1. Credere e conoscere 1.1 L’irrazionalità delle credenze Come abbiamo detto più volte, l’antropologia culturale nasce in Gran Bretagna nella seconda metà dell’Ottocento, nel contesto della Rivoluzione industriale. Durante il regno della regina Vittoria, dal 1837 al 1901, la Gran Bretagna si era affermata come maggiore potenza coloniale dell’epoca; quasi mezzo mondo era sotto la corona britannica: dall’India all’Africa, dall’Australia alla Nuova Zelanda. Proprio per questo motivo, gli europei del XIX secolo, e in particolare i britannici, si trovavano in costante contatto con le culture extraeuropee, molte delle quali erano ancora legate a un modello di organizzazione tradizionale. Questo, agli occhi degli europei, appariva addirittura “ ”, per utilizzare un aggettivo che proprio in quegli anni, grazie a Tylor , p. 17  , assunse un significato e una diffusione senza precedenti; di fronte ai bizzarri costumi nativi, costituiti da fantasiose mitologie, strane credenze e variopinti rituali, gli europei si sentivano portatori di una . La loro superiorità tecnologica, organizzativa e militare li rendeva non soltanto capaci di imporsi politicamente sulle altre popolazioni, ma confermava la loro convinzione di essere i portatori della , inteso sia sul piano dello sviluppo tecnologico, sia, e soprattutto, sul piano dello . primitivo |  ▶  unità 1 | civilizzazione superiore luce del progresso sviluppo spirituale e morale Il progresso tecnologico, esibito concretamente nella prima Esposizione universale di Londra del 1851, dimostrava culturalmente la validità dell’ideologia . Nell’Esposizione infatti, tenutasi nel sontuoso Crystal Palace, giganteschi padiglioni esponevano centinaia di macchine di tutti i tipi e realizzate per tutti gli usi: fucine, locomotive, macchine agricole, ascensori e così via. positivista In questa prospettiva gli , p. 28  hanno interpretato l’evoluzione umana come . In particolare, guardavano con scetticismo alle pratiche magico-religiose e alle credenze delle altre società, considerate tentativi inadeguati di spiegare gli eventi e quindi . antropologi evoluzionisti |  ▶  unità 1 | il trionfo della ragione sui costumi e della scienza sulla credenza forme di pensiero irrazionale I nativi, secondo , a causa della loro immaturità intellettiva, commettevano l’errore di non collegare fra loro i fatti secondo nessi di causa ed effetto. Erano cioè privi di un metodo che li portasse a distinguere la verità oggettiva dalla fantasia. Come la crescita e la maturazione individuale portano il bambino a diventare adulto, abbandonando la credenza in Babbo Natale, così l’emergere del pensiero razionale andrebbe di pari passo a una . James Frazer progressiva maturazione intellettuale del genere umano L’antropologo francese , nel suo volume del 1922, sostiene che i primitivi hanno una , nella quale non valgono le leggi del pensiero scientifico. La loro mentalità si basa cioè su : non opera distinzioni come fa il pensiero scientifico, ma coglie legami di fra persone, animali e cose in virtù di . Lucien Lévy-Bruhl |  ▶  L’AUTORE  | La mentalità primitiva mentalità pre-logica principi affettivi partecipazione mistica rappresentazioni collettive a proposito dei Bororo del Mato Grosso, in Brasile, che sono soliti dire “noi siamo arara rossi”, cioè una specie di pappagallo amazzonico dal piumaggio multicolore, Lévy-Bruhl scrive: «quel che vogliono far comprendere è un’identità essenziale. Che essi allo stesso tempo siano degli esseri umani, come in realtà sono, e degli uccelli dalle rosse piume, è una cosa assolutamente inconcepibile [...], ma per una mentalità che si basa sulla legge di partecipazione non vi è nessuna difficoltà ad accettarla». Esempio: Per Lévy-Bruhl, in molte società tradizionali la comunità può sentirsi fortemente legata a una tipologia di pianta o a una specie animale, mediante una serie di rappresentazioni collettive dello stesso genere. Per buona parte del periodo fondativo dell’antropologia culturale, tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, la mentalità magico-religiosa è stata dunque considerata come intrinsecamente illusoria rispetto alla convinzione, ispirata dal positivismo, della validità assoluta del pensiero occidentale. , ovvero erano inclini ad assumere una modalità di rappresentazione del mondo che li portava a convinzioni essenzialmente false (le credenze), e a produrre un sapere sul mondo sostanzialmente errato; al contrario, : affrancatisi storicamente, nel corso dell’evoluzione culturale dell’Occidente, dalla magia (e poi anche dalla religione), essi si orientavano secondo una modalità di rappresentazione del mondo che li portava a un sapere completamente vero e definitivo sulla realtà (la scienza). I “primitivi” erano considerati tali perché credevano i “moderni” erano tali perché conoscevano Il concetto di credenza implica sempre un giudizio riguardo alla dubbia verità di ciò che viene affermato ed è considerato opposto al concetto di conoscenza. Se infatti, in un’ottica positivista, a cui il metodo sperimentale ci consente di accedere attraverso i fatti, la diversità dei sistemi di credenze magico-religiose non può che risultare incomprensibile e irrazionale. la conoscenza è l’unico e definitivo specchio di una realtà oggettiva questa distinzione emerge chiaramente di fronte alla domanda: “Perché ci è capitata questa disgrazia?”