1. La razza 1.1 Il concetto di razza La consapevolezza di essere ciò che siamo come individui e il sentimento di appartenenza a un sé collettivo rinviano entrambi a ciò che si è soliti chiamare . identità Come abbiamo già visto , p. 25 , gli antropologi hanno evidenziato che tutte le società tendono a elaborare forme di identità, cioè un e al tempo stesso un senso di . Costruire risposte culturali su chi siamo come persone, a livello individuale, psicologico, ma anche a livello sociale e collettivo, cioè , implica sempre : le caratteristiche dell’identità emergono in , cioè in rapporto a caratteristiche differenti dalle nostre, che definiscono la diversità, ossia gli altri, più o meno diversi da noi. | unità 1 ▶ | senso del noi altri da noi pensare l’identità pensare la differenza modo relazionale Il filosofo e saggista bulgaro naturalizzato francese Tzvetan Todorov (1939-2017) in un famoso libro, intitolato (1991), afferma che gli esseri umani si assomigliano ma al tempo stesso differiscono: questo significa che le comunità umane possono essere anche molto diverse fra loro, ma la specie (biologica) rimane una. Il problema allora è capire fino a dove si estende il territorio dell’identità e dove inizia quello della differenza. Nei secoli passati, la riflessione su questo problema si è sviluppata soprattutto intorno al concetto di “ ”. Noi e gli altri ▶ razza Con il termine “razza” si definisce un insieme di individui riconducibile a uno , che si distingue da altri tipi simili appartenenti alla stessa specie. Se fu il medico e viaggiatore francese François Bernier (1620-1688) a utilizzare per la prima volta nel 1684 la parola “razza” nell’accezione moderna, la teoria della risale ai lavori sistematici del medico e botanico svedese Linneo (1707-1778) e ha costituito il terreno di un costante dibattito fra antropologi e zoologi fino a tempi non troppo lontani. Linneo fondava la classificazione della specie umana in razze diverse sul riconoscimento di , in particolare il colore della pelle. stesso tipo fisico differenziazione biologica dell’umanità in razze caratteri morfologici distintivi Le razze umane venivano assimilate alle specie animali: si stabiliva che fra due razze vi era la stessa distanza che si aveva per esempio fra il cavallo e l’asino; quindi non tale da impedire la fecondazione reciproca, ma sufficienti per stabilire una . La classificazione più diffusa distingueva tre razze: la , la e la . Ma gradualmente, nel corso del tempo, questo schema si andò semplificando verso due soli poli fra cui disporre tutte le altre razze: il bianco e il nero. differenza chiaramente visibile bianca gialla nera : concetto elaborato in Europa nel XVIII secolo per indicare un gruppo di individui che presentano caratteri fisici ereditari comuni e differenti da quelli di altri gruppi della stessa specie (il colore della pelle, la forma del naso, i capelli ecc.), in base ai quali veniva suddivisa e gerarchizzata la specie umana. razza Gli esseri umani sono tutti uguali, perché appartengono alla stessa specie biologica, ma allo stesso tempo sono tutti diversi, perché rappresentano un enorme caleidoscopio di differenze somatiche e culturali: riflettere su chi siamo equivale quindi a considerare chi non siamo. In passato, quando si è dibattuto sul significato di queste vicinanze e distanze tra uomini, è emerso il concetto di “razza”. >> pagina 141 1.2 Il razzismo La tendenza a , quelli che si considerano gli “altri da noi” (nazioni, culture, classi sociali inferiori), è antichissima. Nel corso dei secoli molti popoli o gruppi sociali ebbero la tendenza a chiudersi agli altri, escludendo o discriminando i diversi con un atteggiamento che si può definire ed etnocentrico , p. 63 , fondando la propria superiorità su elementi linguistici, culturali o religiosi. discriminare i “diversi” ⇒ xenofobo | unità 2 ▶ | greci e romani definivano “ ” i popoli che non parlavano la loro lingua, da “bar-bar”, espressione che indicava onomatopeicamente il loro balbettio incomprensibile. Esempio: barbari È invece molto più recente la concezione, che si vuole “scientifica”, della suddivisione dell’umanità in . Essa risale a un movimento di idee nato in Europa e collocabile nel periodo compreso fra la metà del Settecento e la metà del Novecento: il . razze biologicamente superiori e inferiori razzismo Con il termine “razzismo” si intende dunque la , a ciascuna delle quali sono attribuite determinate , e che prevede la . Il razzismo è alla base di una prassi politica volta, con discriminazioni e persecuzioni, a garantire la e il della razza superiore. dottrina dell’esistenza biologica di differenti razze umane caratteristiche morali e intellettive superiorità della razza di appartenenza su tutte le altre purezza predominio Questo tipo di razzismo viene definito “ ”, o “ ”, per distinguerlo, come vedremo, dalle nuove forme di razzismo che, purtroppo, sono ancora diffuse nella società contemporanea: un razzismo debiologizzato, che si può definire “ ” o “ ”. classico universalista neorazzismo razzismo differenzialista Il razzismo classico ha preteso di stabilire un e di giustificare, sulla base delle , la dominazione di alcuni gruppi su altri: a una supposta superiorità sul piano fisico (il bianco superiore al giallo e al nero) doveva necessariamente seguire una . nesso causale tra aspetto fisico e cultura differenze somatiche superiorità sul piano culturale e morale Todorov ci esorta a considerare attentamente il della continuità tra fisico e morale: le razze non sono semplici raggruppamenti di individui caratterizzati da un aspetto simile. «Il razzista postula la : in altri termini, alla divisione del mondo in razze corrisponde una divisione altrettanto netta per culture. Possono esserci diverse culture per ciascuna razza, ma ogni volta che c’è variazione razziale c’è anche cambiamento di cultura». Non vi è quindi solo la coesistenza fra razza e cultura, ma la fra esse: . Affermando con forza il principio di causalità biologica, il razzismo comporta la percezione dell’altro come diverso , o . E contemporaneamente, in modo speculare, afferma per essenza, o per natura, il . ▶ postulato connessione fra le caratteristiche fisiche e le caratteristiche morali relazione causale le differenze fisiche determinano le differenze culturali per essenza per natura valore immutabile della propria identità Questo principio, che è il cuore del razzismo classico, implica la e l’impossibilità di modificarla mediante l’educazione. Il comportamento dell’individuo dipende in larga misura dal gruppo razzial-culturale (o “etnico”, come vedremo nel prossimo capitolo) al quale appartiene. trasmissione ereditaria della sfera simbolica e mentale Il razzismo elabora una , stabilendo la superiorità della razza bianca su tutte le altre. Ciò implica che il razzista abbia a disposizione una gerarchia unica di valori, un in rapporto al quale può formulare . Ma sostenere la possibilità di questo quadro unico di riferimento avendo al tempo stesso rinunciato all’unità del genere umano è una contraddizione profonda. Il giudizio di valore di tipo razzista assume spesso una forma di : la mia razza è bella, le altre sono più o meno brutte. Il giudizio riguarda anche le qualità intellettuali (l’intelligenza del bianco e la stupidità del nero) e le qualità morali (la nobiltà del bianco e la bestialità del nero). classificazione gerarchica fra le razze quadro valutativo etnocentrico giudizi universali valutazione estetica Dal razzismo classico universalista discende quindi sempre ; in questo modo l’assoggettamento delle razze inferiori, ma anche la loro separazione, il loro allontanamento, la loro discriminazione o eliminazione, possono essere giustificati dalla “scienza” accumulata in materia di razze. un giudizio morale che si fa ideale politico : principio la cui validità si ammette , utilizzato per spiegare fatti o costruire una teoria basata sul metodo deduttivo. postulato a priori radici delle parole che pratica la xenofobia; dal greco , “straniero” e , “paura”, indica un sentimento di ostilità generica e indiscriminata verso gli stranieri in quanto tali e verso tutto ciò che è o è percepito come straniero. xenofobo: xénos phóbos >> pagina 142 1.3 Un’epoca di misurazioni È nell’Ottocento, dunque, che si conferisce un fondamento biologico al mito della razza, con la ricerca dell’origine remota, primordiale e incontaminata di questa o di quella nazione, oppure di una classe sociale (l’aristocrazia con la sua purezza di sangue) in contrapposizione a un’altra (la borghesia). È nel (1853-1855) che lo scrittore e filosofo francese Joseph Arthur de Gobinau (1816-1882) sostenne la superiorità biologica e spirituale della germanica. Nello stesso periodo furono avanzate che invitavano a preservare i caratteri migliori della razza impedendo il meticciato, ossia l’accoppiamento fra individui di razze diverse, e la riproduzione degli individui considerati peggiori. Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane ▶ razza ariana ▶ teorie eugenetiche Lo studioso francese (n. 1946), uno dei massimi esperti dell’ideologia razzista, ha sottolineato l’importanza della diffusione nell’Europa ottocentesca del metodo delle (la valutazione quantitativa della forma e delle dimensioni del cranio, del naso, del viso, dei capelli e così via), e della loro pertinenza nell’identificazione di gruppi razziali della specie umana: «Ci si appassiona alla misura dei crani e delle ossa, alla pigmentazione della pelle, al colore degli occhi e dei capelli; si elaborano delle classificazioni razziali, ». Michel Wieviorka misurazioni antropometriche l’ordine biologico si salda a quello culturale e lo determina L’antropologo francese (1824-1880), fondatore nel 1859 della , inaugura la , la tecnica di misurazione e classificazione dei crani allo scopo di stabilire le capacità intellettive delle diverse razze umane, a partire da un supposto rapporto fra il volume del cervello e lo sviluppo dell’intelligenza. Paul Broca Société