2. I modelli educativi in epoca altomedievale 2.1 CONTESTUALIZZAZIONI STORICHE: DALLA DISSOLUZIONE DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE ALL’ALTO MEDIOEVO La caduta dell’Impero  viene convenzionalmente fissata nel , anno in  romano d’Occidente 476 cui Odoacre, re germanico, depose l’imperatore Romolo Augustolo. Si è trattato,  tuttavia, dell’esito di un lungo processo di declino. La stessa rinuncia all’unità  dell’impero può essere considerata un sintomo della sua : il primo  fragilità a suddividerlo per ragioni amministrative fu l’imperatore Diocleziano (284- 305), alla fine del III secolo. Successivamente (306-337) riunificò  Costantino la carica imperiale ma, allo stesso tempo, spostò il centro dell’impero a Bisanzio,  attuale Istanbul, per garantire la difesa dei confini e controllare le rotte commerciali.  Inizialmente la futura capitale dell’Impero romano d’Oriente venne  chiamata Nuova Roma ma ben presto le fu attribuito il nome di Costantinopoli,  “città di ”. Nel frattempo Roma perse centralità anche in  Costantino Occidente, poiché, per ragioni strategiche, gli imperatori le preferirono altre  sedi, per esempio Milano. La   ripartizione dell’impero in Impero romano d’Oriente e d’Occidente si compì definitivamente nel , quando Teodosio (379-395) affidò ai suoi  395 eredi le due metà, che da quel momento avrebbero intrapreso percorsi distinti. L’ fu il più longevo e per mano  impero romano d’Oriente cadde nel 1453 degli . Nel crollo della parte occidentale, invece, giocarono un ruolo  ▶  Ottomani fondamentale le cosiddette , le quali si fecero via via più  invasioni barbariche sistematiche a partire dal III secolo. In realtà, più che di “invasioni” è preferibile  parlare di flussi migratori, motivati dalla ricerca di terre e condizioni di vita  migliori. In alcuni casi, questi furono permessi e favoriti  spostamenti di massa dagli stessi romani – i barbari, per esempio, dal III secolo in poi diventano  una presenza sempre più significativa nell’esercito, anche a causa delle costanti  defezioni dei romani –, in altri casi dovettero essere accettati come un dato  inevitabile. La stessa parola “ ”, inoltre, è frutto di una generalizzazione:  barbaro i romani la ereditarono dai greci, che la usavano per designare tutti coloro che  non parlavano la loro lingua. Con questo termine, dunque, si indicavano molteplici  popoli stranieri, come gli , i , i , i , gli , gli  alemanni goti sassoni franchi unni , i , i . Fu proprio uno di questi popoli – i – che,  alani vandali burgundi franchi circa quattro secoli dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, ne avrebbe  raccolto l’eredità, fondando il . Sacro Romano Impero Prima di entrare nel merito di questa storia, tuttavia, è necessario prendere  in considerazione un’altra grande potenza, che nel frattempo si sarebbe imposta  sul Mediterraneo: gli . Questa parola identificava originariamente  arabi le popolazioni nomadi e seminomadi che abitavano la penisola arabica ma  che, pur condividendo la stessa lingua, facevano parte di unità politiche di stinte. Fu l’ (o ) a conferire loro un’unità culturale, oltre che  islam islamismo religiosa, grazie all’opera del suo fondatore, (570 ca.-632), che  Maometto nella sua predicazione faceva appello alla coscienza personale, andando oltre  le separazioni familiari e tribali. Alla sua morte, gli arabi riportarono delle  vittorie sorprendenti sulle due più grandi potenze della regione: l’Impero bizantino  – ovvero l’Impero romano d’Oriente – e l’ . Quindi,  ▶  Impero persiano prima sotto la dinastia degli Omayyadi (661-750) e poi sotto quella degli  Abbasidi (750-1258), conquistarono il Nord Africa, la penisola iberica e una  parte del Sud dell’Italia. La , del 732, è stata assunta  battaglia di Poitiers come episodio simbolico dell’arresto dell’avanzata dei musulmani in Europa  a opera dell’esercito franco guidato da Carlo Martello (689 ca.-741). In  realtà, l’importanza di questa battaglia è legata soprattutto al rafforzamento  del prestigio politico di quest’ultimo, che riuscì ad affermare la sua casata, i  Carolingi, a capo dei franchi. Questo processo venne portato a compimento  dal nipote di Carlo Martello, (742-814). Egli diventò re dei  Carlo Magno franchi nel 768 e, in quarantasei anni di regno, diede vita a un impero di oltre  un milione di km , compreso tra i Pirenei, la valle del Danubio, l’Italia e il  2 Mare del Nord, scontrandosi con i a sud, con gli arabi a ovest,  ▶  longobardi con i a nord-est e con gli a sud-est. ▶  sassoni ▶  àvari Nel successo di Carlo Magno ebbe un ruolo fondamentale l’ . Bisogna infatti considerare