PAROLA D’ AUTORE ⇒ T1  I padri del deserto | Ascesi, solitudine e disciplina nel monachesimo orientale I detti hanno caratteristiche comuni: la loro autorevolezza non si fonda su basi  teoriche, ma sull’incisività e sul radicamento in un’esperienza di vita. Inoltre,  invece che offrire risposte definitive, invitano alla ricerca costante e a imparare  a leggere la realtà in maniera autonoma. Allo stesso tempo, manifestano punti di  vista molteplici su diverse questioni e non possono essere ricondotti a una dottrina  unitaria. I detti di seguito riportati si soffermano in modo originale su alcuni  aspetti centrali della vita monastica, quali l’ascesi, la solitudine, la disciplina. , Qigajon, Magnano, 2013, pp. 31, 23, 32, 283-284 I detti. Collezione sistematica 1. Molti che vivono sul monte si perdono comportandosi  come la gente di città, e molti che vivono  nelle città si salvano compiendo le opere del  deserto. È possibile, infatti, vivere da soli nell’animo,  pur essendo insieme a molti, e vivere in mezzo  alle folle con il pensiero, pur essendo da soli. 2. Mentre si svolge la sinassi io vedo tutta l’assemblea  1 ( ) come un fuoco, e quando l’assemblea  ekklesía si scioglie, anche il fuoco a sua volta si ritira. 3. Un fratello interrogò un anziano dicendo:  “Qual è un’azione buona, perché io possa compierla  e vivere grazie a essa?”. E l’anziano gli disse:  “Dio sa ciò che è buono. Ma ho sentito dire che  uno dei padri interrogò abba Nisteroo il Grande,  l’amico di abba Antonio, e gli disse: ‘Qual è un’azione  buona, perché io possa compierla?’ E quello  gli disse: ‘Non sono tutte uguali le pratiche di  vita? La Scrittura dice che Abramo era ospitale  e Dio era con lui, che Elia amava la quiete e Dio  era con lui, che David era umile e Dio era con lui.  Ciò che vedi che la tua anima desidera secondo  Dio, fallo e custodisci il tuo cuore’ ”. 4. Un tale, che cacciava bestie selvatiche nel  deserto, vide abba Antonio che scherzava con i  fratelli e ne fu scandalizzato. Ma l’anziano, volendo  convincerlo che di tanto in tanto bisogna  accondiscendere ai fratelli, gli disse: “Metti una  freccia sul tuo arco e tendilo”. E così fece. Gli  disse di nuovo: “Tendilo”; e lo tese. Gli disse di  nuovo: “Tendilo”. Il cacciatore gli disse: “Se lo  tendo oltre misura, l’arco si spezza”. Gli disse  abba Antonio: “Così anche nell’opera di Dio.  Se estenuiamo i fratelli oltre misura, si spezzano  presto. Bisogna dunque accondiscendere  a loro”. All’udire queste parole, il cacciatore fu  preso da compunzione e se ne andò molto edificato  2 dall’anziano. E i fratelli, fortificati, fecero  ritorno al luogo dove abitavano. La sinassi eucaristica era un momento di preghiera che riuniva  1. i monaci appartenenti alla stessa comunità e che si svolgeva nel  fine settimana. Mortificazione, rincrescimento, pentimento. 2. Rispondi Che cosa significa il primo detto? Spiega il contenuto  1. con le tue parole. Che cosa indica, secondo te, l’immagine del fuoco  2. nel secondo detto? Che cosa accomuna e cosa distingue Abramo, Elia  3. e David nel terzo detto? Sei d’accordo con le parole rivolte da Antonio  4. abba al cacciatore? Perché?  >> pagina 591 ⇒ T2  Benedetto da Norcia | Ora et labora Riportiamo il capitolo 48 della Regola benedettina, dedicato al tema del lavoro  quotidiano. Le indicazioni di Benedetto scandiscono il ritmo della giornata, alla  ricerca di un equilibrio perfetto tra la preghiera, il lavoro e la lettura, in base ai  diversi periodi dell’anno. Alcuni studiosi, infatti, sostengono che il principio ora et  , che non è di Benedetto ma è stato attribuito ai benedettini successivamente,  labora dovrebbe essere ampliato in ora, , cioè “prega, leggi e lavora”. lege et labora , a cura di S. Pricoco, Fondazione Lorenzo Valla Mondadori, Milano, 1995, pp. 223-227 La Regola di san Benedetto e le Regole dei Padri L’ozio è nemico dell’anima, e perciò i fratelli  in certe ore devono essere occupati nel lavoro  manuale, in altre nella lettura divina. Di conseguenza  riteniamo che entrambe le occupazioni  siano ripartite nel tempo con il seguente  ordinamento: da Pasqua fino alle calende di  ottobre , uscendo al mattino facciano i lavori  1 necessari dalla prima fin quasi all’ora quarta . 2 3 Poi, dall’ora quarta fino all’ora in cui faranno  la sesta , attendano alla lettura. Dopo la sesta,  4 alzandosi da tavola si riposino nei loro letti in  assoluto silenzio o, se qualcuno vorrà leggere  per conto suo, legga in modo da non disturbare  nessuno. Si faccia nona un poco in anticipo,  5 verso la metà dell’ora ottava , e di nuovo lavorino  6 a quello che c’è da fare fino al vespro . Se  7 le esigenze del luogo o la povertà richiedono  che essi si occupino personalmente di raccogliere  le messi , non se ne affliggano, giacché  8 allora sono veramente monaci, se vivono del  lavoro delle proprie mani, come i nostri padri  e gli apostoli. Tutto però sia fatto con misura,  avendo riguardo per i deboli. Invece dalle  calende di ottobre all’inizio della quaresima   9 attendano alla lettura fino a tutta l’ora seconda .  