d’anthropologie craniologia Su queste basi, in Italia, il medico e antropologo (1835-1909) fonda la moderna . Convinto assertore di una scienza posta al servizio del miglioramento dell’umanità e della sociale delle classi popolari, Lombroso elabora la nozione di “ ”: mediante misurazioni dei caratteri somatici, l’uso di indici e di tavole applicate a una vasta casistica, egli costruisce vere e proprie . Questo biologismo esasperato lo porta a comprendere nelle gerarchie di razza anche gerarchie di classe e di sesso, collocando ai livelli inferiori il primitivo (il selvaggio delle comunità extraeuropee), il criminale, il pazzo, la donna e il rivoluzionario. Cesare Lombroso criminologia redenzione criminale nato tipologie fisiche della devianza L’antropologo (1876-1960) si ispira a Lombroso per costruire lo stereotipo razzista del meridionale degenerato, ozioso, apatico e inadatto al progresso. Niceforo sostiene la tesi dell’inferiorità razziale, di conseguenza anche psicologica e morale, degli italiani del Sud basandosi sul postulato dell’esistenza delle due razze: quella superiore degli ariani e quella inferiore dei mediterranei. Alfredo Niceforo È bene chiarire però che se molti studiosi erano convinti di una influenza della razza sulla cultura, nelle accademie furono rarissimi gli antropologi culturali che si pronunciarono in questo senso. Tuttavia, negli anni 1930-1940, in paesi come l’Italia e la Germania retti dai regimi autoritari del fascismo e del nazismo, alcuni antropologi decisero di sostenere, benché prive di fondamento, quelle che divennero le teorie antropologiche ufficiali dei regimi in questione. In Italia alcuni antropologi stilarono, su indicazione del regime fascista, il celebre , che fu la base per le leggi razziali del 1938, rivolte soprattutto contro ebrei, zingari e popolazioni delle colonie. Manifesto della razza Nello stesso periodo il libro di , fondatore dell’antropologia americana, (“La mente dell’uomo primitivo”) (1910-1911), uscito nel 1914 in Germania con il titolo (“Cultura e razza”), esponeva con forza le argomentazioni scientifiche antirazziste a prova del fatto che . Per questo, il volume è stato uno dei 25 mila libri bruciati sul rogo organizzato dai nazisti a Berlino nella notte del 10 maggio 1933. Franz Boas The Mind of Primitive Man Kultur und Rasse non c’è alcuna differenza fra il modo di pensare dell’uomo “primitivo” e quello dell’uomo civile : espressione riferita alle popolazioni iraniche e indiane parlanti lingue della famiglia indoeuropea, di cui l’ideologia nazista si è indebitamente appropriata riferendola alle popolazioni germaniche. razza ariana : disciplina che si prefigge di migliorare la specie umana favorendo la trasmissione ereditaria dei caratteri fisici e psichici ritenuti migliori e impedendo la diffusione di quelli ritenuti nocivi, tramite aborto, sterilizzazione ecc. teoria eugenetica Storicamente, in Europa, il metodo antropometrico, ossia la misurazione dei tratti fisici di un individuo, è stato largamente utilizzato per la classificazione pseudoscientifica delle razze umane, con lo scopo di determinare la presunta superiorità di alcuni gruppi rispetto a tutti gli altri. Il pubblicato sul primo numero della rivista “La difesa della razza” nel 1938. Manifesto della razza per immagini La biologia razziale contro i Sámi Il medico svedese Herman Lundborg (1868-1943), professore e direttore dell’Istituto svedese per la biologia della razza di Uppsala (Svezia) dal 1922 al 1935, fu un convinto assertore della validità scientifica delle misurazioni antropometriche. Ha fotografato, misurato e schedato centinaia di Sámi, anche bambini, come mostra l’immagine, prendendoli a prototipo della razza lappone. Molto interessante sul tema del razzismo scientifico contro i Sámi è il documentario di Maja Hagerman, (2015). What Measures to Save a People? >> pagina 145 1.4 Il razzismo istituzionalizzato Una complessa serie di fattori concorsero alla diffusione del razzismo nell’Europa dell’Ottocento, un’epoca in cui molti paesi si lanciarono nell’impresa coloniale, con l’ e lo . Tra i fattori più importanti, oltre al colonialismo, possiamo indicare: espansione militare sfruttamento sistematico delle colonie l’ , che rafforzò molto la visione evoluzionistica della superiorità tecnica e intellettuale della società europea su tutte le altre; industrializzazione lo , che, con l’influsso dell’evoluzionismo di Charles Darwin e lo sviluppo dell’etologia, spinse anche gli studiosi di scienze umane verso un approccio di carattere biologico alla diversità culturale; sviluppo delle scienze naturali i , che misero in contatto forme culturali molto differenti fra loro; grandi flussi migratori il , che rafforzò i nazionalismi con l’esaltazione di una forma culturale sulle altre. mito romantico del popolo L’ideologia razzista della superiorità dei bianchi sui neri, degli europei sugli africani e sugli asiatici, dei popoli nordici sui mediterranei, pose le basi concettuali, ideologiche e politiche