che, a differenza di altri popoli barbari che si erano convertiti al cristianesimo dapprima nella sua versione ariana, i franchi si convertirono più tardi ma direttamente nella forma cattolica e per questo poterono avvalersi sin dall’inizio del favore della Chiesa di Roma . La giustificazione religiosa, inoltre, diede un importante impulso alle loro mire espansionistiche. L’interdipendenza tra papato e franchi conobbe un momento fondamentale dopo la vittoria di questi ultimi sui longobardi, il cui dominio in Italia era molto scomodo per il papato, ma si suggellò definitivamente nell’anno 800, con l’incoronazione di Carlo Magno da parte del papa Leone III, nella basilica di  alleanza  con il papato | ▶  APPROFONDIAMO | San Pietro a Roma. Era la nascita del , che durerà  Sacro Romano Impero formalmente fino al 1806. :  Ottomani membri di una  dinastia turca  che nel 1299  fondò uno dei  più duraturi ed  estesi imperi del  mondo. L’Impero  ottomano  raggiunse il  suo apogeo  con Solimano  il Magnifico  (1520-1566)  e si dissolse  all’indomani  della Prima  guerra mondiale. : detto anche Secondo impero persiano (per distinguerlo dal primo: 540-331 a.C.) o Impero sasanide dal nome della dinastia iranica che lo governò, sorse nel 224 e fu conquistato dai musulmani nel 651. Impero persiano :  longobardi popolazione  germanica  che nel 568 si  insediò in Italia  costituendo  un regno  indipendente con  capitale Pavia,  comprendente  quasi tutto il  Nord e vaste aree  nel resto della  penisola. :  sassoni popolazione  germanica  stanziata  soprattutto  nella parte  settentrionale  dell’attuale  Germania e dei  Paesi Bassi. :  àvari popolazione di  origine asiatica  che dal VI secolo  creò un regno  nell’Europa  centrale. L’Europa al tempo dell’impero di Carlo Magno.  >> pagina 580    IL PRIMATO DEL PAPA approfondiamo Durante il VI secolo si assiste a una prima, compiuta  affermazione del primato del vescovo di Roma, cioè  del papa, sugli altri vescovi e su tutto il mondo cristiano  occidentale. Secondo la fede cattolica, questa  autorità discende dalla funzione di guida esercitata  da Pietro sugli altri apostoli e dal suo ruolo come primo  vescovo di Roma. Si tratta, tuttavia, di un riconoscimento  frutto di un lungo e controverso processo  storico. Una figura chiave in questa direzione fu papa  Gregorio Magno (540-604). Egli operò in un’epoca  di passaggio, caratterizzata dal crollo dell’Impero  romano d’Occidente e dalla diffusione dei regni romano- barbarici, dimostrando grandi doti politiche,  oltre che spirituali, che gli valsero l’appellativo di  Magno (“grande”). Contestò decisamente il titolo  di “patriarca universale” che il capo della Chiesa  di Costantinopoli si attribuiva, rivendicandolo piuttosto  per il vescovo di Roma. Realizzò altresì dei  provvedimenti destinati a generare un impatto significativo  sulla cristianità, tant’è che viene venerato  come “dottore della Chiesa”. Innanzitutto promosse  la conversione dei longobardi, che occupavano una  buona parte del territorio italiano (la restante parte  era sotto il controllo dei bizantini). Inoltre diede impulso  all’opera di evangelizzazione, incoraggiando  il canto religioso corale, che da lui prende il nome  di canto gregoriano, e l’uso di immagini sacre, allo  scopo di sopperire al diffuso analfabetismo trasmettendo  le verità della fede in modo semplice e diretto. Attraverso il (“Libro della  Liber regulae pastoralis regola pastorale”), si propose di orientare i vescovi, i  sacerdoti e tutti coloro che erano preposti alla guida  delle anime. Nella terza e più corposa delle quattro  parti in cui si articola l’opera, insiste sulla necessità  di adattare l’insegnamento all’interlocutore, senza  perdere di vista l’obiettivo della crescita personale  e comunitaria, poiché «accade non di rado che certe  erbe adatte a nutrire alcuni animali ne uccidono altri  o che un leggero fischio che acquieta i cavalli eccita i  cagnolini; e una medicina che fa passare una malattia  ne aggrava un’altra; e il pane che rinvigorisce le  persone forti uccide i bambini piccoli». Quindi offre  indicazioni dettagliate su come occorre rivolgersi ai  fedeli, a seconda della loro condizione sociale, delle  loro inclinazioni caratteriali e delle loro qualità morali.  L’affermazione del potere temporale del papa si  affermò definitivamente nell’VIII secolo, grazie alla  complicità con i re franchi. 