1. Famiglia e scuola nell’educazione a Roma 1.1 LA PLURALITÀ DEL MONDO ROMANO La storia di Roma generalmente viene suddivisa in tre grandi periodi: (753-509 a.C.), età regia età (509-27 a.C.) ed (27 a.C.-476 d.C.). repubblicana età imperiale La tradizione indica nel 753 a.C. la data della nascita di Roma. Da allora fino al 509 a.C. si sarebbero susseguiti sette re: Romolo, il fondatore della città e delle più antiche ; Numa Pompilio, creatore dei primi istituzioni politiche ; Tullo Ostilio, promotore di istituti religiosi vittoriose campagne militari nel Lazio; Anco Marzio, fondatore della colonia di ; Tarquinio Prisco, Ostia primo re etrusco di Roma e promotore di importanti ; Servio opere pubbliche Tullio, istitutore dei , la più importante assemblea cittadina; comizi centuriati e Tarquinio il Superbo, che la tradizione descrive come un re crudele. La leggenda vuole che a causare il crollo della monarchia e l’instaurazione della repubblica fu la rivolta di un gruppo di aristocratici guidati dal marito e dal padre di Lucrezia, una nobildonna romana che si era tolta la vita dopo essere stata violentata da Sesto Tarquinio, figlio di Tarquinio il Superbo. La storiografia moderna, che pure ha confermato alcuni aspetti di questa , ha messo fortemente in discussione l’ipotesi della narrazione leggendaria fondazione della città per effetto della scelta di un solo uomo. Si deve supporre, invece, un che ha spinto le comunità che vivevano graduale processo sparse sui vari colli ad aggregarsi. Allo stesso modo, al di là della storia della violenza subita da Lucrezia, all’origine della repubblica bisogna collocare la rivolta del patriziato romano contro un regime che aveva accentuato i suoi caratteri autoritari. Dopo la , Roma fu dominata caduta della monarchia per circa due secoli dalle lotte tra (il ceto dominante della società per ▶ patrizi prestigio sociale e potere economico) e (un ceto più composito per plebei natura, prestigio e attività esercitate). Questi conflitti portarono a importanti innovazioni giuridiche e determinarono l’ , assetto istituzionale repubblicano fondato su tre pilastri: le . La massima magistratura (ossia carica pubblica) dell'ordinamento repubblicano era il , una carica elettiva che godeva di , quali: il comando supremo dell’esercito, il diritto di stipulare accordi internazionali e di avanzare proposte di legge, la facoltà di convocare e presiedere il senato e le assemblee popolari. In considerazione di così grandi responsabilità, la carica veniva esercitata collegialmente da due consoli che godevano della stessa autorità ed era circoscritta a un anno. I principi della collegialità e del limite temporale regolavano anche le altre magistrature ordinarie (la pretura, l’edilità e così via); magistrature consolato ampi poteri il . Era il supremo organo politico dello Stato, composto da membri blicano risiedeva nel carattere vitalizio della carica, oltre che nei suoi vasti senato scelti tra gli ex-magistrati. Il ruolo centrale del senato nello Stato repub poteri in politica interna ed estera, tra cui la facoltà di ratificare le deliberazioni e di esprimere il suo parere su ogni legge che un delle assemblee magistrato intendeva sottoporre al voto delle assemblee; le . Erano composte dai , ovvero i assemblee popolari cittadini romani maschi adulti liberi, che avevano ricevuto la cittadinanza perché figli di un cittadino romano, oppure perché l’avevano acquisita attraverso altri canali. Le assemblee popolari eleggevano i magistrati e svolgevano attività , ma la loro autonomia era fortemente limitata: non potevano legislativa autoconvocarsi né modificare le leggi che venivano loro sottoposte, ma solo accettarle o respingerle. Le pressioni della plebe ebbero come primo esito, nella metà del V secolo a.C., la promulgazione delle , un codice di leggi leggi delle Dodici tavole scritte volte a dare una regolamentazione complessiva alla vita di Roma, che furono per lungo tempo il testo fondamentale non solo del diritto ma anche dell’educazione romana. Le successive conquiste della plebe, inoltre, sottrassero le cariche dello Stato al controllo esclusivo del patriziato e portarono progressivamente alla formazione di una , costituita dalle nuova nobiltà famiglie plebee più influenti e dalle famiglie patrizie che meglio avevano saputo adattarsi alla nuova situazione. L’epoca repubblicana fu anche un periodo di grande espansione