di persecuzioni e massacri. Negli Stati Uniti, nonostante l’abolizione della schiavitù nel 1865, i neri continuarono a essere discriminati e perseguitati dal terrorismo del fino al 1964, quando un’ondata di manifestazioni antirazziste ottenne il divieto di ogni legge discriminatoria. Ciononostante, l’emarginazione sociale dei neri, come degli ispanici, non è ancora scomparsa. ▶ Ku-Klux Klan L’espressione più tragica del razzismo si ebbe nella Germania nazista dal 1933 al 1945. Adolf Hitler (1889-1945) cercò di realizzare la supremazia della razza ariana riducendo in schiavitù gli slavi ed eliminando gli ebrei, considerati “subumani”. La “soluzione finale” della questione ebraica, decisa durante la Seconda guerra mondiale, portò alla , lo sterminio nei lager di 6 milioni di ebrei. Shoah Si parla dunque di “ ” quando le discriminazioni, le categorizzazioni e gli stereotipi vengono inclusi nel corpo legale e amministrativo del sistema politico-sociale. Un altro esempio, oltre alla dittatura di Hitler, è il caso dell’ in Sudafrica. razzismo istituzionalizzato apartheid Con il termine , che significa “separazione”, “isolamento”, si definisce il sistema di ufficialmente praticato fino al luglio del 1991 nella Repubblica Sudafricana, dove circa 4 milioni di bianchi esercitavano una totale dominazione su più di 10 milioni di neri, sugli asiatici e sui gruppi misti. La maggioranza nera fu costretta a vivere segregata nei , le zone appositamente delimitate per i bantu, un vastissimo gruppo etnolinguistico che comprende oltre quattrocento etnie dell’Africa. In vigore formale dal 1943, la politica dell’ risale alla rigida segregazione praticata dai olandesi dal Settecento nel loro vasto impero coloniale e considerata un imperativo divino. apartheid segregazione razziale bantustan apartheid ▶ calvinisti Nella lotta antirazzista non si può non menzionare la figura centrale di (1918-2013), premio Nobel per la pace nel 1993. L’attivista nero Nelson Mandela partecipò nel 1944 alla fondazione della lega giovanile dell’ , di cui divenne presidente nel 1950. Fu tra i promotori degli scioperi contro le leggi sulla segregazione e subì numerosi arresti. Si convinse in seguito della necessità di passare alla lotta armata, e fondò nel 1961 una organizzazione clandestina, la , la “Lancia della nazione”. Fu condannato all’ergastolo nel 1964 e divenne il . Liberato nel 1990, svolse un ruolo nel processo di democratizzazione del Sudafrica, di cui divenne primo presidente della Repubblica (1994-1999). Nelson Rolihlahla Mandela African National Congress Umkhonto we sizwe della lotta contro il segregazionismo in tutto il mondo simbolo Nell’antisemitismo nazista e nell’ sudafricano, due fra le maggiori forme di razzismo classico istituzionalizzato, possiamo individuare chiaramente e riassumere tutti gli elementi principali della dottrina razzista: apartheid la xenofobia; l’orgoglio aristocratico per la presunta “purezza di sangue”; la creazione di un sistema gerarchico di caste superiori e caste inferiori , p. 148 ; | APPROFONDIAMO ▶ | l’etnocentrismo; lo schiavismo; il rifiuto dei diritti umani e la negazione della dignità umana; il disprezzo per i seguaci di altre religioni. : nome adottato da diverse società segrete nate negli Stati Uniti con finalità politiche e terroristiche animate da un violento razzismo in difesa della supremazia bianca. La prima fu fondata nel 1866 e le successive negli anni Venti e Sessanta del Novecento. Ku-Klux Klan : seguaci del calvinismo, complesso delle dottrine teologiche formulate nel XVI secolo dal riformatore Giovanni Calvino e presto diffusesi in alcuni paesi d’Europa. è incentrato sulla negazione del libero arbitrio, sulla Scrittura come unica regola di fede e sull’assoluta sovranità di Dio nel concedere la grazia. calvinisti Una delle maggiori espressioni di razzismo classico istituzionalizzato è l’antisemitismo nazista, che sfociò nella deportazione nei campi di concentramento del popolo ebraico, considerato inferiore rispetto alla razza ariana, che doveva essere preservata nella sua “purezza”. La segregazione razziale, rimasta in vigore in Sudafrica fino al 1991, consisteva nella discriminazione dei neri, per i quali erano predisposte e segnalate zone distinte nei luoghi della vita quotidiana, come i ristoranti, i mezzi pubblici, i parchi e così via. >> pagina 147 Malcolm X e Alex Haley, , Einaudi, 1965 INVITO ALLA LETTURA Autobiografia di Malcom X In questa biografia, il giornalista Alex Haley pubblica il risultato dei suoi incontri e delle sue interviste con Malcolm X, una figura importante nel movimento per i diritti civili negli Stati Uniti negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Veniamo qui a conoscenza della sua infanzia difficile, del padre ucciso dal Ku-Klux Klan, dei suoi anni in prigione dove si imbatte nella Nation of Islam (Noi), un’organizzazione politica che lottava per la libertà della popolazione nera e di cui Malcolm X diventa il leader più carismatico e militante, combattendo per i diritti dei neri d’America e sostenendone l’emancipazione con ogni mezzo necessario. 