VERSO LE COMPETENZE conoscenze Scegli il completamento corretto. 1 Si definiscono “città informali”: a. i quartieri dove gli abitanti non sono registrati all’anagrafe. 1 quelle zone in cui i residenti hanno costruito autonomamente le proprie case o i propri quartieri. 2 i quartieri periferici circondati da muri, sbarre e cancelli di difesa. 3 Benedict Anderson ha definito gli Stati-nazione: b. comunità immaginate. 1 patrie immaginarie. 2 comunità in transito. 3 Il modello assimilazionista si concentra sull’analisi: c. delle reti sociali transnazionali costruite dai migranti. 1 dei modi con cui i migranti vengono integrati nella società di arrivo. 2 delle similitudini e differenze tra cultura del paese d’origine e cultura del paese di arrivo. 3 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F). 2 I processi di ibridazione culturale rappresentano una peculiarità del mondo contemporaneo, in quanto, a causa di fenomeni come la globalizzazione, non esistono più culture pure. a. V F Una delle critiche che sono state mosse alla Scuola di Chicago è quella di postulare una troppo rigida correlazione tra gli spazi e i comportamenti di chi li abita, indulgendo a un eccessivo determinismo. b. V F Come emerge dal lavoro di Setha Low, la Plaza de la Cultura, costruita a San José in Costa Rica, è un ottimo esempio di riqualificazione urbana poiché è stata pensata per restituire ai residenti uno spazio che era appannaggio esclusivo di turisti e spacciatori. c. V F Gli antropologi Jean e John Comaroff definiscono la globalizzazione capitalista “capitalismo millenario” per affermare che in realtà questo modello economico esiste da millenni sotto forme diverse. d. V F Completa le frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito. 3 Scuola di Manchester • Scuola di Chicago • ecosistema • società “calde” • antropologia urbana • Max Gluckman • ecologia urbana • Lévi-Strauss Gli studiosi della , capeggiata da Robert Park, furono tra i precursori della , un filone di studi nato negli anni Settanta, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, che ha per oggetto la città. La prospettiva elaborata da questa scuola si definisce , perché propone di leggere la città nei termini di un , in cui convivono diverse aree caratterizzate dalla presenza di individui con interessi, occupazioni, valori e status sociali simili. a. La , formatasi attorno alla figura di , segna la nascita dell’antropologia urbana in ambito britannico. Questo nuovo filone di studi si contraddistingue per l’attenzione ai fenomeni di conflitto e trasformazione sociale che caratterizzano le , così definite da , distaccandosi dagli approcci strutturalisti e funzionalisti. b. Lessico Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni. 4 Globalizzazione a. Diaspora b. Transnazionalismo c. Città fortezza d. Ibridazione culturale e. Capitalismo neoliberista f. Società fredde g. Società calde h. Città-dormitorio i. Comunità immaginate j. k. Settler colonialism Città informale l. >> pagina 433 Esposizione orale Rispondi oralmente alle seguenti domande. 5 Perché Mary Kaldor definisce “nuove guerre” i conflitti avvenuti dopo la caduta del muro di Berlino? In che senso possono considerarsi implosioni dello Stato? a. Cosa ci dice l’esempio dei , studiati dall’antropologa colombiana Maria Clemencia Ramirez, riguardo al rapporto tra Stato e comunità? b. cocaleros Che cosa si intende con il termine ? c. warscapes A che cosa si riferisce l’antropologo Arjun Appadurai quando parla di “deterritorializzazione” e “riterritorializzazione”? d. Analisi e comprensione di un documento Leggi attentamente questo brano, tratto dal romanzo di Gabriella Ghermandi, pubblicato nel 2007. In questo passaggio, veniamo a conoscenza di un pezzetto di storia di Woizero Belech, una ragazza etiope di Addis Abeba che, dopo aver lavorato per una coppia di italiani nella propria città, viene invitata da questi ultimi a raggiungerli in Italia per lavorare per loro. Dopo la lettura, rispondi alle domande. 6 Regina di fiori e di perle Arrivati a Bologna salimmo su un fuoristrada e proseguimmo il nostro viaggio. […] Nel buio, in una strada orlata da ombre di vegetazione sconosciuta, con curve che ti ribaltavano lo stomaco, mi vennero in mente le parole di mia madre: “Lascia perdere! Non partire. I sono tutti . Ti venderanno”. […] Finalmente, dopo un viaggio che mi parve infinito, arrivammo. Come poi mi spiegarono, i signori […] abitavano in un piccolo paese tra le montagne. […] E come poi compresi nei mesi a venire, abitavano in un piccolo paese pieno di vecchi che, quando uscivo e mi capitava di incontrarne uno, sgranavano gli occhi per la meraviglia. Credo che allora, da quelle parti, nessuno avesse mai visto un nero se non alla televisione. Anche la signora Anna, l’anziana madre della signora Laura, non doveva mai averne incontrato uno in carne e ossa. La mattina successiva al mio arrivo si avvicinò alla figlia e chiese, a bassa voce, ma non tanto bassa da impedirmi di sentire: “Non è che mi morde?”. La signora Franca aveva riso di gusto, ma io no. “ ! Sono proprio capitata bene!”, avevo pensato. talian sollato Woi gud La mia vita, in quel paese, ben presto prese l’aspetto di un maglione di lana che si è ristretto con l’acqua calda, e quando lo indossi, oltre a farti risultare ridicola, ti lascia parecchia carne al freddo. [Dopo un paio d’anni cambiai famiglia e] ritrovai il calore che mi era mancato per quei due lunghi anni. In aggiunta al fatto che i signori Busi mi avevano fatto regolare contratto, con uno stipendio alto, oltre ai due pomeriggi liberi, il giovedì e il sabato, e quarantacinque giorni di ferie in estate, per andare in Etiopia, c’era Claudio. Davvero, gli volevo bene come fosse mio figlio. […] Un giorno il mio piccolo Claudio venne da me e mi disse: “Tata, sai che il nonno del mio amico Marco – riferendosi al figlio della famiglia che abitava sul nostro pianerottolo – parla la tua lingua?”. “Che lingua amore?”, chiesi attendendomi la solita risposta, “l’africano”. Da quando ero in Italia, metà della gente che avevo incontrato si riferiva a me come “africana”, che parlava “l’africano”, mangiava “all’africana”… avevo smesso di essere etiope ed ero diventata parte di un continente gigantesco, seppure infinitamente piccolo nella testa degli italiani, dato che per loro parlavamo la stessa lingua, mangiavamo le stesse pietanze… “Come quale, la tua – rispose guardandomi meravigliato – la tua dell’Etiopia”. Già, quella dell’Etiopia. Se per la metà della gente che avevo incontrato ero “africana”, per quelli che ci capivano qualcosa in più ero una dell’ex impero italiano, ma un impero in cui non esisteva grande differenza tra i diversi paesi. Quindi molti si confondevano tra Etiopia, Eritrea, Somalia, e persino Libia. Molto più vicina a loro che a noi. […] G. Ghermandi, , Donzelli, Roma 2007, pp. 243-252 Regina di fiori e di perle Perché secondo te la madre di Woizero Belech la mette in guardia sugli italiani? a. Che impatto hanno le parole della signora Anna e la reazione della signora Franca su Woizero Belech? b. Come viene rappresentato il luogo di provenienza della protagonista? E che cosa indica questa rappresentazione? c. Come cambiano l’identità e le condizioni di lavoro della protagonista in base al modo in cui viene etichettata dalle persone che incontra e per cui lavora? d. Gabriella Ghermandi.