10 Dopo l’ora seconda si faccia terza e fino  11 a nona tutti eseguano il lavoro che viene loro  assegnato. Dato poi il primo segnale dell’ora  nona, ciascuno si stacchi dal proprio lavoro e  stia pronto finché suonerà il secondo segnale. Dopo il pasto attendano alle proprie letture o  ai salmi. Nei giorni di quaresima, dal mattino  sino a tutta l’ora terza attendano alle proprie  letture e sino a tutta l’ora decima eseguano  12 il lavoro che è loro assegnato. In questi giorni  di quaresima tutti ricevano dalla biblioteca un  libro a testa e lo leggano ordinatamente per  intero. Questi libri devono essere dati all’inizio  della quaresima. Anzitutto si dia incarico  a uno o due anziani di girare per il monastero  nelle ore in cui i fratelli attendono alla lettura  e di vedere che non si trovi un fratello il quale,  preso dall’accidia , stia a oziare o a chiacchierare  13 e non si applichi alla lettura e non solo sia  inutile a sé ma distolga anche gli altri. Se si  troverà – non sia mai! – un tipo simile, sia ri preso una prima e una seconda volta; se non si  correggerà, sia sottoposto alla penitenza della  regola in modo che gli altri ne siano intimoriti. Né un fratello si accompagni a un altro fratello  in ore indebite. La domenica ugualmente tutti  attendano alla lettura, tranne coloro che sono  incaricati dei vari uffici. Ma se qualcuno fosse  così negligente e svogliato da non volere o da  non potere raccogliersi o leggere, gli si dia un  lavoro in modo che non resti in ozio. Ai fratelli  infermi o delicati si assegni un lavoro o un  mestiere appropriato, così che essi non stiano  in ozio e neppure restino schiacciati dal peso  violento del lavoro o siano tentati di andarsene.  La loro debolezza deve essere considerata  dall’abate. 1 ottobre. 1. La prima delle ore canoniche, in cui è  2. suddivisa la giornata per regolare la preghiera  comune. Si celebra in genere dopo l’alba,  quindi intorno alle 6.00, ma il suo orario  esatto, come quello delle altre ore canoniche,  varia a seconda delle stagioni. Fino a poco prima delle 10.00. 3. L’ora sesta si celebra intorno alle 12.00. 4. L’ora nona si celebra intorno alle 15.00. 5. Cioè verso le 14.30. 6. Il vespro è la preghiera del tramonto. 7. Ovvero i prodotti agricoli. 8. Tempo dell’anno liturgico, stabilito dalla  9. Chiesa cattolica, che va dal mercoledì delle  ceneri al sabato santo. È un periodo di  penitenza, in preparazione alla festa della  Pasqua. Fino alle 9.00 circa. 10. Vedi nota 2. L’ora terza si celebra in genere  11. intorno alle 9.00. Fino alle 17.00 circa. 12. Indolenza, pigrizia. 13. Rispondi Quali frasi esprimono con più forza l’importanza  1. del lavoro e il rifiuto dell’ozio? Sottolineale. Quali raccomandazioni Benedetto rivolge all’abate? 2. Quali sono gli atteggiamenti biasimati da Benedetto? 3.  >> pagina 592 ⇒ T3  | Il Corano I Messaggeri di Dio Il breve brano che proponiamo, che si trova nelle prime pagine del Corano,  chiarisce il rapporto tra l’Islam e le altre religioni del Libro, rivelate attraverso i  suoi messaggeri, in particolare Mosè per quanto riguarda l’ebraismo e Gesù figlio  di Maria per il cristianesimo. , a cura di A. Busani, BUR, Milano, 1998, pp. 4-12 Il Corano Questo è il Libro scevro di dubbi dato come  guida per i timorati di Dio, – i quali credono  nell’Invisibile, eseguono la Preghiera ed elargiscono  di ciò che loro abbiamo donato; e che  credono in ciò che è stato rivelato a te e in ciò  che è stato rivelato prima di te e son certi del  mondo dell’Oltre. – Questi sono i ben guidati  dal loro Signore, questi sono coloro che prospereranno!  […] In verità noi demmo a Mosè il Libro e gli facemmo  successivamente seguire gli altri Messaggeri,  e demmo a Gesù figlio di Maria prove  evidenti e lo confermammo con lo Spirito di  Santità. Ma dunque ogni qual volta un Messaggero  vi porta ordini non graditi, voi superbamente  vi ribellate e alcuni ne smentite, altri  ne uccidete? […] Che pessimo baratto han  fatto dell’anime loro, rinnegando ciò che Iddio  ha rivelato, invidiosi del fatto che Dio rivela  la sua grazia a chi Egli vuole di fra i suoi servi  […]. E quando si dice loro: “Credete dunque  in ciò che Iddio ha rivelato!”, essi rispondono: “Crediamo in quel che fu rivelato a noi” rinnegando  ciò che è venuto dopo, mentre non è  che la Verità che conferma quella che essi già  hanno. Rispondi Come vengono descritti i fedeli? 1. Qual è l’atteggiamento prevalente verso i Messaggeri  2. di Dio secondo il brano? Spiega la frase «non è che la Verità che conferma  3. quella che essi già hanno» alla luce delle informazioni  sull’islam contenute nell’unità.