. Esempio: Analizziamo le risposte nel caso, per esempio, di un terremoto: il “ ” è tale perché invoca in modo irrazionale la credenza nel primitivo peccato o nell’ira di esseri spirituali, come nella mitologia giapponese in cui i terremoti sono causati da un enorme pesce gatto chiamato Namazu, che il dio Kashima tenta invano di controllare; il “ ” è tale perché invece risponde utilizzando in modo razionale la scienza e studia i terremoti con la geologia, scoprendone le vere cause materiali. moderno Se dunque riteniamo che i principi della scienza siano anche i criteri universali della conoscenza e quindi gli unici veramente razionali, allora noi occidentali conosciamo, mentre gli altri, i nativi di ogni comunità tradizionale, per lo più credono. Questa impostazione si chiama . approccio oggettivista allo studio delle credenze Dal punto di vista di tale approccio c’è una forte contraddizione fra l’affidarsi alla competenza di un chirurgo che opera un malato e contemporaneamente pregare affinché l’operazione vada bene. Chi salva il malato? Le mani abili del chirurgo o l’intensità della preghiera? Il Crystal Palace nel 1851, in occasione della prima Esposizione universale di Londra, dove era possibile ammirare le opere dell’industria di tutte le nazioni. Litografia a colori di T. Picken, secondo un dipinto di P. Brannan.   Lucien Lévy-Bruhl l’autore Lucien Lévy-Bruhl (1857-1939) è stato un filosofo francese i cui lavori sulla religione e le società “primitive” hanno influenzato gli studi antropologici e sociologici sulla mitologia, sulla religione e la magia di inizio Novecento. Nasce a Parigi e fin dall’infanzia trova nella filosofia la sua più grande passione. Dopo essersi brillantemente diplomato all’ di Parigi nel 1885, inizia una carriera altrettanto notevole alla Sorbona dove, una volta laureatosi nel 1899, ottiene anche la cattedra di storia della filosofia moderna che terrà fino al 1927. Le opere di maggior rilievo sono: (1910); (1927); (1931). In generale il suo lavoro è fortemente influenzato dalle teorie evoluzioniste e dal positivismo che permeavano il clima intellettuale dell’epoca. Negli ultimi anni di vita egli stesso formula delle riserve verso alcune sue teorizzazioni. École normale supérieure Le funzioni mentali nelle società inferiori La mentalità primitiva Sovrannaturale e natura nella mentalità primitiva Nasce a Parigi 1857 Diventa professore di storia della filosofia moderna alla Sorbona 1899 Pubblica 1910 Le funzioni mentali nelle società inferiori Pubblica 1927 La mentalità primitiva Pubblica 1931 Sovrannaturale e natura nella mentalità primitiva Muore a Parigi 1939  >> pagina 344  1.2 La stregoneria degli Azande L’antropologo britannico è stato il primo antropologo a inaugurare una prospettiva completamente diversa, che si può definire . Edward Evan Evans Pritchard |  ▶  L’AUTORE  | approccio interpretativo allo studio delle credenze Secondo questo approccio, che dagli anni Trenta del Novecento a oggi è ormai quello prevalente in antropologia culturale, non si può comprendere la complessa in termini esclusivamente oggettivi di verità o falsità, oppure di razionalità o irrazionalità di una credenza. esperienza del credere Nella monografia etnografica dal titolo (1937), uno dei libri più influenti della storia dell’antropologia, Evans-Pritchard espone i risultati di una lunga ricerca sul campo in Africa, dal 1926 al 1930, fra gli Azande del Sudan anglo-egiziano. Il cuore del sistema di credenze zande è il , un termine che l’autore decide di tradurre con “stregoneria”, sottolineando subito però le profonde differenze con la diffusasi in Europa fra il XV e il XVIII secolo. Stregoneria, oracoli e magia fra gli Azande mangu ▶  stregoneria Qualunque tipo di disgrazia, come per esempio la rottura accidentale di un vaso di terracotta (gli Azande sono abili vasai), oppure il crollo di un granaio, fino alla morte di una persona cara, è attribuito all’effetto negativo del . Il è il potere posseduto, anche inconsapevolmente, da alcuni individui di nuocere ad altri attraverso mezzi mistici, cioè non mediante un’azione fisica diretta. Perciò gli Azande si impegnano in riti per fronteggiare la stregoneria, consultano per capire quali contromisure adottare e utilizzano una grande quantità di rimedi magici. mangu mangu ▶  oracoli Evans-Pritchard rileva varie contraddizioni nella logica di questo sistema, che secondo un approccio oggettivista è palesemente irrazionale, e si sorprende molto quando, vivendo a stretto contatto con loro, scopre che gli Azande in realtà comprendono benissimo che un granaio è crollato perché è stato rosicchiato dalle termiti, e che ciò è accaduto perché non hanno controllato di frequente il legno delle fondamenta, oppure che un vaso si è rotto per la fretta e la sbadataggine dell’artigiano. In altri termini gli Azande sanno spiegare i , comprendono le . Ma allora perché, si chiede Evans-Pritchard, non utilizzano queste spiegazioni e ricorrono al ? nessi empirici fra le cose vere cause degli accadimenti mangu La risposta è la seguente: essi non utilizzano spiegazioni logiche non perché