1.5 Le razze umane non esistono Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato in modo ormai inoppugnabile che non si può parlare di razze umane come nel caso degli altri animali, come per esempio per i cani o i cavalli, perché . Certamente, le differenze nell’aspetto fisico tra individui appartenenti a popolazioni diverse sono evidenti e innegabili: il colore della pelle, dei capelli, la statura e la conformazione del corpo rivelano numerosi tratti distintivi. Queste caratteristiche esteriori però non sono utili per classificare i gruppi umani, in quanto di cui sono espressione, e sono spesso influenzate da fattori ambientali. Se potessimo osservare con un solo colpo d’occhio tutti i tipi umani nel globo ci accorgeremmo che tali caratteristiche cambiano gradualmente e : come mostrano molte ricerche archeologiche e antropologiche, da tempi immemorabili . non esiste alcun criterio per individuarle che possa ritenersi scientificamente fondato riflettono solo molto debolmente il patrimonio genetico spesso si sovrappongono le popolazioni si sono sempre ampiamente mescolate Non si possono utilizzare le ossa e il cranio di un individuo per stabilire se aveva la pelle bianca o nera, gli occhi rotondi o a mandorla, oppure i capelli biondi, lisci o ricci. L’unica analisi scientificamente valida sulle differenze fra i gruppi umani è quella del . Il genetista italiano (1922-2018), autore di numerosi studi e ricerche presso l’università di Stanford negli Stati Uniti, ha dimostrato che le tra gli esseri umani, anche quelle più evidenti, sono in realtà . Gli uomini possiedono un . Con l’analisi del DNA è stato anche dimostrato che sul piano genetico due individui appartenenti alla stessa popolazione (quella che per alcuni sarebbe la “razza”) possono presentare statisticamente sei o sette volte superiori a quelle rilevate fra due individui presi a caso fra tutte le popolazioni del pianeta. DNA Luigi Luca Cavalli Sforza differenze somatiche superficiali e molto recenti nella storia evolutiva della specie corredo genetico del tutto simile differenze genetiche Sebbene nulla sul piano biologico autorizzi oggi a suddividere la specie umana in razze differenti, l’uso del termine “razza” è rimasto nel linguaggio comune e ha mantenuto precise . Il colore della pelle, la forma degli occhi, l’abbigliamento e la lingua sono caratteri distintivi esteriori che continuano a essere utilizzati per pensare l’identità e la differenza fra persone, gruppi e società. Essi continuano a funzionare come , in base ai quali un gruppo umano si definisce in relazione e in opposizione agli altri gruppi. Quando questo atteggiamento si salda con un certo grado di intolleranza e di conflittualità nei confronti di appartenenti a gruppi percepiti come “diversi”, dà origine a nuove forme di razzismo. La razza da postulato biologico è diventata oggi innanzitutto una . Il razzismo classico si è debiologizzato ed è ormai quasi del tutto scomparso. Sta affiorando al suo posto un altrettanto pericoloso . connotazioni ideologiche potenti marcatori dell’alterità costruzione culturale neorazzismo culturale Video – Le razze umane non esistono Scientificamente è stato dimostrato che gli uomini possiedono tutti un corredo genetico molto simile e che le evidenti differenze sul piano esteriore derivano dall’adattamento a condizioni ambientali diverse e da una lunga storia di incroci e sovrapposizioni: ciò porta ad affermare con certezza che le razze umane non esistono. >> pagina 148 Le caste approfondiamo Il termine “casta” si riferisce a un’istituzione sociale presente in India e altrove nell’Asia meridionale in cui i gruppi di discendenza endogama, per cui il coniuge va scelto all’interno del proprio gruppo, noti come caste o sotto-caste, sono classificati gerarchicamente. In quanto forma sociale, la casta è vincolata dalle nozioni di e , dove è uno schema ideologico-religioso che divide la società in quattro gruppi principali ( ). Le caratteristiche distintive della casta sono il fatto che l’appartenenza è un carattere ascritto, cioè attribuito per nascita, e la sua endogamia, ovvero i membri appartenenti a una casta hanno una comunanza religiosa, di nascita, e/o di occupazione e sono spesso classificati a seconda del principio puro/impuro. La casta più elevata per esempio è quella dei sacerdoti (Brahmani), a cui fa seguito quella dei nobili o guerrieri, poi contadini e infine artigiani e servi. Vi sono anche ulteriori sotto-caste, per esempio quella dei Dalit, che vengono considerate inferiori e impure a causa delle abitudini alimentari o dei mestieri tradizionali. varna jati varna jati Nel corso del Novecento, molti studiosi in ambito accademico usarono casta e razza, razza e nazione e persino religione e razza in modo intercambiabile. In termini di differenze razziali era interpretata anche la divisione fra i due gruppi indù: gli indù ariani di casta superiore