2.2 L’INSEGNAMENTO DELL’ISLAM Il tratto essenziale della religione nata sulla scorta della predicazione di Maometto è il rigoroso monoteismo, cioè la fede in un unico Dio, creatore del mondo, compassionevole e misericordioso. Nella visione islamica, Dio ha parlato molte volte al mondo attraverso i suoi (Adamo, Abramo, Gesù e altri) e ha affidato a   la sua rivelazione più recente, raccolta nel , il libro sacro dell’islam scritto dai suoi seguaci. La centralità del Corano, dunque, connette l’islam all’ebraismo e al cristianesimo, che vengono definiti  , perché hanno ricevuto anch’essi un messaggio da Dio, contenuto nella e nei Vangeli. Secondo lo studioso della cultura islamica Fred Donner (n. 1945), è possibile che all’inizio della sua storia l’islam includesse cristiani ed ebrei, anche perché la parola , che più tardi avrebbe designato la persona appartenente all’islam (da cui, in italiano, la parola “musulmano”), in origine identificava “colui che si sottomette” o, detto in altre parole, un devoto monoteista. profeti Maometto | ▶  IL PERSONAGGIO | Corano religioni del Libro Torah muslim Per l’islam la fede in Dio deve esprimersi attraverso la – ogni  preghiera musulmano, in base ad alcune prescrizioni definite in un’epoca successiva a  quella in cui venne scritto il Corano, ha il dovere di pregare cinque volte al  giorno – e l’ nei confronti dei più bisognosi. A queste indicazioni  elemosina vanno aggiunti la pratica del durante il Ramadam (il nono mese del  digiuno calendario islamico) e in altri momenti dell’anno, e i a Mecca  pellegrinaggi e dintorni. La propensione all’attivismo religioso, nella forma di un impegno  personale a è un’altra caratteristica peculiare  operare “per la causa di Dio” dell’islam, fin dalla sua nascita, e prende il nome di . jihad Nell’Arabia del VII secolo l’analfabetismo era molto diffuso, tant’è che  uno degli epiteti di Maometto è “messaggero illetterato”. Ciononostante,  Maometto attribuì una grande importanza all’istruzione e creò una scuola  nella moschea di Medina, la prima nella storia dell’islam, in cui si imparava  a leggere e a scrivere, si studiavano il Corano e la legge. In modo simile a  quanto accade nell’ebraismo , p. 527 e 529  , infatti, nell’islam la rivelazione  | ▶  UNITÀ 5 | di Dio è fonte di che regolano la vita personale e sociale.  prescrizioni L’importanza della memorizzazione del Corano e della meditazione su di  esso rimarrà nel tempo un tratto distintivo dell’educazione islamica. Francesca Bocca-Aldaqre (docente di cultura islamica) argomenta che, dopo la morte del profeta, si diffusero i , spazi preposti all’educazione di base dei bambini appartenenti a ogni classe sociale, allestiti all’interno di  kuttāb residenze private, all’aperto o nelle moschee. Queste, infatti, erano il luogo  di apprendimento per eccellenza. Solitamente ci si sedeva per terra in un cerchio, aspetto che è rimasto nella tradizione fino ad oggi; le riunioni di studi islamici nelle moschee sono appunto chiamate , cioè circoli. All’interno del cerchio era l’uso dell’insegnante sedersi appoggiato ad un pilastro della moschea, tanto che l’espressione: “appoggiarsi a un pilastro” divenne sinonimo di insegnare, e: “sedersi con qualcuno”, significava imparare da lui. halaqāt F. Bocca-Aldaqre, , in educazioneislamica.wordpress.com Le istituzioni educative dell’Islam medievale Dall’anno 1000 in poi, inoltre, si affermarono anche le , istituzioni  madrase finalizzate alla formazione superiore delle classi dirigenti. A conclusione  degli studi frequentati nella madrasa si riceva un certificato, che dava accesso  all’insegnamento.   Approfondimento – Fabio Zanello, Islam e ricerca interiore ⇒ |  T3 p. 592 I Messaggeri di Dio   Maometto IL PERSONAGGIO Muhammad ibn 'Abd, meglio conosciuto con il nome di Maometto, nasce nella seconda metà del VI secolo a Mecca, una fiorente città della penisola arabica dedita al commercio e meta di pellegrinaggi religiosi. Secondo la tradizione islamica, amava ritirarsi in solitudine per meditare e dal 610 in poi comincia a ricevere rivelazioni da parte di Dio (in arabo ). Tali rivelazioni, che lo accompagneranno fino alla morte, sono state raccolte per iscritto dando origine al Corano, il testo sacro dei musulmani. La predicazione di Maometto, incentrata su un radicale monoteismo e su uno spirito fortemente egualitario, costa a lui e ai suoi discepoli molte ostilità, soprattutto fino al 622, anno in cui emigrano a Yathrib, dove erano stati invitati a formare una comunità. Questo avvenimento così importante è stato scelto per segnare l'inizio del calendario islamico. Yathrib si sarebbe in seguito chiamata Medina, “la città del profeta”, e avrebbe ospitato la prima moschea. Più nello specifico, in questa città sarebbe sorta una prima organizzazione politico-religiosa sotto la guida di Maometto. Da qui, inoltre, “il messaggero