non le comprendano sul piano di realtà, e quindi non perché siano intellettivamente immaturi, come sosteneva Frazer, o pre-logici, come affermava Lévy-Bruhl, ma perché . Il piano di analisi oggettiva della realtà non è rilevante per la cultura zande perché di fronte a una disgrazia non fa stare meglio, non acquieta il dolore e non risolve il lutto. queste spiegazioni non sono importanti per loro Gli Azande utilizzano la . Quando capita una disgrazia, come il crollo di un granaio che colpisce un amico ferendolo gravemente, ragionano secondo questo criterio: della doppia lancia metafora la prima lancia sono le termiti e spiega il accadono le cose; come la seconda lancia è il e spiega il accadono le cose: proprio quel giorno, in quel momento, a quella persona. mangu perché Questa è la scoperta più importante nell’ambito delle ricerche etnografiche di Evans-Pritchard presso questa popolazione africana, per molto tempo ritenuta primitiva. Il problema di stabilire le cause dei fatti per gli Azande non sta nell’accertare la verità scientifica dal punto di vista oggettivo, nel trovare i nessi empirici di causa ed effetto fra le cose, ma nel . doppia teoria della causalità capire la causa della sorte individuale che non può intrinsecamente essere attinta da alcuna analisi scientifica ipotizziamo che un uomo della nostra società abbia un grave incidente d’auto perché guidava con i freni rotti. A questo segue una serie infinita di domande e risposte per spiegare l’accaduto. Perché si sono rotti i freni? Perché erano consumati. Ma perché l’uomo non si è accorto che erano consumati? Perché non ha fatto il tagliando. Ma perché non l’ha fatto? Perché è distratto. E perché è distratto? Perché la moglie l’ha lasciato. Ma perché la moglie l’ha lasciato? E così via. Non esiste una risposta causativa finale, sul piano scientifico, alla sorte individuale. Alcune risposte del tipo “È stata una tragica fatalità”, “Era il suo destino” sono : “L’ha colpito il ”. Esempio: qualitativamente identiche alla risposta zande mangu Dunque, nella cultura zande la prima lancia risponde a un interrogativo generale legato alla , al come le cose accadono, verso cui però gli Azande non mostrano grande interesse; la seconda lancia, il , risponde invece a un interrogativo esistenziale profondo, legato al , al dolore individuale che si prova di fronte a una disgrazia e che non viene superato semplicemente perché si capisce , ma solo cercando di capire . struttura fisica della realtà mangu piano emotivo come è accaduta perché è accaduta proprio a noi Scrive Evans-Pritchard illustrando il pensiero zande: «Il fuoco è rovente, ma l’essere rovente non è imputabile alla stregoneria, poiché è nella sua natura. Quella di bruciare è una qualità universale del fuoco, ma non è una sua qualità universale quella di bruciare proprio te. Quest’ultima cosa potrebbe non accadere mai; ma se ti succede anche una sola volta nella vita è solo perché sei stato stregato». Per Evans-Pritchard le credenze zande non sono nuclei concettuali di una teoria quasi scientifica del mondo, quindi errata. Sono . Disegnano un paesaggio morale. L’oracolo zande che si consulta per stabilire l’origine della stregoneria dice come si può fare per stare meglio, come si deve agire, come si può superare il dolore. nuclei etici L’antropologia culturale contemporanea ha esteso i risultati teorici delle ricerche di Evans-Pritchard fra gli Azande ai sistemi di credenze in generale: . Per questo da un punto di vista interpretativo non si può comprendere una credenza stabilendo se essa è vera o falsa, corretta o errata, razionale o irrazionale. Il e il non sono atteggiamenti del pensiero che confliggono sullo stesso piano, ma . l’esperienza del credere è un modo di dare senso al mondo e alla vita conoscere credere si integrano fra loro in piani differenti di comprensione del mondo Perciò la evoluzionista che oppone credenza e conoscenza si annulla, e si annulla di conseguenza anche la dicotomia fra primitivi e moderni che da essa deriva: . Come ha affermato il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein: «anche quando avessimo trovato risposta a tutte le domande scientifiche, i nostri problemi vitali non sarebbero stati ancora neppur toccati». ▶  dicotomia il concetto stesso di “primitivo” risulta così confutato e deve essere eliminato : capacità innata o acquisita volontariamente di danneggiare gli altri attraverso l’uso di poteri magici. Tra il XV e il XVIII secolo furono duramente perseguitate dalla Chiesa persone accusate di essere streghe o stregoni. stregoneria : forma di divinazione che consiste nel porre domande a una divinità e riceverne i responsi tramite un che può essere un sacerdote, un oggetto o il comportamento di un animale. oracolo medium : rigida contrapposizione tra due concetti distinti. Il suo significato deriva dal greco “dividere in due parti”. dicotomia ⇒ |  T1 p. 379 La stregoneria zande e la metafora della doppia lancia Nella cultura zande un evento spiacevole può essere interpretato in due modi: è sia la conseguenza di un fatto naturale (spiegazione empirica), sia l’effetto di un intervento di “stregoneria” (spiegazione emotiva).   