta  “scoperta” e imponendo un nuovo sistema di conteggio del tempo. Ma  quest’opera è riuscita solo in parte. Per secoli i popoli indigeni hanno cercato  di preservare la propria identità culturale e hanno trasmesso testimonianze  fondamentali antecedenti la conquista. Ne è un esempio il , p. 372 , il libro della storia  Popol Vuh | ▶  APPROFONDIAMO | e della mitologia maya, che si è salvato dal rogo dell’Inquisizione grazie  all’opera di alcuni studiosi indigeni che lo hanno trascritto in caratteri latini. Pochi anni dopo, infatti, il vescovo dello Yucatán, Diego de Landa (1524-1579), avrebbe fatto bruciare tonnellate di libri redatti nella  maya. Oggi il è considerato della storia dell’umanità e un contributo importantissimo alla letteratura mondiale. ▶  scrittura logosillabica Popol Vuh uno dei testi più antichi Le differenti civiltà che hanno abitato e abitano tuttora il continente americano sono state frequentemente rappresentate nella cultura e nell’arte occidentali – pensiamo a film come (2000) o  (2006) – in modo riduttivo, quando non proprio degradante. La profonda spiritualità maya, per esempio, è stata strumentalizzata per divulgare presunte profezie sulla fine del mondo. La strada per El Dorado Apocalypto È difficile venire a capo di questi pregiudizi ed è pericoloso pretendere di capire culture così profondamente diverse dalla nostra. Con questa consapevolezza, ci accosteremo allo studio di alcuni aspetti dell’universo maya particolarmente rilevanti dal punto di vista pedagogico. Laddove possibile, inoltre, metteremo in luce elementi comuni ad altre . Infine cercheremo di mettere in tensione il passato e il presente, dal momento che la cultura maya non è un reperto archeologico seppellito in un passato perduto, ma una realtà viva e in costante mutamento, oggi come alle sue origini. civiltà mesoamericane Si può notare questo aspetto a partire dalla lingua: attualmente la ▶  famiglia  maya è composta da una di cui solo due sono  linguistica trentina di lingue , mentre le altre continuano a essere utilizzate nella comunicazione  lingue morte quotidiana. La dimensione linguistica evidenzia un’altra caratteristica  importante: anche se è possibile identificare una visione del mondo unitaria,  la cultura maya è simile a un mosaico attraversato da significative differenze  interne. : sistema di scrittura basato sulla combinazione di segni che rappresentano un’intera parola (logogrammi) e segni fonetici che esprimono sillabe. scrittura logosillabica : insieme di lingue tra loro imparentate perché discendenti da una lingua ancestrale comune. famiglia linguistica Cartina dei territori maya.  >> pagina 372   IL approfondiamo POPOL VUH Il (letteralmente “Libro del consiglio”, “Libro di ciò che è comune”, “Libro del popolo”) è il testo che raccoglie i miti e la storia dei maya, in particolare del gruppo etnico quiché. La versione originaria del libro era in caratteri maya. Tra il 1554 e il 1558, in piena conquista, tre autori quiché ne realizzarono di nascosto una copia nella propria lingua ma usando caratteri latini e ampliandone il contenuto; il che oggi conosciamo, infatti, comprende anche la narrazione di vicende legate alla conquista, come la feroce persecuzione spagnola, le torture compiute dal conquistatore Pedro de Alvarado, l'imposizione della cristianità. Nella parte finale, gli autori quiché definiscono se stessi «madri della parola», «padri della parola». Di fatto, senza la loro valorosa opera, oggi non disporremmo di questo libro o, nella migliore delle ipotesi, gli studiosi starebbero ancora cercando di decifrarlo. All'inizio del XVIII secolo il manoscritto quiché è stato ritrovato e tradotto in spagnolo dal missionario Francisco Ximénez. Le numerose e autorevoli traduzioni successive si basano su questa versione. Popol Vuh Popol Vuh Diego Rivera, . Si tratta di uno dei 21 acquerelli realizzati dal noto artista messicano (1886-1957), per illustrare un'edizione inglese del , che poi però non vide la luce. La creazione della Terra Popol Vuh 3.2 LINEAMENTI STORIOGRAFICI: LA