territoriale per Roma. Se alla fine della monarchia il suo territorio si estendeva dal Tevere alla regione pontina nel Lazio, intorno alla prima metà del III secolo a.C. la città dominava tutta l’Italia peninsulare e si apprestava ad ampliare il suo controllo sul Mediterraneo, scontrandosi quindi con Cartagine. Alla fine dell’epoca repubblicana, l’area sotto il dominio di Roma comprendeva a ovest quasi tutta la Spagna, la Sardegna e la Corsica, a nord quasi tutta la Gallia, a sud la Sicilia e gran parte dell’Africa mediterranea (Egitto compreso), a est la Dalmazia e tutto il territorio dalla Macedonia all’Armenia. Vale la pena sottolineare la conquista della Grecia (146 a.C.), per le importanti conseguenze culturali che, come vedremo, avrebbe esercitato sulla storia di Roma. La fu caratterizzata da una grave crisi sociale e da tarda repubblica figure politiche che riuscirono a imporre il loro , grazie ai successi primato riportati nelle guerre espansionistiche. Il progetto di soppiantare l’ordinamento repubblicano con un regime monarchico, forse alimentato da Gaio Giulio Cesare (100-44 a.C.), fu portato a compimento dal suo figlio adottivo (63 a.C.-14 d.C.), che Ottaviano venne insignito del titolo di (“venerabile”), in seguito assunto da Augusto tutti gli imperatori romani: ebbe così inizio l’ . Bisogna però età imperiale sottolineare che Ottaviano impostò il suo (27 a.C.-14 d.C.) in ▶ principato chiave carismatica, rispettando prudentemente le istituzioni e il popolo. Una concezione più autoritaria del potere si sarebbe affermata nei decenni seguenti, in particolare con il regno di Nerone (54-68 d.C.), per poi evolve re verso forme sempre più assolutistiche a partire dalla seconda metà del III secolo. Nella successione imperiale al criterio della consanguineità seguì quello della scelta attraverso adozione. Quest’ultimo si impose nel II secolo, periodo che, in ragione dello sviluppo economico, della fioritura culturale, dell’estensione e del consolidamento dei confini (l’impero raggiunse la sua massima estensione sotto l’imperatore Traiano, 98-117 d.C.), è considerato il più prospero dell’età imperiale. Più in generale, questa fase della storia di Roma è caratterizzata da due aspetti fondamentali: il sulle istituzioni politiche nella definizione delle predominio dell’esercito sorti dell’impero; la a favore delle . perdita di centralità di Roma ▶ province Proprio da una delle province, la Palestina, cominciò a delinearsi, nel corso del I secolo d.C., un movimento religioso che avrà grande influenza sulla storia futura. In un primo momento, la comunità itinerante fondata da Gesù è solo una delle molteplici espressioni religiose nate in seno all’ebraismo (i sadducei, i , gli esseni, gli zeloti); essa, tuttavia, consolidò progressivamente la sua organizzazione e durante il II secolo si diffuse in tutto l’impero, grazie a un’intensa che, anziché venire scoraggiata di Nazareth farisei opera missionaria dalle persecuzioni, ne traeva nuova forza e motivazione. In particolare, risale al la , che nel 250 prima persecuzione sistematica contro i cristiani frattempo avevano ottenuto un certo consenso tra la popolazione, vessata dalla crisi morale, istituzionale e politica. A lungo andare, un altro elemento di fragilità si rivelò paradossalmente l’ raggiunta dall’impero, estensione territoriale che arrivò a comprendere quasi 6 milioni di km , con evidenti complicazioni 2 sul piano della sua gestione. Con l’avvento di Diocleziano (284-305) e poi di Costantino (306-337) iniziò un’età di rinnovamento, definita tarda . Tra gli importanti cambiamenti che caratterizzarono questa fase, antichità bisogna ricordare la , dopo quelle violentissime fine delle persecuzioni religiose condotte proprio da Diocleziano, e una graduale affermazione del come , p. 570 . cristianesimo religione dell’impero | UNITÀ 7 ▶ | : gruppo d’élite della società romana. patrizi Vi appartenevano i membri di famiglie aristocratiche che facevano risalire le proprie origini alla fondazione stessa di Roma. Secondo la tradizione, i loro antenati ( ) furono scelti da Romolo per formare il primo senato. patres : è così chiamata la prima fase dell'impero, nella quale l’imperatore detiene la guida dello Stato in qualità di , “primo tra individui di pari dignità”, lasciando in via di principio intatta la costituzione repubblicana. principato princeps : con questo termine i