Edward Evan Evans-Pritchard l’autore Edward Evan Evans-Pritchard (1902-1973) nasce a Crowborough nel Sussex. È stato uno dei maggiori antropologi della storia dell’antropologia: fondamentali i suoi studi sull’Africa e il suo lavoro sulla stregoneria e la magia. Studia storia moderna all’università di Oxford e consegue il dottorato in antropologia alla . Nel decennio 1926-1936 svolge due importanti ricerche etnografiche tra gli Azande e i Nuer del Sudan che danno luogo alle monografie (1937) e (1940), due pietre miliari dell’antropologia culturale. Durante la Seconda guerra mondiale serve il governo inglese in Africa orientale e Medio Oriente. In questo periodo svolge anche una ricerca sul campo che lo porta alla pubblicazione del saggio (1949). Nel 1946 ottiene la cattedra di antropologia sociale all’università di Oxford dove rimane professore fino al suo pensionamento nel 1970. Nel 1971 riceve la nomina di Cavaliere grazie al suo contributo nello studio delle scienze sociali. Muore a Oxford nel 1973. London School of Economics Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande I Nuer. Un’anarchia ordinata I Senusi della Cyrenaica Nasce a Crowborough nel Sussex, Inghilterra 1902 Pubblica 1937 Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande Pubblica 1940 I Nuer. Un’anarchia ordinata Ottiene la cattedra di antropologia sociale all’università di Oxford 1946 Pubblica il saggio 1949 I Senusi della Cyrenaica Riceve la nomina di Cavaliere per il suo contributo alle scienze sociali 1971 Muore a Oxford 1973  >> pagina 347  1.3 La magia La parola “ ” storicamente designò l’arte rituale dei , cioè i sacerdoti mazdei addetti al culto di Mazda, sistema di credenze diffusosi grazie agli insegnamenti del profeta Zarathuštra (chiamato anche Zoroastro) in Iran e nell’Asia centrale, fra il VI secolo a.C. e il X secolo d.C. ⇒  magia magi In molte fonti storiche il termine “magia” venne anche utilizzato per definire le pratiche astrologico-divinatorie dei Caldei, confusi con i fedeli del mazdeismo. I Caldei provenivano infatti dalla Mesopotamia, detta Caldea dai greci, terra appartenente all’antico Impero persiano conquistato da Alessandro Magno che non corrisponde all’Iran geografico. Lo storico delle religioni italiano Dario Sabbatucci (1923-2002) affermava che la magia era soprattutto un’ , cioè volta a prevedere il futuro, estranea alla religione tradizionale greca e che si andava diffondendo fra le . La magia era infatti considerata in modo negativo, come una attività che si opponeva in qualche modo al sistema sociale ed etico che il culto degli dèi sosteneva. arte divinatoria classi meno colte della popolazione La cultura romana rafforzò, anche in termini giuridici, la definizione negativa della magia, estendendo il concetto a tutta una serie di (come gli incantesimi) . Il cristianesimo ereditò da Roma la concezione negativa della magia e della divinazione, e attribuì alla magia il o di . Questa configurazione teologica condusse ai processi di magia e stregoneria della storia moderna in Europa. pratiche vietate dalla legge carattere di non-religione anti-religione come prodotto di azione diabolica rivolta contro Dio Da un punto di vista antropologico la magia si può definire un insieme di connesse a forze soprannaturali che vengono manipolate con gesti, parole e oggetti al fine di condizionare il corso degli eventi. Un atto magico è un’azione compiuta da un soggetto (il mago o lo stregone) con l’intento di esercitare un’influenza di qualche tipo (positiva o negativa) su qualcuno o qualcosa. pratiche occulte La magia può essere di due tipi: la , che si avvale di spiriti maligni, per scopi malvagi, e consiste in una serie di operazioni (gesti o parole) condotte su qualcosa che è appartenuto o che è stato in contatto con la persona che si vuole colpire; magia nera la , o magia curativa, che in base agli stessi principi è volta a produrre effetti benefici sul soggetto prescelto, fino a portarlo anche alla guarigione da qualche malattia. magia bianca dedicò alla magia la sua opera più famosa, , pubblicata nel 1890, in cui, mediante un’ampia comparazione etnografica e storica, arrivò a sostenere l’esistenza di altri due tipi fondamentali di magia: James Frazer Il ramo d’oro la , che consisteva nell’idea che, imitandola, si sarebbe potuto influenzare la natura: per esempio indossando la pelle di un orso si sarebbero potuti imitare i suoi movimenti e influenzare il suo comportamento; magia imitativa la , che consisteva nell’idea che due oggetti, dopo essere stati a stretto contatto, conserverebbero, anche una volta allontanati, il potere di agire l’uno sull’altro: è questo il caso di quegli atti magici che, manipolando ciocche di capelli, frammenti di unghie, vestiti o oggetti personali (oggi anche fotografie) di una persona, pretendono di influenzarne la vita tanto in senso benefico (magia bianca) che malefico (magia nera). magia contagiosa Frazer, da una prospettiva oggettivista ed evoluzionista, riteneva che magia, religione e scienza fossero legate dall’eterno tentativo dell’uomo di e le relazioni tra di essi. Egli tentava di connettere magia, scienza e religione in una . spiegare l’origine dei fenomeni concezione unitaria dello sviluppo evolutivo del pensiero Una impostazione molto originale nelle ricerche sul