VERSO LA PROFESSIONE     Gli antropologi e la cooperazione I laureati magistrali in antropologia, che preferibilmente abbiano anche conseguito un dottorato di ricerca in antropologia, possono lavorare come professionisti nel campo della cooperazione allo sviluppo. Con il termine “sviluppo” si intende l’azione sociale esercitata volontariamente da diversi soggetti, quali le istituzioni, le imprese, lo Stato e i volontari autonomi, che cercano di modificare la vita sociale, politica, tecnica o economica in un determinato luogo del mondo, esercitando la loro azione e orientando i loro sforzi specialmente nei paesi in via di sviluppo. Attraverso le ricerche sul campo, gli antropologi possono analizzare le differenti azioni di sviluppo effettuate in una certa regione e studiarne i diversi impatti sulla popolazione locale, sull’ambiente e sulla vita economica e sociale. L’antropologo che lavora nella cooperazione allo sviluppo è chiamato a fornire delle Via, “Valutazioni di impatto ambientale”, e delle Vis, “Valutazioni di impatto sociale”, del progetto nella comunità a cui è destinato. In questo ambito lavorativo l’antropologo è spesso assunto dalle Ong (Organizzazioni non governative), cioè associazioni private e senza fini di lucro, che promuovono e realizzano azioni di cooperazione internazionale finalizzate allo sviluppo dei paesi poveri. I principali ambiti di lavoro sono lo sviluppo ecosostenibile attraverso la promozione della biodiversità, l’autosufficienza alimentare, il soddisfacimento dei bisogni fondamentali nei campi della salute e dell’educazione, lo sviluppo delle economie locali attraverso l’utilizzo di tecnici e personale locale e di tecnologie socialmente accettabili, la comunicazione e l’informazione. I ruoli principali di lavoro dell’antropologo in questo settore possono essere: il capo progetto/coordinatore, cioè il responsabile dell’andamento e dei risultati del progetto, colui che gestisce le risorse, dirige il personale, cura le relazioni istituzionali; lo specialista tecnico, cioè l’esperto che fornisce prestazioni specialistiche negli ambiti di intervento del progetto (sanità, ambiente, infrastrutture, educazione e così via); l’educatore/formatore, cioè colui che supporta il trasferimento di conoscenze e lo sviluppo di competenze del personale locale. Come requisiti di accesso sono indispensabili la buona conoscenza della lingua inglese, la conoscenza della lingua locale del paese di destinazione, qualche anno di esperienza, che in genere l’antropologo possiede sulla base della propria ricerca etnografica di campo. La selezione si basa sull’analisi della candidatura, dei colloqui e della partecipazione a qualche iniziativa della Ong; se si viene accettati, si riceve una formazione specifica rispetto ai piani e alle peculiarità di ogni Ong. Se si viene assunti da Ong italiane, le qualifiche ufficiali sono: volontario internazionale (contratto per più di due anni); volontario senior (successivo al contratto precedente); cooperante internazionale (contratto da quattro mesi a due anni). Uno degli sbocchi lavorativi di un antropologo, con le sue ricerche sul campo, può essere l’inserimento in un progetto di cooperazione internazionale per favorire lo sviluppo dei paesi più poveri.