dalla pelle chiara e gli indù di casta inferiore dalla pelle scura, detti dravidici. I Dravidi erano un gruppo di genti di origine etnica diversa, costituenti il substrato protostorico dell’India, frutto probabilmente di migrazioni e invasioni da nord-ovest avvenute alcuni millenni prima delle invasioni ariane. Sebbene la tendenza a equiparare casta e razza sia svanita, è più difficile sradicare la discriminazione di casta rispetto al razzismo, dove gruppi di persone vengono etichettati come esseri “impuri”. Come gerarchia occupazionale, tuttavia, la casta ha importanti dimensioni socioeconomiche: è infatti una forma sociale che dipende da un insieme variabile di relazioni istituzionali, per cui non può essere definita esclusivamente in termini di endogamia, eredità e rango. Le caste si sviluppano in fazioni politiche in competizione tra loro per obiettivi economici o politici comuni. La casta quindi definisce anche i meccanismi attraverso i quali rivendicare il potere, creare nuove alleanze, articolare il malcontento, chiedere giustizia, criticare le ideologie dominanti e proiettare le visioni del mondo strutturate e multidimensionali e le esperienze degli emarginati, costringendo talvolta a un ripensamento della gerarchia e creando spazi per l’articolazione di differenze. Ritratti delle differenti caste indiane, da quella più elevata e pura dei Brahmani, a quella dei Dalit, considerati gli “impuri”. Incisione su rame a colori, tratta dall’opera in più volumi di Giulio Ferriero, (1817-1834). Il costume antico e moderno ovvero storia del governo, della milizia, della religione, delle arti, scienze ed usanze di tutti i popoli antichi e moderni provata coi monumenti dell’antichità e rappresentata con analoghi disegni >> pagina 150 1.6 Le nuove forme di razzismo Il neorazzismo non si basa più su fattori di tipo biologico, ma si alimenta di un , p. 65 . Anziché presentare una visione dell’umanità a comparti gerarchizzati (le razze), il neorazzismo concepisce le , assolutamente distinti e non comunicanti. Il neorazzismo enfatizza in modo generalizzato le differenze reali o immaginarie di tipo sociale, religioso, economico, o di identità nazionale. estremo relativismo culturale | unità 2 ▶ | culture umane come degli universi chiusi Nelle nuove forme di razzismo, il termine “razza”, ancora assai diffuso, non si riferisce più a una realtà empirica, nel senso di marcare una diversità sul piano biologico, ma è utilizzato per di carattere culturale. Da un tipo di razzismo classico, che abbiamo definito “ ”, si passa dunque a una nuova forma di razzismo: il . assolutizzare le differenze razzismo universalista razzismo differenzialista | APPROFONDIAMO | ▶ Possiamo puntualizzare le caratteristiche del nuovo tipo di razzismo confrontandole con quelle del razzismo classico ottocentesco. Il razzismo classico universalista Il razzismo differenzialista • si basa sul concetto supposto scientifico dell’ delle razze umane esistenza biologica • ha abbandonato il concetto di razza come elemento biologico distintivo • classifica le società e le culture su una scala etnocentrica di valori comuni, quelli della civiltà occidentale, che reputa di validità universale • è animato dalla forte preoccupazione di preservare le differenze culturali • gerarchizza le differenze secondo una logica evoluzionista • , ne fa delle essenze e le pone come assolute e insuperabili naturalizza le differenze • concepisce le differenze come o attardamenti rispetto al presente della civiltà occidentale, postulata come superiore stadi inferiori • afferma l’ e l’ fra culture diverse incompatibilità incomunicabilità • arriva a del gruppo rifiutato negare l’umanità • ha una dell’identità culturale che va preservata fino ad arrivare all’attuazione di sanguinose violenze visione assolutizzante L’ideologia che deriva da questo secondo tipo di razzismo va dal rifiuto del meticciato biologico o culturale all’ , fino all’esito estremo del genocidio. Ha provocato orrore la ripresa negli anni Novanta del Novecento di pratiche di , che si speravano scomparse con la fine del nazismo: programmi di realizzati mediante il loro allontanamento coatto o con atti di per salvaguardare l’ e la , come per esempio le violenze perpetrate nella ex Iugoslavia che hanno coinvolto serbi, croati e albanesi nel Kosovo. apartheid pulizia etnica eliminazione delle minoranze aggressione militare identità purezza del gruppo dominante Le nuove forme dottrinarie di razzismo che stanno affiorando in Europa si articolano intorno all’imperativo del “ ” che paradossalmente un tempo era sostenuto dall’antirazzismo. Il razzismo differenzialista in tanti mondi isolati per giustificare il rifiuto e l’esclusione: non è più interessato ad affermare una gerarchia evoluzionista fra le culture, poiché tale gerarchia è già implicita nell’esclusione che esso opera in virtù del principio della differenza. diritto alla differenza frammenta l’universo umano L’appello al diritto alla differenza nasconde spesso un forte