pensiero magico è quella elaborata a metà del Novecento dall’etnologo e storico delle religioni italiano . Secondo De Martino l’universo magico può essere compreso solo in relazione all’angoscia umana della . La “presenza” a cui si riferisce De Martino è un concetto complesso in cui confluiscono le riflessioni di importanti filosofi del Novecento come Karl Jaspers (1883-1969) e Martin Heidegger (1889-1976) . Ernesto De Martino |  ▶  L’AUTORE  | perdita della presenza |  ▶  APPROFONDIAMO  | Gli esseri umani sentono costantemente il bisogno di affermare la loro presenza, il loro esserci, per esempio di fronte al dolore di un lutto: la morte è il fenomeno che più di tutti genera un angoscioso senso di impotenza e di annientamento. Per De Martino , perché la credenza nella magia dà il senso di poter agire direttamente sugli eventi, specie quelli dolorosi e ineluttabili. il pensiero magico è il primo tentativo degli esseri umani di stabilire concretamente una loro forma di presenza nel mondo Egli scrive: Come rischio antropologico permanente il è il rischio di non poterci essere in nessun mondo culturale possibile, il perdere la possibilità di farsi presente operativamente al mondo, il restringersi, sino all’annientarsi, di qualsiasi orizzonte di operabilità mondana, la catastrofe di qualsiasi progettazione comunitaria secondo valori. La cultura umana in generale è l’esorcismo solenne contro questo rischio radicale, quale che sia, per così dire, la tecnica esorcistica adottata. finire E. De Martino, , Einaudi, Torino 2019, p. 128 La fine del mondo Il mago e lo stregone sono figure centrali per garantire che il mondo magico sia lo spazio di pensiero e di azione in cui gli esseri umani possano realizzare la loro «volontà di esserci di fronte al rischio di non esserci». L’affermazione della presenza era particolarmente viva presso il , in quelle fasce sociali che il politico e pensatore italiano Antonio Gramsci aveva definito « »: nell’analisi di De Martino la dimensione magica era caratteristica infatti degli esclusi e dei subalterni, i quali, non avendo preso ancora coscienza della propria identità storica e di classe, ricorrevano al magismo come affermazione della loro “presenza” nel mondo. mondo povero e illetterato del Mezzogiorno italiano culture subalterne radici delle parole dal greco,  , da cui il latino  , è il complesso di saperi e pratiche finalizzate a controllare e manipolare le forze naturali, a scopo benefico o malefico. Definita spesso in contrapposizione alla scienza. magia: magéia magia ⇒ |  T2 p. 380 La tela del pensiero umano   Ernesto De Martino l’autore Ernesto De Martino (1908-1965) è stato un antropologo e filosofo italiano. Nato a Napoli, figlio di un ingegnere delle Ferrovie dello Stato, si forma all’università napoletana. Qui si laurea in storia delle religioni nel 1932 e si avvicina al pensiero storicista di Benedetto Croce (1866-1952), allontanandosi dalle teorie di matrice funzionalista dell’epoca. La sua attività militante nel Partito socialista italiano lo porta a trascorre brevi periodi nel Mezzogiorno, durante i quali allaccia rapporti con le persone locali. Tra il 1950 e il 1960 svolge ricerche di campo in Basilicata, Puglia e Campania volte ad analizzare il folklore religioso nella cultura contadina del Sud. De Martino porta sul terreno una squadra con competenze interdisciplinari alla ricerca di una sintesi olistica. Le sue importanti teorie continuano a ispirare studiosi in ambito antropologico, demologico, etnomusicologico e negli studi sulla religiosità popolare. Tra le sue opere più importanti ricordiamo: (1948); (1958); (1959); (1961); (1962). Muore a Roma nel 1965. Nel 1977 esce postuma l’opera . Il mondo magico Morte e pianto rituale nel mondo antico Sud e magia La terra del rimorso Furore simbolo e valore La fine del mondo: contributo all’analisi delle apocalissi culturali Nasce a Napoli 1908 Si laurea in storia delle religioni all’università di Napoli 1932 Pubblica il 1948 Mondo magico Pubblica 1961 La terra del rimorso Muore a Roma 1965 Esce postuma l’opera 1977 La fine del mondo: contributo all’analisi delle apocalissi culturali   Ernesto De Martino e il concetto di “presenza” approfondiamo Uno dei principali obiettivi di Ernesto De Martino fu quello di riformare l’etnologia ponendo al centro dell’indagine storico-antropologica gli istituti culturali delle masse popolari. Questo intento cominciò a prendere forma con la pubblicazione del (1948), in cui l’autore si dedicò alla ricostruzione della struttura del magismo come momento di sviluppo della storia dello spirito. La magia viene qui intesa come una forma di controllo culturale della natura, un insieme di tecniche volte a proteggere l’uomo dal permanente rischio di perdere la propria presenza nel mondo. Mondo magico Il concetto di “presenza”, centrale in tutta la produzione demartiniana del secondo dopoguerra, trae spunto da una nozione del filosofo contemporaneo tedesco Martin Heidegger: “l’esserci” ( ), con cui l’autore designava la condizione umana, caratterizzata dall’“essere-nel-mondo”. Per De Martino, “essere-nel-mondo” significa essere consapevolmente presenti nella storia partecipando al “progetto di vita insieme” che fonda la società. La presenza