di Dio” e i suoi seguaci condussero contro la città natale una lotta prolungata che li portò alla vittoria nel 630. Alla sua morte, avvenuta nel 632, Maometto era la personalità politica più importante dell'Arabia occidentale. Allah nasce a Mecca Seconda metà del VI secolo riceve le prime rivelazioni 610 emigra a Yathrib (Medina) sconfigge i meccani muore 622 630 632 L'islam proibisce la riproduzione di immagini di Dio, di colui che viene considerato l'ultimo e il più importante dei suoi profeti, Maometto, e più in generale delle figure umane. Per questo ha dato impulso a un tipo di arte che privilegia forme astratte e stilizzate. In particolare, la calligrafia è alla base di molti stili decorativi.  >> pagina 582 per immagini L’HAJJ Per i musulmani l’ , il pellegrinaggio  hajj a Mecca, è uno dei cinque  pilastri dell’islam, ossia gli obblighi  della legge religiosa: ogni  musulmano, salvo particolari impedimenti,  è tenuto a compierlo almeno  una volta nella vita, per purificarsi  dal peccato e avvicinarsi  a Dio. Meta del pellegrinaggio è la  Ka‘ba, un edificio situato nel cuore  della città, nel quale è custodita la  preziosa reliquia nota come Pietra  Nera. Le origini dell’ risalgono  hajj all’epoca preislamica. Quando, nel  630, i suoi seguaci conquistarono Mecca, Maometto purificò la Ka‘ba dagli  idoli pagani, facendone il luogo più sacro dell’islam. Gli altri pilastri dell’islam  sono la professione di fede, la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Pittura murale nella città vecchia di Gerusalemme. Vi è raffigurato l’ . hajj 2.3 LA RINASCITA CAROLINGIA E LA RIFORMA DELL’ISTRUZIONE In seguito al crollo dell’Impero romano, il livello culturale si era abbassato  notevolmente in Occidente e l’analfabetismo era la regola, anche tra gli ecclesiastici. Per contrastare questa situazione di decadenza, Carlo Magno si fece promotore di importanti riforme, che nel loro complesso diedero luogo alla cosiddetta . L’interesse principale del re era quello di preparare una , che potesse amministrare il suo vasto  rinascita carolingia classe dirigente colta impero. A questo scopo, innanzitutto riunì nella corte di Aquisgrana (l’attuale  Acchen, in Germania) un circolo di intellettuali. Tra questi, una figura  chiave fu il monaco (735-804), che ricevette il compito di  Alcuino di York istituire una . Alcuino  scuola di palazzo, destinata ai figli del re e della nobiltà organizzò la sul modello della scuola situata nella cattedrale  scuola palatina di York (Inghilterra), che aveva in precedenza diretto e che all’epoca  era una delle più illustri d’Europa. I programmi erano incentrati sulle sette  : la grammatica, la retorica e la logica, che – secondo la celebre  arti liberali ripartizione di (grammatico, 360-428) – costituivano il  Marziano Capella , e l’aritmetica, la geometria, la musica e l’astronomia, che componevano  trivio il . Alcuino si dedicò anche all’attività di insegnamento e fu  quadrivio autore di importanti manuali didattici. Inoltre i suoi consigli furono preziosi  per una serie di iniziative che ebbero un impatto ben oltre i confini di Aquisgrana. Nelle intenzioni del re, infatti, la restaurazione scolastica non doveva  limitarsi a pochi centri isolati, ma coinvolgere   ogni struttura organizzativa presente sul territorio dell’impero, finanche le parrocchie rurali. ecclesiastica I provvedimenti di Carlo Magno in materia d’istruzione sono contenuti  in e , tra le quali la più importante è l’enciclica  ▶  capitolari ▶  lettere encicliche (“L’educazione letteraria da coltivare”), composta tra il  De litteris colendis 780 e l’800 e indirizzata a Baugulfo,  abate di Fulda (nell’attuale Germania). In essa il sovrano lamenta l’ ignoranza  e i frequenti   del clero errori di trascrizione di cui sono costellati i testi liturgici.  Dunque dispone che in ogni sede  vescovile e in ogni monastero venga  fondata una scuola, destinata alla formazione  degli ecclesiastici – responsabili  delle attività di amministrazione e  della – ma  copiatura dei testi antichi anche degli aristocratici. Della rinascita culturale si avvantaggiarono, in qualche misura, anche le donne appartenenti alla nobiltà, come dimostra in particolare l’opera di  (prima metà del IX secolo),  Dhuoda che tratteremo nel prossimo paragrafo. La politica culturale di Carlo Magno  fu attraversata da una fondamentale preoccupazione di uniformità: egli, per  esempio, e .  