CIVILTÀ MAYA Il territorio dell’America centrale, detto anche o nella lingua indigena nahuatl, vide sorgere nell’antichità diverse civiltà (la tolteca, l’olmeca, l’azteca o mexica e così via), tra cui la complessa e progredita civiltà maya. Mesoamerica Anahuac Il territorio maya comprendeva gli odierni Stati del Sudest messicano (Yucatán, Campeche, Tabasco, Quintana Roo e la zona orientale del Chiapas), il Guatemala, il Belize, parte dell’Honduras e di El Salvador. Convenzionalmente la storia maya anteriore all’arrivo degli spagnoli (inizi del 1500) viene suddivisa in (dal 2000 a.C. al 250 d.C.),  (dal 250 al 900) e (dal 900 alla conquista). tre grandi periodi: preclassico classico postclassico La civiltà maya si è formata all’inizio del , quando i villaggi agricoli diventarono sempre più grandi e complessi, fino a trasformarsi in centri urbani organizzati gerarchicamente sotto un’autorità; la popolazione aumentò, l’agricoltura si fece più intensiva e cominciò a essere usata la . periodo preclassico scrittura logosillabica Quello è considerato il periodo di massima fioritura della civiltà maya: è caratterizzato dal consolidamento dei commerci di lunga distanza e da un’intensificazione delle guerre tra i principali centri di potere per il controllo regionale. La civiltà maya, infatti, si basava su unità politiche indipendenti – – che, a seconda delle circostanze storiche, erano in competizione tra loro, stipulavano alleanze o promuovevano la fondazione di colonie. classico città-Stato Nelle città sorgevano grandi edifici civico-cerimoniali e sontuose residenze riservate all’élite, mentre le abitazioni più semplici, dove risiedeva la gente comune, erano generalmente situate nelle periferie. Nel periodo classico si edificarono i monumenti maya più maestosi: , templi, palazzi con varie stanze, stadi per il , stele, altari scolpiti e iscrizioni; si consolidò l’uso della scrittura sui monumenti per registrare eventi significativi e celebrare date importanti della vita dei sovrani; si svilupparono il e la misurazione del tempo per mezzo di , p. 374 , che permettevano di anticipare eventi celesti in  piramidi gioco della palla | ▶  APPROFONDIAMO | sapere astronomico calendari    | ▶  APPROFONDIAMO | base ai quali pianificare attacchi bellici, rituali e attività della vita quotidiana. Nella complessa società maya del periodo classico, la distinzione in gruppi  si basava su un insieme di fattori: economici, politici, etnici, dinastici  sociali e così via. È possibile identificare a grandi tratti i principali :  nuclei sociali l’élite governante, i nobili, i vassalli di posizione sociale alta, media e bassa. Forse esistevano anche gli schiavi, ma le testimonianze archeologiche disponibili  non permettono di accertarlo. All’inizio del , intorno al 900, si situa il misterioso evento conosciuto come : le città più importanti vennero abbandonate, la costruzione di grandi edifici e le iscrizioni monumentali cessarono. Secondo gli studiosi, tale declino fu la conseguenza di molteplici  periodo postclassico collasso maya cause concomitanti, quali: una grave crisi ambientale e il parallelo sovrappopolamento,  sommati all’incapacità politica di far fronte ai cambiamenti. In tutta la si ebbero significative trasformazioni,  regione mesoamericana legate al mutamento dei sistemi economici e politici, ai movimenti migratori,  all’intensificazione dei conflitti e all’ estensione del dominio della civiltà  . Nel periodo postclassico, due città esercitarono il ruolo di capitali  mexica culturali: dapprima , il più cosmopolita dei centri maya, e successivamente  Chichén Itzá la vicina , entrambe in Messico. Mayapán Mayapan dominò la penisola dello Yucatan fino al 1450 circa. Quando,  qualche decennio dopo, arrivarono i conquistatori, la penisola era composta  da numerose piccole province indipendenti, ciascuna retta da un governante  locale. Al contrario, nella regione degli altopiani guatemaltechi gli spagnoli trovarono  città in espansione e con un elevato sviluppo agricolo, alcune delle  quali guidavano potenti