romani indicavano un territorio fuori dell’Italia peninsulare annesso al proprio dominio, soggetto all’autorità di un magistrato romano e, generalmente, al pagamento di un tributo. provincia L’Impero romano al momento della sua massima espansione (117 d.C.). >> pagina 490 1.2 LA ROMANA FAMILIA La famiglia è stata un’ fondamentale ▶ agenzia educativa nell’antica Roma lungo tutta la sua storia, poiché riproduceva in miniatura lo Stato, trasmettendone i valori, gli ideali, le e ▶ aspettative sociali i . La familia romana era un’ molto diversa rispetto ▶ ruoli di genere istituzione a ciò che oggi può essere per noi la famiglia, per due ragioni principali: perché comprendeva : oltre al (“il capofamiglia”), numerosi membri pater familias alla moglie ( ) e ai loro discendenti, anche le mogli mater familias dei figli maschi, le schiave e gli schiavi; per l’ incontrastata che il padre poteva esercitare al suo interno. autorità Questa autorità veniva chiamata in modo diverso a seconda dei soggetti coinvolti. La riguardava i figli e le figlie. Per la sua straordinaria durata, patria potestas questo istituto rappresenta un nell’antichità. I figli romani, infatti, caso unico vi erano soggetti da quando venivano alla luce e spesso ben oltre la maggiore età, precisamente fino a quando avevano un ascendente maschio ancora in vita. E difatti la morte del pater familias non comportava la cessazione della patria , bensì il suo trasferimento a un ascendente superstite. potestas Quando nasceva, il bambino veniva deposto ai piedi del padre, che poteva sollevarlo da terra, e così dargli il benvenuto nella famiglia, oppure destinarlo all’ , cioè abbandonarlo lungo la strada, consegnandolo alla morte esposizione (il aveva infatti diritto di vita e di morte su tutti i membri pater familias della ) o, nel caso in cui fosse stato raccolto da qualcun altro, a una familia vita di schiavitù. Inoltre, fino all’epoca repubblicana, il padre poteva vendere i suoi figli. Le bambine erano le principali vittime della pratica dell’esposizione. Un’ulteriore espressione della loro soggezione al padre era la mancanza di un nome che le identificasse in modo esclusivo. Il in uso a sistema onomastico Roma, infatti, prevedeva che gli uomini avessero tre nomi: il nome individuale ( ), la scelta del quale era circoscritta a un numero ristretto praenomen di possibilità, il ( ), che richiamava la stirpe ( ) di appartenenza, e il ( ). Le donne, tuttavia, nome gentilizio nomen gens nome del gruppo familiare cognomen non avevano il nome individuale e venivano designate solo con il nome del padre o con il nome gentilizio femminilizzati (Aulia, Plautia, Saufeia, Cornelia, Tullia, Cecilia e così via). A seconda della longevità del , la poteva comportare pater familias patria potestas diversi problemi nella vita di un uomo, innanzitutto perché egli non disponeva di un suo patrimonio e dipendeva economicamente dal padre o da chi esercitava la . La condizione di vissuta in patria potestas subordinazione famiglia, inoltre, poteva confliggere significativamente con l’ che egli acquisiva nella , quando, con la maggiore età, diventava a autonomia sfera pubblica tutti gli effetti un . cittadino romano Era definito il potere del sulla propria moglie e sulle mogli dei discendenti. Con il matrimonio la donna passava dalla sfera di manus pater familias controllo paterna a quella di chi esercitava il ruolo di nella famiglia del pater marito. In epoca regia e agli inizi della repubblica, i riti di fidanzamento e matrimoniali non erano molto diversi da una e includevano compravendita norme simili a quelle che regolavano la proprietà delle cose. Successivamente, la condizione delle donne migliorò e il matrimonio assunse le sembianze di una relazione basata sull’intenzione reciproca di legarsi. Inoltre, in linea di principio, vennero riconosciuti diritti identici agli uomini e alle donne in materia di . Questo si realizzava automaticamente quando, in divorzio genere su iniziativa del marito, cessava la per il venir meno della convivenza volontà di essere marito e moglie. Erano previste importanti limitazioni alla possibilità delle donne di ricevere . Inoltre, anche se erano considerate , le un’eredità titolari di diritti donne non potevano disporne liberamente, poiché erano sottoposte a tutela durante tutta la loro vita. In epoca imperiale le norme relative alla tutela si ammorbidirono, prevedendo la