estese la Regola benedettina a tutti i monasteri uniformò la liturgia Inoltre intervenne in materia di testi sacri, poiché la copiatura aveva  determinato la proliferazione di versioni diverse e discordanti. Incaricò Alcuino  e un altro dotto, il vescovo< di Orléans , di ricostruire, in competizione tra loro, il . Il confronto fu  di York Teodulfo testo corretto della Bibbia latina vinto dal primo, quindi il re sovvenzionò la produzione in serie della Bibbia  secondo la sua versione e la affidò allo di San Martino a Tours, nel  scriptorium quale Alcuino trascorse l’ultima parte della sua vita in qualità di abate. L’eterogeneità e l’arbitrarietà, tuttavia, caratterizzavano i testi sacri anche  sul piano della grafia, sicché essi, in mancanza di  uniformità nello stile dei caratteri e nelle abbreviazioni,  risultavano di difficile lettura e comprensione.  Per ovviare a questo problema venne introdotto  un nuovo stile di scrittura, chiaro ed elegante,  che oggi è conosciuto con il nome di minuscola  e che può essere considerato l’antenato  carolina dei moderni caratteri a stampa.   Video – La vita di Carlo Magno   Video – La cultura classica in chiave cristiana :  capitolare ordinanza,  suddivisa in  capitoli, emanata  dai sovrani  carolingi. :  enciclica lettera circolare  destinata a tutto  il regno. Oggi è  una lettera rivolta  dal papa ai  vescovi e ai fedeli  su specifiche  tematiche  dottrinali, morali  o sociali. Miniatura dell’evangelista Marco contenuta nell’evangelario di Godescalco, 781-783, Bibliotéque de France, Parigi. I capolavori della miniatura carolingia nascono negli , luoghi deputati alla copiatura e alla decorazione dei manoscritti e in genere situati nei monasteri, che costituiscono i principali centri di salvaguardia e diffusione della cultura. scriptoria La miniatura ritrae l'erudito Rabano Mauro (a sinistra), accompagnato da Alcuino (al centro), nell'atto di presentare un libro di Otgar, arcivescovo di Magonza. Österreichische Nationalbibliothek, Vienna. SONO COMPETENTE  La matematica ricreativa di Alcuino di York Tra i manuali didattici composti da Alcuino riveste un  certo interesse Problemi per rendere acuta la mente  ( ), che  dei giovani Propositiones ad acuendos juvenes costituisce la più antica collezione di problemi matematici  in lingua latina che ci sia pervenuta. Altre  raccolte ancora più antiche sono ,  Il papiro di Rhind un documento matematico egizio compilato intorno  al 1650 a.C., e ,  I nove capitoli sull’arte matematica un testo cinese risalente al periodo compreso tra il  I secolo a.C. e il I d.C. In particolare, l’opera di Alcuino  è dedicata alla matematica ricreativa, poiché  propone indovinelli, paradossi e giochi, che devono  essere risolti ricorrendo all’arguzia più che a specifiche  competenze matematiche. Anzi esiste un gruppo  di problemi che non necessitano affatto di strumenti  matematici, tra i quali rientra il celebre indovinello  “Il lupo, la capra e il cavolo”, che recita così: «Un  uomo doveva trasportare al di là di un fiume un lupo,  una capra e un cavolo e non poté trovare altra barca  se non una che era in grado di portare soltanto due di  essi. Gli era stato ordinato però di trasportare tutte  queste cose di là senza alcun danno. Chi è in grado  dica in che modo poté trasferirli indenni». Si tratta  dunque di trovare l’esatto ordine di azioni perché il  lupo non mangi la capra e la capra non mangi il cavolo.  Sono state ritrovate alcune varianti di questo indovinello,  con personaggi in parte differenti, in varie  regioni dell’Africa: in Algeria, per esempio, i protagonisti  sono uno sciacallo, una capra e un fascio di fieno. Attività Qual è, secondo te, la soluzione dell’indovinello? Alcuino  ne indica una, che richiede sette viaggi: nel primo  viaggio il traghettatore porta solo la capra, quindi  torna indietro e conduce il lupo ma riprende con sé  la capra; con la quinta traversata porta il cavolo, allora  torna di nuovo indietro e finalmente, con il settimo  viaggio, trasporta anche la capra, assicurandosi  che nessuno dei passeggeri abbia corso dei pericoli.  Esistono altre possibilità di soluzione, che necessitano  dello stesso numero di viaggi. Quali sono? Il celebre detto “salvare capra e cavoli” deriva dall’indovinello “Il lupo, la capra e il cavolo”, la cui prima versione scritta conosciuta si deve ad Alcuino di York.  >> pagina 585 approfondiamo   I MANUALI DIDATTICI Oltre ad Alcuino, nel lungo periodo che abbiamo preso in considerazione, altri autori elaborarono dei manuali didattici e formativi, allo scopo di favorire il dialogo tra la cultura greco-latina e la fede cristiana. Tra essi ne ricordiamo alcuni. Marco Aurelio Cassiodoro (490 ca.