ed estese entità politiche (come i regni quiché e  cakchiquel). La regione guatemalteca del Petén per diverso tempo si sottrasse  all’invasione straniera grazie alle sue condizioni geografiche, che la rendevano  isolata e di difficile accesso. Di fatto, la fase iniziale della conquista  fu caratterizzata da una , in cui svolsero un ruolo  forte aggressività militare fondamentale la superiorità bellica degli spagnoli guidati da Pedro de Alvarado  e il sostegno di popolazioni indigene avversarie. Seguì poi una seconda  , basata sulla missione evangelizzatrice dei frati  fase di conquista pacifica domenicani, e infine si ebbe una terza, lunga fase, scandita da campagne  e da . La resistenza indigena diede  militari tentativi di evangelizzazione filo da torcere ai conquistatori, che soltanto nel 1697 riuscirono a soggiogare  l’ultima città maya indipendente, Tayasal, nel Petén. Nel 1761, inoltre, il  maya Jacinto Canek condusse una nuova ribellione.   IL GIOCO DELLA PALLA approfondiamo Il gioco della palla era uno sport di tipo rituale praticato da tutti i popoli mesoamericani a partire dal 1400 a.C. Nella versione più conosciuta, i giocatori dovevano colpire la palla con i fianchi, le ginocchia o i gomiti; i punti venivano totalizzati quando la palla attraversava un anello di pietra collocato a una delle estremità del campo. Il gioco della palla è testimoniato nel Popol Vuh, il libro sacro dei maya quiché, dove sono narrate le gesta di due eroi gemelli, Hunahpu e Xbalanque, che affrontano in una terribile partita i signori di Xibalba, demoni degli inferi. Nel corso della partita, i gemelli superano temibili prove grazie a una serie di prodigi; quindi si consegnano volontariamente alla morte affinché, resuscitati e trasformati in mendicanti, possano sconfiggere i signori di Xibalba con l’inganno. In seguito a questi avvenimenti, Hunahpu e Xbalanque ascendono al cielo e si trasformano rispettivamente in Sole e Luna. L’antico gioco maya della palla sopravvive oggi in alcune rivisitazioni storiche. Il giocatore ritratto in questa foto indossa una maschera di giaguaro.   I CALENDARI MESOAMERICANI approfondiamo I popoli mesoamericani utilizzavano due tipi di calendario, che erano conosciuti con nomi diversi ma funzionavano ovunque allo stesso modo. Il calendario religioso, a uso rituale e divinatorio, era composto da 260 giorni (13 mesi di 20 giorni oppure 20 mesi di 13 giorni, a seconda delle differenti culture). A ogni giorno erano associati un nome e un numero. In base a questa associazione venivano scelti i nomi per i nuovi nati ed era possibile anticiparne il destino. Il calendario civile (o solare), di 365 giorni, invece, era composto da 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più un’appendice di 5 giorni. Questo calendario era un riferimento essenziale per lo svolgimento delle attività agricole. La lunghezza diversa dei due calendari implicava che una certa combinazione di date tornasse a ripetersi ogni 52 anni. Questo lasso di tempo, dunque, aveva un significato molto importante, poiché indicava il compimento di un ciclo e nella vita di una persona segnava il raggiungimento della maturità.  >> pagina 375 3.3 LA COSMOVISIONE MAYA, UNA PEDAGOGIA PER LA VITA L’antica  concezione educativa maya si fonda : ogni  sul principio della relazionalità persona è un’unità di mente, corpo, cuore e spirito e può esistere solo in vir tù della che  rete di relazioni genera e che dà sostegno alla  sua vita. In questo senso, la realizzazione  personale si compie  sempre e solo in sintonia  con la realizzazione degli altri  esseri umani, in famiglia, nella  comunità, nella società. In particolare, hanno un  valore fondamentale le relazioni  : le  intergenerazionali nonne e i nonni sono depositari  del sapere che i nipoti  assimilano e apprendono  attraverso la condivisione e  mediante l’ascolto dei loro  consigli nelle differenti tappe  della vita. Nel si  Popol Vuh racconta che gli antenati, in  punto di morte, raccomandano  ai propri figli di non dimenticarli  e di non cancellarli  dalla memoria.  