argomento razzista: il rifiuto del meticciato, la paura dell’indistinzione, del contatto e delle relazioni fra i gruppi, che dunque è bene rimangano . Per questa ragione il riemergere contemporaneo di forme di antisemitismo e di razzismo ha come bersaglio gli detti “extracomunitari”, considerati una , o alle società di accoglienza e all’ . Per il razzista contemporaneo l’arrivo di nuove identità, come per esempio quella musulmana, è un pericolo perché comporta la delle identità culturali, religiose e nazionali dell’Europa, che egli concepisce, in modo antistorico, come essenzialmente omogenee, stabili e definitive. isolati ognuno entro i propri confini immigrati minaccia sociale culturale addirittura genetica identità europea corruzione Per il razzismo differenzialista i conflitti fra culture diverse si possono scongiurare solo , che provoca disgregazione e insicurezza sociale. Questa ideologia strumentalizza i tentativi di applicare equilibrate politiche di controllo dell’immigrazione. Per il razzista contemporaneo l’immigrazione minaccia tanto le culture europee, quanto quelle degli stessi immigrati. Vi è quindi l’uso profondamente distorto della stessa prospettiva antropologica: l’immigrazione è un pericolo per l’identità della cultura di accoglienza così come per quella da accogliere. I discorsi del razzismo differenzialista contengono una perorazione quasi antropologica della difesa delle identità culturali. allontanando gli stranieri e frenando in ogni modo l’immigrazione In questa ideologia gli “altri”, i “diversi”, sono per definizione . L’incompatibilità può essere definitiva, se non più in termini biologici, in termini altrettanto forti di carattere religioso, culturale, e di , per il carattere collettivo e la diversità delle origini. non integrabili identità nazionale È importante sottolineare il manifestarsi di un fenomeno complesso che deve destare molta attenzione fra gli studiosi e i politici: l’emergere di sentimenti e comportamenti razzisti che coinvolgono oggi anche , che vivono in situazioni critiche, di disagio economico, di povertà, di marginalizzazione. Come molto puntualmente ha osservato l’antropologa italiana (n. 1945), il razzismo permette a un gruppo o a una persona che si sente socialmente minacciato nei propri diritti, immaginari o reali, di . strati sociali non privilegiati Annamaria Rivera spostare la frustrazione, la minaccia, la discriminazione subite su quelli che sono loro socialmente più vicini Nel pensiero razzista differenzialista l’umanità e gli individui non hanno valore in quanto tali: ciò che conta sono le . Come abbiamo detto, la presunta non integrabilità degli stranieri viene attribuita a differenze di cultura, di costumi, di mentalità, concepite come radicali e assolute e generalmente ricondotte a un fondamento di tipo originario: l’ . identità culturali rigidamente definite dai loro confini territoriali, linguistici, geografici etnia ⇒ | T1 p. 167 La crudeltà e lo stupro etnico esperienze attive Dividetevi in gruppi di tre o quattro persone. Ogni gruppo cerchi un articolo o una storia che rifletta un episodio di razzismo. Poi, attraverso la forma di un disegno, un’intervista, una canzone, un racconto o un breve video, racconti la storia provando a mettersi nei panni della persona discriminata. Un episodio di razzismo “I Lapponi rimangano Lapponi!” approfondiamo Un triste esempio di razzismo differenzialista in cui l’appello al diritto alla differenza nasconde il rifiuto del contatto e delle relazioni sociali ci viene dalla storia della popolazione sámi. Durante i primi decenni del Novecento, in Svezia vennero istituite le , le “scuole per nomadi”, che dovevano accogliere i bambini sámi delle famiglie di pastori nomadi di renne, che all’epoca erano ancora chiamati “Lapponi” in senso dispregiativo – probabilmente dallo svedese , “straccio”, per la precarietà dei loro vestiti – e non invece con l’etnonimo proprio del gruppo. Vitalis Karnell, il pastore luterano del villaggio di Karesuando, nella Lapponia svedese, tratteggiava così il programma di queste nuove scuole: «Favorire i Lapponi in ogni modo, insegnare loro abitudini morali e la moderatezza nei comportamenti, renderli un minimo colti ma non lasciare che si abbeverino di più al calice della civiltà, lasciare che lo gustino a piccole dosi affinché non restino mai confusi. I Lapponi devono essere Lapponi». nomadskolor lapp In altri termini: i Lapponi, etnicamente differenti, vanno sì integrati, ma soltanto quel minimo indispensabile per rendere loro possibile la vita nella società svedese, prestando attenzione però a non creare loro confusioni e difficoltà. Secondo Karnell e l’ideologia dominante dell’epoca, la cultura scandinava, evidentemente troppo complessa, avrebbe potuto confondere le loro menti “primitive”: è giusto che , che i “Lapponi rimangano Lapponi”. In questa forma di razzismo, da un lato, si auspica che i Lapponi vengano difesi dal processo di deculturazione che ha coinvolto molte altre popolazioni