-580 ca.) fondò in Calabria il Vivarium, una comunità monastica dedita alla trascrizione e allo studio dei testi antichi. Nel manuale ("Istituzioni delle divine e umane lettere") offre indicazioni per l'interpretazione delle Sacre Scritture e delle opere classiche. Institutiones divinarum et saecularium litterarum Severino Boezio (480 ca.-524/526) fu autore di manuali didattici che ebbero grande influenza sulla cultura medievale, tra i quali il ("I fondamenti della musica"), il ("La geometria") e il ("I fondamenti dell'aritmetica"). Ebbe inoltre il merito di trasmettere alle future generazioni i temi e i problemi al centro della filosofia antica, specialmente del pensiero di Platone e Aristotele, così come erano stati reinterpretati in epoca ellenistica. De institutione musica De geometria De institutione arithmetica Isidoro di Siviglia (560 ca.-636) scrisse numerose opere enciclopediche, tra le quali spicca per importanza le ("Etimologie"). Nell'opera vengono raccolti, in ordine alfabetico e in relazione alla loro etimologia, argomenti tratti dalle fonti più disparate. Etymologiae Il Venerabile Beda (672/673-735) è considerato uno dei più grandi eruditi del Medioevo. Tra la quarantina di libri che gli vengono attribuiti, il ("Libro sul linguaggio per mezzo di gesti delle dita") e il ebbero una grande fortuna durante il Medioevo nell'insegnamento rispettivamente dell'aritmetica e dell'ortografia. Liber de loquela per gestum digitorum De orthographia  >> pagina 586 2.4 L’EDUCAZIONE ARISTOCRATICA: IL DI DHUODA LIBER MANUALIS L’epoca carolingia diede impulso all’educazione laica, oltre che a quella religiosa.  La testimonianza più importante in questo senso è il   Liber manualis (“Manuale”) che la nobildonna dedicò a suo figlio Guglielmo.  Dhuoda | ▶  L’AUTRICE | L’opera rientra nel genere, molto diffuso durante il Medioevo, degli  (letteralmente “specchi dei prìncipi”), manuali etico-pedagogici  specula principum destinati ai giovani rampolli dell’aristocrazia. Come dichiara l’autrice  stessa nel prologo, infatti, il figlio Guglielmo avrebbe potuto specchiarsi in  esso e trovarvi ogni indicazione utile per piacere a Dio e giovare al mondo. Il  di Dhuoda, tuttavia, presenta due caratteristiche che lo rendono  Liber manualis unico: innanzitutto è stato , che sebbene figlia, moglie e madre  scritto da una donna di nobili era pur sempre un soggetto marginale nella società del tempo; inoltre era rivolto al proprio figlio, dunque, diversamente da altri manuali,  è caratterizzato da un . linguaggio affettuoso In un momento di grande instabilità nei rapporti tra monarchia franca e  aristocrazia, la politica familiare aveva determinato l’allontanamento di Guglielmo  dalla madre prima del compimento della maggiore età, che all’epoca  si raggiungeva con i sedici anni, essendo egli stato ceduto come ostaggio a  Carlo il Calvo. Gli scontri e gli intrighi di corte che avevano accompagnato  la successione al trono carolingio, infatti, avevano favorito inaspettatamente  , l’ultimo figlio di Ludovico il Pio (814-840) e nipote di  Carlo il Calvo Carlo Magno, che nell’852 diventò re dei franchi occidentali, scalzando il  nipote Pipino II. Dunque , marito di Dhuoda, che  Bernardo di Settimania fino a quel momento aveva sostenuto Pipino II, si vide costretto a cedere il  suo primogenito come ostaggio, in segno di sottomissione al nuovo sovrano. Guglielmo entrò quindi a far parte della compagnia del re, presso la corte  di Aquitania. Una sorte peggiore era capitata al secondogenito, richiamato  a sé dal padre senza che Dhuoda potesse neanche conoscerne il nome. Anche  quest’ultimo è destinatario del manuale, poiché l’autrice raccomanda a  Guglielmo di prendersi cura del fratello minore e di consegnargli il libro,  quando giunga il momento opportuno. La scrittura del Liber manualis, dunque,  rappresenta il mezzo scelto da Dhuoda per mantenere in vita la relazione  con i propri figli e indirizzare la loro educazione. Lo dichiara lei stessa  quando afferma: La maggior parte delle madri di questo mondo può godere della vicinanza dei suoi figli, mentre io, Dhuoda, sono tanto lontana da te, figlio mio Guglielmo, e per ciò in uno stato di ansia, acuito dal desiderio di esserti utile; ecco perché ti invio questo opuscolo scritto a mio nome, affinché tu lo legga ai fini della tua formazione; sarò felice se, pur essendo io assente fisicamente, proprio questo libretto ti richiamerà alla mente, quando lo leggerai, ciò che devi fare secondo le mie direttive. Dhuoda, , Jaca Book, Milano 1982, p. 35. Educare nel Medio Evo. Per la formazione di mio figlio. Manuale Dhuoda trasmette con convinzione e senso di responsabilità gli ideali  dell’alta feudalità franca , tant’è che Pierre Riché (storico  | ▶  APPROFONDIAMO | francese, 1921-2019) ha definito il suo manuale . “il libro del perfetto aristocratico” Il testo si suddivide in fondamentali, che riguardano il tre parti rapporto  , il e l’ .  