possibilità per le donne di scegliere e cambiare il (di solito si trattava di un parente), e tale istituto scomparve tutore definitivamente con l’imperatore Costantino. La (letteralmente “potestà del padrone”), invece, veniva dominica potestas esercitata dal sugli schiavi e sulle persone che si trovavano presso di lui pater in una condizione simile alla schiavitù (per esempio sui figli che aveva acquistato da altri ). Gli erano “oggetti” a tutti gli effetti e, come patres schiavi tali, potevano . Le madri in condizione essere venduti o dati in usufrutto di schiavitù non avevano alcun diritto sui loro figli, che erano proprietà del . Inoltre, diversamente dalle persone libere, gli schiavi pater familias non potevano e le loro unioni, anche quando erano durature, contrarre matrimonio restavano soggette alla volontà del padrone, che poteva interromperle vendendo un membro della coppia. Approfondimento – Eva Cantarella, Un rapporto difficile Approfondimento – Rosella Frasca, La vita del giovane schiavo : contesto (organismo, istituzione o associazione) deputato all’educazione delle persone, espressa in termini formali (istruzione), non formali (da un educatore professionale) o informali. agenzia educativa : insieme di previsioni circa il comportamento delle persone, in relazione alle posizioni che ricoprono e alle funzioni che svolgono nella società. aspettative sociali : insieme di attributi e comportamenti che, all’interno di un certo contesto socio-culturale, vengono associati alle persone in ragione della loro appartenenza di genere, cioè del loro essere maschi o femmine. ruoli di genere >> pagina 491 esperienze attive L'unicità del nome Hai mai pensato che il nome che porti è espressione della tua unicità? Sapevi che le modalità di attribuzione dei nomi sono cambiate nel tempo e ancora oggi sono diverse a seconda del contesto culturale? Fai una ricerca sul tuo nome. Chi l’ha scelto e perché? Con quali persone della famiglia o della sfera pubblica ti mette in relazione? Qual è il suo significato? 1.3 IL COMPITO EDUCATIVO DELLA FAMILIA Oltre a svolgere una funzione educativa in senso morale e pratico, il padre aveva il dovere di assicurare la , scegliendo accuratamente gli insegnanti formazione dei figli maschi e gli indirizzi pedagogici. La formazione aveva l’obiettivo primario di favorire l’inserimento dei ragazzi nella società in modo a loro confacente, perciò variava di molto a seconda dello della famiglia. Una simile status sociale attenzione non era riservata dal padre alle , anche quando sussisteva figlie un sincero affetto nei loro confronti. Era più frequente che le ragazze ricevessero un’istruzione nella casa del futuro marito, anche perché andavano in sposa molto giovani. Un ragionamento diverso deve essere fatto rispetto alla , figura materna definita da Rosella Frasca (pedagogista, n. 1950) un’educatrice nel senso più . Responsabile dell’allevamento, del sostegno, della guida ampio del termine etica dei figli, la madre romana indirizzava la vita matrimoniale sia dei maschi sia delle femmine e ne guidava una formazione ritenuta confacente alla loro appartenenza di genere, esercitando una profonda influenza anche in età adulta. Inoltre accompagnava e supportava la carriera dei figli maschi: un aspetto, questo, molto interessante, se si considera che le donne erano emarginate dalla vita sociale e politica romana. L’importanza della figura materna risalta nelle testimonianze del rispetto che i figli le riservavano e appare eccezionale poiché, a differenza di quanto accadeva per il padre, non esisteva una e non erano previste sanzioni per potestas specifica esercitata dalla madre punire eventuali disobbedienze commesse dai figli nei suoi confronti. ⇒ | T1 Gratitudine verso il padre per l’educazione ricevuta p. 531 per immagini Istruzione e status sociale La coppia ritratta nell'immagine indossa abiti di pregio ed esibisce gli strumenti di scrittura: la donna ha in mano uno stilo e una tavoletta cerata (lignea, spalmata di cera e usata per scrivere), mentre l’uomo stringe un rotolo di papiro. È piuttosto dubbio che il panettiere Terenzio e sua moglie – i soggetti dell'affresco, che appartene vano alla piccola borghesia di provincia – sapessero leggere e scrivere. I coniugi, però, si fanno ritrarre come due persone istruite, il che è indicativo del fatto che i romani consideravano il possesso di un’istruzione come