costituisce la base dell’azione umana poiché coincide con la capacità di scegliere in modo culturalmente coerente, secondo valori condivisi. La perdita della presenza, al contrario, indica l’incapacità di reagire al mondo e oltrepassare una data situazione critica, vinti dalla minaccia di non poter più esistere in alcun mondo possibile. Dasein La crisi della presenza può essere scatenata da diversi tipi di cause, vissute sia a livello individuale, come un lutto o un ruolo sociale opprimente, sia a livello collettivo, come l’incertezza del raccolto nel mondo contadino. In (1958), per esempio, De Martino affronta il tema della morte presso i contadini lucani, individuando nel lamento funebre l’istituto culturale che permette di trascendere l’evento luttuoso nei valori condivisi dalla comunità. Nel saggio (1961), invece, l’etnologo interpreta il tarantismo pugliese (sindrome isterica attribuita popolarmente al morso della taranta, un tipo di ragno) come un esorcismo coreutico-musicale, cioè un rituale codificato fatto di danza e musica, in grado di offrire a traumi personali e conflitti irrisolti un orizzonte formale di deflusso. Morte e pianto rituale La terra del rimorso Nel pensiero dell’autore, la cultura risulta essere la soluzione più efficace di fronte alla minaccia dell’isolamento esistenziale a cui la crisi della presenza conduce. Il legame sociale, che si esprime e si rafforza nei riti collettivi, viene quindi concepito come la forma suprema di cura e l’unica garanzia di sanità.  >> pagina 350    Gianfranco Mingozzi, LA TARANTA, 1962 INVITO ALLA VISIONE   La taranta è il ragno mitico che morde simbolicamente la persona e col suo veleno crea dei turbamenti sia nel fisico sia nell’anima. Il tarantismo, ovvero il “male” del passato che si manifesta dolorosamente nel presente, ebbe origine da riti pagani nel Medioevo a cui poi la Chiesa nel XVIII secolo vi associò l’immagine di san Paolo. In questo documentario, pioniere sul tarantismo pugliese e realizzato con la consulenza di De Martino, viene minuziosamente filmato il momento di espiazione del male dei tarantati che viene curato con l’intrecciarsi della musica della fisarmonica, del violino e del tamburello a danze e canti. 1.4 La religione e il sacro Il concetto di religione Il concetto di ha suscitato ampi dibattiti nelle scienze sociali e in antropologia. Alcuni studiosi hanno sottolineato che l’idea di religione come essenza unitaria, a sé stante, a prescindere da una qualche forma culturale storicamente specifica, è insostenibile per tre ragioni: ▶  religione il cristianesimo ha adottato il termine latino per definire se stesso, dunque la parola “religione” senza specificazioni (religione bantu, religione sámi e così via) ha una matrice implicitamente cristiana; religio la parola non significava in origine “religione” come intuitivamente la si intende oggi: indicava genericamente un comportamento molto attento, devoto, rigoroso nei riguardi degli dèi, perché nella religione romana, che era un politeismo, si dava molta importanza alla scrupolosa esecuzione dei riti. I romani indicavano talvolta con i culti rivolti a una divinità esclusiva, come la riferita ai e il cristianesimo rivolto al culto esclusivo del Dio unico, che dunque ha accettato questa denominazione dalla cultura romana non-cristiana; religio religiones religio Cereris ▶  misteri eleusini il termine , nell’accezione cristiana, è stato accolto da tutte le lingue europee, e non solo da quelle romanze derivanti dal latino: la sua accettazione non deriva infatti da latinizzazione ma da cristianizzazione. religio Per questi motivi il termine “religione”, al singolare senza denominazione, indica un campo di azione individuabile solo in contrapposizione al campo d’azione “civico”, ma questo , e non può essere esteso a tutte le altre culture. è peculiare della nostra cultura e deriva dal cristianesimo È possibile però delineare alcune caratteristiche antropologiche generali della religione partendo dagli aspetti motivazionali del credente. Una religione si può definire come un che riguardano le domande ultime e più profonde dell’esistenza umana, come quelle sul significato della morte e il senso del dolore, e le preoccupazioni estreme di una società, di cui si fa garante una forza superiore all’essere umano. complesso coerente di pratiche (riti) e di rappresentazioni (credenze) Come ha notato l’antropologo britannico di origine araba (n. 1932), questa definizione ha due dimensioni, quella del “significato” e quella del “potere”: Talal Asad la sta proprio nei valori che la religione esprime formulando determinate risposte circa il senso ultimo dell’esperienza umana, che il credente ritiene vere per fede; dimensione del significato la risiede nell’idea che vi sia qualcosa o qualcuno che ha l’autorità incondizionata di sanzionare tali valori. dimensione del potere Per Asad una religione non è comprensibile al di fuori del , che si crea tra coloro che sono in grado di produrre discorsi autorizzati su ciò che è “vero” e coloro che sono chiamati a rispettare quella autorità. Tuttavia, potere, autorità e verità non sono concetti universali ma relativi, i quali non possono essere ricondotti a un unico denominatore valido ovunque, in ogni