con Dio rapporto con il prossimo agire pratico all’interno della società L’insegnamento morale del si fonda su una Liber manualis “religione  , che procede da Dio, padre celeste, al padre terreno (che  della paternità” costituisce il primo prossimo), e quindi al signore feudale (che nel caso di  Guglielmo è Carlo il Calvo). Alla luce della nostra sensibilità, può stupire  che Dhuoda esorti i propri figli a sottomettersi alla volontà del padre Bernardo,  viste le molte sofferenze che proprio la sua sottomissione al marito  le aveva provocato: questi, infatti, l’aveva abbandonata, per ragioni che non  sono ancora chiarite, e crudelmente separata dai suoi figli. In effetti, in alcuni  punti del testo, Dhuoda interrompe la placida sicurezza con cui impartisce il  suo insegnamento e dichiara tutta la sua angoscia: Risiedendo io in questa città [Uzès] da lungo tempo, per ordine del mio signore, quantunque felice per l’esito delle sue lotte, ma privata per lungo tempo della vostra presenza, per la gran nostalgia di voi entrambi, mi preoccupai di far trascrivere e di farti avere questo libretto, corrispondente alla modestia del mio ingegno. Anche se sono turbata da molti affanni, tuttavia questo ha la priorità, secondo Dio, quello di poterti un giorno guardare quale tu sei, se Dio lo vorrà. E come lo vorrei, se Dio mi desse la perfezione morale; ma poiché la salvezza è lontana da me, peccatrice, lo anelo intensamente ed in questo anelare il mio spirito si infiacchisce. Dhuoda, cit., p. 42. Il libro, nonostante sia stato e nonostante  scritto da una laica per un laico sia finalizzato al raggiungimento del successo sociale, è intriso di cristianesimo.  Del resto, un aspetto tipico dell’educazione nobiliare dell’epoca è il  suo essere profondamente imperniata sui . Anzi, in merito  valori cristiani a tutta una serie di aspetti – per esempio le istruzioni concernenti la pre ghiera, la proposta di un assiduo sforzo spirituale diretto al dominio di sé e  al superamento dei vizi – l’opera di Dhuoda si caratterizza per un rigore di  . Il manuale inoltre rivela la profonda cultura dell’autrice, che  tipo monastico attinge soprattutto dalle Sacre Scritture e dalle opere dei Padri della Chiesa,  ma anche da autori latini, quali Ovidio e Plinio il Vecchio, e dalla tradizione  etica germanica.   Dhuoda l’autrice La vita di Dhuoda si situa in un periodo molto  difficile della storia dell’Impero carolingio. Il  successore di Carlo Magno, Ludovico il Pio,  infatti, non fu in grado di gestire il potere con  decisione e la sua debolezza avvantaggiò i  feudatari e favorì le lotte fratricide tra i suoi  eredi. Dhuoda nasce intorno all’803, probabilmente  nella parte settentrionale del Regno franco. Nell’824 sposa ad Aquisgrana il nobile Bernardo  di Settimania, imparentato con la casa  reale. Per diversi anni lo segue nei suoi spostamenti,  quindi le viene imposto di fermarsi  nella città di Uzès, dove continua a occuparsi  degli affari del marito, contraendo – come  lei stessa dichiara – molti debiti. Nell’826  dà alla luce Guglielmo, il destinatario del  suo manuale, e nell’841 ha un secondo figlio,  Bernardo, che le viene subito portato via. Per  questioni di opportunità politica, nell’844  Carlo il Calvo condanna a morte il marito  e, pochi anni dopo, fa decapitare anche il  figlio Guglielmo. Non sappiamo tuttavia se  Dhuoda venne a conoscenza di questi tragici  eventi, poiché nel libro dichiara più volte di  essere prossima alla morte. Il secondogenito  invece sopravvisse. Un bisnipote di Dhuoda,  Guglielmo il Pio, fonderà l’abbazia di Cluny,  una delle più prestigiose istituzioni religiose  d’Europa. Il fu composto a Uzès, nella Francia sud-occidentale, tra l’842 e l’843, ma non sappiamo se giunse al destinatario e quale effetto abbia esercitato su di lui. Liber manualis DA ORA IN POI Duoda Duoda è un centro di ricerca delle donne, con sede all’Università  di Barcellona, che è stato fondato nel 1982 da un  gruppo di studentesse e docenti di storia. Duoda è uno spazio  di discussione sulla storia delle donne. Come si evince  dal nome, che si richiama all’autrice dell’alto Medioevo e  mira a dare voce all’esperienza femminile, promuovendo la  conoscenza e la diffusione di opere scritte da donne. Duoda  pubblica una rivista e organizza un master online in Studi  sulla differenza sessuale. Duoda collabora con la di Milano e la Comunità filosofica femminile , che costituiscono due punti di riferimento fondamentali per l’elaborazione