indigene al contatto con la società occidentale; dall’altro, si preferisce che essi rimangano come sono e cioè primitivi e inferiori, tanto, anche volendo, non riuscirebbero a tenere il passo con lo stile di vita svedese. Durante gli anni Sessanta del Novecento, tutte le cessarono progressivamente la loro attività, sebbene, nell’ultimo periodo, l’impostazione culturale di fondo fosse lievemente cambiata. Lapp skall vara Lapp nomadskolor David Fedele, THE LAND BETWEEN, 2014 INVITO ALLA VISIONE Questo film offre una visione intima delle vite nascoste dei migranti dell’Africa sub-sahariana che vivono nelle montagne a nord del Marocco. Per la maggior parte, il loro sogno è entrare in Europa scavalcando una barriera altamente militarizzata a Melilla, un’enclave spagnola nel continente africano. Il regista documenta la vita quotidiana di questi migranti intrappolati nel limbo dell’incertezza, così come l’estrema violenza e il costante maltrattamento che subiscono da entrambe le autorità marocchine e spagnole. cittadini responsabili La tutela dell’uguaglianza e l’uso del concetto di “razza” nella Costituzione italiana Come abbiamo visto, per quanto il concetto di “razza” sia stato delegittimato da tempo sul piano scientifico, esso è ancora presente nel linguaggio comune, dove indica un confuso insieme di tratti fenotipici e culturali che possono essere chiamati in causa per diverse ragioni, ma che spesso vengono utilizzati per giustificare comportamenti violenti e/o discriminatori nei confronti di alcuni individui. Proprio perché ancora operante nel pensiero e nello sguardo di molte persone come base ideologica della discriminazione, il concetto di “razza” viene usato anche come fattore individuante di tali comportamenti discriminatori, nell’interesse di tutelare i soggetti discriminati. Lo Stato italiano, per esempio, nell’articolo 3 della Costituzione, afferma: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Questo articolo è molto importante perché, enunciando il principio di uguaglianza di fronte alla a dispetto di qualsiasi differenza, tutela i cittadini da possibili atti direttamente o indirettamente discriminatori da parte dello Stato stesso o di sue espressioni, come nei casi di prassi amministrative illegittime (si pensi, per esempio, ai tristemente noti abusi della polizia statunitense nei confronti di cittadini afroamericani durante le procedure di controllo). legge A partire dal secondo dopoguerra, l’esigenza di tutelare l’uguaglianza e proteggere le persone dalle discriminazioni è entrata a far parte del diritto internazionale in varie forme, a cominciare da una clausola della (Cedu) del 1950, che assicura il godimento di tali diritti senza distinzione alcuna per ragioni di sesso, razza, lingua, opinioni politiche, origine nazionale o sociale e così via. Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali In Italia nel 1993 è stata varata la Legge Mancino (n. 205) al fine di punire i singoli atti discriminatori; tuttavia mancava ancora una definizione precisa di che cosa costituisse discriminazione. L’articolo 43 del Testo Unico sull’immigrazione (d.lgs. 286/1998) ce ne offre una definizione molto ampia, che estende la tutela antidiscriminatoria a tutti gli ambiti della vita sociale e a tutti gli esseri umani (non solo i “cittadini” italiani, ai quali si rivolge invece l’articolo 3 Cost.); esso sancisce che: Costituisce discriminazione ogni comportamento che direttamente o indirettamente comporti una discriminazione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l’ascendenza o l’origine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose, e che abbia lo scopo o l’effetto di distruggere o di compromettere il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica. Lavoriamo INSIEME Cosa significa per te la parola “discriminazione”? Riesci a individuare delle situazioni in cui tu o qualcuno che conosci siete stati vittime di discriminazione? Come vi siete sentiti? Sapevi che attuare o incoraggiare la discriminazione fosse un reato? Racconta nello spazio di qualche riga due o tre esempi di discriminazione a cui ti è capitato di assistere direttamente o indirettamente (inclusi episodi di film o di un libro/articolo); può trattarsi anche di piccoli gesti, che possono avvenire persino tra i banchi di scuola. Poi condividili con i tuoi compagni e discutetene in classe. >> pagina 154 per lo studio Qual è la contraddizione implicita nel pensiero razzista universalista? 1. Perché si può affermare scientificamente che le razze umane non esistono? 2. Che cos’è il razzismo differenzialista? 3. Per discutere INSIEME Scrivi su un quaderno un elenco di parole, proverbi, barzellette che conosci, senti o leggi tutti i giorni, che corrispondono al razzismo differenzialista. Ora confrontalo con l’elenco dei tuoi compagni. Quali sono le parole più ricorrenti? Qual è il contesto e verso quali gruppi o persone sono indirizzate? Perché secondo te sono diventate parte della realtà quotidiana? Discutetene in classe.