cultura e in qualunque epoca. rapporto tra potere e verità In genere il credente ha fede in un che si manifesta direttamente, oppure tramite i suoi rappresentanti umani, come i sacerdoti. ente soprannaturale Ogni religione afferma l’importanza indiscutibile dei valori su cui si fonda e talvolta li impone con la riprovazione sociale o con la forza. La religione svolge dunque una duplice funzione: , perché stabilisce un piano di regole etico-morali; normativa , perché esercita un più o meno forte controllo sulle possibilità di azione dei fedeli che si riconoscono reciprocamente come seguaci dello stesso credo. integrativa : complesso più o meno coerente di rappresentazioni e pratiche che esprimono la devozione a una o più divinità, la cui presenza è connessa alle più profonde preoccupazioni di una società (il senso del male, la morte, la felicità ecc.). religione : rituali in parte oscuri e di immenso prestigio che si svolgevano a Eleusi, città dell’antica Grecia, nel santuario di Demetra (detta anche Cerere) fra il 21 e 22 ottobre a partire dal VI secolo a.C. misteri eleusini per immagini Test medici a Medjugorje Il 24 giugno 1981 la Madonna è apparsa per la prima volta a sei ragazzi su una collina vicina a Medjugorje, ora in Bosnia-Erzegovina. Sin dall’inizio, le apparizioni sono state motivo di discussione e controversie. I veggenti e il movimento di devoti hanno cercato il supporto internazionale e il riconoscimento delle apparizioni anche in ambito medico tramite test scientifici. Uno dei modi in cui i devoti venivano testati era attraverso lo studio del dolore e uno dei tanti esperimenti consisteva nell’appoggiare una piastra d’argento surriscaldata toccando la pelle prima, durante e dopo il fenomeno. Osserva la foto, che cosa ti colpisce di più e che cosa stanno facendo alla ragazza? Un esperimento del genere che cosa si propone di dimostrare? In base a quello che hai letto in questa unità, pensi che si possa confutare l’apparizione della Madonna tramite degli esperimenti scientifici? Se no, perché? – Antropologia culturale & Letteratura FINESTRE INTERDISCIPLINARI Il senso del credere nella poetica di David Turoldo David Maria Turoldo (1916-1992), friulano di Coderno (Udine), è stato filosofo, poeta e antifascista italiano, prete dell’Ordine dei Servi di Maria. La sua vasta e intensa opera poetica costituisce una riflessione profonda sul senso del credere e sul rapporto con il conoscere. Egli stesso articolava così le pressanti questioni antropologiche da cui scaturivano i suoi versi: «La vera domanda che sta all’inizio di ogni discorso è Dio stesso. Dio non è una risposta, è la Domanda; e non tanto se Dio c’è, quanto chi sia, come pensarlo, quali rapporti intessere e sapere delle sue responsabilità circa il male: se è o non è onnipotente. Dio, quale domanda che sta all’origine di ogni religione e di ogni fede; che presiede a ogni etica, a ogni estetica o esperienza di vita; domanda che soggiace perfino al fondo di ogni ateismo, di ogni nichilismo: la domanda che erompe anche dal cuore delle creature insensate». Da (1991) Il dramma è Dio Non contro te, o Ragione, ma oltre ho teso il cuore: così – lavati i sensi – con volontà più calma varcherò la Notte! Da (1991) Canti ultimi Groviglio di passioni, quando non sei Bellezza che annienta: il Nulla che annulla perfino il canto. Anche la morte sarà un emigrare di forma in forma nel grande corpo dell’universo. Corpo, spirito che si condensa all’infinito: nostro corpo cattedrale dell’Amore, e i sensi divine tastiere. Sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso, David Turoldo è stato una coscienza inquieta della Chiesa, uno degli esponenti di un cambiamento del cattolicesimo nella seconda metà del Novecento, che egli sosteneva sempre con sguardo critico, evitando stereotipi e «disturbando conventi». Come ha scritto di lui un altro grande poeta italiano, Andrea Zanzotto (1921-2011), gli interrogativi di Turoldo non sono mai solo astrattamente teologici o biblici, ma si trasformano costantemente in impegno sociale, «senza farne una bandiera»: alla sua domanda antropologica vi è una risposta esistenziale, attiva, animata da spinte etiche «che invitano alla battaglia, invitano a una Resistenza (come quella cui egli partecipò) destinata ad essere perenne», nella irriducibile vicinanza alla strada, e agli ultimi. Da (1990) Oh sensi miei Io non ho mani che mi accarezzino il volto, (duro è l’ufficio di queste parole che non conoscono amori) non so le dolcezze dei vostri abbandoni: ho dovuto essere custode della vostra solitudine: sono salvatore di ore perdute. C’è una povera in via Ciovasso che non può più camminare, e dorme entro i giornali nessuno di quelli che stanno di sopra ha tempo di scendere a salutare. Per lei è di troppo un po’ di scatole per guanciale e stare nel cuore di Milano.  >> pagina 354  Il concetto di sacro L’antropologo e storico delle religioni rumeno (1908-1986) in molti libri ha affermato che per comprendere l’esperienza religiosa è essenziale il concetto di . Mircea Eliade ▶  sacro Per Eliade il sacro in quanto tale è indefinibile perché , ma come qualità che può caratterizzare un gran numero di cose o situazioni che richiedono comportamenti particolari: non si presenta mai in se stesso : i luoghi sacri, come templi e santuari, a cui si accede in determinate condizioni, per esempio a piedi scalzi, a capo coperto, in silenzio e così via; luoghi : i periodi di tempo sacri, come le feste, che con il loro carattere si contrappongono ai giorni comuni perché, per esempio, si sospendono le attività profane (il lavoro, la pulizia, il mangiare); tempi : per esempio i riti sacri; azioni : i testi sacri, come i racconti mitici, scritti, pronunciati o recitati, che si narrano in determinate occasioni (di notte, prima della mietitura e così via); testi : i re divini, i sacerdoti, i monaci, gli sciamani, di fronte ai quali sono obbligati certi atteggiamenti (profondi inchini) e proibiti altri (per esempio toccarli); persone : gli oggetti sacri come croci, amuleti, statuine, icone e così via. oggetti Sacro è dunque ciò che è e perciò impone un particolare atteggiamento di riverenza e di venerazione, contrapposto in genere a . La complessa serie di obblighi e divieti che definiscono la sacralità deriva dalla convinzione che le cose o le persone sacre abbiano una conferita loro da un essere divino. connesso con la divinità profano particolare potenza Tale potenza può manifestarsi in senso positivo, come quando nei luoghi sacri si ottengono guarigioni, o quando mediante riti sacri si stimola la fertilità. Ma se il comportamento richiesto viene violato, la potenza del sacro si manifesta in modo negativo e dannoso. Le norme elementari del sacro sono dunque dei , la cui infrazione provoca conseguenze deleterie. ⇒  tabu Il tabu è una che consiste nel divieto di frequentare certi luoghi o persone, di cibarsi di alcuni alimenti, di pronunciare determinate parole, di toccare certi oggetti, considerati di volta in volta sacri, oppure contaminati, impuri o pericolosi, da evitare per motivi di rispetto, per ragioni rituali, o igieniche, e così via. proibizione di carattere magico-religioso Le teorie antropologiche talvolta hanno sottolineato le differenze fra religione e magia, altre volte ne hanno rilevato soprattutto le caratteristiche condivise. Gli evoluzionisti hanno visto nella magia e nella religione due tappe distinte del processo di sviluppo che conduce alla scienza: la magia si distinguerebbe dalla religione per la mancanza di un culto comunitario e per la presenza di un potere sovrumano impersonale, mentre in presenza di dèi, spiriti e antenati si dovrebbe parlare di religione. Secondo Malinowski religione e magia non hanno soltanto funzioni cognitive e pratiche, non servono solo a spiegare le cose e a raggiungere dei fini, ma hanno anche una legata, come ha dimostrato il suo allievo Evans-Pritchard, alla domanda esistenziale sulle cause del dolore nella sorte individuale. Più recentemente, negli anni Ottanta del Novecento, anche Geertz ha ribadito l’importanza degli aspetti emozionali della religione: i suoi simboli producono stati d’animo e motivazioni potenti che, insieme ai valori che comunicano, danno senso all’esistenza. funzione emozionale : ciò che riguarda la divinità e perciò impone un atteggiamento di riverenza e venerazione. Connesso all’esperienza di una presenza totalmente altra rispetto all’uomo, dà valore magico-religioso alle cose. sacro radici delle parole dalla forma francesizzata  , il termine “tabu” (che gli antropologi preferiscono pronunciare senza accento sulla u) deriva dalla parola polinesiana  , che significa “oggetto severamente proibito” o “da non doversi accostare con leggerezza”, e fu registrata per la prima volta nel 1777 dal capitano della Regia Marina Britannica James Cook (1728-1779) durante un viaggio a Tonga nel Pacifico occidentale. Ma fu a opera dell’inglese Robert Marett (1866-1943), successore di Tylor nell’insegnamento di antropologia all’univesità di Oxford, che il termine entrò nell’uso comune a partire dalla fine dell’Ottocento, indicando il divieto rituale di relazionarsi a persone, animali, oggetti, parole o alimenti, in quanto investiti di sacralità, impuri o pericolosi. tabu: tabou tapu esperienze   attive Intervista un tuo parente o un amico e prova a chiedere come si è comportato davanti a un episodio cruciale della vita, per esempio quando ha dovuto prendere decisioni importanti o ha affrontato un esame difficile o un’operazione. Ha pregato? Se sì, perché? Ha fatto qualche gesto propiziatorio per scacciare la paura o l’ansia? Che cosa significano questi gesti per lui? Sono importanti? Porta con sé degli oggetti religiosi o magici per proteggersi? Momenti difficili per lo studio Perché Evans-Pritchard ha sottolineato l’importanza della metafora della doppia lancia fra gli Azande? 1. Quali sono le principali caratteristiche dell’esperienza religiosa? 2. Come si può definire il sacro? 3.     Per discutere INSIEME Prova a pensare se nel tuo quotidiano ti capita di utilizzare la parola “magia”, come per esempio nelle espressioni: “è un momento magico”, “la magia del tramonto”, o “la magia di uno sguardo”. Per i tifosi romanisti la loro squadra è la “magica Roma”, un celebre successo del gruppo musicale dei Queen si intitola  . Discuti con i tuoi compagni sui vari significati che può avere il termine “magia” e confrontateli con quanto studiato in questo capitolo. It’s a Kind of Magic