del pensiero femminista in Italia. Libreria delle Donne Diotima   IL SISTEMA FEUDALE E LA NASCITA DELLA CAVALLERIA approfondiamo Carlo Magno portò a compimento un processo, già intrapreso dal nonno Carlo Martello, che mirava a rafforzare l’autorità del sovrano su uomini di fiducia, nonché su potenziali rivali, attraverso concessioni di terre: contee, aree vaste più o meno quanto una moderna provincia, e marche, ovvero zone di frontiera preposte a funzioni difensive. Per non intaccare le proprie risorse fondiarie, i Carolingi affidavano le terre ecclesiastiche attraverso l’istituto della precaria, una sorta di usufrutto, lasciandone però la formale proprietà alla Chiesa. I governatori, cioè gli uomini di fiducia ai quali il sovrano affidava le terre ecclesiastiche mediante tale istituto, erano perciò sostituibili in qualsiasi momento. I , inoltre, erano gli inviati del re, incaricati di vigilare e riferire intorno all’operato di conti e marchesi. D’altra parte, i sovrani incoraggiarono i capi di ogni unità territoriale a includere gli uomini più influenti della loro regione in una propria cerchia, spingendo di fatto ogni uomo libero a scegliersi un signore. Questo complesso di rapporti di dipendenza diede origine al sistema feudale, detto anche rete vassalla. La fedeltà che ogni vassallo giurava al re rafforzava la sottomissione che i sudditi dovevano al sovrano e si esprimeva attraverso l’esercizio di una serie di servizi: l’amministrazione della giustizia, la riscossione delle tasse e soprattutto la convocazione dell’esercito, in occasione delle campagne di conquista. Anche gli istituti ecclesiastici dovevano fornire prestazioni militari, in proporzione alla loro proprietà fondiaria. È in questa cornice che iniziano a emergere i cavalieri, guerrieri scelti che combattono a cavallo, al servizio di un signore locale. Col tempo si delineò una complessa etica cavalleresca, fondata sull’osservanza dei valori cristiani, la difesa dei deboli, la devozione al signore, il coraggio e la magnanimità, che giunse a una compiuta definizione tra il XII e il XIII secolo. missi dominici  >> pagina 589 CITTADINI RESPONSABILI Il dialogo interreligioso Nonostante sia possibile rintracciare molti  aspetti comuni alle differenti religioni che popolano  il mondo e specialmente a quelle monoteiste  (ebraismo, cristianesimo, islam), la religione  è spesso causa di contrapposizioni e scontri. Per  meglio dire, essa offre una solida base ideologica  per conflitti che in genere hanno radici in  problemi di natura diversa, quali le diseguaglianze  sociali, la lotta per l’accaparramento  delle risorse naturali, gli squilibri politici ereditati  dal colonialismo. Oggi in particolare l’islam  è al centro di aspre polemiche poiché, anche se  è una religione incentrata sull’amore, una sua  interpretazione integralista è usata per giustificare  atti violenti e distruttivi. D’altra parte, il  terrore generato da queste azioni contribuisce  a diffondere nelle società occidentali un’ostilità  generalizzata nei confronti delle persone musulmane  o arabe. In questo scenario, la promozione  della pace e dell’accoglienza reciproca non può  prescindere dal dialogo interreligioso, inteso  come percorso educativo che persegue diversi  obiettivi: prendere consapevolezza dei molteplici  usi strumentali della religione; mettere in  discussione i propri preconcetti; aprirsi al confronto  con l’altro e ricercare modalità nonviolente  per affrontare le divergenze e le sfide cruciali  del presente. “Islamofobia” è un neologismo coniato per indicare una forte e ingiustificata avversione nei confronti della cultura e della religione islamica. La foto è stata scattata nel corso di una manifestazione tenutasi pochi giorni dopo gli attacchi terroristici del 17 agosto 2017 che hanno colpito le città spagnole di Barcellona e Cambrils causando 16 morti e 136 feriti. La manifestazione intendeva esprimere solidarietà ai familiari delle vittime e, al contempo, un netto rifiuto delle risposte basate su chiusura e intolleranza religiosa. Lavoriamo INSIEME   Che importanza ha la religione per la tua famiglia  e nel contesto in cui vivi? Discutine in classe con i  compagni. per lo studio Quali fattori determinarono la crisi dell’Impero romano d’Occidente? 1. In quali ambiti si espresse l’opera di uniformazione culturale promossa da Carlo Magno? 2. In quale situazione si trovava Dhuoda quando scrisse il ? Con quale proposito lo compose? 3. Liber manualis     Per discutere INSIEME Sai che alcune parole dell’italiano derivano dall’arabo? Scopri quali sono, facendo una ricerca in Internet insieme ai tuoi compagni.