espressione di uno status elevato. È infatti evidente che attraverso questa immagine, visibile a chiunque entrasse nella panetteria, la coppia intendesse far mostra di aver raggiunto una condizione socio-economica di tutto rispetto. Ritratto di Terentius Neo e la moglie, affresco da Pompei, 55-79 d.C. ca., Museo Archeologico di Napoli. >> pagina 493 1.4 LE SCUOLE A ROMA Nell’antica Roma l’istruzione si poteva compiere all’interno della famiglia oppure in un ambiente specificamente preposto, chiamato . Il poteva essere situato nell’abitazione dell’insegnante ⇒ ludus ludus o in una struttura esterna. Poteva inoltre essere amministrato dall’insegnante stesso, finanziato da un gruppo di genitori oppure – a partire dall’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.) – gestito dallo Stato. I bambini e gli adolescenti che frequentavano la casa di un maestro o la scuola pubblica venivano accompagnati da uno schiavo, in genere di poco più grande, chiamato variamente . Questi, pedisĕquus, paedagōgus, custos, comes oltre a proteggere il padroncino durante il tragitto, lo aiutava nell’esecuzione dei compiti poiché, frequentando la scuola insieme a lui, riceveva la sua stessa formazione. A volte era il padre che accompagnava il figlio e partecipava alle lezioni, per sincerarsi della . Quando invece il qualità dell’istruzione padre non era in grado di occuparsi del percorso educativo dei figli, affidava questa responsabilità a una . persona di sua fiducia A ogni modo, il che ambedue i genitori intrattenevano confronto costante con l’insegnante costituisce un aspetto originale dell’educazione romana. Questo confronto non si traduceva sempre in un’ : al contrario, ▶ alleanza educativa diverse testimonianze mettono in luce una certa . Da conflittualità una parte, infatti, gli insegnanti mal sopportavano le ingerenze dei genitori rispetto ai loro , non di rado improntati alle “maniere forti”. metodi educativi Dall’altra, accadeva che i genitori imputassero agli insegnanti gli scarsi profitti dei propri figli e rifiutassero persino di pagarli per il lavoro svolto. In generale, la figura dell’insegnante non godeva di un grande riconoscimento , soprattutto dal momento in cui cominciò a essere inflazionata per sociale l’arrivo in città di un gran numero di schiavi di origine greca che si dedicavano a questa professione. L’istruzione si divideva in tre gradi: la iniziava a sei/sette scuola primaria anni; l’ intorno ai dodici anni e gli istruzione secondaria studi superiori dopo i quattordici anni. Questi ultimi erano appannaggio delle persone di rango agiato, libere da impegni materiali. I cambiarono nel tempo, anche a seconda della contenuti dell’educazione sensibilità dell’epoca. A lungo la retorica e i suoi insegnanti, i , furono rhetŏres vittima delle diffidenze che colpivano più in generale tutto ciò che avesse , ma con il passare del tempo l’arte di comporre discorsi ascendenza greca prese sempre più piede e i acquisirono credito, affermandosi sulle rhetŏres altre (per esempio i , preposti all’insegnamento categorie di insegnanti grammatici della lingua e della letteratura latina e greca). La fama delle scuole di retorica, tuttavia, coincise spesso con una perdita del loro valore formativo: cominciarono a essere viste solo in chiave utilitaristica, come luoghi in cui acquisire gli strumenti necessari alla . Anche la scalata politica filosofia veniva osteggiata: infatti, lo spiccato conduceva i romani a pragmatismo preferire decisamente la . scienza applicata Marco Terenzio Varrone (letterato, 116-27 a.C.), nell’opera intitolata Le , propose una classificazione del sapere sulla base delle discipline arti liberali (le discipline ritenute degne dell’uomo “libero”), che comprendevano: grammatica, dialettica/retorica, geometria, aritmetica, musica, astrologia/astronomia, architettura. Altri autori vi includevano anche la filosofia, la medicina e l’ . ▶ agrimensura Gli schiavi appartenenti alle famiglie più facoltose venivano istruiti nel , una scuola professionale con vari ordini e indirizzi, riservata paedagogium sia a donne sia a uomini. Nel si imparava a servire elegantemente paedagogium a tavola, ad assistere i padroni nelle operazioni di toilette, a supervisionare gli schiavi addetti ai lavori materiali. I più dotati venivano formati per diventare segretari e bibliotecari. Altri spazi educativi erano le botteghe e i , dove i giovani dei