L’interdipendenza tra antenati  e discendenti e tra anziani  e giovani garantisce la  trasmissione del sapere come  cammino di evoluzione spirituale  che è, allo stesso tempo, un . permanente ritorno all’origine La relazionalità non riguarda solo i rapporti umani, ma coinvolge anche la  e il . Le collettività vegetali, animali, minerali, umane, infatti,  natura cosmo sono espressione di una stessa radice di vita, anche se possiedono qualità e  facoltà fisiche, psichiche, mentali e spirituali differenti. Le diverse manifestazioni  della sono tra loro e si  stessa totalità originaria complementari sostengono a vicenda. Una bella espressione di complementarità e convivenza  armonica tra realtà differenti sono il giorno e la notte, che cedono il  passo l’uno all’altra per contribuire alla realizzazione della vita. La stessa costituzione  dell’universo è fondata su reti di relazioni e su rapporti di affinità. Padre Sole, per esempio, è fonte indispensabile di vita per tutte le creature e anche per Madre Terra, che a sua volta è dispensatrice di acqua, aria, terra e alimenti, senza i quali non sarebbe possibile la vita; Padre Sole, inoltre, non potrebbe esistere senza la galassia di cui è parte, e senza la vibrazione energetica dell’universo non potrebbero esistere le galassie. La cosmovisione maya, quindi, attribuisce a tutto ciò che esiste la stessa  dignità; tutto ciò che esiste è componente ed essenza della totalità. Anche le  parti del corpo, principalmente le mani, sono sacre, perché sono espressione  dell’universo. Il senso profondo dell’ , perciò, è  educazione comunitaria orientare ogni persona perché si riconosca come scintilla del fuoco cosmico,  perché alimenti questo fuoco e aiuti gli altri ad alimentarlo. Questa profonda  connessione si comprende meglio esaminando alcuni temi della   cosmologia maya, in particolare, l’ . albero della vita Per i maya, i quattro costituiscono i riferimenti principali  punti cardinali sulla superficie della terra. In base a essi si organizza ogni pratica quotidiana,  dalle attività agricole, ai rituali, alle offerte. Ognuna delle quattro direzioni è  associata a un colore. L’Est è la direzione più importante, perché è quella da cui  sorge il sole, ed è associata al colore rosso. Il Nord è associato al bianco, l’Ovest  al nero, il Sud al giallo. I punti cardinali sono in relazione con il centro, l’ Axis  – a sua volta abbinato al colore verde –, in cui sorge l’albero della vita. Mundi Questo maestoso albero, che la maggior parte degli autori identifica con  la , rende esplicita la comunicazione fra le ceiba pentandra tre dimensioni  : il suo tronco attraversa il mondo mediano,  dell’universo le radici affondano nel mondo sotterraneo e i  rami si estendono nei diversi strati del cielo. I tre livelli  non rappresentano regioni distinte, ma dimensioni  profondamente interconnesse. La connessione fra  tutte le componenti dell’universo è una condizione e,  allo stesso tempo, una . Tutte le manifestazioni  ricerca materiali ed energetiche dell’universo si sincronizzano  permanentemente per creare . Per gli esseri  sintonia umani, orientarsi alla connessione significa cercare in  ogni momento di comprendere la vita e i suoi cicli,  conformando all’ordine cosmico tutti gli atti personali,  comunitari e sociali. (“No alla guerra”) dell’artista cilena Beatriz Aurora (n. 1956), che ha consacrato la sua arte ai popoli indigeni del Messico. Le sue opere sono ricche di simboli e valorizzano le relazioni tra esseri umani, esseri viventi e natura. No a la guerra per lo studio Quale importanza aveva l'osservazione del cielo per i maya? Quali sono i punti salienti della cosmovisione maya? Come si trasmette il sapere secondo i maya? 1. 2. 3.     Per discutere INSIEME Quale è, secondo te, il legame tra esseri umani, animali e natura? Come viene vissuta questa relazione nella nostra cultura? Quali elementi di criticità è possibile individuare nel modo in cui viviamo questo rapporto, alla luce dell'attuale crisi ecologica? Discutine in classe con i compagni.