ceti sociali mediobassi laboratori artigianali apprendisti erano introdotti alla futura professione, soprattutto grazie alla relazione con il e all’osservazione del suo operato. educativa maestro : rapporto basato sulla fiducia reciproca e la collaborazione tra le figure che si occupano dell'educazione del soggetto in diversi ambiti, tipicamente tra i genitori e gli insegnanti. alleanza educativa : dal latino , “campo” e mensura, “misura”, “misurazione”, è la disciplina che si occupa della misurazione e divisione del suolo. agrimensura ager radici delle parole nel suo significato principale, il termine significa "gioco" (da cui le parole italiane “ludoteca”, “ludopatia”, “ludoterapia”), ma era usato anche per indicare il corso di studi elementare e il contesto in cui si impartivano le lezioni. Questa duplice accezione è forse da collegare con il fatto che per i romani lo era un amore per la cultura svincolato dalla necessità di guadagnarsi da vivere. : ludus ludus studium Bassorilievo del II secolo d.C., Rheinische Landesmuseum Trier, Treviri. La scena mostra la lezione di un insegnante romano interrotta dall’arrivo di un alunno ritardatario. >> pagina 495 1.5 ATTIVITÀ FISICA ED EVENTI LUDICO-SPORTIVI I romani avevano particolarmente a cuore l’ e educazione della mente l’attività fisica non era . Fanno eccezione i , associazioni valorizzata in chiave educativa collegia iuvenum giovanili cui venivano iscritti i ragazzi delle famiglie agiate dagli undici ai diciassette anni. Dotati di una propria sede (con stadio, palestra, bagni, cavalli e altre dotazioni a seconda delle possibilità economiche dei finanziatori), i promuovevano manifestazioni in cui si fondevano collegia e . preparazione ginnica, riti di passaggio ▶ feste iniziatiche Per il resto, l’attività fisica era finalizzata alla dei preparazione militare giovani, oppure era circoscritta all’ambito dell’ e, in questa intrattenimento veste, veniva spesso biasimata dagli intellettuali. Gli atleti che gareggiavano negli , pertanto, erano soprattutto ; eventi ludico-sportivi schiavi e stranieri a volte vi si dedicavano anche i romani appartenenti ai ceti più poveri. In epoca imperiale si tenevano giochi tutto l’anno. Il favore che riscuotevano presso il popolo fece sì che diventassero uno strumento per garantire . Lo dimostra una celebre locuzione consenso e sostegno al potere vigente usata dal poeta satirico Giovenale (I-II secolo d.C.): (letteralmente panem et circenses “pane e giochi”), divenuta paradigmatica di ogni governo che si mantiene soddisfacendo gli istinti del popolo. I giochi più celebri erano i , di cui erano protagonisti gladiatori ▶ gladiatori munera (così chiamati dal gladius, la piccola spada di cui spesso erano muniti per combattere) e fiere. Inizialmente avevano , ma con il tempo divennero dei scopi rituali veri e propri spettacoli. Erano giochi molto violenti e vennero abbandonati in seguito all’affermazione del , dopo che cristianesimo parecchi cristiani vi persero la vita subendo la disumana condanna , consistente ad bestias nell’affrontare inermi le belve nell’arena. La violenza si esprimeva anche tra la tifoseria, come testimonia lo storico Tacito (I-II secolo d.C.) raccontando gli scontri che, nel 59 d.C., contrapposero i tifosi di Nocera e quelli di Pompei, causando morti e feriti. : feste iniziatiche celebrazioni religiose caratterizzate da un momentaneo sovvertimento delle norme sociali. Nei , Lupercalia per esempio, i giovani iniziati si aggiravano per la città colpendo le donne con cinghie di pelle caprina per combatterne la sterilità. : opere munera sovvenzionate da personaggi facoltosi e destinate al popolo. Dettaglio del , 320 d.C. ca., Galleria Borghese, Roma. Mosaico del gladiatore per lo studio Descrivi il percorso educativo di un bambino romano appartenente a una famiglia agiata. 1. Quali erano le prerogative e le responsabilità del rispetto agli altri componenti della ? 2. pater familia Metti in evidenza le caratteristiche principali delle diverse tipologie di scuola presenti nel mondo romano: 3. a chi erano rivolte? Quali contenuti venivano affrontati? Quali finalità perseguivano? Per discutere INSIEME Abbiamo visto che a Roma gli insegnanti non godevano di molta considerazione. Come sono cambiate le cose oggi? Fai una ricerca sul riconoscimento economico e sociale degli insegnanti in Italia e poi discutine in classe con i tuoi compagni.